Alessandro Polidoro Editore

Un giallo non privo di sottili implicazioni filosofiche in cui l'autore ci presenta un insieme di episodi paralleli e in principio senza un nesso logico e apparente, ma che, nello sviluppo della trama generale, convergono verso un unico ed enigmatico finale. Vite diverse e apparentemente lontane tra loro, si rincorrono inconsapevolmente fino a sfociare in un nuovo mistero. Di qui prende avvio l'indagine poliziesca dell'ispettore Molinari, tesa a scoprire reconditi collegamenti tra personaggi malavitosi e stimati professionisti. Il solerte funzionario si sposta da Napoli a Roma per le sue indagini. Qui Molinari inizierà a ricomporre il complesso puzzle di una vicenda che appare inestricabile e che lo porterà a scoprire una verità agghiacciante.

Prof. ordinario di chirurgia generale e direttore del Dipartimento di chirurgia del II Policlinico di Napoli (Federico II) Forestieri, nella sua prestigiosa carriera di medico e ancor più da presidente del Collegio italiano dei chirurghi (2009-2011) si è impegnato nel creare una nuova alleanza terapeutica che vedesse coinvolti tutti dalla stessa parte: medici e chirurghi, cittadini e pazienti, istituzioni e politici, industrie del settore. Con tutte le sue forze nel panorama istituzionale, medico e sociale ha cercato di aprire un varco comunicazionale per una informazione corretta ed equilibrata... affinchè ci fosse la diffusione della conoscenza - a tutti i livelli - dei dati reali. Alleati...?? Quasi nessuno. In questo libro Forestieri ha deciso dunque di raccontare tutta la verità... glielo impone la sua deontologia professionale.

In un futuro distopico, i serpenti hanno salvato l'umanità dallo sterminio a opera delle macchine. Il prezzo è stato però alto: la megalopoli di Berlsaw è ora abitata da milioni di umani divisi tra gruppi in conflitto. Come se non bastasse, diversi umani iniziano a morire improvvisamente, sfregiati sul petto da misteriose macchie argentate. L'agente umano Kajus deve trovare una risposta, iniziando un viaggio inimmaginabile e allucinato, che lo porterà fino ai limiti dell'orrore, dell'evoluzione e della speranza. Lo stile in cui si muove la narrazione fonde elementi del flusso di coscienza visionario letterario-metropolitano con una trama cyber-bio-punk, in cui si incrociano aspetti delle storie di spionaggio e dell'ambientazione utopico-distopica.

Lucrecia riceve una lettera inaspettata: in mezzo a frasi furiose che criticano il lavoro e il mito del progresso, Vita, la sua prozia morta da poco, ha criptato la mappa di un tesoro sotterrato in mezzo alla pampa. La nipote si trasferisce nella cittadina della prozia per verificare se si tratta di una fantasia o se il tesoro esiste davvero. A poco a poco, la voce della prozia e la successione di eventi strampalati che scatena sconvolgono le abitudini mondane di Lucrecia e la sua ferrea disciplina lavorativa: questa specie di vacanza – in cui incontrerà un insolito compagno di viaggio e complice, il Cinghiale Bardo – è una vera e propria fuga dal posto di lavoro all'Università, e il tesoro è l'alibi per sfuggire il mal di vivere contemporaneo.

Il libro è ambientato in un campo profughi, a Gaza. Naim, il proprietario di una tipografia dove si stampano manifesti per celebrare i martiri uccisi dall'esercito israeliano, viene a sua volta freddato da un proiettile. I fatti prendono il via da questo evento di cronaca e si concentrano su Salim, figlio di Naim, che torna a Gaza per fare i conti con il suo passato. La storia di Gaza, dal 1948 alla prima e seconda Intifada fino ad arrivare al mai citato esplicitamente governo di Hamas e alla vicende dei tunnel, percorre il romanzo. Esso è disseminato di descrizioni topografiche precise e d'immagini di vita nelle strade: il fermento della città al mattino, gli operai trasportati dai taxi collettivi che tornano il sabato per stare vicini ai loro cari.