ABE: Le regine di Napoli
Juana. Giovanna D'Aragona. (I tempi di Giovanna la vecchia e Giovannela la triste
Arturo Bascetta
Libro: Copertina morbida
editore: ABE
anno edizione: 2007
pagine: 64
Isabell. Isabella di Castiglia. (Affresco storico sul 1400 in Spagna e Napoli)
Arturo Bascetta
Libro: Copertina morbida
editore: ABE
anno edizione: 2007
pagine: 64
Juana la pazza. Giovanna di Castiglia e d'Aragona. La regina spodestata dal marito Filippo il Bello e dal padre re Ferdinanado il Cattolico
Arturo Bascetta
Libro: Copertina morbida
editore: ABE
anno edizione: 2008
pagine: 64
Ereditò dalla madre il più vasto Regno del mondo conosciuto e sposò Filippo il Bello, il Principe che ogni dama avrebbe voluto. Ma ebbe il destino avverso e fu tradita e allontanata dal governo dei suoi Stati, sia dal padre, Ferdinando d'Aragona, che dal marito. Giovanna, Regina di Castiglia e di Napoli, non era debole, ma fu dichiarata insana di mente e passò alla storia con l'infamante appellativo di Giovanna la Foule, la Loca, la Pazza. Eppure, alla morte della madre Isabella la Cattolica, e alla morte del padre, amministrò i Regni da sola. I documenti citati in questa colorita biografia la danno più volte sul trono di Barcellona. Forse non vide mai Napoli, ma le monete rinvenute, i suggelli che ne recano il nome e gli atti firmati dai notai, garantiscono l'impegno profuso per il suo popolo. Non fu capita. Maltrattata, rinchiusa e dichiarata pazza, specie per il grande amore nutrito per il Bello, cominciò davvero a dare segni di squilibrio e ne dissotterrò il cadavere pur di riaverlo. Giovanna, da religiosa, condannò i preti e le torture e dimostrò di essere l'unica Regina liberale.
Jeanne II d'Anjou. Giovanna d'Angiò di Durazzo. Volume Vol. 1
Arturo Bascetta
Libro: Libro rilegato
editore: ABE
anno edizione: 2023
pagine: 164
In questa storia ci sono tutti gli ingredienti della favola antica. Il principe azzurro sul cavallo uccide i concorrenti, uno per uno, in nome della sua amata e dell'amore eterno. La Giovanna del vero raccontato, però, non appare affatto pudica agli occhi dei cronisti, che la giudicano dedita ai libidinosi abraciamenti, benché perdonabili quando si è sovrana, giovane e bella. Ella ebbe il primo vero amore a 17 anni e lo perse, poi toccò al secondo conte, morto ucciso; per terzo scelse il camerlengo, che fece brutta fine. Per quarto, finalmente, arrivò il principe azzurro, impersonificato da Attendolo Sforza, ma fu arrestato dai concorrenti. Stavolta toccò alla bella Regina della favola liberare il suo amato, benché finisse nelle braccia di un'altra sposa non voluta. Una mossa sbagliata dei magni che indusse la sovrana alle nozze con un francese, mai voluto, e quindi da far fuori al più presto, visto che l'arguto marito stavolta la rinchiuse al primo sospetto. Ma lei scappò dalla prigionia, e questo è il bello della storia, ancora una volta liberata dal suo amato condottiero, purtroppo scoperto e messo sotto chiave da nuovi e vecchi pretendenti. Fatti d'amore e di sangue contornano questa lunga favola vera, divisa in più parti per facilitare il lettore a immergersi negli intrighi della stirpe ungherese e di quella provenzale, sempre più napoletana, padrona del reame solo sulla carta. In realtà il Regno di Napoli appare ridotto a un ammasso di castelli disfatti da guerre antiche e di staterelli al comando dei baroni. La Regina, del resto, non era padrona del feudo della Chiesa, che la volle povera e innamorata, dedita all'amore per i suoi cortigiani, anche se finiti impiccati. Nessun papa aveva dimenticato di quando il fratello Ladislao si era autoproclamato Re di Roma, arrivando a conquistare Perugia, finendo avvelenato per un bacio dell'amore, consumato fra le braccia e fra le gambe di una delle sue amanti. Le amicizie particolari, gli amori sfrenati, le stravaganze di questa casa reale degli Angiò del ramo di Durazzo sono la prassi in quei tempi. S'amava e si moriva stroncati dal veleno servito in un calice di vino o cosparso sulle labbra dell'amore. Tutto registrato dai cronisti, tutto affrescato da pittori famosi che raccontano la vita delle regine di Napoli del primo Rinascimento su tele nere e muri di bianche cappelle palatine. Anche Giovanna vi compare, scollacciata e adorna di gioielli, attorniata da tante dame, e raramente da cavalieri, quei pochi rimasti in vita… È vero. Re e Regina si odiavano, si sono combattuti a suon di sequestri, ma ciò che conta alla corte angioina è dare le ultime feste nel chiuso del Palazzo e concedere le prime capitolazioni al popolo per restare incollati al trono. E a Giovanna bastò avere un camerlengo sempre fedele, al quale promettere un sogno e la corona, ma senza abituarsi troppo all'idea di non poter essere presto sostituito col prossimo della lista. Che piaccia o no ai lettori moderni, nel Quattrocento ci si amava così.
Isabelle Des Baux. Volume Vol. 3
Arturo Bascetta
Libro: Libro in brossura
editore: ABE
anno edizione: 2023
pagine: 124
I volumi su Isabelle des baux a cura di Arturo Bascetta continuano a stupirci. Le cronache di Notargiacomo, tratte dalle prime edizioni originali del cronista, sono la fonte primaria che accompagna il lettori fra aneddoti e curiosità, in un continuo confronto con altri cronisti coevi ai fatti. Ma questa è la parte dell'opera che riguarda i rapporti di Isabella e il marito, specie dopo la sua morte. Perciò si va dall'incoronazione solitaria di Re Federico e dal sisma del 1498- 1499 ai Venti di guerra che disturbano Napoli e Ferrara, che portarono alla prima fuga a Ischia dei sovrani, mentre a Milano si fa festa e a Salerno tutto muta per l'invasione di Papa Borgia delle province napoletane dove vuole creare i principati per i figli. Altri presagi trascritti dal cronista riguardano Federico e Isabella negli ultimi atti notarili, post congiura dei baroni, mentre mutano le province del Regno divise a metà fra spagnoli e francesi senza Salerno, ex capitale del Regno di Puglia, usurpata da Papa Borgia. Isabella è frastornata, come risulta dal carteggio riportato in Appendice e segue con ansia le vicende di Re Federico costretto all'esilio, mentre ella stessa tenta il tutto per tutto svendendo parte della biblioteca aragonese in tutta Europa.
Costantia. Costanza dei Claromonte o Chiaromonte di Sicilia. La sposa di De Capua ripudiata da re Ladislao
Arturo Bascetta, Sabato Cuttrera
Libro: Libro in brossura
editore: ABE
anno edizione: 2021
pagine: 124
I. Le Calabrie divise fra Napoli, Sicilia e Trinacria II. Del Balzo stacca «Taurento» e Sicilia citra: Principato Teate III. L'eredità di Federico: l'isola di Trinacria IV. Manfredi III: il vicario-viceré di Palermo capitolo i Trattative fra consuoceri - L'ascesa della famiglia Chiaromonte - Il declino della famiglia Durazzo - Le aspettative della Regina madre - Il Consiglio invia gli ambasciatori in Sicilia - Gli onori di Manfredi III che accettò il patto capitolo ii La bella siciliana e l'amore negato - Il Vicario impegna la figlia senza il Sì del Papa - Il monito degli Angioini lanciato al Conte - Le lacrime di Costanza per l'amato garzone - L'ultima notte nelle braccia del fidanzatino capitolo iii Il matrimonio del secolo - La partenza della sposa carica d'oro - Il saluto alla Sicilia e all'amore perduto - Costanza e la sua dote sulla barca del Viceré - La parola data per le nozze decise tre volte - Bonifacio investe Ladislao: ora lo sposalizio capitolo iv I reali a Gaeta: 3 anni di guerra - L'incoronazione a maggio del 1390 - Re a 14 anni coi magni viri delle ex Vicarie - Arriva la sconfitta e Margherita spende tutto - Il nemico é a Napoli: la dote per combatterlo - La guerra s'attenua, ma muore Manfredi - I 4 vicari siciliani allontanano gli Aragonesi - Manfredi muore, Re Martino invade la Sicilia - La riconquista di Ladislao: i Giustizierati capitolo v La regina ripudiata - Costanza perde l'eredità e anche il fratello - Le dicerie sulla madre vedova giunte a Corte - Il papa annulla il matrimonio - Margherita fa ripudiare la sposa dal Re - Enrico ritrova l'amata: si nasconde in convento - Costanza ripudiata promessa al suo ministro - Il vero amore di Ladislao si chiama Gesualdo capitolo vi De Capua ministro e sposo riparatore - La Regina retrocessa a Contessa - Enrico scompare: le nozze con De Capua - La sposa dal suocero che resta ucciso - Costanza resta col Conte, Ladislao si risposa - Il nuovo Regno di Dio a Neapulia di Napoli - 1410, torna il Regno di Sicilia a Castelnuovo - La novella di Masuccio già nata in questi anni - Nasce Maria e Andrea parte per Otranto capitolo vii Principessa d'Altavilla a Sepino - Principi e Conti d'Altavilla di Sepino - Gli ultimi anni di vita trascorsi a Riccia - Peste a Salerno: muoiono Margherita e il Re - Costanza è madre alla morte di Ladislao - La Principessa di Sepino seppellita a Riccia.
Margarita. Margherita d'Angiò di Durazzo. Volume Vol. 2
Arturo Bascetta, Sabato Cuttrera
Libro: Libro in brossura
editore: ABE
anno edizione: 2021
pagine: 124
Ella era Margherita, Regina vedova di Carlo III Durazzo e madre dell'erede Ladislao. L'altro che le stava seduto accanto, «dall'aria imbarazzata che aveva, dai modi suoi umili e servili, dalla fisonomia, sebbene scaltra, alquanto triviale», non era nobile, né cortigiano. Diceva la Regina: - Anche io e mio figlio siamo padroni di un Regno assai più grande della Sicilia, e ciò non ci toglie di essere affatto privi di danaro, e più poveri di qualunque mai. Margherita, dopo aver tanto patito e cercato «con tutti i mezzi possibili di vantaggiar le sue cose e quelle del suo partito, credette, che molto a ciò poteano contribuir le ricchezze e l'autorità». E non volendo farsi vincere da Manfredi in magnificenza e splendore, «fece trovare preparativi colossali. Convocò tutti i baroni suoi partigiani, i quali vennero con gran lusso d'abiti, d'armi e di gioie insieme alle loro mogli. Ella prese subito posto in una barca coperta di drappo d'oro, insieme al figlio del Principe di Riccia Andrea, al Duca di Sessa, ai Conti di Campobasso e di Loreto, e andò ad incontrare la fidanzata del figlio insieme a tutti i cortigiani. Margherita ci teneva alla Corte. Quando tutti i cavalieri furono fatti prigionieri non esitò a spendere l'intero tesoro della nuora per pagare il riscatto agli Angioni. La salvezza del reame ebbe un costo elevato, tale da dissanguare le casse di un re ancora sen za corona, ma ebbe i papi avversi, ma tutto il popolo dalla sua parte che lo elesse Re di Neapulia per acclamazione del governo dei Magni con la rinascita della Signoria di Napoli. Margherita fu l'artefice di tutto, dei matrimoni come dei divorzi del figlio dalle regine consorti. Né mancò di macchiarsi di sangue, quando fu il trono a richiederlo, per quella corona che lei non mise, pur essendo sovrana di almeno tre regni, sempre relegata a Gaeta. E quando le fu permesso di tornare a Napoli, era già ora di dire addio a questo mondo, nel suo Palazzo salernitano di Acquamela, dove si fece condurre dopo che i medici le assicurarono che, stavolta, per da maledetta peste, non vi avrebbe fatto più ritorno.