Feltrinelli: Universale economica. Storia
La Repubblica inquieta. L'Italia della Costituzione. 1946-1948
Giovanni De Luna
Libro: Copertina morbida
editore: Feltrinelli
anno edizione: 2019
pagine: 301
La storia dell'Italia repubblicana comincia nel caos. La fine della guerra ha lasciato dietro di sé un paese logorato e diviso, ma soprattutto ha fatto emergere le fratture di lungo periodo che il fascismo aveva oscurato a colpi di propaganda e di retorica nazionalista. Nel 1945 il paese è costretto a fare i conti con le profonde differenze che lo attraversano da nord a sud. C'è uno squilibrio economico, infrastrutturale e demografico, ma anche una forte contraddittorietà nel modo di reagire alla fine del conflitto: la guerra non è stata vissuta da tutti allo stesso modo. Chi si muove con energia, come gli operai del Nord, che dopo il rapporto con il Pci consolidato durante la guerra vogliono impadronirsi delle fabbriche, abita di fianco a chi torna da reduce e si ritrova improvvisamente senza riferimenti e senza lavoro. Dopo "La Resistenza perfetta", Giovanni De Luna sottopone i primi anni di vita della Repubblica italiana a un'indagine acuta e rigorosa. Cominciando con una domanda: è vero che la Resistenza aveva sostanzialmente fallito "l'occasione storica" di rinnovare profondamente le strutture portanti del paese? Per dipanare la complessità di questo periodo decisivo, De Luna costruisce una narrazione corale, fatta delle voci di una grande galleria di testimoni, a partire dalla storia personale di chi torna dalla guerra o va a cercare fortuna negli Stati Uniti, fino ai grandi scenari della politica, che hanno per protagonisti Alcide De Gasperi, Palmiro Togliatti, Ferruccio Parri e Pietro Nenni. E ci costringe a riflettere sulla nostra identità e sul nostro passato, spingendoci a fare i conti con uno dei capitoli più difficili, ma anche appassionanti, della nostra storia nazionale.
Il mito di Pietroburgo. Storia, leggenda, poesia
Ettore Lo Gatto
Libro: Libro in brossura
editore: Feltrinelli
anno edizione: 2019
pagine: V-285
1703: più di tre secoli fa nasceva Sankt-Piterburg. La costruzione di Pietroburgo significò molte cose, ma prima di tutto un atto di predominio con il quale Pietro il Grande volle imporsi alla natura e agli uomini. Mosca, la terza Roma, la città degli zar, era simbolo della guerra contro i tartari, dell'unificazione, della diffusione della fede ortodossa. Ma alle porte della Russia premeva un mondo dinamico, in cui, accanto agli interessi mercantili, fiorivano attività scientifiche e culturali. Pietro I, che nutriva per l'Europa un amore pari forse all'odio per le vecchie tradizioni nazionali del suo paese, decise di occidentalizzare la Russia, e fondò Pietroburgo proprio per aprire una grande finestra sull'Europa. Luogo d'incontro di due civiltà, porto commerciale di grande importanza, capitale della Russia e residenza dello zar, la città raggiunse ben presto l'imponenza delle maggiori capitali europee, da cui prese a prestito non solo criteri urbanistici e architettonici, ma anche istituzioni, usanze, costumi. E uomini. Scienziati, matematici, esperti di costruzioni nautiche, architetti, pittori, attori, musicisti. Le riforme di Pietro avevano forzato la sonnolenta Russia a mettersi al passo con le nazioni dell'Ovest nel corso di pochi decenni: la città entrò nella letteratura e nell'arte. Il mito di Pietroburgo è il libro fondamentale per capire il fascino dell'antica capitale russa, un autentico classico della storiografia.
Gramsci. Una nuova biografia
Angelo D'Orsi
Libro: Libro in brossura
editore: Feltrinelli
anno edizione: 2018
pagine: 496
"Arrestato alle ore 22,30 dell'8 novembre 1926, davanti all'ingresso di via Morgagni 25, dimora dei Passarge, l'onorevole Gramsci venne tradotto al carcere di Regina Coeli. In quella manciata di minuti fu decretata la fine, o quasi, dell'attività politica di un militante appassionato e coraggioso, anche se si aprì la strada all'opera di un gigante del pensiero, politico, ma non solo." Angelo d'Orsi racconta questa storia dall'infanzia in Sardegna agli studi a Torino, da Mosca a Vienna, da Roma al carcere di Turi, fino alla clinica romana dove spirerà il 27 aprile 1937. Personaggi pubblici e figure della vita privata, a cominciare dalla famiglia Schucht e dalla complessa vicenda amorosa con Giulia, attraversano la vita e la vicenda intellettuale e politica del più grande pensatore (e rivoluzionario) italiano del Novecento. Con una narrazione capace di restituire i drammatici eventi storici di cui Gramsci fu protagonista o testimone, facendosene interprete in tempo reale, d'Orsi getta luce sulla genealogia e sull'originalità del suo pensiero, percorrendo le convergenze, le collisioni e le interferenze con la storia della sinistra italiana e sovietica, e dei suoi protagonisti, da Togliatti a Bordiga, da Lenin a Trockij e a Stalin. Del "capo della classe operaia", come lo definì Togliatti nel 1927, d'Orsi mostra lo sforzo crescente di superare le rigide barriere del "recinto del marxismo-leninismo", all'insegna di un pensiero critico e antidogmatico, senza mai perdere di vista l'obiettivo che lo accompagnerà fino all'ultimo giorno: la liberazione del proletariato dalle sue catene. E lo fa ascoltando le parole che ha lasciato, insieme alle testimonianze di chi gli era vicino, prima fra tutti la cognata Tania Schucht, e dei suoi compagni e avversari politici, con un'avvincente ricostruzione biografica, storica e politica che fa il punto sullo stato attuale degli studi, ma che è anche il racconto struggente di una personalità tormentata e profonda, dotata di un genio tanto penetrante da essere inattuale nel suo tempo e, forse, anche nel nostro.
Olocausti tardovittoriani. El Niño, le carestie e la nascita del Terzo Mondo
Mike Davis
Libro: Copertina morbida
editore: Feltrinelli
anno edizione: 2018
pagine: 464
La mancanza di monsoni negli anni dal 1876 al 1879 scatenò in buona parte dell'Asia e dell'America Latina una serie ripetuta di gravi siccità, il cui impatto sulla società agricola dell'epoca fu immenso. Le carestie che flagellarono la regione furono le peggiori che avessero mai colpito l'umanità. Più di cinquanta milioni di contadini morirono di fame e di malattia. Aree un tempo verdeggianti si trasformarono in deserti e la mortalità in alcune zone del mondo, dall'Etiopia alla Cina al Brasile, raggiunse i picchi di un olocausto nucleare. Mike Davis ha ricostruito questa tragedia, pressoché ignorata dalla storia ufficiale. Difficilmente però la natura da sola avrebbe potuto produrre una simile catastrofe. Complici di El Niño e della natura furono il nascente imperialismo coloniale, la politica dei prezzi collegata alla capacità di operare previsioni climatiche, l'introduzione del Gold Standard, il sistema monetario basato sul cambio aureo, e la totale assenza di una politica rivolta a sostenere le popolazioni colpite dalla carestia. Fu in quel breve arco di anni che il profilo del futuro "Terzo Mondo", con l'insanabile divisione dell'umanità in chi ha tutto e chi non ha nulla, si andò delineando in modo irreversibile.
Storia dei ricchi. Dagli schiavi ai super yacht, duemila anni di ineguaglianza
John Kampfner
Libro
editore: Feltrinelli
anno edizione: 2018
pagine: 480
Dalla Repubblica dell'antica Roma agli oligarchi russi di oggi, è sempre stato così: un ristretto numero di individui spaventosamente ricchi domina l'economia e la politica del suo tempo. Come abbiano accumulato capitali così spropositati diventa irrilevante una volta che siano entrati nella ristretta cerchia di chi conta davvero. Dal banchiere dei papi Cosimo de' Medici ai padroni delle ferriere della Rivoluzione industriale, l'origine di quelle favolose fortune viene presto dimenticata, mentre i super-ricchi forniscono fondi per la costruzione di chiese e istituzioni culturali, si inventano patroni delle arti e delle lettere e, ansiosi di essere accettati dall'establishment, si sforzano di ripulire la loro immagine con grandiosi gesti di filantropia, esibizioni di stile e opulenza, imprese che i comuni mortali possono solo sognare. Gli oggetti del desiderio e gli status symbol possono cambiare, ma le regole sono sempre le stesse: gli schiavi, le concubine, i forzieri pieni d'oro e i castelli inespugnabili hanno lasciato il posto ai jet privati, i super-yacht, le isole private e le squadre di calcio, ma il gioco rimane uguale - e la storia sembra dimostrare che questo 0,01% vince ogni volta sul restante 99,99%. Ma è destinato a essere sempre così? dimostrare che questo 0,01 per cento vince sempre sul restante 99,99 per cento. Ma è destinato a essere sempre così?
1917. I bolscevichi al potere
Alexander Rabinowitch
Libro: Copertina morbida
editore: Feltrinelli
anno edizione: 2017
pagine: 417
Tra i meriti dello storico americano Rabinowitch vi è quello di restituire alla rivoluzione d'ottobre - di cui Pietrogrado è stato l'epicentro - la sua dimensione concreta, umana e politica, oltre a raccontare con penna sciolta le mobilitazioni che portarono i bolscevichi a rovesciare il governo Kerenski. Ovviamente, non si deve sottostimare il peso giocato nella vicenda personalmente da Lenin, ma questo libro mostra anche quanto il partito bolscevico, lungi dall'essere un'entità monolitica, fosse invece attraversato a ogni livello da contraddizioni e aspri dibattiti interni. I suoi diversi presidi territoriali difatti disponevano di una grande autonomia d'azione, anche su parole d'ordine apparentemente divergenti. Sarà questa duttilità d'azione a permettere loro poi di tradurre le aspirazioni popolari - la terra ai contadini, la fine della guerra - in programma politico generale fino alla conquista definitiva del potere. Si tratta di un approccio innovativo, questo di Rabinowitch, rispetto alla classica storiografia sulla rivoluzione d'ottobre, perché demolisce l'idea che la ragione del successo bolscevico fosse dovuta alla disciplina e all'obbedienza monocorde del partito alle indicazioni di Lenin. La ragione della sua forza era invece da ricercarsi nella sua diversità interna. Con una nuova prefazione dell'autore.
Lawrence d'Arabia e l'invenzione del Medio Oriente
Fabio Amodeo, Mario José Cereghino
Libro: Libro in brossura
editore: Feltrinelli
anno edizione: 2017
pagine: 208
Il Cairo, autunno 1914: l'archeologo Thomas Edward Lawrence entra a lavorare nei servizi d'intelligence britannici. In breve, i comandi militari di stanza in Egitto si accorgono delle sue eccezionali capacità. È l'inizio di una saga che nel giro di qualche anno trasformerà il giovane e sconosciuto sottotenente gallese nell'epica figura di Lawrence d'Arabia. La sua è una missione ai limiti dell'impossibile: avvicinare i capi arabi e convincerli a scatenare la guerra per bande contro i turchi nella penisola arabica e nella Mezzaluna fertile. Tra il 1916 e il 1918 la "rivolta nel deserto" si estende a macchia d'olio in tutta l'area, la svolta decisiva che provoca la sconfitta dell'Impero ottomano nel corso del primo conflitto mondiale. Ma Gran Bretagna e Francia, gli imperi coloniali più potenti dell'epoca, usciti vittoriosi dalla Grande guerra, non puntano affatto all'indipendenza degli arabi. Al contrario, il patto Sykes-Picot (1916) e le conferenze di Sanremo (1920) e del Cairo (1921) assicureranno a Londra e a Parigi nuove forme di dominio politico, militare ed economico su quegli immensi territori... Grazie ai molti fascicoli raccolti e analizzati negli archivi britannici di Kew Gardens, Amodeo e Cereghino affrontano con stile giornalistico le complesse vicende mediorientali degli anni tra il 1914 e il 1921, e il ruolo svolto da Lawrence d'Arabia in quel difficile contesto. Oltre ogni mito e leggenda.
Il delitto Rosselli. Anatomia di un omicidio politico
Mimmo Franzinelli
Libro: Libro in brossura
editore: Feltrinelli
anno edizione: 2017
pagine: 326
È il tardo pomeriggio del 9 giugno 1937. Carlo Rosselli, una delle figure più importanti dell'antifascismo italiano e fondatore del movimento "Giustizia e Libertà" si trova a Bagnoles-de-l'Orne, una stazione termale della Normandia. Da un paio di giorni lo ha raggiunto il fratello Nello, promettente storico del Risorgimento. Mentre rientrano in albergo, dopo una visita in macchina ad Alençon, cadono vittime di un'imboscata. Costretti a fermarsi in una strada di campagna, vengono assaliti e barbaramente uccisi da alcuni sicari della Cagoule, un'organizzazione filofascista francese. Negli ambienti del fuoriuscitismo non ci sono dubbi: l'assassinio dei fratelli Rosselli è un tragico punto messo a segno dalla dittatura mussoliniana. Le formazioni politiche in esilio reagiscono con sdegno e frustrazione; unite in una sola voce, denunciano "in modo categorico e unanime che è all'organizzazione terroristica Ovra, agli ordini diretti del capo del governo italiano, che risalgono l'iniziativa e l’esecuzione dell'abominevole attentato". I processi celebrati in Francia e poi in Italia, nonostante le prove emerse nelle fasi di istruttoria, e al di là di alcune condanne di appartenenti al gruppo dei killer, non hanno mai stabilito la verità. Chi furono i veri mandanti del delitto? Perché Carlo Rosselli diventò obiettivo prioritario del terrorismo internazionale? Quale fu l'intreccio di relazioni tra controspionaggio militare, ambienti della destra francese e ministero degli Esteri?
La Resistenza perfetta
Giovanni De Luna
Libro: Copertina morbida
editore: Feltrinelli
anno edizione: 2016
pagine: 254
Sono decenni, ormai, che la Resistenza è sottoposta a uno scrutinio costante da parte di storici, ma anche di giornalisti e opinionisti. E se una volta poteva essere provocatorio fare le pulci al mito dei partigiani e parlare di guerra civile mettendo sullo stesso piano le fazioni in lotta, oggi molta di questa vulgata è diventata un sottofondo dato quasi per scontato. Il rischio è che ci dimentichiamo, e le giovani generazioni non sappiano mai, quanto di nobile, puro e davvero all'altezza del suo mito c'è stato nella lotta partigiana. Nel settantesimo anniversario della Liberazione, Giovanni De Luna ha voluto mettere di nuovo a punto un'immagine della Resistenza che si stava offuscando. Con grande efficacia, De Luna ha scelto una storia, un luogo, alcuni personaggi: un castello in Piemonte, una famiglia nobile che decide di aiutare i partigiani, la figlia più giovane, Leletta d'Isola, che annota sul suo diario quei mesi terribili ma anche meravigliosi in cui comunisti e monarchici, aristocratici e contadini, ragazzi alle prime armi e ufficiali dell'ex esercito regio lottarono, morirono, uccisero per salvare la loro patria, la loro libertà, il futuro di una nazione intera. Mesi in cui, tra il cortile della sua villa di famiglia e le montagne tutt'attorno, si formò veramente quell'unità che diede origine al mito della Resistenza.
Storia dell'Italia moderna. Volume 8
Giorgio Candeloro
Libro: Copertina morbida
editore: Feltrinelli
anno edizione: 2016
pagine: 465
La neutralità e l'intervento - La guerra - I primi due anni del dopoguerra La crisi dello stato liberale e l'avvento del fascismo. Salutata ogni volta all'apparire dei singoli volumi che la compongono da un caldo e crescente successo di critica e di pubblico, la Storia dell'Italia moderna di Giorgio Candelora ha ormai un incontestato rilievo nella storiografia italiana e non solo italiana del dopoguerra. L'opera di carattere generale, non rigidamente specialistica, ma costantemente a un alto livello scientifico, che ha acquisito in questi anni "una funzione insostituibile, di permanente riferimento per la conoscenza del modo col quale si è venuto formando il nostro paese" (Ernesto Ragionieri). Quella di Candelora - secondo un giudizio che Paolo Spriana formulò nel 1968 e che i fatti hanno confermato - è "un'opera che resterà".
Contro Cesare. Cristianesimo e totalitarismo nell'epoca dei fascismi
Emilio Gentile
Libro: Copertina morbida
editore: Feltrinelli
anno edizione: 2016
pagine: 441
L'ascesa al potere in Europa dopo la Grande Guerra dei regimi totalitari, portatori di concezioni dell'uomo e della vita contrarie alla dottrina e all'etica cristiane, obbligò le Chiese e i credenti ad affrontare il problema della compatibilità tra totalitarismo e cristianesimo. Se il bolscevismo suscitò la quasi unanime condanna da parte cristiana, più complesso e ambivalente fu il confronto con fascismo e nazionalsocialismo. Ci furono credenti che seppero comprendere subito la gravità della minaccia dei totalitarismi per il cristianesimo e la civiltà umana, e li combatterono con decisione e convinzione. Tuttavia la Chiesa cattolica in Italia e le Chiese protestanti in Germania cercarono di stabilire un dialogo e un rapporto con gli Stati totalitari. In Italia, il primo paese occidentale con un regime a partito unico che sacralizzava la politica e celebrava il culto del capo, Mussolini si era presentato con il Concordato come difensore della Chiesa, la quale considerava il fascismo, come poi il nazionalsocialismo, un "baluardo" contro il bolscevismo, la modernità liberale e la democrazia laica, ma trovava insieme nella religione politica fascista un potenziale concorrente. In Germania, le componenti neopagane che proponevano il nazionalsocialismo come nuova religione anticristiana indussero vescovi cattolici ed esponenti delle confessioni religiose protestanti alla presa di distanza dal regime di Hitler. Il volume indaga gli ambigui rapporti tra chiese e stati totalitari.
I carnefici italiani. Scene dal genocidio degli ebrei, 1943-1945
Simon Levis Sullam
Libro: Libro in brossura
editore: Feltrinelli
anno edizione: 2016
pagine: 160
La sera del 5 dicembre 1943, il giovane pianista Arturo Benedetti Michelangeli suona al Teatro La Fenice di Venezia. In quelle stesse ore, polizia, carabinieri e volontari del ricostituito Partito fascista - i carnefici italiani - compiono in città una delle maggiori retate di ebrei nella penisola dopo quella condotta dai tedeschi a Roma il 16 ottobre. Sulla base del censimento della popolazione di "razza ebraica" condotto a partire dal 1938, oltre centocinquanta tra uomini, donne, vecchi e bambini vengono stanati dalle loro case e tradotti alle locali carceri. Nei giorni successivi i loro beni vengono sequestrati, gli appartamenti sigillati o destinati ad altri italiani. I prigionieri saranno poi trasferiti a Fossoli di Carpi, il principale campo di transito degli ebrei nella Repubblica sociale, gestito da forze italiane. Qui saranno detenuti in condizioni precarie e, quindi, caricati su vagoni piombati - dopo la consegna in mani tedesche - su cui verranno condotti alla morte nel campo di sterminio di Auschwitz. Questi eventi si ripeterono in modo analogo, tra l'autunno del 1943 e la primavera del 1945, nelle principali città e in una miriade di piccoli paesi del centro-nord della penisola italiana. Perché si tende ancora a rimuovere il ricordo di queste vicende, mentre prevale quello dei "salvatori" e dei "giusti"? Perché raramente si ricorda che almeno metà degli arresti di ebrei fu condotta da italiani, senza ordini o diretta partecipazione dei tedeschi?

