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Astrolabio Ubaldini: Civiltà dell'Oriente

La veglia, il sogno, l'essere. Il sé e la coscienza nelle neuroscienze, nella meditazione e nella filosofia

Evan Thompson

Libro: Libro in brossura

editore: Astrolabio Ubaldini

anno edizione: 2022

pagine: 456

“La veglia, il sogno, l’essere” è il culmine di una vita di riflessione su interrogativi esistenziali fondamentali: chi sono io? Che cos’è il sé? Che relazione c’è tra il sé e il fatto di essere coscienti? L’autore, studioso di religioni e filosofie dell’Asia, di filosofia occidentale e di scienze cognitive, durante gli ultimi venticinque anni ha condotto ricerche nell’ambito della filosofia della mente e delle scienze cognitive spinto da una domanda fondamentale: “La coscienza, anche nelle sue forme più sottili, trascende realmente il corpo vivente e il cervello?”. Tentando di fornire una risposta, questo lavoro pone a confronto le analisi delle ultime ricerche neuroscientifiche sul sonno, il sogno, gli stati meditativi, le esperienze extracorporee e le esperienze di premorte con illuminanti interpretazioni dei concetti dottrinali e filosofici asiatici classici. Thompson mostra in che senso il sé non è un’entità statica, ma un processo in continuo mutamento, e ne descrive le trasformazioni facendo dialogare insieme neuroscienze, filosofia e narrazioni personali. In questo percorso le esperienze contemplative gettano luce sulla ricerca scientifica, e le prove scientifiche arricchiscono la vasta conoscenza acquisita dalle tradizioni contemplative. Nelle parole di Stephen Batchelor, che firma la prefazione al volume: “Thompson incarna un movimento storico e culturale che spazza via la distinzione tra ‘Oriente’ e ‘Occidente’, sostituendola, si spera, con una comprensione più globale di ciò che significa essere pienamente umani”.
38,00 36,10

Cosa, come, perché. Una risposta alle domande sul buddhismo la meditazione e la vita consapevole

Henepola Gunaratana

Libro: Libro in brossura

editore: Astrolabio Ubaldini

anno edizione: 2022

pagine: 268

Nulla è più prezioso per un praticante che trovarsi in presenza di un grande maestro e rivolgergli in prima persona le domande più urgenti riguardo al proprio percorso spirituale. Non meno prezioso, per chi non ha avuto quel privilegio, è poter accedere alle risposte che il maestro ha dato ad altri studenti di meditazione. Quanto sforzo è necessario per meditare? Come gestire il dolore e la gioia durante la meditazione? Quale rapporto intercorre tra distacco e compassione? Chi sono gli amici spirituali? Quali sono i pericoli dell’attaccamento? Che rapporto c’è tra buddhismo e psicologia occidentale? Come gestire la paura e la rabbia? Come affrontare la morte e la perdita di chi si ama? È qui condensato mezzo secolo di risposte che Bhante Henepola Gunaratana ha dato nel corso di ritiri e interviste, dal vivo o per e-mail. Il lettore vi troverà tutto l’umorismo, l’onestà e l’erudizione di Bhante G., noto tanto per la chiarezza delle istruzioni e dei consigli sulla meditazione, quanto per la conoscenza approfondita dei testi del canone pāli, che cita a memoria nella lingua originale. Grazie a una funzionale organizzazione per temi, chi si è appena accostato alla meditazione di visione profonda (vipassanā) troverà in questo testo una guida accessibile, mentre i meditanti più esperti potranno avvalersi di un valido sostegno nella pratica. Viene in queste pagine restituita tutta la spontaneità e l’immediatezza dello stile di Gunaratana, che si muove con leggerezza all’interno di una moltitudine di argomenti: dai principali insegnamenti del Buddha sulla meditazione e la pratica spirituale, allo stato attuale del buddhismo in Occidente, con numerosi riferimenti a esperienze e difficoltà personali: l’approdo negli Stati Uniti, i tentativi di estendere alle donne l’ordinazione monastica, l’impresa di fondare un monastero della foresta sui colli del West Virginia e persino l’origine del soprannome ‘Bhante G.’.
25,00 23,75

Meditare con Sri Nisargadatta. I discorsi originali in marathi

Jayashri Gaitonde

Libro: Libro in brossura

editore: Astrolabio Ubaldini

anno edizione: 2021

pagine: 256

In un’epoca in cui non esisteva la possibilità di registrare i discorsi di Nisargadatta, un ruolo di fondamentale importanza ebbero le persone che si occuparono di trascrivere le parole del Maharaj. Per circa vent’anni Nisargadatta parlò quasi tutti i giorni ai suoi discepoli presso la sua casa, divenuta il suo ashram, e Jayashri Gaitonde, assieme al marito Mohan, non mancò mai a un incontro. Colpita profondamente dalla forza penetrante di quelle parole, iniziò ad annotarle, portando avanti per anni un instancabile lavoro di trascrizione. Dopo la morte del maestro, riportò quegli appunti su un quaderno e si rese conto di aver raccolto un materiale di inestimabile valore. Il ruolo di discepoli come Mohan e Jayashri Gaitonde fu determinante anche per la diffusione dell’insegnamento Advaita Vedanta di Nisargadatta al di fuori dell’India. Inizialmente, poiché Nisargadatta parlava esclusivamente in marathi, ad assistere erano solo visitatori indiani. Fu il Maharaj stesso a chiedere a Jayashri e Mohan Gaitonde di tradurre le sue parole in inglese, in simultanea, non appena cominciarono a giungere all’ashram discepoli stranieri. L’ignoranza, spiegava il Maharaj, dipende dall’accettazione passiva di una conoscenza errata: con le sue parole cercava di eliminare quell’ostacolo in modo che la verità potesse riemergere. Bisognava solo ascoltare nel modo giusto: non c’era bisogno d’altro, nemmeno di pratiche o rituali. L’unica cosa che voleva dai suoi ascoltatori era che si liberassero totalmente dell’ignoranza, e offriva loro tutta la sua conoscenza, senza riserve. Secondo Jayashri Gaitonde, il beneficio che si può trarre ancora oggi dalla lettura delle parole di Nisargadatta dipende solo dalla propria fede e concentrazione: esse hanno una forza tale da poter trasformare chi le legge.
23,00 21,85

Il loto bianco. Una spiegazione della «Preghiera in sette versi» a Guru Padmasambhava

Jamgön Mipham

Libro: Libro in brossura

editore: Astrolabio Ubaldini

anno edizione: 2021

pagine: 156

Jamgön Mipham commenta in questo testo la famosa “Preghiera in sette versi a guru Padmasambhava”, potente espressione devozionale della tradizione dzogchen, cogliendone i significati più profondi. La figura di Padmasambhava, il ‘Prezioso Guru’, è di importanza fondamentale per la diffusione del buddhismo in Tibet nell’VIII secolo. Venerato nella scuola Nyingmapa come secondo Buddha, ha espresso molti dei suoi insegnamenti sotto forma di tesori nascosti (terma). Tra le preghiere a lui rivolte la più importante è di certo la “Preghiera in sette versi”: non solo perché è una potente invocazione, ma perché ogni sua parola è pervasa da un significato nascosto. Mipham Rinpoche mostra come questa preziosa invocazione contenga tutto il Mantra segreto in forma concentrata. Il suo commento si snoda su un triplice piano: viene dapprima analizzato il significato esteriore, o letterale, poi quello interiore e infine viene disvelato quello segreto, o esoterico. L’invocazione guida a una dimensione di verticalità e ascesi, in cui la mente contempla aspetti sottili della realtà che a poco a poco si offrono al discepolo che sia pronto a entrare nella visione. È probabile che il testo sia un terma della mente, sorto all’improvviso nel flusso mentale di Jamgön Mipham, e come tale costituisca di fatto un insegnamento dello stesso Padmasambhava. La natura sublime del testo potrà illuminare il percorso di praticanti e studiosi che sentano una connessione spirituale con questa tradizione.
14,00 13,30

Purna yoga. Lo yoga integrale

Aurobindo (sri)

Libro: Libro in brossura

editore: Astrolabio Ubaldini

anno edizione: 2021

pagine: 344

Una raccolta inedita di testi e lettere attraverso cui il lettore può per la prima volta percorrere passo dopo passo le diverse tappe della formulazione del sistema di yoga integrale (pūrṇa yoga) elaborato da Sri Aurobindo nel corso di tutta la sua vita. La selezione, accompagnata da un lungo e ricco saggio introduttivo, è basata interamente sui suoi scritti e conduce a una comprensione limpida e completa del suo sistema di yoga. Emergono chiaramente, dal ragionato accostamento di testi e lettere, le diverse fasi del processo di formulazione del pūrṇa yoga. Nella Prima parte viene interamente tradotto Sapta Catuṣṭaya (Le sette tetradi), testo fondamentale che offre al lettore una sorta di tavola sinottica del pūrṇa yoga. Sebbene mai pubblicato durante la vita di Sri Aurobindo, e addirittura considerato a lungo uno scritto minore, Sapta Catuṣṭaya contiene la prima esposizione completa degli elementi costitutivi dello yoga integrale. Seguono una serie di testi rappresentativi di una successiva esposizione del sistema: un passaggio cruciale dalla Sintesi dello yoga (il decimo capitolo della quarta parte, “Gli elementi della perfezione”), il saggio La Madre e il venticinquesimo capitolo di La vita divina, “La triplice trasformazione”. Nella Seconda parte sono raccolte numerose lettere, strumento prezioso con cui il maestro parlava ai discepoli durante il periodo del suo ritiro a Pondicherry. La selezione tematica illumina argomenti trattati nella Prima parte del volume. Completano la raccolta due brevi testi: “La coscienza supermentale del tempo”, bozza di un ulteriore capitolo della Sintesi dello yoga non incluso nell’edizione ufficiale, e “La discesa della forza e l’apertura dei cakra in Savitri”, un passaggio brevissimo del poema epico Savitri, molto significativo nel contesto del volume.
29,00 27,55

Osserva da vicino. Le quattro applicazioni della presenza mentale

B. Alan Wallace

Libro: Libro in brossura

editore: Astrolabio Ubaldini

anno edizione: 2021

pagine: 304

Le quattro applicazioni della presenza mentale sono al centro degli insegnamenti di base del Buddha sulla coltivazione della visione profonda (vipaśyanā). Egli le descrive come un sentiero diretto in grado di condurre immediatamente alla liberazione, alla guarigione totale e irreversibile di tutte le afflizioni mentali. Il Buddha formulò le quattro applicazioni strette della presenza mentale come un antidoto ai quattro fraintendimenti abituali che generano sofferenza nella vita di ogni giorno: confondere l’aggregazione dei fenomeni fisici e mentali che chiamiamo ‘corpo’ con la dimora di un sé reale; scambiare per vera felicità i sentimenti suscitati dalle apparenze fenomeniche; considerare la mente come un sé reale; prendere le apparenze fenomeniche per oggetti reali. Una vita basata su questi comuni fraintendimenti alimenta inconsapevolmente un circolo vizioso di sofferenza. Al contrario, un’attenta presenza mentale al corpo, ai sentimenti, agli eventi mentali e a tutti i fenomeni permette di osservare con chiarezza sempre maggiore la vera natura di queste cose, e di scoprire che sono illusorie, non reali, mere designazioni del linguaggio. La capacità di coltivare e sostenere la presenza mentale offre profondi e indiscussi benefici nella vita di tutti i giorni. In questo libro le quattro applicazioni della presenza mentale riguardanti il corpo, i sentimenti, gli eventi mentali e i fenomeni vengono analizzate singolarmente e corredate di un cospicuo numero di meditazioni guidate. Grazie alla sua esperienza come monaco, come studioso e come contemplativo, Wallace offre al lettore una sintesi particolarmente efficace di un’ampia gamma di pratiche provenienti dalle tradizioni buddhiste theravada, mahayana e dzogchen. Un testo adatto anche a chi si avvicina per la prima volta a queste potenti meditazioni trasformative.
29,00 27,55

Alla ricerca della mente. Testi del buddhismo chán cinese di epoca Tang

Aldo Tollini

Libro: Libro in brossura

editore: Astrolabio Ubaldini

anno edizione: 2021

pagine: 316

Il buddhismo chán si sviluppò fra l’inizio del VII e i primi anni del X secolo, un’epoca particolarmente originale e creativa nella quale furono prodotti testi di ineguagliata profondità. Questo volume presenta la traduzione di una selezione di brani rappresentativi del periodo, corredati dagli originali in cinese, insieme a una ricostruzione della nascita e delle evoluzioni della scuola, utile a inquadrare i testi nella loro dimensione storico-religiosa. La ‘ricerca della mente’, tema ricorrente degli scritti, coincide con il perseguimento dell’illuminazione; ‘trovare’ la mente equivale a trovare l’illuminazione. Ma il percorso verso l’illuminazione, o la realizzazione, il perfezionamento spirituale che sfocia nella saggezza, non è un andare verso un luogo o una dimensione altra, bensì un ritornare, un viaggio a ritroso verso il luogo originale da cui l’essere umano è partito. La concezione fondamentale che permette di comprendere questo atteggiamento è che l’essere umano, ma in senso più ampio tutta la realtà, è originariamente illuminato. L’illuminazione quindi sarebbe già data, e nel corso della vita, a causa delle contaminazioni che si accumulano, verrebbe oscurata e dimenticata, pur rimanendo pura nella sua essenza. Riportarla alla luce e far sì che splenda incontaminata come in origine è il percorso di autoconsapevolezza che i seguaci della Via debbono intraprendere. Da qui discende la visione della pratica, ovvero l’abbandono del proprio sé contaminato. La comprensione improvvisa che porta all’illuminazione non può che essere intuitiva e non razionale, un insight dentro la propria natura che fa riscoprire la mente originaria. Lungo questo percorso traspare l’insistenza su un atteggiamento di non coinvolgimento, di ritiro dal mondo e di acquietamento delle passioni, che pur derivando dall’insegnamento buddhista, trova un solido sostegno nelle dottrine autoctone del daoismo, cui spesso si fa riferimento.
24,00 22,80

Scienza e filosofia nei classici buddhisti indiani. Volume Vol. 1

Gyatso Tenzin (Dalai Lama)

Libro: Libro in brossura

editore: Astrolabio Ubaldini

anno edizione: 2021

pagine: 490

Da oltre un millennio le scoperte dell’India classica sono una risorsa di vitale importanza per il popolo tibetano, e la scienza buddhista e le sue intuizioni continuano ad avere una grande rilevanza anche per noi e per il nostro tempo. Questo è il primo di quattro volumi concepiti e introdotti dal Dalai Lama, un’opera che costituisce un compendio delle indagini scientifiche e filosofiche del buddhismo indiano sulla natura della realtà. Thupten Jinpa, studioso tibetano di scienze religiose e di filosofia orientale e occidentale, curatore della serie, muove da queste considerazioni: “L’attuale disciplina della storia delle idee, specialmente la storia della scienza, è innegabilmente eurocentrica e l’attenzione che viene dedicata alle civiltà al di fuori del mondo occidentale è ancora modesta. Questo volume documenta chiaramente la sofisticata tradizione di pensiero scientifico dell’India, con le sue indagini sulla teoria atomica, la relatività del tempo, il concetto di universi multipli, lo sviluppo embrionale, la funzione del cervello e i microrganismi all’interno del corpo umano”. Questo lavoro apre una preziosa possibilità di accedere alle analisi e ai grandi risultati conseguiti dalle ricerche scientifiche e filosofiche del buddhismo indiano, offrendo così validi spunti per instaurare un confronto interculturale più completo tra il pensiero scientifico dell’India classica e l’Occidente. Prefazioni di Thupten Jinpa, Ian Coghlan, Fabrizio Pallotti e Angelo Gemignani. Introduzione di Sua Santità il Dalai Lama.
36,00 34,20

Gli yoga tibetani del sonno. Illuminare la vita attraverso il sogno lucido

Andrew Holecek

Libro: Libro in brossura

editore: Astrolabio Ubaldini

anno edizione: 2020

pagine: 292

Il buddhismo tibetano ha esplorato gli stati di coscienza del sogno e del sonno per più di mille anni, con l’intento esplicito di comprendere a fondo la vita e la morte. Il sogno e il sonno svolgono un ruolo rilevante nel sentiero della crescita psicologica e spirituale, e possono essere usati come veicolo di liberazione e risveglio. È quanto rivela la preziosa tradizione filosofica e spirituale degli yoga tibetani, qui presentata e arricchita con le intuizioni e i metodi della moderna disciplina occidentale sul sogno lucido, la capacità di destarsi e rimanere pienamente coscienti all’interno di un sogno. Dapprima sono illustrate in modo semplice e accessibile le tecniche occidentali moderne e le tecniche orientali tradizionali per suscitare l’esperienza del sogno lucido. Attraverso queste pratiche e la coltivazione di alcune basilari meditazioni diurne, come la presenza mentale e la ‘forma illusoria’, il sogno lucido diventa un’adeguata introduzione all’esperienza dello yoga del sogno, l’unione con gli aspetti più profondi del sé. Le fasi dello yoga del sogno si dirigono al cuore dei luoghi più profondi e oscuri del nostro essere, agendo in modo diretto sull’‘ignoranza’, o sonno spirituale, che è alla radice del dolore dell’esistenza. In definitiva, il punto d’arrivo di tutte queste pratiche e della visione buddhista che le sottende è il risveglio dall’illusione che crea il samsara, il mondo convenzionale pieno di insoddisfazione e sofferenza, e il conseguimento del nirvana, l’illuminazione. Prefazione di Stephen LaBerge.
28,00 26,60

Il maestro zen Yunmen. La vita e i detti essenziali

Urs App

Libro: Libro in brossura

editore: Astrolabio Ubaldini

anno edizione: 2020

pagine: 214

Ai piedi del monte ‘Porta delle nuvole’ (Yunmen-shan), nella Cina meridionale, sorge un monastero fondato più di mille anni fa dal monaco chan Yunmen, che divenne famoso come ‘il maestro del monte Yunmen’. Yunmen Wenyan (864-949 circa) visse durante la tarda epoca Tang, il periodo classico dello zen cinese: un’epoca in cui avvenne un importante cambiamento nel rapporto tra maestro e discepolo. Invece di limitarsi a ripetere e commentare le parole del Buddha, i maestri stessi cominciarono a parlare, dimostrando l’insegnamento con l’azione: scherzando, raccontando aneddoti e parlando in gergo, senza farsi scrupolo di utilizzare il bastone e imprecare, in quello che diverrà lo stile tipico dello zen. Si dice che Yunmen avesse una memoria straordinaria e che fin da bambino fosse capace di ricordare interi testi buddhisti avendoli letti solo una volta. Dopo aver preso i precetti studiò con Muzhou e con Xuefeng, e insegnò a sua volta per trent’anni: nel 923 diede il via alla costruzione del monastero presso il monte Yunmen. Rimangono oggi due lastre di pietra dell’originaria struttura, le cui iscrizioni sono la fonte più importante per la biografia del maestro. I detti di Yunmen sono stati e sono tuttora fonte di ispirazione per generazioni di studenti dello zen cinese, giapponese e coreano. Urs App offre qui un’ampia selezione dai suoi discorsi e dialoghi, traducendoli per la prima volta a partire dalla “Raccolta di Yunmen”, redatta nel corso di diversi secoli sulla base delle note dei suoi studenti; la raccolta fa parte di una più vasta antologia intitolata “Raccolta dei detti dei saggi antichi”, del 1267. Arricchisce la selezione una lunga parte introduttiva, in cui App non solo illustra la vita e l’insegnamento di Yunmen, ma fornisce al lettore un quadro estremamente chiaro e approfondito del chan, progenitore cinese dello zen.
20,00 19,00

Mindfulness e insight. Il metodo Mahāsi

Mahasi Sayadaw

Libro: Libro in brossura

editore: Astrolabio Ubaldini

anno edizione: 2020

pagine: 256

Non un manuale in base al quale misurare il proprio livello di pratica, ma un metodo per sondare in profondità, passo dopo passo, la realtà dell’esperienza umana: è il materiale prezioso qui proposto dal grande erudito Mahāsi Sayadaw, tra gli storici maestri di meditazione attraverso cui il buddhismo cominciò a diffondersi in Occidente. Fondatore nel 1949 del Mahāsi Meditation Center a Yangon, in Birmania, ebbe un ruolo fondamentale nell’apertura della pratica meditativa ai laici e alle donne: nel suo centro si radunarono centinaia di allievi, laici e monaci, birmani e stranieri, che si dedicavano per periodi intensivi alla pratica della meditazione di visione profonda fondata sulla stabilità della presenza mentale (satipaṭṭhāna vipassanā). Il metodo di Mahāsi Sayadaw si distingue per la semplicità delle istruzioni, che lo rendono adatto anche a chi non dispone di una vasta conoscenza dottrinale degli insegnamenti del Buddha, e per la dettagliata chiarezza con cui insegna a monitorare la continuità della presenza mentale e il grado di concentrazione necessario a sviluppare la visione profonda. Vengono esaminati tutti i passaggi più importanti del cammino: vedere la correlazione tra corpo e mente; osservare la verità del cambiamento che si produce quando si nota il sorgere di sensazioni, pensieri ed emozioni; prendere atto della natura effimera di ogni cosa che viene vista, così come di chi la guarda; scoprire che non c’è nulla su cui contare, con tutta la paura e lo sconforto che ne segue; ed emergere infine nella vasta pace dell’equanimità. In Mahāsi Sayadaw, conoscitore profondo al tempo stesso della dottrina e della pratica buddhista, il riferimento ai testi canonici è costante: oltre ad essere autore di molti scritti in lingua pali e birmana, fu supervisore di un’autorevole edizione del Canone pāḷi, completa di commentari principali e secondari, ancora oggi ampiamente in uso e tenuta nella massima considerazione in tutto il mondo del buddhismo theravāda. Prefazione di Sharon Salzberg. Introduzione di Steve Armstrong.
24,00 22,80

Jo Mo. Donne e realizzazione spirituale in Tibet

Carla Gianotti

Libro: Copertina morbida

editore: Astrolabio Ubaldini

anno edizione: 2020

pagine: 206

In continuazione ideale con il volume "Donne di illuminazione", pubblicato dall'autrice in questa stessa collana, vengono qui tradotte per la prima volta dall'originale tibetano le brevi agiografie di ventiquattro jo mo, contenute in un testo non posteriore al XIII secolo intitolato "Storia delle ventiquattro jo mo". Discepole del noto maestro buddhista tantrico indiano Dampa Sangye (morto nel 1117), queste ventiquattro venerabili ebbero un posto particolare nella cerchia di discepoli e discepole che il maestro raccolse attorno a sé nel Tibet meridionale. Se pure nella tradizione buddhista tibetana il termine non indica un particolare stadio di ottenimenti spirituali, molte di queste jo mo furono adepte straordinarie, che condussero una vita di profonda devozione e preghiera, lontane dal mondo e dissimulando la loro vera identità. Dall'agiografia dedicata al maestro Dampa, poi, ci sono pervenuti alcuni 'canti spirituali' o 'canti di realizzazione' di particolare bellezza e finezza poetica, attribuiti a tre jo mo sue discepole, unitamente ad alcune istruzioni spirituali del maestro alle sue 'figlie del cuore'. Come scrive il bodhisattva Kunga, il discepolo di Dampa che avrebbe ricevuto direttamente dal maestro l'incarico di compilare la raccolta, "la Storia delle ventiquattro jo mo è un racconto assolutamente autentico, scritto come messaggio per le donne delle future generazioni". Tale messaggio assume una valenza particolarmente significativa se contestualizzato nell'orizzonte sociale e religioso in cui si dipanano le narrazioni delle jo mo: quello di una cultura che non ha tramandato, se non in rari casi, il sapere delle donne devote, e che dunque non ha purtroppo saputo fare memoria dell'esperienza delle donne per produrre tradizione spirituale. Solitamente chi non ha voce, non ha storia: la parola e la memoria sono un privilegio. Grazie a questi testi un'esile eco è giunta fino a noi, in margine.
16,00 15,20

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