Aulino

La principale festa popolare di Sciacca, diventata uno dei grandi eventi della Regione Sicilia, mancava di una sistematica registrazione su basi storiche: nonostante il Carnevale di Sciacca costituisca un fatto culturale variegato (con i suoi copioni, gli originali costumi, le musiche avvincenti e gli inni a tema), di esso non rimane una adeguata memoria storica, rappresentabile con materiale di vario tipo. In tal senso, quest'opera non ha la pretesa di aver ricostruito tutto il divenire epistemologico del Carnevale di Sciacca, ma sicuramente di aver agito con ordine e metodologia per una chiara rappresentazione storica della festa che risulterà utile sia a chi vi ha lavorato, sia a chi lo volesse studiare dall'esterno. Il presente lavoro nasce, infatti, da una sistematica ricerca di documenti e testimonianze che evidenziano gli aspetti antropologico-culturali della festa, le sue peculiarità e il suo sviluppo storico. All'interno tutto il repertorio, anno per anno, dei carri allegorici, dei minicarri e dei gruppi mascherati che si sono presentati al carnevale, con i nomi dei protagonisti.

L'opera di Liotta, dedicata "Ai Siciliani di ieri e di oggi" si svolge, tra storia e fantasia, su un palcoscenico temporale che va dalla fine del Vespro Siciliano, marzo 1292, alla metà del Seicento. L'idea è scaturita, allo storico Raimondo Lentini, dal ritrovamento di documenti medievali inediti (ASP, Archivio Moncada di Palermo). Tali documenti così intriganti e coinvolgenti: matrimonio non consumato, adulterio, sesso, annullamento, stupro sono atti notarili redatti parte in latino e parte in siciliano medievale che, tra l'altro, rappresentano anche una preziosità linguistica.

"Quanto prima apparteneva solo a se stesso, rappresentava il suo segreto, inafferrabile come lo scorrere del tempo, adesso viene carpito dalla sua mano, fissato nella scrittura per sempre. Ad un certo punto della sua vita l'autore decide di consegnare le sue riflessioni mediante questa silloge. Una raccolta di poesie che sembra essere la voce di un'anima che volutamente si mette a nudo, toglie la sua maschera, per condividere con l'umanità quanto è rimasto sopito, sconosciuto, sommerso nel fondo della coscienza."

"Zero blu jeans" è la seconda raccolta di poesie di Francesca Santangelo. Nella silloge gli elementi della natura si fanno momenti di una ricerca esistenziale, di una crescita che prescinde dall'età: è il percorso di un'anima verso la consapevolezza di sé. Attraverso i tanti elementi naturali che la ispirano, la accompagnano e la fanno vivere, esprime un certo idealismo come ricerca di verità, di profondità.

Un racconto breve in cui l'autore recupera il dialetto di alcuni avi in una narrazione fantastica ambientata nella Sicilia della sua immaginazione.

La vita di ognuno di noi è segnata da stagioni diverse, ognuna delle quali segnata da piccole o grandi storie, incontri, emozioni, paure, rimpianti, sconfitte, gioie e amarezza; non tutte sono uguali, qualcuna è più forte delle altre e la portiamo dentro di noi come un segreto, un tesoro da salvaguardare, uno spazio dell’anima e del cuore a cui ritornare quando la vita ci opprime e ci relega in ambiti non voluti… sofferti… ci impone sconfitte… È proprio in quei momenti che pensiamo alle stagioni della nostra esistenza a quelle che non possiamo e non vogliamo dimenticare… È come intraprendere un viaggio nel tempo, nello spazio, nella memoria… un viaggio dentro e fuori di noi nel quale ritroviamo passato, presente e futuro… e tutti coloro che lo hanno vissuto con noi…

Questo libro è un inno all’amore, quello vero, puro, sincero, un amore che solo poche volte emerge dalle tragedie della vita. Johnny ama Lisa che lo ricambia con tutta se stessa, offrendo la sua giovane vita di ragazza timida e impreparata a un amore così intenso, un amore così forte che nessuno, neanche il tempo, potrà scalfire. Tutte le donne sognano un Johnny che in sella a un “cavallo bianco” le rapisca e le porti in un castello dorato dove nulla potrà mai far loro del male. Purtroppo non sempre è così, gli uomini non cavalcano cavalli bianchi e non sempre sono principi che vivono in castelli dorati, il più delle volte sono “orchi” che uccidono le donne, le madri, le figlie, perché per loro amare significa possedere, significa prendere una vita e buttarla come cartastraccia, significa solo non amare! Uomini imparate ad amare! Prendete esempio da Johnny... Si può fare, si deve fare.