Poesia

Dondola il silenzio in sintonia con la sorgente superando la siepe. Poesie

Seguito de "Il gatto della mia vita".

"Abbi cura. È l’imperativo più bello. Avere cura di noi stessi in primis, ma anche avere cura dell’altro, di chi si ama. Un invito gentile, affettuoso e pieno di premura. Un inno alla tenerezza, alla presenza, un messaggio d’amore universale. L’opera d’arte di Cristina Vascon è un veicolo importante di educazione, l’artista il messaggero. Passi liberi da ogni obbligo stilistico – narrative semplici, spontanee – con il desiderio di raccontare e di comunicare momenti particolari, stati d’animo, incontri veramente vissuti, con sé e con altri da sé. (dalla Prefazione di Martina Semenzato) Mi auguro che queste poesie possano diventare un piccolo seme di cambiamento, un invito a coltivare la cura e il rispetto nelle relazioni, nei gesti e nelle parole. Perché solo imparando ad avere cura degli altri possiamo dare vita ad una nuova società capace di accogliere, di amare e di restituire bellezza." (dalla Nota di lettura di Chiara Arnoldo)

Il tempo che mi abita è un viaggio poetico che intreccia memoria e presente, radici e trasformazioni, affetti e assenze. Francesca raccoglie in versi le voci intime della sua vita: i nonni, i genitori, la figlia, gli amici, gli amori che restano o che si allontanano, i luoghi dell’anima come Siena, Livorno e il mare. Ogni poesia è un frammento che cerca la verità senza pretendere risposte, una parola che prova a resistere al tempo e a custodire ciò che conta davvero. È un libro che invita a leggere con lentezza, a riconoscersi nelle emozioni altrui e a lasciarsi abitare dalla nostalgia, dalla gratitudine e dalla forza fragile dell’esistenza.

"Lei era il mare, lei era acqua, ma non riusciva a darsi una forma stabile. Fu la commozione a guidarla verso l’ignoto." Un ignoto di mare, come soltanto l’Ignoto sa dispiegare in immensità che umani animati da un’alchemica libertà di sublimazione riescono a percorrere. E così il tuffo di Iside nell’Ignoto delle onde è il suo ricongiungimento alla libertà totale: essere consapevole immensità. “Un destino non è migliore di un altro, ma ogni umano deve compiere ciò che ha in sé”. Con il suo gesto spontaneo e commosso Iside sceglie il proprio destino, la propria natura: essere mare, essere acqua, essere libera. L’altra natura, quella di Mark, è fatta di sfide: la sfida per salvare l’immensità del mare e delle creature che lo condividono: le balene; ma anche quella di cavalcare l’onda di un destino ancora da compiere: trovare il senso finale del proprio cammino. Iside è una remota memoria, ma nel ricordo di Mark è una forma stabile che impreziosisce lo stesso mare di ignota ma nuova bellezza. Maria Cristina Del Torchio

Accanto alla mia attività clinica e di ricerca, coltivo da sempre la scrittura poetica come strumento di esplorazione interiore e universale. Le mie poesie non vanno intese come cronache personali, ma come un attraversamento simbolico dei vissuti umani, in cui esperienza individuale e sensibilità professionale si intrecciano. Vedere non è uguale a osservare: ciò che davvero lascia un segno nell’anima nasce quando le storie di vita che incontriamo entrano dentro senza filtri. Scrivere diventa allora un modo per attraversare le fragilità umane, dare forma alla resilienza e alla rinascita, dare voce a un senso psicologico, intimo e spirituale teso a un’evoluzione possibile. Non è un diario, ma una voce poetica: un “io” narrativo e simbolico, che può appartenere a chiunque, che dà vita a emozioni riconoscibili e condivisibili. Queste pagine nascono dal confine tra ciò che resta invisibile e ciò che chiede voce. Tra macerie e rinascite, abissi e bagliori, ogni verso diventa specchio e varco: uno spazio dove riconoscersi, ritrovarsi, respirare.

Questo libro raccoglie la produzione poetica dall'età giovanile ad oggi, da qui il titolo "Il tempo di una vita". In questi versi, ognuno di noi lettori, vede portare alla luce i ricordi più struggenti della propria famiglia e di persone che non vediamo più, oppure le emozioni del primo amore, i momenti dell'amicizia sfrenata dell'età giovanile o ancora il dolore e la sopportazione di una condizione fisica limitante ma mai frustrante, anzi fonte di forza e di espressione creativa.

Ci sono opere che non si leggono soltanto: si respirano. Indimenticabilmente di Aurora Taglino appartiene a questa categoria rara e preziosa in cui la poesia non si limita a raccontare il vissuto ma diventa memoria sensibile del tempo, voce intima che attraversa gli anni, le stagioni e i luoghi trasformandoli in pura emozione. La sua scrittura si muove sul confine tra lirica e diario, dove la confessione privata si fa canto universale. Nei suoi versi ritroviamo gli odori, i suoni e le voci di una Gaeta ormai lontana ma viva nella nostalgia luminosa dell’autrice: i vicoli stretti e assolati, le case bianche addossate l’una all’altra, Villa delle Sirene e i gradini consumati di Via Indipendenza. Tutto ritorna in un flusso di immagini che appartengono alla materia di cui è fatta l’anima.

Con tratto essenziale l'autore disegna la psicologia di alcuni individui particolari che hanno vissuto e sono invecchiati nel suo piccolo borgo. Il volume esce in contemporanea e gemellato alla raccolta "Il ritorno".

Questo libro è dedicato a un’ipotesi di ritorno e di invecchiamento del padre invece morto a trentanove anni, quando l’autore ne aveva solamente cinque. Il volume esce in contemporanea e gemellato alla raccolta "Ritratti"

In quel tuo cuore enormemente elastico abbiamo cercato di colmare ogni spazio ma tu con il tuo dolce sorriso hai sempre trovato un posto per tutti.