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Libri di Paolo Gomarasca

Salviamo la cosa pubblica. Tattiche per la rianimazione delle istituzioni

Libro: Libro in brossura

editore: Vita e Pensiero

anno edizione: 2024

pagine: 208

Cosa pubblica: un concetto quanto mai in bilico oggi, considerate le sempre più pervasive infiltrazioni di logiche privatistiche nel funzionamento delle istituzioni e il conseguente ricorso a una modellistica di tipo protocollare incapace di entrare in risonanza con la domanda del cittadino. Eppure le istituzioni sarebbero per vocazione presìdi di civiltà, luoghi in cui forgiare o medicare la nostra umanità, centri di accoglienza della vita, all'occorrenza vere e proprie unità di crisi; e, oggi più che mai, polmoni di una società depauperata di valori civili e in drammatico debito di ossigeno. Come rimettere al centro del dibattito la loro natura di Cosa pubblica, mantenendole in costante dialogo con i territori e le comunità? Alla luce del patrimonio di culture e pratiche consegnatoci dalla nostra storia passata e nella consapevolezza di non poter più contare su salvataggi ‘dall'alto', gli autori di questo volume sviluppano un inedito dialogo tra le loro diverse competenze – filosofico-sociologiche da un lato e psicanalitico-terapeutiche dall'altro – affrontando una serie di questioni cruciali: da un profondo e critico ripensamento della funzione della leadership alla necessità di delineare un'etica delle pratiche d'équipe realmente istituente, fino alla scommessa di una formazione non meramente professionale, ma capace di far percepire a chi opera nelle istituzioni l'importanza e la nobiltà del proprio lavoro. Perché la Cosa pubblica – che riguardi, come gli autori ci mostrano anche con riferimenti concreti, la politica come la scuola, l'economia come la pratica terapeutica – è sempre espressione della Cosa per eccellenza, quello specifico umano intessuto di riconoscimento reciproco che chiamiamo comunità civile.
18,00 17,10

Una cosa a forma di O. Lacan e l'oggetto «Ofelia»
14,00

Etica del cibo

Paolo Gomarasca

Libro: Copertina morbida

editore: Morcelliana

anno edizione: 2021

pagine: 176

«Ogni individuo ha diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia, con particolare riguardo all'alimentazione, al vestiario, all'abitazione, e alle cure mediche e ai servizi sociali necessari». È con la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948 che inizia la lunga battaglia - non ancora conclusa - contro la fame, il più grande genocidio silenzioso di tutti i tempi. Come tutelare il diritto fondamentale di ogni individuo a una adeguata nutrizione? E garantire quantità e qualità nell'alimentazione? Il sistema attuale di produzione alimentare è davvero sostenibile? Risponde a quesiti di rilevanza fondamentale un'etica del cibo, che analizza problematiche e propone soluzioni, volte ad assicurare la libertà dalla fame e il diritto al cibo, sensibilizzando sulla questione ambientale. In gioco il futuro stesso dell'umanità.
22,00 20,90

Critica della ragione generativa. Seminario virtuale con Francesco Botturi

Libro: Libro in brossura

editore: Vita e Pensiero

anno edizione: 2018

pagine: 322

La cultura moderna ha spesso stornato la generazione dalle categorie ontologiche, antropologiche ed etiche fondamentali, o l'ha mantenuta, ma nel senso dell'autoproduzione idealista. Sennonché la stessa identità soggettiva e, di seguito, l'umana capacità di fare esperienza feconda, richiedono la generazione da parte di altri per essere attivate: grazie alle relazioni benefico-virtuose guadagniamo le nostre capacità fondamentali (cognitive, riflessive, deliberative, espressive, dialogiche, tecniche, ecc.). Insomma, la generatività è la dimensione antropologicamente sintetica, a partire dalla quale è possibile giudicare le relazioni umane, che sono sempre generative o de-generative, sempre istituenti o destituenti altri. A dispetto della sentenza secondo cui «la mia libertà finisce dove comincia la tua», si può invece dire che «la mia libertà esiste perché c'è la tua, e se la tua è benefica, inoltre ha senso anche, e principalmente in vista della relazione generativa benefica reciprocante con la tua». Il presente volume ha focalizzato la categoria della generazione, prefissandosi il compito di conseguire un incremento di riflessione critica su questa categoria ontologica, antropologica ed etica cruciale. Postfazione di Francesco Botturi.
30,00 28,50

Con l'inchiostro e il pennello. Lacan e Shitao

Con l'inchiostro e il pennello. Lacan e Shitao

Paolo Gomarasca

Libro: Libro in brossura

editore: Mimesis

anno edizione: 2017

pagine: 161

Scopo di questo libro è mostrare la sorprendente congruenza tra l'insegnamento di Lacan e la filosofia taoista, così come è incarnata emblematicamente nella pittura e nella poesia di Shitao. Il tema tipicamente taoista del vuoto come condizione del divenire del mondo e come luogo operativo in cui avviene la pittura è preso alla lettera da Lacan: lungo tutto il suo insegnamento, lo psicoanalista francese non farà altro che insistere sulla questione del “buco nel sapere”, cioè sul fatto che il soggetto umano, per identificarsi, deve reggersi sull'assenza di garanzie ultime. L'incontro con questo Reale – come lo chiama Lacan, ma che freudianamente si chiama castrazione – è la chance che il dispositivo analitico offre per inventare lo stile (per ciascuno singolare) di quel girare intorno al vuoto che ci caratterizza come umani. La conoscenza che Lacan ha della lingua cinese, i viaggi in Giappone, l'amicizia con François Cheng e le conversazioni intorno ai “Discorsi sulla pittura” del monaco Zucca Amara di Shitao: sono tutti elementi che il libro collega e analizza per mostrare quanto Lacan esca allo scoperto, fino al punto di sostenere che la scommessa della psicoanalisi si vince solo “con l'inchiostro e il pennello”, cioè attraverso un'ascesi soggettiva non diversa dall'ascesi richiesta al pittore cinese per creare la sua opera pittorico-poetica. Presentazione di Matteo Bonazzi e Marcello Ghilardi.
14,00

Comunità e partecipazione. L'idea di democrazia in Pier Luigi Zampetti

Comunità e partecipazione. L'idea di democrazia in Pier Luigi Zampetti

Paolo Gomarasca

Libro: Libro in brossura

editore: Giappichelli

anno edizione: 2011

pagine: XX-222

Lucido interprete del suo tempo, Zampetti coglie fin dagli anni Sessanta ciò che costituisce, a suo avviso, la ragione principale della cosiddetta "crisi" dello Stato: sfera politica e sfera sociale costituiscono, a conti fatti, due mondi senza finestre. Non stupisce allora che, a queste condizioni, la democrazia non sia in grado di mantenere - come diceva anche Bobbio - una delle sue fondamentali promesse: la partecipazione. Ma Zampetti non si limita alla diagnosi di un'epoca. Il suo tentativo è quello di escogitare un'architettura istituzionale che interrompa l'isolamento "monadico" che tiene separate sfera politica e sfera sociale. Cominciando a prendere in seria considerazione la rilevanza pubblica dei soggetti che operano all'interno della società civile. La sua idea, in estrema sintesi, è che non ci può essere comunicazione tra sfera sociale e sfera politica senza escogitare il modo appropriato di "immettere" le forze vive della prima all'interno dei meccanismi istituzionali della seconda. E così che nasce l'idea di "Stato dei partiti", nella misura in cui la suddetta "immissione" sembra dipendere, per Zampetti, dalla duplice funzione assolta dal partito: innanzitutto la funzione di "filtro" e, in secondo luogo, la funzione di interfaccia. Certo, la proposta giuridico-politica di Zampetti è un'ipotesi istituzionale senz'altro discutibile e tutt'altro che risolutiva; ma il quesito da cui muove è di quelli inaggirabili, almeno per chi crede che la democrazia abbia un futuro.
28,00

Meticciato: convivenza o confusione?

Paolo Gomarasca

Libro

editore: Marcianum Press

anno edizione: 2009

pagine: 216

La mescolanza e l'incontro fra popoli di culture e religioni diverse è uno dei fatti più evidenti della nostra epoca. Come interpretare allora questo fenomeno? Si può parlare di meticciato di civiltà e culture? Soprattutto: dobbiamo subirlo o lo possiamo orientare? L'autore del volume, a partire dall'esperienza storica della colonizzazione spagnola del Sud America, propone un'analisi delle teorie con le quali si è finora affrontato il tema del meticciato e individua nelle relazioni di reciproco riconoscimento tra persone e culture la via d'uscita dal vicolo cieco del multiculturalismo.
20,00 19,00

La ragione negli affetti. Radice comune di logos e pathos

Paolo Gomarasca

Libro: Libro in brossura

editore: Vita e Pensiero

anno edizione: 2007

pagine: 278

A prima vista, il percorso dell'etica occidentale appare segnato da un'ostilità irriducibile tra logos e pathos. L'affanno filosofico principale sembra dovuto al tentativo di limitare il commercio con le passioni, assumendo il controllo razionale dell'esperienza. Ma più il logos ha cercato di mantenersi puro, più le passioni si sono scatenate, divenendo il controcanto della ragione. Oggi l'antica discordia si è lentamente trasformata in una separazione senza ritorno. Così, da una parte, il pathos è celebrato nella forma privata e insindacabile dell'emozione; dall'altra, il logos si muove entro la corta misura della ragione scientifica. Dipende dalla premessa: se il pathos è "alogon", cioè un "altrove" irrazionale della razionalità, allora è impossibile rimediare a un'estraneità così radicale. Se l'affettivo è concepito come un modo di funzionare che è proprio della ragione, se pathos e logos hanno una radice comune, allora c'è spazio per comporne l'unità. Muovere da questa seconda premessa non pare insensato: persino coloro che hanno inteso difendere la purezza della ragione, come gli Stoici, Platone, Descartes, Spinoza, Kant, non sono così lontani dall'idea di una primordiale e reciproca afferenza di logos e affettività. Idea che la tradizione classica è stata capace di pensare e che la fenomenologia ha in qualche modo reinventato accreditando la consapevolezza che una soggettività razionale finita, situata in un corpo, è pensabile a partire dalla presenza della ragione negli affetti.
20,00 19,00

I confini dell'altro. Etica dello spazio multiculturale

Paolo Gomarasca

Libro: Libro in brossura

editore: Vita e Pensiero

anno edizione: 2004

pagine: 197

L'incontro tra culture diverse caratterizza le società democratiche nell'era della globalizzazione. La convivenza con gli stranieri pone ovvi problemi giuridico-politici; meno ovvio, forse, è il fatto che i vari tentativi di soluzione siano influenzati dal modo individualistico con cui la modernità ha pensato il soggetto. Serve, allora, un'alternativa antropologica che valorizzi la relazione con l'altro come bene primario della soggettività in quanto umana. Infatti, solo a partire da un'etica della relazione è possibile pensare e attuare una politica di reale accoglienza: non un'apertura indiscriminata delle frontiere, o una generosità a senso unico, bensì l'attuazione di legami di riconoscimento che impegnano tanto chi dona quanto chi riceve.
16,00 15,20

Rosmini e la forma morale dell'essere. La «Poiesi» del bene come destino della metafisica

Paolo Gomarasca

Libro

editore: Franco Angeli

anno edizione: 1998

pagine: 192

Questo lavoro è alla ricerca del peso speculativo che la filosofia morale occupa nel pensiero rosminiano. Generalmente concepita come un'appendice, inserita più spesso per completezza di sistema che per reale implicazione teoretica, la filosofia morale assume invece in Rosmini, un'importanza fondamentale. Per il filosofo infatti l'etica non può essere semplicemente uno strato che ricopre il piano ontologico. Eppure il sistema rosminiano non si limita ad un esercizio di riscrittura dell'ontologia in termini etici: il "morale" si manifesta come forma dell'essere prima di venire a parola nell'etica, così che questa, una volta scritta, sembra capace di raccontare il destino stesso della metafisica.
26,50 25,18

Il linguaggio del male. Strategie giustificative nella «Teodicea» di Rosmini

Il linguaggio del male. Strategie giustificative nella «Teodicea» di Rosmini

Paolo Gomarasca

Libro

editore: Vita e Pensiero

anno edizione: 2002

pagine: 392

Risolvere il problema del male è sempre stata l'ambizione di ogni tentativo di teodicea. Come gli altri esemplari del genere, il saggio di Rosmini utilizza, vagliandoli uno per uno, una serie - storicamente 'codificata' - di complicati meccanismi giustificativi. L'idea centrale di questo lavoro non è tuttavia quella di analizzare soltanto la soluzione offerta, indovinandone in 'filigrana' illustri interlocutori come Leibniz, Rousseau, Malebranche, Bayle e Spinoza: è fin troppo semplice mostrare come anche la teodicea rosminiana funzioni solo per i 'grandi numeri'. Meno semplice è capire perché il singolo soggetto sofferente è 'fatto fuori', evacuato dal discorso teodiceizzante. Da qui, l'idea di rovesciare l'approccio: non, quindi, cercare nella soluzione proposta dalla teodicea le ragioni che dovrebbero spiegare il problema del male, bensì cercare nella costituzione stessa del male come problema le ragioni della teodicea come discorso. Ne emerge una 'grammatica' del patire, strutturata secondo una duplice catena di 'significanti', attorno a cui il 'significato'/soluzione del male appare costruito, 'detto' secondo precise regole di un 'dire' che, manco a dirlo, non è mai di qualcuno che soffre. Tanto più strano se si pensa che, tra i 'significanti' del linguaggio rosminiano del male, si incontrano le parole di Giobbe.
29,00

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