Libri di Karl Löwith
Carteggio 1919-1973
Heinrich Heidegger, Karl Löwith
Libro: Libro in brossura
editore: Edizioni ETS
anno edizione: 2018
pagine: 261
La traduzione e curatela italiana dell’epistolario di Martin Heidegger e Karl Löwith – 124 lettere e cartoline redatte tra il 1919 e il 1973 e corredate da un’ampia introduzione storico-filosofica – offre oggi al lettore un inedito e decisivo documento circa l’intenso e al contempo discorde rapporto filosofico e umano tra il maestro e il suo primo allievo. I tentativi di Löwith di entrare in autentico contatto con un maestro la cui grandezza di pensiero rappresentava un ingombro invalicabile si rivelano per quello che erano, mostrano cose del passato / mai raggiunte, destinate a rinuncia (documento 122). La relazione tra i due si configura come un parricidio mancato e viene posta al termine del carteggio sotto una luce che attende. Non è dunque una riconciliazione quella che suggella l’epistolario, bensì la riconferma, sub mutata specie poetica, del carattere di apertura irrisolta di un rapporto già da sempre datosi esattamente nel modo in cui uomini isolati possono stare autenticamente insieme: nell’esistenza (documento 25). A campeggiare sullo sfondo è, ancora una volta, la metafora della Lichtung, la stessa metafora della radura di luce che aveva dato corpo filosofico alla discordia insorta a causa dei Saggi su Heidegger.
Scritti sul Giappone
Karl Löwith
Libro: Libro in brossura
editore: SE
anno edizione: 2024
pagine: 112
«Un saggio di Nishida Kitarō può accostarci al pensiero giapponese. La conoscenza della filosofia occidentale gli serve a chiarire la propria, e la sua principale obiezione all’Occidente è che la filosofia europea, da Parmenide a Hegel, anche se parla del nulla pensa soltanto l’essere: essa ignora il vero nulla buddhista, che è allo stesso tempo vuoto assoluto e assoluta e positiva pienezza. Soltanto il vuoto assoluto, che si può raggiungere mediante uno svuotamento di se stessi nella meditazione profonda, può accogliere in sé, intatto, tutto ciò che è. Questo nulla orientale non può essere capito, i sensi e l’intuito lo colgono nel lampo di un’illuminazione improvvisa. È lo “sfondo” che dà risonanza a tutti gli esseri». Con uno scritto di Gianni Carchia.
Storia e natura. Scritti su idealismo e sinistra hegeliana
Karl Löwith
Libro: Libro in brossura
editore: Castelvecchi
anno edizione: 2023
pagine: 144
Negli scritti di Karl Löwith qui pubblicati per la prima volta in italiano si intrecciano erudizione e passione, coinvolgimento e distanza, in un’armonia degli opposti capace di arrivare fino al cuore delle questioni più complesse senza mai rinunciare all’esercizio della scepsi. La grande stagione dell’idealismo tedesco e dei suoi critici costituisce il teatro all’interno del quale Löwith mette in scena il proprio confronto con i grandi problemi della filosofia: natura e storia, sensibilità e ragione, il rapporto tra la storia del pensiero e la storia politica, temi capaci di restituire lo sguardo profondo di uno dei più grandi pensatori tedeschi del Novecento.
Il cosmo e le sfide della storia
Karl Löwith
Libro: Libro in brossura
editore: Donzelli
anno edizione: 2023
pagine: 160
«Noi tutti oggi esistiamo e pensiamo nell’orizzonte della storia e dei suoi destini, ma non viviamo più nell’ambito del mondo naturale. Ci manca l’unico mondo, quello che è più antico e durevole degli esseri umani. Mondo e mondo umano non sono equiparabili. Il mondo fisico può essere pensato senza fare alcun riferimento all’esistenza degli esseri umani, ma nessun essere umano è pensabile senza il mondo». Scritti nella piena maturità, questi saggi ruotano intorno a uno dei problemi oggi più dibattuti: il rapporto con «la natura – intorno a noi e in noi stessi», come Orlando Franceschelli precisa nell’Introduzione, richiamando la cruciale critica teorica mossa da Löwith a Heidegger. Löwith analizza il passaggio dalla visione greca del cosmo fisico, frutto di un’indagine ammirata e rispettosa, alla concezione del mondo come creazione di Dio – esemplare il confronto con Teilhard de Chardin – e infine allo spaesamento o nichilismo cosmologico in cui precipitano la coscienza e le società moderne che, emancipatesi dalla fede nella creazione, riducono la natura a un mero oggetto da usare a nostro piacimento. Da questi passaggi è alimentata anche la prospettiva di progresso illimitato che invece Löwith invita a riesaminare con spirito critico: senza alcuna svalutazione degli avanzamenti compiuti grazie alla scienza e alla tecnica, e senza cedere al rassegnato fatalismo con cui ormai guardiamo a un progresso tecnologico che sentiamo incombere su di noi ma i cui effetti pratici riusciamo sempre meno a controllare. Ritenuto un’anticipazione quasi profetica anche da autorevoli teologi, oggi, a cinquant’anni dalla morte di Löwith, questo richiamo a riconciliare le nostre vite e la storia con la realtà naturale – col cosmo – di cui sono parte risulta ancora più utile: un richiamo filosofico, etico-politico ed ineludibile per comprendere le sfide del presente e fronteggiare l’epocale crisi ambientale e socio-sanitaria in cui ormai è coinvolto l’intero pianeta.
Critica della teologia politica. Voci ebraiche su Carl Schmitt
Jacob Taubes, Hans Kelsen, Leo Strauss, Walter Benjamin, Karl Löwith
Libro: Copertina morbida
editore: Quodlibet
anno edizione: 2019
pagine: 259
Walter Benjamin, Hans Kelsen, Leo Strauss, Karl Löwith e Jacob Taubes sono i cinque filosofi che i curatori di questo volume hanno scelto di porre sullo sfondo del comune riferimento critico a Carl Schmitt. Si tratta di protagonisti indiscussi del Novecento filosofico e, allo stesso tempo, di testimoni in prima persona dei suoi drammi e delle sue tragedie. I saggi qui raccolti, corredati di un commento che ne illustra il contesto storico e teorico, testimoniano l'incidenza che il pensiero di Carl Schmitt ha avuto su alcuni degli intellettuali più acuti del Novecento ebraico-tedesco, in una forma che va dall'ammirazione critica, come nel caso di Benjamin, Strauss e Taubes, al rifiuto netto, come in quello di Kelsen e Löwith. L'inedito accostamento tra questi testi permette di cogliere come ciascuno di questi filosofi abbia individuato nella critica della teologia politica di Carl Schmitt il varco attraverso cui penetrare nella dimensione più ambigua e ideologica del suo pensiero, avviando così un lavoro di attenta discussione critica della sua concezione della sovranità. Un tipo di approccio critico, quello sviluppato da questi autori, che in un tempo come il nostro si rivela più che mai prezioso, dal momento che i demoni della sovranità e delle teologie politiche che la nutrono sono tornati a calcare minacciosamente la scena della nostra contemporaneità.
Saggi su Heidegger
Karl Löwith
Libro: Libro in brossura
editore: SE
anno edizione: 2018
pagine: 160
«L'autore di questo saggio di valutazione critica può dire forse senza lusingarsi che la sua prima edizione, apparsa nel 1953, è valsa all'intento che l'ispirava contribuendo a rompere l'aura di silenzio confuso e di sterile ripetizione del maestro da parte di seguaci proni al suo fascino. Ma una discussione, che sul terreno di Heidegger e dell'intento suo affrontasse il problema del rapporto dell'Esserci umano all'Essere e dell'Essere col tempo, non si può ancora dire che si sia svolta. Manca per questo certo all'uomo d'oggi, immerso nel tempo della storia e che esiste come contemporaneo, ogni esperienza di un Essere eternamente duraturo e vivo, identico a sé nel mutare di tutte le sue forme. Ed è la profonda ma evidente adeguatezza a questo tempo del pensiero di Heidegger che gli procura, nonostante ogni apparente remoto distacco, una tanto diffusa ed efficace influenza. Tuttavia, la sua sfida radicale, che risale fino al limite estremo della tradizione europea per rimetterne in questione la razionalità, da lui vista come storia di un decadimento, resta ancora senza adeguata risposta. [.. .] "Male è ripagato il maestro di cui si rimane sempre soltanto scolari. E perché non volete strappare le foglie della mia corona? Voi mi venerate: ma che accadrebbe, se un giorno la vostra venerazione si perdesse?" ». (Dalla prefazione)
Dio, uomo e mondo nella metafisica da Cartesio a Nietzsche
Karl Löwith
Libro
editore: Donzelli
anno edizione: 2018
pagine: 236
In questo volume, tradotto qui integralmente nella sua versione definitiva (1967), Löwith perviene agli esiti più maturi del suo confronto con la modernità. Cosa devono tornare a essere il mondo e l'uomo, dopo la «caduta di Dio» consumatasi nella coscienza moderna? È rispetto a questa ineludibile domanda che emerge l'incapacità della filosofia moderna, da Cartesio e Kant fino a Hegel e al nichilismo di Stirner, di emanciparsi effettivamente dal creazionismo e dall'antropocentrismo di ascendenza biblica. La concezione meccanicistica del mondo e le moderne «metafisiche della soggettività» smarriscono l'autentica sostanza religiosa della fede nel Dio sovrannaturale e creatore della tradizione, ma non sanno ripristinare la nozione di natura. Precipitano anzi l'uomo cristiano-moderno in un mondo divenuto ormai estraneo e privo di senso: in un esilio o nichilismo cosmico che riguarda non solo l'idealismo di Fichte o il disprezzo per la natura di Hegel, ma anche le filosofie di Husserl, Heidegger e Sartre.
Eutanasia e suicidio. Liberi di morire?
Robert William Higgins, Karl Löwith, Ersilio Tonini
Libro: Copertina morbida
editore: Medusa Edizioni
anno edizione: 2018
pagine: 112
"Scandagliando i modi con i quali viene impiegata la possibilità di protrarre la vita in situazioni prima non immaginabili, soprattutto attraverso le cure palliative, il saggio di Higgins descrive il comparire sulla scena antropologica occidentale della figura del morente. La ricchezza di sfumature antropologiche e di dilemmi morali, così introdotti sembra cancellata dall'imporsi di una sola autorità, di un solo parere legittimo al quale il corpo del paziente, nella sua totalità, deve essere reso disponibile: quello del complesso tecno-medico-legale. È in questa prospettiva che trovano la loro giustificazione le proposte relative a una presa in carico, legale e morale, da parte del soggetto delle condizioni nelle quali si potrebbe trovare con la comparsa di patologie e malattie sulle quali l'autorità tecno-medica avrebbe da esercitarsi oltre i termini consentiti dal paziente stesso. È quindi tra lo Scilla della moltiplicazione di potenza fornita alla medicina dalla tecnologia e il Cariddi della fragilità dell'uomo singolo che si pongono le soluzioni contraddittorie della modernità. Da un lato, è infatti parte attiva nella costruzione di un futuro tecnico dai risultati impensabili e dall'altro, si trova nella condizione di sostenere in virtù di questi stessi risultati la spinta a sottrarsi con la morte a ciò che ancora non è compiuto. Il rischio è che, in entrambi i casi, a perire sia la stessa natura umana, almeno così come ne abbiamo avuto esperienza finora. Ma la trama del discorso moderno sul suicidio e l'eutanasia trova piena espressione nelle pagine di Löwith. Il suicidio ha smesso, almeno nell'Occidente che una volta si considerava cristiano, di essere colpito da anatema ed espulso dal riconoscimento sociale e sacramentale che si deve ai morti. La vita non è più di Dio o, peggio, del signore feudale, la vita è disponibile alla libera scelta dell'individuo che può decidere come e quando terminarla. Il suicidio moderno, almeno quello occidentale - il discorso su quello orientale è molto più articolato e complesso - appare come una semplice estensione dei diritti e delle prerogative che l'individuo occidentale moderno rivendica a se stesso." (dall'introduzione di Riccardo De Benedetti)
Il senso della storia
Karl Löwith
Libro: Libro in brossura
editore: Mimesis
anno edizione: 2017
pagine: 154
In occasione dei centoventi anni dalla nascita di Karl Lowith, viene ripubblicato il saggio Sul senso della storia, una sintesi preziosa e mirabilmente nitida e chiara della sua tesi sull'origine teologica della filosofia della storia che ha come corollario la teoria della modernità come secolarizzazione. In questo breve saggio, Lowith abbozza un vero e proprio canone della filosofia della storia che congiunge il contromodello degli antichi storici greci come Erodoto, Tucidide e Polibio ad Agostino, Orosio, Gioacchino da Fiore, Vico, Hegel, Marx, Comte, Heidegger e all'idea illuministica e positivistica di progresso, il cui filo conduttore si trova nella categoria di "senso", ovvero nell'idea secondo la quale la storia sarebbe orientata verso un "fine ultimo". Ma proprio perché la nostra è l'epoca del "nichilismo" e della "mancanza di senso" che subentra al venire meno delle risposte tradizionali, Lowith ci invita in questo testo anche ad una lucida disamina in merito alla semantica dei termini "senso" e "non-senso", così da fugare ogni dubbio e incomprensione sulla questione che più di ogni altra sembra incombere sulla vita di noi uomini contemporanei.
Significato e fine della storia. I presupposti teologici della filosofia della storia
Karl Löwith
Libro: Libro in brossura
editore: Il Saggiatore
anno edizione: 2015
pagine: 254
L'esigenza di attribuire un significato ultimo all'incessante scorrere degli eventi ha condotto il pensiero moderno a individuare nella storia un progresso, uno sviluppo che potesse giustificarne ogni crisi, ogni male e ogni inevitabile dolore. Eppure, molto prima del metodo storiografico di Voltaire o della grande filosofia dello spirito di Hegel, gli storici dell'età classica Erodoto, Tucidide e Polibio avevano già rinunciato a questa monumentale prospettiva. Per il pensiero classico, infatti, le gesta degli uomini seguono il corso dell'eterna ciclicità del cosmo; non il corso della rivoluzione sociale, ma della rivoluzione immutabile degli astri. Fra queste due visioni antitetiche della storia si colloca, secondo Karl Löwith, la prospettiva giudaico-cristiana, che opera una rottura fondamentale: tanto per il credente quanto per il filosofo della storia, il senso degli eventi non è racchiuso nel passato, ma in un futuro escatologico sempre a venire, capace di determinare ogni fatto alla luce di una storia della salvezza, al cui termine è attesa la redenzione. Ma se il primo è in grado di portare la croce, il secondo secolarizza la speranza religiosa nell'incondizionata fede nel progresso, tanto "cristiana nella sua origine" quanto "anti-cristiana nelle sue conseguenze".
Paul Valéry. Tratti fondamentali del suo pensiero filosofico
Karl Löwith
Libro: Libro in brossura
editore: Ananke
anno edizione: 2012
pagine: 228
Quest'opera, l'ultima pubblicata da Löwith, è qui presentata in una nuova edizione italiana, rivista e aggiornata. Apparsa originariamente nel 1971, proprio in occasione del centenario della nascita di Valéry, essa vanta una duplice statura: oltre ad essere una vera e propria summa del pensiero di Löwith (da lui stesso è infatti indicata come il proprio "testamento filosofico"), essa è anche tra i primissimi tentativi di lettura organica del pensiero del poeta de "La Jeune Parque". Nella sua Premessa, il filosofo tedesco infatti avverte che "Valéry, scrittore e poeta, è un pensatore e precisamente il più libero, il più indipendente da tutte le tradizioni radicate e divenute convenzioni": per questa ragione il padre di "Monsieur Teste" ha profondamente interessato Löwith, ossia colui che ha pienamente vissuto e criticato gli esiti storicistici della cultura occidentale e le loro impasses, nel tentativo volto a ricostruirne il processo e a trovarvi soluzione. Ed è proprio attraverso un'interrogazione serrata di Valéry che egli viene delineando il profilo ideale e gli esiti più maturi del suo pensiero. Tra le figure più significative del panorama intellettuale del XX secolo, con questo lavoro Löwith ci offre il suo ultimo esercizio di perspicua analisi filosofica, che non conosce l'usura del tempo.
Oltre Itaca. La filosofia come emigrazione. Carteggio (1932-1971)
Leo Strauss, Karl Löwith
Libro: Libro in brossura
editore: Carocci
anno edizione: 2012
pagine: 214
Questo volume raccoglie per la prima volta in lingua italiana l'intero carteggio tra due grande filosofi politici del Novecento, Leo Strauss e Karl Löwith. Attraverso i loro scambi epistolari emerge una "diagnosi" della crisi politica, sociale e culturale che precede e segue il nazismo e la Seconda guerra mondiale, ovvero della frattura epocale che si consumò in quegli anni in Occidente. Una frattura che viene colta nella sua essenza proprio grazie alla condizione "privilegiata" dell'esilio, che diventa così un (amaro) filtro ermeneutico per la comprensione dell'Occidente. Introduzione di Carlo Altini.