Libri di Sergio Zatti
L'uniforme cristiano e il multiforme pagano. E un nuovo saggio sulla «Gerusalemme Liberata»
Sergio Zatti
Libro: Libro in brossura
editore: Milano University Press
anno edizione: 2024
pagine: 212
La lettura della Gerusalemme Liberata identifica una struttura oppositiva che opera a diversi livelli semantici e formali: l'unità fondativa della fede cristiana a fronte della molteplicità della cultura pagana corrisponde, da un lato, a una tensione interna alla Cristianità tra l'impresa di liberare Gerusalemme e i desideri distinti e conflittuali dei singoli cavalieri; dall'altro implica una serie di opposizioni tematiche che coinvolgono l'intero sistema culturale cinquecentesco. Le conseguenze e le implicazioni di questa impostazione di lettura sono molteplici: il libro propone un modello strutturale e semiologico di interpretazione basato sulla versione de-psicologizzata della “formazione di compromesso” freudiana avanzata da Francesco Orlando, per comprendere l'irrisolto conflitto che si crea nel testo fra l'ideologia che lo struttura e l'identificazione emotiva che viene viceversa offerta al lettore. La modernità della Liberata consiste proprio nella tensione inconciliata fra il ripudio esplicito delle forze del male – incarnate nell'alterità pagana e particolarmente nelle seduzioni femminili – e l'attrazione sotterranea per quelle stesse forze.
Il narratore postumo. Confessione, conversione, vocazione nell'autobiografia occidentale
Sergio Zatti
Libro: Libro in brossura
editore: Quodlibet
anno edizione: 2024
pagine: 576
Questo è un libro sull’autobiografia d’autore, ma non solo. Vuole essere una riflessione sulla storia dell’io in letteratura e sulle forme e le strategie della autorappresentazione. Intende documentare l’evoluzione degli assetti testuali in rapporto alle mutanti concezioni del soggetto nel corso della storia culturale. Oggi che siamo sommersi nell’autobiografismo di massa (diffuso sui media e sui social) e da un successo commerciale senza precedenti del life writing, il libro vuole rintracciare la genesi e gli sviluppi dell’autobiografia come genere letterario, confrontando quelle lontane radici storiche con gli esiti contemporanei. Lo studio dedica spazio alle questioni e ai temi dell’autobiografia moderna inaugurata dalle Confessioni di Rousseau, da quando cioè la svolta romantica ha segnato un vero e proprio spartiacque espressivo: il rapporto fra verità storica e fiction, il ricordo d’infanzia e la nuova attenzione per l’io bambino, la confessione e le forme della sua secolarizzazione; e ancora, il confronto con la psicanalisi e le moderne teorie della memoria, la svolta novecentesca con Freud e Proust, il rapporto con i processi identitari di genere e di etnia, la contaminazione fra memorialistica e forme romanzesche. Il volume è articolato in quattro parti: nelle prime tre le questioni riguardano le condizioni di scrittura, il suo statuto e i suoi protocolli; nella quarta una serie di campioni testuali (da Dante a Vico, da Rousseau a Joyce, da Woolf a Sartre) mira a verificare tali questioni nel concreto della prassi autobiografica.
Metamorfosi dei «topoi» nella poesia europea dalla tradizione alla modernità. Volume Vol. 1
Libro: Libro in brossura
editore: Pacini Editore
anno edizione: 2019
pagine: 246
«Questa ricerca parte dal celebre studio Europaeische Literatur und Lateinisches Mittelalter (La letteratura europea e il Medio Evo latino) del 1948 dove Ernst Robert Curtius ricostruisce una linea di continuità tra antichità classica e letteratura europea moderna sulla base comune della letteratura latina medievale. Al progetto dello studioso tedesco, già concepito una ventina d’anni prima, era anche sotteso un intento politico, quello di individuare l’unità di questa tradizione nello spazio e nel tempo a fronte del caos spirituale contemporaneo avviato a deflagrare nel conflitto mondiale. Dello studioso spicca una immagine nella memoria che è a suo modo eroica, quella di un uomo che lavorava, negli ultimi anni della seconda guerra mondiale, in una modesta biblioteca privata, dentro a un appartamento le cui finestre erano state frantumate dalla esplosione delle bombe. Qualcuno ha definito Curtius un “umanista della guerra fredda”, alludendo al suo conservatorismo politico; ma quel progetto concepito negli anni ’20-’30 della “trahison des clercs” appare come una risposta coerente alla grande sfida intellettuale e politica come la si percepiva in Germania in quegli anni, allorché egli portò a coscienza l’imminente caduta della “mente germanica”, reagendo alla Krisis con la proposta di un umanesimo integrale fondato sulla retorica antica e, nella modernità, sulle sue matrici cristiane. Se questo libro è la aristocratica difesa di un ideale che possiamo chiamare “l’Europa dello spirito”, è anche però il prodotto storico di una particolare generazione, quella che raggiunse la sua maturità durante gli anni venti del secolo, fra cui Curtius annoverava compagni di strada come Gide, Ortega e, soprattutto, Eliot. Nella sua prospettiva di lunga durata, il grande romanista indica dunque nel Medioevo latino e cristiano, piuttosto che nel Rinascimento e nella classicità tradizionalmente intesa, la radice di un nuovo umanesimo garante dell’unità spirituale dell’Europa. E individua nella retorica i principi normativi di un sistema il cui tessuto connettivo è costituito dai topoi: ovvero, quel repertorio di costanti morfologiche che costituiscono l’ossatura della tradizione letteraria occidentale. I topoi nascono dalla forza di esemplarità che spinge i poeti a imitare (ed emulare) certi prodotti letterari autorevoli, consacrati dalla tradizione (la Bibbia e i Classici, in particolare): essi vivono infatti sul punto di tensione fra tendenza conservativa e spinta innovativa del sistema letterario assicurando la continuità della tradizione nel momento in cui la loro variazione incessantemente la riscrive. La natura iterativa che li caratterizza riguarda tanto le forme che si irrigidiscono in formule, quanto i contenuti che si cristallizzano in luoghi comuni...» (Sergio Zatti)
Il «Furioso» fra epos e romanzo
Sergio Zatti
Libro: Libro in brossura
editore: Ledizioni
anno edizione: 2018
pagine: 215
La fedeltà del Furioso al genere cavalleresco si misura nell'accoglimento, ma anche nella decisiva trasformazione, dei due elementi che lo caratterizzano dal punto di vista della forma narrativa e del contenuto tematico. Invece di ripudiare una tecnica ormai abusata come l'entrelacement, Ariosto la fa propria con una tale frequenza e intensità di applicazione da compromettere, in misura ben maggiore dei predecessori recenti (Pulci, Boiardo), la linearità e la fluidità del racconto. Parallelamente, estremizza certe infrazioni già boiardesche sul piano tematico: l’amore di Orlando trasformato e degenerato in follia, l’oltranza cortese (e il suo contrario, l’oltranza vilain) di certe situazioni e personaggi. Ariosto insomma sfrutta a fondo le risorse di una tecnica (entrelacement) e valorizza certi meccanismi tematici (inchiesta). Ma fa qualcosa di più importante ancora: mette in rapporto di implicazione reciproca i due elementi in questione. Una delle novità storicamente sostanziali del Furioso è da individuare nella esemplarità di questo rapporto di interdipendenza che si viene a stabilire fra entrelacement e inchiesta. prefazione di Comelli Michele.
Leggere l'«Orlando furioso». Guide alle grandi opere
Sergio Zatti
Libro: Libro in brossura
editore: Il Mulino
anno edizione: 2016
pagine: 195
Un vademecum per leggere i capolavori della letteratura italiana, quei classici che non si smette mai di riscoprire: la storia del testo, la vicenda dell'opera, i temi dominanti, lo stile, la fortuna.

