Betelgeuse: Saggi Betelguese
L'anello nuovo di re Salomone. Dinosauri, serpenti, tigri, volpi, gatti, lupi, nelle pagine e nei ricordi di un raffinato etologo
Renato Massa
Libro: Libro in brossura
editore: Betelgeuse
anno edizione: 2008
pagine: 230
Gli animali sanno ricompensare in misura straordinaria coloro che hanno la pazienza di osservarli senza preconcetti di sorta. È possibile scambiare sguardi di intesa con lucertole, correre in bicicletta essendo seguiti al volo da una ghiandaia, giocare alla caccia al tesoro con una tartaruga di terra o prendere sputi in faccia da un uccello marino che stavate disturbando troppo da vicino. Se non ci si è mai avvicinati un cavaliere d'Italia camminando nell'acqua bassa con l'ausilio di un paio di stivali di gomma, in questo libro è possibile la tecnica di Federico secondo di Svevia. Tuttavia, neppure Federico secondo poteva sospettare che i pappagalli parlanti non siano affatto automatici ripetitori di suoni di cui non comprendono il significato, ma animali sociali dotati di un proprio linguaggio e desiderosi di apprendere una lingua straniera addirittura umana. Infine è possibile apprendere che, se col vecchio anello di re Salomone era possibile interpretare i pensieri degli animali dai loro comportamenti, con quello nuovo si potrà tradurre una frase in lingua pappagallesca parola per parola.
Storia di Federico Fellini. I suoi primi quarant'anni e la scalata visionaria a «La dolce vita»
Angelo Solmi
Libro: Libro in brossura
editore: Betelgeuse
anno edizione: 2008
pagine: 192
Il libro prende in considerazione la cinematografia di Fellini partendo con i film precedenti il successo mondiale de "I Vitelloni" e si protrae sino alla definitiva opera della prima maturità, quella "Dolce vita" che consacrò il regista italiano come uno dei massimi artisti del Novecento, e che vinse tutti i premi delle giurie internazionali. Naturalmente si analizza il periodo aurorale dei primi lungometraggi in collaborazione con Lattuada, per approdare poi alle atmosfere rarefatte de "Lo sceicco bianco", alla malinconica opulenza de "I vitelloni", al patetismo straziante de La strada, alla ferocia interiore de "Il bidone", alle stralunate velleità mentali di "Le notti di Cabiria", alla babele visionaria e profetica di quell'immenso affresco che è "La dolce vita". Dopo questo excursus effettuato ieri da Solmi, oggi rimane quasi nel lettore una domanda inquietante: se Fellini avesse smesso di fare film nel 1960, la sua poetica e la sua lezione sarebbero state più povere o ancora più misteriosamente influenti?