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Einaudi: I coralli

Un cagnolino per Efrat-Il topolino di Tamar e Gaia

Abraham B. Yehoshua, Altan

Libro: Copertina rigida

editore: Einaudi

anno edizione: 2005

pagine: 89

Efrat vorrebbe un cagnolino, ma i genitori sono contrari. Un cane in un appartamento? Non è possibile. Eppure, un giorno, appare in casa un grosso cane peloso. Chi sarà mai? Tamar e Gaia, invece, hanno un problema diverso: un topolino dispettoso si è stabilito nella loro cucina. Per catturarlo, ci vorranno una trappola e molta furbizia. Con questi due racconti, illustrati con spirito e sensibilità da Altan, Yehoshua si avventura in un territorio inedito per lui, facendo un regalo ai figli e ai nipotini dei suoi lettori e, naturalmente, ai lettori stessi. Età di lettura: da 5 anni.
12,80 12,16

Niente di serio, ma vediamo

Claudia Valeriani

Libro: Libro in brossura

editore: Einaudi

anno edizione: 2025

pagine: 184

«Così, gambe incrociate sul divano, telefonino tra le mani, a cinquant’anni inizio a credere di averne venti. Da compiere. Fino al punto da non capire più la differenza». Sara ha un divano comodo, molte confortevoli abitudini, due gemelli adolescenti e un matrimonio fallito alle spalle, quando da un giorno all’altro decide di mettersi in gioco. E per lei mettersi in gioco, all’inizio, significa proprio giocare: iscriversi a un’app di appuntamenti e scegliere, tra le varie opzioni del tipo di relazione, “Niente di serio, ma vediamo”. Però quello che scopre – e che ci racconta con la sua voce irresistibile, ironica e ferita – è un garbuglio tutto da districare. Dentro di lei e nel mondo. Il primo è Jacopo, ma poi vengono Rino, Vincenzo, Ricky, Federico, Sergio, David, a bucare la routine di Sara con i loro pregi, difetti, mani, occhi, e una sfilza di messaggini che la sorprendono o la irritano. Sara passa da un incontro all’altro raccontandoci tutto con verve e ironia. Fare sesso con un tipo molto tatuato diventa ad esempio un’esperienza di realtà aumentata, «visto che appena si sdraia su di me le pantere nere e i leoni a fauci spalancate tatuati sul petto iniziano a prendere vita davanti ai miei occhi, dilatandosi a dismisura man mano che si avvicinano e restringendosi fino a sembrare piccoli e mansueti quando si allontanano, e via così, avanti e indietro al ritmo sempre più incalzante delle sue flessioni, fino a crearmi un’illusione psichedelica che per fortuna mi fa distrarre con un’altra storia, fatta di giungle selvagge e teatri delle ombre, animali esotici, tigrotti della Malesia e perle di Labuan. E il tempo vola». Sara dunque gioca. Ma i giochi, si sa, sono tremendamente seri. E la giostra, che lei all’inizio immagina come una tranquilla ruota panoramica, si rivela una montagna russa da cui non riesce più a scendere. Il racconto degli appuntamenti diverte e spiazza sempre, grazie alla scrittura scoppiettante, vorticosa, eppure si percepisce in sottofondo una nota amara, il desiderio di colmare un vuoto indefinito. Tra le righe si snoda un’avventura sussurrata che è tutta interiore e che fa emergere una donna molto contemporanea, viva, piena di contraddizioni. La sua è una storia ancora da decifrare, fatta di desideri e mancanze. Perché in questo romanzo c’è molto, molto di più di quello che appare.
17,50 16,63

Atlante degli abiti smessi

Elvira Seminara

Libro: Libro in brossura

editore: Einaudi

anno edizione: 2025

pagine: 184

«Ti chiedi come ha fatto la seta a resistere intorno al cuore che precipitava. Ci sono vestiti che reggono i peggiori addii». Eleonora è fuggita a Parigi per trasmettere a sua figlia tutto ciò che ha: qualche consiglio, varie confessioni e, soprattutto, un armadio pieno di vestiti. Vestiti elfi o revenants, gonne volubili, abiti del presagio, camicette dalla voce allegra, da raccogliere in un inventario vivo, poetico, torrenziale: perché certi cataloghi sono animati e aiutano a vivere meglio, dentro e fuori di sé. «Vestiti che vogliono brillare, come le bombe». «Vestiti che hai paura a rimettere, perché quel giorno sei stata così felice». «Le vite non vogliono essere risparmiate. Ogni cosa, ogni corpo, non chiede che questo, sgualcirsi, logorarsi, cadere e ferirsi, sporcarsi e cicatrizzare, urtare, sanguinare, ricucire».
17,00 16,15

Clementina

Giuliana Salvi

Libro: Libro in brossura

editore: Einaudi

anno edizione: 2025

pagine: 336

Mentre la Storia impazza fuori dalla finestra, Clementina, giovane vedova con tre figli, deve reinventarsi il mondo. Sedere alla scrivania che è stata di suo padre e far quadrare i conti, per non deludere né i vivi né i morti. E così, utopista e femminista per istinto, Clementina mette su, tra le mura di casa sua, una scuola improvvisata e diversa da tutte le altre, cambiando il destino di decine di ragazzini e ragazzine in una Lecce che, nella prima metà del Novecento, sembra alla periferia di tutto. Ispirato alla storia vera della bisnonna dell’autrice, “Clementina” è un romanzo che non si dimentica, grazie alla forza di un personaggio estremamente contemporaneo: una donna «tutta gesti», viva, carismatica, inquieta, sempre in cerca di qualcosa, pronta a superare i confini della memoria famigliare e ad abitare la nostra. È il 1916, la Grande Guerra infuria e Clementina ha una sua personale battaglia da combattere. Suo marito Cesare, prima di morire, le ha fatto promettere che dovrà garantire ai loro figli la possibilità di realizzarsi, come avrebbe fatto lui. Così Clementina lascia Roma con Filippo, Emira e Francesco, e torna a vivere a Lecce nella casa di famiglia insieme alle due sorelle, Maria e Anna, cucite strette l’una all’altra da una complicità assoluta. È Germain, professore francese pacato e visionario, a suggerirle la strada per mantenere la sua promessa: se è stata lei a curare l’istruzione di Filippo, perché non aiutare nello studio anche altri ragazzini? E non come atto di carità, ma per lavoro? Quando, vincendo le proprie resistenze e quelle del suo tempo, Clementina decide di accettare i primi allievi, non immagina che insegnerà per più di vent’anni e fonderà nella sua casa una vera e propria scuola. Soprattutto non immagina che nel tentativo di aiutare i propri figli a realizzarsi, finirà per realizzare sé stessa. Molto tempo prima, Clementina era una ragazza che scriveva racconti, un’adolescente che voleva leggere e studiare e che secondo il padre «sarebbe stata un maschio perfetto», e poi una giovane moglie di poche parole e molti pensieri, capace di conquistarsi nella casa matrimoniale una stanza tutta per sé. Ma gli anni di Roma sono stati anche gli anni del grande dolore. Solo mettendo a punto il suo metodo d’insegnamento, empirico e tutt’altro che convenzionale, Clementina ritroverà quella parte di sé che aveva perso. Intanto la Storia del primo Novecento – il fascismo, la guerra – le arriva addosso, a volte con violenza, più spesso come un rumore di fondo. Mentre lei continua a fare la sua piccola, domesticissima, rivoluzione.
19,00 18,05

Gotico salentino

Marina Pierri

Libro: Libro in brossura

editore: Einaudi

anno edizione: 2025

pagine: 240

Che fare quando si eredita una casa infestata? Filomena, una «medium di provincia» che evoca fantasmi a sua insaputa, è pronta a scoperchiare il passato per capire chi è davvero. A patto di non prendersi troppo sul serio. Marina Pierri tiene per mano Shirley Jackson, e con coraggio la conduce nei territori cari a Tim Burton: solo così l’eleganza raffinata del romanzo d’appendice può prendere le forme e il ritmo di una serie tv. Una storia capace di attraversare e rovesciare i generi, popolata da spettri e da esseri molto umani. «Non devo più avere timore di me stessa, né di questo luogo che sono io. È la mia famiglia ed è la mia storia. Ho letto abbastanza racconti del terrore per sapere come funziona». Filomena Quarta – ex giornalista quarantenne, da poco orfana di padre – si ritrova all’improvviso in bolletta e con un’ingombrante eredità: la Dimora Quarta, un’enorme casa che appartiene da generazioni alla sua famiglia. Così, si vede costretta a lasciare Milano e la sua vita di prima per raggiungere Palude del Salento. L’idea è quella di rendere la casa – «perfettamente ammodernata, dieci camere da letto, a pochi chilometri dal Mar Ionio» – un sontuoso Bed&Breakfast. Questo, se solo la dimora non fosse parte del problema: è, da sempre, infestata. Del resto Filomena, quando era bambina, proprio tra quelle mura ha visto un fantasma. La “malumbra”, lo spettro rabbioso di una monaca oscura, è il motivo per cui Filomena a sei anni venne soprannominata dagli abitanti di Palude “la stria ca ite li muerti”, la bambina che vede i morti. E mentre i coetanei la emarginavano e gli adulti avanzavano improbabili richieste (colloqui con mariti defunti, tentativi di contatto con la cognata trapassata che sicuramente sa dov’è il plico del catasto, e persino la pretesa di avere i numeri buoni del Totocalcio), la famiglia Quarta ne approfittava per nascondere più a fondo le sue colpe. Ma oggi Filomena non è più una bimba sperduta, e non è più sola. Con lei ci sono le “fantasime” che suo malgrado è riuscita a evocare: Mary Shelley e Shirley Jackson, le regine del terrore, che si riveleranno indomite e fidate consigliere. In bilico tra la tradizione letteraria ottocentesca e l’andamento scatenato delle serie tv, Marina Pierri racconta di femminismo, legami famigliari, psicoterapia e patriarcato, sempre con intelligente leggerezza. Perché a volte basta poco per riappropriarsi di una libertà, di tutte le libertà, partendo dalla memoria e facendone un atto collettivo. Del resto, «c’è una cosa sola che desiderano le Ombre: essere viste».
17,50 16,63

Tremi chi è innocente

Barbara Frandino

Libro: Libro in brossura

editore: Einaudi

anno edizione: 2025

pagine: 208

Una famiglia può essere un piccolo universo. E se a raccontarla mentre esplode è un ragazzino di sedici anni con una voce trascinante, una testa fuori dal comune, una vita sociale ai minimi termini e un numero considerevole di mali immaginari, tutto si fa più mosso e imprevedibile. Il punto è che quando i desideri di Nico cominciano ad avverarsi, un uomo muore. Ma tutti nella sua famiglia hanno un movente per uccidere. E una vita piena di segreti e di colpe, di crepe e di bagliori. «Quello che non capisco è perché adesso ce ne stiamo qui a cercare di imbrogliarci a vicenda, a fingere di essere una famiglia normale, persone normali». Quando il cadavere di un uomo viene ripescato nel fiume, Nico è certo di sapere di chi si tratta. Per una ragione molto semplice: è stato lui a ucciderlo. O almeno così crede. Nel tentativo di ricostruire i fatti, per assolversi o condannarsi, si ritrova a scavare nelle bugie della sua famiglia e a cercare l’origine della loro infelicità, che come una malattia si è propagata e ha infettato ogni cosa. Persino i desideri. Magari tutto è cominciato quando suo padre, un ingegnere in cerca della felicità termodinamica, ha iniziato a riempire la casa di oggetti che lui stesso avrebbe voluto inventare. O quando sua madre, con un diploma di laurea che prende polvere in un cassetto, ha sognato di perdersi dentro i libri che ama e sparire per sempre. Oppure nel momento preciso in cui Nico ha guardato suo zio e ha temuto di somigliargli. O magari un motivo non c’è, succede e basta, che le vite precipitino. La certezza diventa presto una sola: per quella morte tutti avrebbero un movente, perché tutti hanno qualcosa da nascondere. A tratti crudele, a tratti ironica, sempre efficacissima, la scrittura è la vera arma di questo romanzo mondo. Un noir familiare che si legge d’un fiato, un ordigno perfetto che ci lascia intravedere la distanza minima tra chi siamo e chi potremmo essere.
17,50 16,63

La versione degli alberi

Stefano Mancuso

Libro: Libro in brossura

editore: Einaudi

anno edizione: 2024

pagine: 192

Nel mondo verde di Edrevia gli alberi parlano e camminano, a volte battibeccano, si amano, scrivono libri e li custodiscono in biblioteche splendenti, organizzano feste che durano settimane, si commuovono di fronte ai tramonti. Ma quando la loro casa è in pericolo, minacciata dalla crisi climatica, gli alberi possono anche decidere di partire e andare lontano, alla ricerca di risposte e soluzioni, di nuove alleanze e diversi orizzonti. E poi, dopo tanto viaggiare, scelgono di riferire ai compagni tutto ciò che hanno visto attraverso il più antico e prezioso dei metodi: il racconto. Dalla penna sapiente e giocosa di Stefano Mancuso, una nuova avventura ecologica che riguarda il destino del nostro pianeta. E quindi di tutti noi. Gli abitanti di Edrevia sono divisi in clan, e ognuno di loro abita in una zona ben precisa: le alture dei Gurra, la pianura dei Dorsoduro, la valle dei Cronaca, le colline dei Guizza e dei Terranegra. È una società in pace, quella degli alberi, con le sue assemblee moderate e intelligenti, i suoi tempi millenari, i suoi rituali e i suoi continui scambi d’informazioni attraverso le radici. Da qualche tempo, però, gli equilibri dei clan sono minacciati dalla crisi climatica: Laurin, Lisetta e Pino, i nostri amatissimi eroi, questa volta dovranno uscire da Edrevia e avventurarsi nel mondo di fuori, alla ricerca di una nuova casa per la tribù degli alberi. Un viaggio avventuroso e spericolato, pieno di incontri e di imprevisti. Sarà l’occasione per scoprire nuove società e nuovi modelli di vita, per attraversare deserti e scalare montagne, per mangiare dolcetti deliziosi e farsi nuovi amici che parlano dialetti incomprensibili. In una parola, per abbracciare il diverso. Perché se c’è una cosa che gli alberi sanno fare – e che provano a insegnarci – è adattarsi. Con il suo secondo romanzo, Stefano Mancuso torna ad aprirci le porte del suo mondo verde, allargandone ancora i confini: alla divertentissima comunità della Macchia e a quella perfetta dei Fitonidi, alla cosiddetta Microvalle con la sua portentosa biblioteca-labirinto e pure alla cupa terra dei Valdora, dove gli alberi sono diventati materia prima degli «esseri dannosi». Tra il romanzo picaresco e l’apologo, sempre con grande rigore scientifico, Mancuso ci racconta ciò che conosce meglio: la natura e le piante, il nostro più grande patrimonio.
17,00 16,15

Come diventare Anna Karenina (senza finire sotto un treno)

Eleonora Sottili

Libro: Libro in brossura

editore: Einaudi

anno edizione: 2024

pagine: 256

Scavalcare una corda rossa e poi mimare un insetto in volo, passeggiare con i sensi all’erta, arrampicarsi sugli alberi, nuotare nell’acqua gelata. Sembrano le attività di un campo scout, invece è un corso di scrittura. Almeno così diceva il volantino che Eleonora ha interpretato come un segno del destino. Ma il destino tende a contraddire le aspettative, e infatti a guidare il corso c’è un tizio belloccio che fa l’attore e sembra seriamente convinto che nella scrittura, e forse pure nella vita, la questione sia tutta lì: scavalcare o non scavalcare quella corda rossa. E se avesse ragione lui? Se provando a diventare la persona che vorrebbe essere, Eleonora potesse scoprire chi è davvero? Un libro allegro e inconsueto, che mescola le forme narrative e le voci, le trame dei grandi romanzi alle biografie dei loro autori. La storia di un’educazione letteraria (e sentimentale) avventurosa, un po’ sghemba e strenuamente spensierata. Eleonora, «trentadue anni, impiegata di concetto, sposata felicemente», da bambina ha scritto un romanzo sulle pecore che ha mandato in solluchero la mamma. Ed è stata proprio sua madre a piantarle in testa il sogno di diventare una scrittrice, ma da quel momento Eleonora non ha più buttato giù una sola riga, neppure sulle pecore, limitandosi a farsi fotografare di tre quarti con sguardo assorto come i grandi romanzieri. Veste di scuro, ha capelli e unghie fragili – e fragile sembra anche la sua felicità: si è impegnata talmente a non farsi sovrastare dal dolore, che adesso non sente più niente con chiarezza. Solo un disagio che ha imparato a ignorare, come si ignora una goccia d’acqua fredda che ti cola sul gomito mentre lavi i piatti. Quando finalmente si decide a frequentare un laboratorio di scrittura, scopre che i suoi compagni, un manipolo di studenti malinconici e sentimentalmente instabili, sono tutti come lei: aspiranti scrittori che però non scrivono mai. A guidarli c’è Enrico, che sembra materializzarsi giusto il tempo delle sue lezioni. Sarà perché fa l’attore, ma il suo metodo appare fin da subito poco ortodosso. Anziché farli scrivere, li obbliga a recitare nei panni di Romeo e Giulietta. A bruciapelo rivolge loro domande tipo: «Siete innamorati come Emma Bovary?», «Brillate come Anna Karenina?», «Sareste capaci di vivere nei boschi?» Spaesati, addirittura sospettosi, Eleonora e i suoi compagni si ritrovano così a studiare – e a copiare – le abitudini e le manie di Tolstoj, Mary Shelley, Stevenson e Conan Doyle, ma pure quelle dei loro personaggi. E intanto le loro storie si intrecciano, e qualcuno comincia a confondere i romanzi e la vita…
17,50 16,63

Animali notturni

Carlotta Vagnoli

Libro: Libro in brossura

editore: Einaudi

anno edizione: 2024

pagine: 168

Alla fine degli anni Zero, Milano è il centro dell’universo: appena cala il sole, una generazione intera si ritrova sottoterra a far festa fino all’alba. Sono anni di musica indie e serate leggendarie, di club con la selezione all’ingresso, di sbronze infinite e skinny jeans, di after quando fuori è già giorno e soprattutto di cocaina, tantissima cocaina. L’impero della notte è caotico e disperato, e proprio per questo non può durare. Quando G si getta nel vuoto dal sesto piano, è come se con lui venisse giù tutto quanto. Come se, dopo una lunga caduta, per gli animali notturni fosse arrivato il momento dell’atterraggio. Un romanzo sintetico e acido, che è insieme denuncia e grido feroce. Carlotta Vagnoli ha scritto senza mai provare pietà, neanche verso se stessa, ricordandoci a ogni pagina che nessuno di noi è davvero innocente. Se hai vent’anni negli anni Zero, le possibilità sono poche. Il mito del lavoro in giacca e cravatta, con mutuo e aspirazioni borghesi, è pura utopia. Vale anche a Milano, che però vive una doppia esistenza: di giorno è la città grigia degli uffici e del fatturato, dopo il tramonto diventa una metropoli seducente alla quale abbandonarsi. E allora, dato che il futuro non è più un’opzione, non rimane che la notte. E con la notte la musica, l’alcol, la cocaina, i pr, le cubiste, i buttafuori e le file davanti ai locali. È in queste serate che conosciamo Mick, il principe delle feste, e Mon Chéri, che si guadagna la vita facendo lap dance. E poi c’è una ragazza coi capelli rossi che in quel mondo luccicante e bizzarro vorrebbe disperatamente capire chi è davvero. Insieme agli animali notturni ci spostiamo in sciame: dai bar dove sbronzarsi ai club sotterranei, dall’aria umida dei night agli after negli appartamenti mentre fuori è già l’alba. L’obiettivo è partecipare a un party lunghissimo, infinito, perché se tutti quanti lo desiderano nello stesso istante, magari il giorno dopo il sole su Milano non sorgerà. Ma quando le persone cominciano a buttarsi dai palazzi, e quando la presenza di un predatore sessuale genera un clima di psicosi, gli animali notturni capiscono che il loro territorio è sotto attacco. Con la sicurezza di chi quegli anni se li è bevuti alla goccia, Carlotta Vagnoli cattura la fine di un’epoca e l’inizio di un’altra. Quando i cellulari avevano ancora i tasti veri, Facebook muoveva i primi passi e si restava in contatto su Myspace. Dopo aver trovato le parole più efficaci per raccontare il femminicidio e la violenza di genere, con questo romanzo lisergico Vagnoli dà voce a una generazione perennemente esclusa, sfruttata, messa da parte: quella dei millennials. La prima vera fotografia a frantumi di ragazze e ragazzi che qualcuno, un giorno, ha deciso di masticare e sputare via senza nemmeno guardare negli occhi.
16,50 15,68

Verso l’abisso fischiettando

Marco Presta

Libro: Libro in brossura

editore: Einaudi

anno edizione: 2024

pagine: 200

Alla oltraggiosa età di centotrentatrè anni, Enrico ha polverizzato due record: è l’uomo più vecchio del mondo, e proprio per questo il più odiato. Gli altri nascono, vivono e muoiono, lui invece no, continua imperterrito a esistere. Per il resto del genere umano è un’ingiustizia, un sopruso, un problema da risolvere in fretta. Tra programmi di protezione, attentati e complotti, nuove nipotine, amori tardivi e nude proprietà che non finiscono mai, la lunghissima esistenza di Enrico è sempre più in bilico sull’orlo dell’abisso. Ma lui, troppo vecchio anche per preoccuparsi, si siede in poltrona e fischietta, ci fa ridere e commuovere, rievoca le sue mille vite e respira a pieni polmoni tutto il tempo che gli rimane. Enrico è un maestro elementare in pensione, un uomo comune che ha avuto un’esistenza comune. È vecchio da morire, ma ancora piuttosto arzillo: le sue analisi farebbero invidia a quelle di un cinquantenne. Insomma, ci sarebbero tutti gli ingredienti per una vecchiaia infinita, pacifica, senza scossoni. Perché allora se ne sta asserragliato nel suo appartamento e non può nemmeno uscire a fare una passeggiata? Il problema è questo: Enrico è con tutta probabilità l’uomo più detestato del pianeta. Ogni giorno davanti a casa sua si organizzano picchetti e manifestazioni di protesta, con migliaia di persone che gridano il proprio risentimento nei suoi confronti. Lui continua a respirare mentre gli altri continuano a morire, e questo è un oltraggio imperdonabile. La sua diversità, come spesso accade con le diversità in generale, non viene tollerata. E così il nuovo Matusalemme trascorre le proprie giornate assistito dalla badante-vestale Eunice, dalla geriatra-paleontologa Maria e dall’ispettore Gizzi, che si occupa della sua sicurezza. Ma ormai anche le istituzioni sopportano a malapena la presenza di Enrico, diventato suo malgrado un grattacapo di ordine pubblico. Marco Presta è uno dei pochi scrittori «umoristi» del nostro tempo, capace di mescolare comico e tragico in un modo tutto suo, di farci ridere di gusto, di leggere il presente con ironia e intelligenza. Immaginatelo dar voce all’uomo più vecchio del mondo, alla sua storia paradossale, ai tre secoli che ha attraversato: il risultato è un libro irresistibile.
17,50 16,63

Tra il silenzio e il tuono

Roberto Vecchioni

Libro: Libro in brossura

editore: Einaudi

anno edizione: 2024

pagine: 184

C’è un’età della vita in cui si può trovare una voce pura: una voce tra il silenzio e il tuono. Non c’è un altro modo per parlare di sé, forse, quando guardarsi indietro, e dentro, è lo stesso movimento. E tutto, proprio tutto – le gioie, i dolori, la scoperta dell’amore come quella della morte – è in noi con la stessa forza. Attraverso le lettere di un ragazzo che cresce e di un misterioso nonno, Roberto Vecchioni ha scritto il suo romanzo più intimo e struggente. Questo è un romanzo fatto di lettere, ma non è un romanzo epistolare come gli altri. Si alternano due voci: da una parte c’è lui, Roberto Vecchioni, che racconta a un fantomatico nonno alcuni degli episodi più significativi della sua vita. Li riporta in presa diretta, proprio mentre gli accadono, a dieci, quindici, trenta, ottant’anni. Infanzia, amicizie, studi, canzoni, dolori, amori. Sconfitte e vittorie. Il nonno, dal canto suo, non gli risponde mai: forse non ce n’è bisogno, forse conosce Roberto fin troppo bene. Le sue lettere sono indirizzate ad altri personaggi, veri o immaginari, e affrontano gli argomenti più disparati. Che si tratti di Schubert, di bizzarre teorie sugli ingorghi stradali o di scrittori russi che conosce soltanto lui, ne scrive sempre con la medesima, grandissima passione. E anche se le lettere di Roberto raccontano la storia di una vita – e insieme la storia di un corpo, che sente, ama, si ferisce, si ammala – e quelle del nonno sono puro pensiero, capita di rimanere spiazzati, perché ogni tanto parlano di qualcosa che sembra essere accaduto a entrambi. Di un palco illuminato, ad esempio, e di un uomo che chiede di essere chiamato amore. Ma, soprattutto, della morte di un figlio, e del dolore lacerante che non ti abbandona mai. Cinquantatre lettere, cinquantatre momenti sfolgoranti per catturare «l’ombra sfuggente della verità». In un tempo in cui il prima e il dopo possono confondersi, e persino, forse, illuminarsi a vicenda.
18,00 17,10

Tanto poco

Marco Lodoli

Libro: Libro in brossura

editore: Einaudi

anno edizione: 2024

pagine: 104

Amare e restare nell’ombra: proteggere e custodire senza mai esporsi, senza avere l’impulso di rivelarsi, di dire eccomi, guardami, sono qui. È quello che capita alla bidella di una scuola dove insegna un ragazzo coi riccioli neri, intemperante, ribelle, pieno di sogni. Quarant’anni passati a difenderlo dai pericoli, dalle cattiverie, dal mondo. In silenzio, di nascosto: perché per avere un attimo di felicità bisogna saper perdere tutto. «Le stagioni passano, le foglie crescono, cadono e ricrescono e tutto cambia. Ma io sono stata sempre qui, ferma, radice piantata in una devozione che forse è amore e forse è solo paura». L’amore da lontano, l’amore che non si sporca con la vita, l’amore puro, assoluto, incrollabile: il nuovo romanzo di Marco Lodoli racconta la passione silenziosa e implacabile di una bidella per un professore che non si accorge di nulla, troppo preso dalle sue ambizioni artistiche, dall’illusione di essere diverso dagli altri, dalle sue piccole vanità. Matteo è un insegnante, ma anche uno scrittore: prometteva bene, poi però si è smarrito. E lei non ha mai cessato di amarlo, ma a che prezzo? Per difendere quella rosa bianca dal fango della vita ha dovuto essere inflessibile, feroce, spietata. Rinunciare a tutto. Marco Lodoli ci porta al centro di un sentimento travolgente che è rincorsa e fuga, smania e tensione verticale, sogno che niente e nessuno deve interrompere: una finzione folle, e proprio per questo più forte di ogni realtà. Una bidella e un professore, due esistenze parallele che forse non s’incroceranno mai, o forse si toccheranno per una notte soltanto, in un abbraccio che profuma d’amore e gratitudine, d’illusione e di oblio. «Tanto poco» basta per essere felici, bisogna solo respingere il mondo e consegnarsi a un’ossessione assurda e bellissima.
15,00 14,25

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