Francesco Tozzuolo Editore

I versi di Antonio Pelliccia vivono in simbiosi con il mare; quel mare della sua bella Napoli. Il Poeta ne apprezza la forza dirompente, lo sciabordio delle onde che lambiscono la spiaggia, dove ogni anima inquieta cerca un approdo e dove il ricordo della persona amata emerge dalle acque come il canto di una sirena a tormentare il suo cuore stanco: "Ora è solo il ricordo d'un'antica stagione, che svanisce nell'aria sulle ali d'una spenta consolazione per la tua lontananza". Altre stagioni si susseguono nella vita del Poeta, così pure altri amori, benché sia consapevole che certe alchimie appartengono al passato. Il dolore si trasforma in accettazione per la condizione presente: "Ti lascio quel che resta della mia frenesia, che è diventata cenere ed è volata via dispersa nell'oceano della tua indifferenza…". La poesia di Antonio Pelliccia è velata di malinconia per un passato dove il rimpianto, per ciò che poteva essere e non è mai stato, è ancora forte: “E in questo fioco luccicare di freschi rimpianti ci consola lo spettacolo lieto di questa marina solitaria…". È l'amore tormentato, quello irrisolto, quello che lacera l'anima.

Feudo di Nociglia (Salento). A cavallo tra la fine dell’Ottocento e i primi anni del Novecento, si compie la parabola della famiglia di Rosina e Nino. Il romanzo ruota tutto intorno alla figura di Gigi, figlio del peccato di una notte, allevato in canonica al suono delle campane e dei metri greci e latini, che a dodici anni sarà costretto a ricongiungersi ai fratellastri nella masseria del padrigno, raccontando fantastiche storie ai gemelli epilettici e suonando il flauto nei pascoli. In questa atmosfera magica e passionale, selvaggia e bucolica si consumerà un amore proibito, con l’inevitabile castigo divino.

Il bosco del Faeto, i monti della Daunia e gli antichi tratturi dell’alta Murgia sono i luoghi in cui Lupo e Francesco, protagonisti del racconto, conducono la loro esistenza. Entrambi sono parte integrante di un ambiente ancora incontaminato che affonda le sue radici in una storia millenaria di cui sono custodi il musicale silenzio della foresta e la magia delle notti stellate. Lupo è un predatore. Deve occuparsi della sopravvivenza della sua compagna e dei suoi cuccioli. Lui è alfa e il branco dipende da lui. Francesco è un marinaio che ha scelto di condurre l’ultimo ciclo della sua esistenza in una vecchia casa di campagna persa fra i sassi e i tratturi della Murgia ai piedi del Faeto. Francesco e Lupo: le loro abitudini e i loro ritmi di vita hanno ben poco in comune. Non c’è niente ad unirli, salvo il loro appartenere ad un mondo antico e misterioso di cui entrambi, se pure in modi diversi, sono inconsapevoli interpreti.

Lisa Spagnoli è uno dei più famosi avvocati di Napoli. Mentre festeggia i suoi 40 anni in un locale, incontra un ragazzo, che si presenta come Nicola. la notizia è uno shock, perché quel ragazzo non sa di essere il figlio da lei abbandonato quando era molto piccolo. Come fare per dirglielo senza perderlo di nuovo? E se l’avvocato Spagnoli avesse anche un altro segreto? Riuscirà la donna a rimettere insieme i cocci della sua vita oppure esploderà tutto?

In una Venezia cosmopolita, colorata, multirazziale e complicata dai festeggiamenti per il Carnevale, avvengono dei delitti che stravolgono la vita dei protagonisti. Il professore James Scott, il suo amico Marco Venier, l'ispettrice Valentina Valfredi e la ricercatrice Katie Parson, tutti loro cecano di ricominciare una nuova vita senza riuscire a lasciare il passato al passato. E tutti vengono coinvolti nell'affannosa caccia al colpevole, cercando anche di proteggere una bamnina da un rapimento bene organizzato e salvare la città da un possibile attentato terroristico. Percorso questo che viene da molto lontano e attraversa diversi secoli. James e Valentina riusciranno a risolvere il "caso", lasciando alla fine il lettore stupito e sorpreso per il colpo di scena finale.

In questa raccolta poetica, dal titolo ‘Tra il cuore e la mente, ’Autrice ci dona versi che vanno oltre il sentimento da tutti ambito mettendo in relazione il cuore, custode indiscusso del sentire, e la mente, tempio consacrato alla ragione. Il dialogo interiore è veloce, coinciso, diretto, senza filtri. E’ un botta e risposta tra le promesse disattese, ‘Il controsenso che travolge’, e la consapevolezza che ‘l’amore ti mette le ali e non importa se sotto c’è il vuoto.’ L’Autrice è come se vivesse due vite, quella diurna, nella quale cerca di tenere a bada il ricordo struggente dell’amato, e quella notturna dove ‘il ricordo diventa ossessione.’ Dal mondo onirico si ridesta grata alla vita per ogni emozione vissuta; e proprio grazie alla gratitudine Mirela Dascalu ritrova l’equilibrio che armonizza la sua anima rivestendola di poesia. La sua è una metrica asciutta ed essenziale, volta costantemente alla ricerca sofisticata delle parole da utilizzare. Ecco il motivo per cui i suoi versi scuotono nel profondo chi li legge.

L’opera tratta dei fatti gloriosi e luttuosi del 1859, per i quali Perugia meritò l’appellativo di città del XX giugno. Molto era stato già scritto sull’argomento secondo vari punti di vista e anche con una certa retorica ma mai con obiettività storica. Mancava poi la ricostruzione ordinata e completa delle cause che determinarono quei fatti e gli effetti che ebbero nella politica italiana, in quella internazionale e gli effetti che ebbe nelle coscienze del popolo perugino. Il lavoro di Giustiniano Degli Azzi, si pone, riuscendoci di riparare a questa lacuna, correggendo gli errori e le inesattezze di chi aveva già scritto sull’argomento preso dal desiderio di apoteosi e di volontà denigratoria. Tale lavoro fu richiesto da Comitato Cittadino per l’erezione di un Monumento ai caduti del XX Giugno.

È la prima opera ufficialmente futurista di Marinetti, scritta nel periodo in cui l'autore concepiva M,arinetti fino al 1912, fu scritta in francese nel 1909 e venne tradotta in italiano l'anno successivo, nel 1910, da Decio Cinti. Il testo, ambientato in un'africa immaginaria, narra le epiche avventure di mafarka-el-bar, abbreviato in mafarka, che dopo aver trionfato sui suoi nemici in battaglia, in luogo di proclamarsi re degli africani decide di ritirarsi e dedicarsi alla 'creazione' di suo figlio, gazurmah, automa e semidio alato. Il romanzo fu accusato di oltraggio al pudore e ripubblicato in forma censurata nel 1920.

Pubblicato a Milano a cura delle Edizioni Futuriste di poesia, nel 1914. In questo poemetto, ispirato all'assedio di Adrianopoli durante la prima guerra balcanica, l'autore utilizza metodi di stampa particolari inserendo caratteri tipografici di varie dimensioni, nonché grassetto e corsivo creando in tal modo un effetto visivo in grado di riportare il lettore al centro della battaglia del 1912. Il testo, dal forte carattere visivo, si compone delle parole in libertà, tecnica di scrittura futurista che prevede l'abolizione dei nessi sintattici tradizionali, il rifiuto di articoli, avverbi e aggettivi e l'uso di termini onomatopeici per riprodurre i suoni della guerra.

Cofanetto con le tre pubblicazioni originali in edizione limitata e numerata (100 copie). Le copie sono tutte riprodotte in anastatica dalle pubblicazioni originai (prime edizioni). "Zang tumb tumb Adrianopoli 1912" eè la versione integrale non censurata. "Mafarka il futurista" è tradotta dall'edizione francese da Decio Cinti.

Pubblicare questa raccolta poetica è una scelta coraggiosa che nasce per risvegliare le coscienze, per stimolare al cambiamento spesso non privo d'insidie dove il nemico numero uno è dentro di noi e si chiama Mente. Eh sì la nostra mente che, come ci dice il nome stesso, mente. È una raccolta che denuncia le ingiustizie, le violenze, i soprusi di una società "infettata nell'anima prima ancora della carne." Una società che si crede evoluta che ricalca i modelli discriminatori di cui la storia è costellata. In tutto questo marasma di complotti, orchestrati da "arguti individui dai colletti inamidati" Madre Natura diviene forza ispiratrice per tutti coloro che hanno occhi per osservare il continuo susseguirsi delle stagioni. Nessun inverno sarà così artico da impedire alla primavera di sbocciare ancora un'altra volta. In una società dove la violenza e l'indifferenza germogliano in ogni dove, non potevo non occuparmi delle donne, le quali più di chiunque altro, insieme ai loro figli, pagano col sangue un prezzo altissimo. E allora mi chiedo: dove sono le istituzioni di fronte a questo giornaliero bollettino di guerra? Probabilmente troppo occupate altrove. Ma non manca la speranza.