Ibiskos Editrice Risolo: Minimal

Girl... c'era una volta una Beatlesfan è un racconto autobiografico che narra la vita dell'autrice partendo dall'infanzia, attraversando tutta l'età adolescenziale per arrivare agli inizi della maturità. I Beatles e la Beatlesmania sono il filo conduttore di gran parte del racconto, ma l'autrice cerca di spiegare partendo dai dettagli, i ricordi e le emozioni di quei "favolosi anni". Il racconto narra di fatti realmente accaduti, ma i nomi delle persone sono volutamente modificati.

Questa non è una storia di fantasia, ma vera e vista attraverso gli occhi di una ragazza semplice, che nella sua vita si è trovata a vivere in un contesto "diverso" e che, nonostante gli ambienti, gli intoppi e le disgrazie, non si è mai dimenticata di essere umana. Tutto quello che si dice delle comuni è vero: soprusi da parte degli infermieri, schifezze da parte dei malati, ma l'autrice ha preferito omettere alcuni particolari "forti". Questa è e vuole essere una storia divertente, se letta attraverso tutta la positività che l'autrice è riuscita, negli anni, a mantenere. Per come aveva passato "fuori" gli ultimi devastanti cinque anni della sua vita, la comunità le era sembrata un vero e proprio rifugio. Decisa ad uscirne come una persona migliore l'autrice è riuscita a sviluppare, insieme alla paura, l'anticorpo del menefreghismo e del "lasciar perdere", è stata capace di non accettare provocazioni e rispondere sempre con educazione e intelligenza. Ed alla fine ha vinto, dopo tre anni, grazie a ciò in cui credeva ed ai suoi piccoli piedi sempre tenuti ben saldi a terra, al senso pratico ed al glorioso e bizzarro passato.

Estemporaneo, inopportuno, albagioso. Più semplicemente, una roba da pazzi. Sarebbe scoprire un Nuovo Teorema di Pitagora che ci consentisse di stabilire con l'universalità di una legge della Natura come si misura la distanza di ognuno dalla Felicità. Ma forse nemmeno un triumvirato alla Eulero-Archimede-Euclide con tanto di consulenze niente male da parte di Epicuro, Hegel o Russel, ce la farebbe. L'affidarsi alle stramenzionate esternalità non pare essere che una scelta claudicante. C'è poi chi va in giro dicendo che "Il blu non finisce con la A". Chi si ritaglia l'angolo di una pagina per nascondere le proprie legittime meschinità, chi mercanteggia convinto che l'Aritmetica non dimentica, chi taglia fette troppo grosse, chi sorride come un compasso. E chi trova comfort in un mondo naif, chi scappa come il sapone, chi sostiene di avere punti fermi, chi ha dei punti fermi ma carrabili. Chi scrive a mano che non si capisce, chi invece vive col normografo. Ora che l'acqua calda è stata riscoperta e vigorosa scroscia inumidendo queste pagine, possiamo cominciare.

Quando la Grande Storia si intreccia con la storia personale di una donna che è anzitutto madre, nasce un romanzo appassionato e delicato, una sorta di diario di vita che trasporta il lettore in una dimensione intima e realistica, simile allo sfogliare un album di vecchie fotografie. Il rapporto con i figli, gli eventi luttuosi che cambiano il corso dei giorni, le vicende sentimentali che trasformano il cuore, sono solo alcuni dei passaggi di questa esistenza raccontata con stile da un'Autrice capace di spaziare tra le più diverse tematiche, tenendo però sempre presente il filo rosso dell'amore. Carmen Frisina è nata a Delianuova (RC). Vive a Roma. Si è dedicata agli studi pedagogici come insegnante di religione e psicologia infantile. Al suo attivo ha numerose pubblicazioni.

Parole allo specchio affiora da un percorso intrapreso da anni. Le varie poesie segnano il confine tra introspezione e osservazione attenta che l'autrice ha fatto a partire da se stessa. Il titolo "Parole allo specchio" è esplicativo dell'intero libro e rende pienamente l'idea di quella coscienza e di quella sensibilità che ogni scrittore deve poter avere per definirsi tale. Marta poetessa ricerca il senso di ogni sua poesia nella propria veridicità quotidiana e in quella degli altri.