Memori: Reprint
I mesi dell'anno ebraico. Con brevi nozioni di archeologia biblica
Felice Bachi
Libro: Libro in brossura
editore: Memori
anno edizione: 2015
pagine: 140
L'albero del riccio
Antonio Gramsci
Libro: Libro in brossura
editore: Memori
anno edizione: 2011
pagine: 112
Se i "Quaderni dal carcere" di Antonio Gramsci sono tra le opere più lette e tradotte nel mondo, "L'albero del riccio" è ormai tra i classici della letteratura per l'infanzia. Arrestato al suo rientro in Italia da Mosca, dove si era sposato e aveva avuto due figli, Delio e Giuliano, il grande intellettuale comunista mantenne un legame sempre vivo con la famiglia. Questo libro, scritto da Gramsci nel carcere di Turi tra il 1929 e il 1935, raccoglie le lettere ai due figli - che non rivedrà più - nelle quali racconta "favole vere", storie di briganti e di animali, della sua infanzia e della sua isola, la Sardegna. Un testo nel quale la dimensione intima del pensatore sardo, il suo voler essere padre nonostante la lontananza forzata, non è mai disgiunta dall'impegno civile e da quella militanza politica alla quale sacrificò la propria esistenza.
La camorra. Notizie storiche raccolte e documentate (1862)
Marco Monnier
Libro: Libro in brossura
editore: Memori
anno edizione: 2011
pagine: 160
La camorra potrebbe esser definita l'estorsione organizzata: essa è una società segreta popolare, cui è fine il male. Parole nette, taglienti quelle con le quali si apre il saggio che Marco Monnier scrive alla fine del 1862 e che sarà pubblicato l'anno successivo. Un giudizio senza appello che l'autore italo-svizzero matura dopo uno studio approfondito del fenomeno attraverso il quale comprende e spiega che si tratta di una forma di criminalità che mette a rischio la vita dell'Italia, da poco Stato unitario.
Clelia ovvero il governo dei preti
Giuseppe Garibaldi
Libro: Libro in brossura
editore: Memori
anno edizione: 2011
pagine: 285
Edito nel 1870, prima della presa di Porta Pia, il romanzo è un'opera fortemente anticlericale scritta dall'eroe dei due mondi dopo il fallimento dell'insurrezione romana del 1867. Il libro prende spunto dalla vicenda immaginaria di una popolana romana, Clelia, che un alto prelato vorrebbe concupire per descrivere la Roma papalina, una città - secondo il generale nella quale dominano l'oscurantismo, il despotismo e la turpitudine di preti e monsignori. Un racconto a tinte forti pubblicato per cercare di convincere la casa reale a completare l'unificazione d'Italia, anche se l'anticlericalismo che traspira da ogni pagina è vero e profondo in Garibaldi, come dimostra il suo testamento (pubblicato in appendice). Se la prima parte del racconto è di fantasia, la seconda è quasi un resoconto giornalistico degli avvenimenti del 1867, dall'attentato alla caserma Serristori il 22 ottobre che causò la morte di 23 zuavi pontifici, al sacrificio dei fratelli Cairoli fino all'occupazione di Monterotondo da parte dei volontari guidati dallo stesso Garibaldi e alla loro sconfitta, nella battaglia di Mentana, il 3 novembre. Un libro-testimonianza di uno dei massimi protagonisti del Risorgimento italiano e della nascita dell'Italia moderna.
I doveri dell'uomo
Giuseppe Mazzini
Libro: Libro in brossura
editore: Memori
anno edizione: 2010
pagine: 136
Il 23 aprile 1860, Giuseppe Mazzini è a Londra, dove si è rifugiato per scampare all'arresto della polizia in seguito alla fallita insurrezione di Genova del 1857. È qui, negli anni dell'esilio, che scrive il libro che sintetizza il suo pensiero politico, "I doveri dell'uomo", un libro nel quale il pensatore genovese ribalta i valori imposti soprattutto dalla Rivoluzione francese e da quella americana: l'uomo, per essere libero, non deve rivendicare solo i propri diritti (in primis quello alla felicità dei singoli), ma deve riconoscersi innanzitutto in doveri comuni i cui capisaldi sono Dio, patria e famiglia.
Supplica degli stampatori e dei libraj d'Italia al papa Pio VI
Libro: Libro in brossura
editore: Memori
anno edizione: 2010
pagine: 48
È il 1785 quando un anonimo editore romano si rivolge con queste parole al pontefice Giovanni Angelo Braschi, Pio VI. La Rivoluzione francese è ancora lontana, ma le idee di libertà sono ben chiare per l'autore di questa supplica al papa: la parola, e il pensiero sono delle facoltà dell'anima, sopra a cui cosa alcuna non sembra avere alcun diritto, seppure non turbano l'ordine politico, e civile di uno Stato; e in quest'ultimo caso ancora non dovrebbe essere soggette che alla riprensione. Si punisce il cittadino che ha parlato, o che ha scritto come quello che ha agito, e si confonde così l'ordine dei delitti, e delle pene. Giammai gli antichi governi posero una inquisizione sopra la penna; tutti ebbero la libertà di riflettere, e comunicare le proprie idee.