Nottetempo: Saggi. Figure
La politica della rabbia. Per una balistica filosofica
Franco Palazzi
Libro: Copertina morbida
editore: Nottetempo
anno edizione: 2021
pagine: 300
Oggi si tende a criticare la rabbia dal basso in quanto intrinsecamente impolitica e irrazionale, ma allo stesso tempo essa viene sempre più spesso invocata dall'alto e rivolta contro le persone più deboli. Questo libro, al contrario, la indaga da una prospettiva politicamente radicale ed egualitaria: la rabbia delle oppresse e degli oppressi. Con la sua balistica filosofica e attraverso un serrato confronto con figure e movimenti particolarmente significativi - da Diogene il cinico a Valerie Solanas, da Audre Lorde a Michel Foucault, da Malcolm X a Non Una di Meno -, Franco Palazzi mostra la funzione costruttiva che la rabbia può assumere nella lotta contro le ingiustizie e le discriminazioni. Perché la rabbia, come scrive Palazzi, "è la dinamo che avvia il motore dell'utopia, la fiamma che produce una prima zona franca nell'oscurità dell'ideologia - è il no di chi non si presta".
Amor di gloria
Maria Pace Ottieri
Libro: Libro in brossura
editore: Nottetempo
anno edizione: 2021
pagine: 144
“Non so che cosa intendiate per gloria,” dice Alice a Humpty Dumpty, che le sorride con aria di superiorità e risponde: “Certo che non lo sai, finché non te lo dico. Volevo dire, questo è un bellissimo e irrefutabile argomento”. Delle spiegazioni di Humpty Dumpty non ci si può fidare, si sa, e tuttavia Alice non è la sola a stupirsi di fronte a questa parola. Cos’è davvero la gloria? Come è stata pensata lungo i secoli? E ha ancora uno spazio nel mondo di oggi, dove appare un concetto ormai lontano, legato perlopiù al passato? “La gloria ha a che fare con il sogno, la grandiosità, la dismisura”, scrive Maria Pace Ottieri, che con “Amor di gloria” ci guida in un percorso appassionante tra autori, testi, personaggi e aneddoti, indagando con acume, levità e grazia una parola sorprendente. Un’inchiesta letteraria tra storia, cultura e attualità per scoprire cos’è, cosa può essere oggi, la vera gloria.
Davanti al dolore degli altri
Susan Sontag
Libro: Libro in brossura
editore: Nottetempo
anno edizione: 2021
pagine: 160
Le sofferenze della guerra e l'orrore della morte si stampano nella mente attraverso immagini che lasciano un'impronta ostinata: dai cadaveri dei soldati della Guerra Civile Americana fotografati da Alexander Gardner alla celeberrima Morte di un miliziano repubblicano di Robert Capa, dalla bandiera usa a Iwo Jima ai bambini vietnamiti bruciati dal napalm, dalle foto dei lager nazisti nel gennaio del '45 a quelle del campo di Omarska in Bosnia, per arrivare fino alle rovine di Ground Zero. Susan Sontag parla, a questo proposito, dello “shock” della rappresentazione fotografica, che ci mette in modo autoritario e immediato davanti al dolore degli altri. Esaminando la cavalcata di questo shock nel corso del tempo, l'autrice arriva a un nodo cruciale della nostra contemporaneità: malgrado la complessità e l'instabilità dei concetti di realtà/riproduzione, memoria/oblio pubblico, visibilità/invisibilità, il “valore etico” delle immagini di sofferenza che ci investono – a volte fino all'ipersaturazione – rimane intatto. E rimangono le domande che percorrono stringenti le pagine di questo libro: cosa succede davanti alla rappresentazione del dolore degli altri? È possibile una “riproduzione” del dolore? Come si può fotografarlo o filmarlo senza sottrargli verità o produrre effetti di voyeurismo? E, più alla radice, chi è l'altro, quell'emblema perturbante che ci interpella dalla sua riproduzione? Ecco perché questo libro, pubblicato nel 2003, è ancora ricco di spinta e incisività, oltre a restare un irriducibile atto d'accusa contro la violenza: “nessuno può pensare e al tempo stesso colpire un altro essere vivente”.
Il dio che danza. Viaggi, trance, trasformazioni
Paolo Pecere
Libro: Libro in brossura
editore: Nottetempo
anno edizione: 2021
pagine: 340
"Il dio che danza" racconta i viaggi dell'autore sulle tracce di un fenomeno antichissimo e universale: la trance da possessione indotta dalla danza e dalla musica. Nell'antica Grecia veniva praticata in nome di Dioniso, il “dio folle” di Omero. Ma Dioniso era anche “dispensatore di gioia”: il dio “che scioglie”, “che libera”, lasciando che la vita rompa i margini fragili dell'io e delle norme sociali. Il cammino di Paolo Pecere inizia dal tarantismo in Puglia, sulle orme di Ernesto de Martino, e, seguendo collegamenti storici e mitologici, prosegue in India Meridionale, dove nel theyyam gli dei entrano nel corpo dei danzatori, appartenenti alle caste più basse. Approda poi in Pakistan, dove il pensiero scivaita teorizzava che “il sé è un danzatore” e i sufi vanno in estasi ruotando al ritmo della musica; in Africa, dove è possibile osservare le possessioni dello zâr e del vodu; infine in Brasile, dove il vodu, arrivato con la tratta degli schiavi, si affianca alle culture e ai culti indigeni, tra cui lo sciamanismo amazzonico. Nell'ultima tappa, New York, riemerge la questione che attraversa e guida tutto il percorso: che cosa resta di questo tipo di pratiche nel mondo odierno? Le antiche forme assumono oggi nuove funzioni: nel subcontinente indiano le danze estatiche veicolano tensioni religiose e sociali, in Africa e Brasile sostengono l'identità culturale di chi è stato colonizzato, negli Stati Uniti si accompagnano allo sviluppo della cultura lgtbq. Lo sciamanismo dell'Amazzonia, infine, diventa principio di resistenza contro la distruzione capitalistica della grande foresta.
La scomparsa dei riti. Una topologia del presente
Byung-Chul Han
Libro: Libro in brossura
editore: Nottetempo
anno edizione: 2021
pagine: 144
L'odierna ossessione per un'autenticità fondata sul narcisismo dell'Io, la costante ricerca del nuovo e dell'inedito, la bulimia consumistica dell'usa e getta che pervade ogni ambito determinano, nei rapporti e nelle pratiche che caratterizzano la società contemporanea, una sempre più evidente e sintomatica scomparsa delle forme rituali. Tuttavia, la struttura immutabile e ripetitiva, così come la teatralità dei gesti e l'attenzione riservata alla “bella apparenza”, conferiscono ai riti un potere simbolico profondamente unificante. Il silenzio, il raccoglimento, il senso di sacralità necessari allo svolgimento del rito fondano un legame tra il sé e l'Esterno, tra il sé e l'Altro – i riti “oggettivano il mondo, strutturano un rapporto con il mondo”, creando una comunità anche senza comunicazione. A questa comunità senza comunicazione, propria della società rituale, Han contrappone la comunicazione senza comunità, quel “baccano” in cui, in una società sempre più atomizzante, il soggetto si esprime e “si produce” ritrovandosi a girare a vuoto attorno a se stesso, privo di un mondo e di reali interazioni. Per infrangere questo cortocircuito, e all'interno di una più ampia critica delle patologie del contemporaneo, Byung-Chul Han propone un recupero del simbolismo dei riti come pratica “potenzialmente in grado di liberare la società dal suo narcisismo collettivo”, riaprendola al senso di una vera connessione con l'Altro – e reincantando il mondo.
Malattia come metafora e L'AIDS e le sue metafore
Susan Sontag
Libro: Libro in brossura
editore: Nottetempo
anno edizione: 2020
pagine: 240
Un classico, ha scritto Italo Calvino, non ha mai finito di dire quel che ha da dire. Cosa ci dicono, oggi, questi due saggi di Susan Sontag, intensissimi e intrepidi come da sua cifra, pubblicati per la prima volta nel 1978 e nel 1989? Che la malattia, nonostante l’illusione di oggettività che l’Occidente “scientifico” tende a coltivare, non è percepita né concepita secondo le sue coordinate reali, ma è una costruzione culturale, profondamente connotata in senso metaforico. La malattia non parla di se stessa, perché la facciamo sempre parlare di altro, attraverso il linguaggio figurato con cui la bardiamo nella comunicazione e nell’immaginazione. E poiché “è quasi impossibile prendere residenza nel regno dei malati senza lasciarsi influenzare dalle sinistre metafore architettate per descriverne il paesaggio”, è in primo luogo ai malati che dobbiamo una resistenza e una liberazione dal cascame di queste metafore, particolarmente pericolose nel caso di malattie epocali, mitizzate (e mistificate) come “predatori malvagi e invincibili”: il cancro e le epidemie infettive (peste, tbc, sifilide, Aids, e altre che potremmo aggiungere a partire dal presente). “Nel tentativo di comprendere il male ‘radicale’ o ‘assoluto’, andiamo alla ricerca di metafore adeguate”, ma è solo togliendo potere a queste appropriazioni retoriche, afferma Sontag, che possiamo conoscere più a fondo la realtà della malattia e affrontarla con la necessaria consapevolezza.
Apparizioni
Andrea Gentile
Libro: Copertina morbida
editore: Nottetempo
anno edizione: 2020
pagine: 240
Quando la mente sospende il suo incessante mormorio di fondo, c'è qualcosa di nascosto e inatteso che può emergere nelle nostre vite. Qualcosa che sposta l'orbita in cui giriamo e acuisce l'intensità del nostro stare al mondo. Sono le apparizioni: ciò che appare e genera mutamento. Se la nostra esistenza è piena di eventi improvvisi e inaspettati, solo accrescendo percezione e consapevolezza, rendendo corpo e mente più presenti, uscendo dalla fissità dell'ego e dal tempo degli orologi, andando incontro allo shock dell'ignoto possiamo vivere, davvero, le apparizioni. Che investano un concerto dei Muse o la musica di Arvo Pärt, un viaggio in Estremadura o i microgrammi di Robert Walser, la paura di morire, un film di Béla Tarr o un incidente ripreso su Instagram, questi frammenti intrecciano la rete segreta della nostra vera vita e reinventano il mondo, scompaginano la sua narrazione, reintegrano l'inatteso e l'incognito nel cuore dell'esperienza. Un movimento opposto al potere predittivo degli algoritmi e all'onniscienza del dio digitale che, col suo "sovraccarico da apparizioni", satura ogni vuoto e finisce per annullarle. Il loro campo d'elezione, allora, è quello artistico, perché la letteratura, il cinema, la musica, l'arte sono apparizioni. Spaziose, meditative, contemplative, possono raccontare un'altra storia e andare nell'"altra direzione".
La forza della nonviolenza. Un vincolo etico-politico
Judith Butler
Libro: Libro in brossura
editore: Nottetempo
anno edizione: 2020
pagine: 300
Judith Butler definisce le dinamiche psicosociali che determinano il campo di forza della violenza mettendo in luce la mistificazione linguistica e la strumentalizzazione operate dal potere nei suoi confronti. Nel far questo, smonta le posizioni che ammettono, in alcuni casi e con determinate finalità, la violenza come strumento per combattere la violenza stessa e, allo stesso tempo, la concezione per cui la nonviolenza sarebbe una scelta morale individuale caratterizzata dalla passività. Centrale, in quest’analisi, è l’idea che esista una radicata distinzione biopolitica tra vite degne di lutto − dunque meritevoli di essere preservate e difese − e vite dispensabili – per questioni razziali, identitarie, collegate al gender o di altro tipo: in questo senso, la violenza è connessa all’esperienza della disuguaglianza e la nonviolenza non può che essere una pratica collettiva di contestazione delle disuguaglianze, del tutto sganciata da un approccio individualista. Recuperando − analiticamente e criticamente − Foucault, Fanon, Gandhi, Benjamin e, tra gli altri, soprattutto Freud e Klein, Butler delinea così un’idea di nonviolenza che, prendendo coscienza e sovvertendo attivamente le forme di aggressività che caratterizzano il sé e i suoi legami sociali, costituisca una tattica politica tutt’altro che passiva, una forza in grado di contrastare la violenza che pervade la società contemporanea senza riprodurne la distruttività, un vincolo etico e politico che sia tutt’uno con le lotte condotte dai movimenti che ogni giorno si battono per l’interdipendenza, l’uguaglianza e la giustizia sociale.
Piccolo dizionario dell'inuguaglianza femminile
Alice Ceresa
Libro: Libro in brossura
editore: Nottetempo
anno edizione: 2020
pagine: 173
Una quarantina di voci in ordine alfabetico che procedono dall'Anima alla Vita, rivelando, voce per voce, le insidie nascoste nelle parole, non solo nei confronti della donna, ma di tante altre creature che il linguaggio tende a ridurre in minoranza. "Per me," scriveva Ceresa alla sua traduttrice francese, "l'inuguaglianza femminile è ancorata nella intera visione del mondo; ergo, se io faccio un dizionario, devo fare il giro anzitutto delle radici di quest'albero dell'inuguaglianza... Conclusione: il piccolo dizionario io non lo scrivo per le donne; lo scrivo perché va scritto". Alice Ceresa ha lasciato questo inedito, a cui lavorava da anni, oggi conservato nell'Archivio svizzero di letteratura nella Biblioteca nazionale di Berna.
Le distese interiori del cosmo. La metafora nel mito e nella religione
Joseph Campbell
Libro: Libro in brossura
editore: Nottetempo
anno edizione: 2020
pagine: 236
Viaggio tra anima e ragione, psiche e universo, scienza e leggenda, Le distese interiori del cosmo" – l’ultimo libro che Joseph Campbell portò a compimento prima della sua morte – è una raccolta di saggi in cui storia, antropologia, analisi del mito, spiritualità e psicologia analitica convergono in una speculazione riccamente documentata e sempre attuale. Credenze, riti, miti, pratiche ed espressioni artistiche e letterarie di popoli, figure e culture riconducibili a epoche e aree geografiche profondamente distanti vengono qui analizzati e interpretati come espressione universale dell’immaginazione mitica – la facoltà, nella concezione dell’autore, mediante la quale la mente umana supera i propri limiti e i confini spaziali e mette la dimensione interiore in relazione diretta con l’infinità del cosmo. Seguendo un percorso mirato a coglierne analogie, divergenze, rimandi ed elementi di continuità, Campbell spazia con grandissima apertura da Nietzsche a Blake, dai testi indú alla civiltà greca classica, dai rituali navaho ai culti egizi, mostrando come in ciascuna cultura il mito sia sempre metafora creativa che nasce dal bisogno universale di spiegare la realtà e dimostrando, di conseguenza, che uno studio ragionato delle mitologie consente di superare le differenze e i contrasti tra concezioni e tradizioni lontane e di esplorare nuovi mondi.
Che cos'è il potere?
Byung-Chul Han
Libro: Copertina morbida
editore: Nottetempo
anno edizione: 2019
pagine: 176
A livello teorico quello di potere è uno dei concetti piú controversi e problematici della storia del pensiero filosofico, politico, sociologico e giuridico. Il punto di partenza della riflessione di Byung-Chul Han è che esso è stato quasi sempre ridotto a una relazione causale diretta: chi detiene il potere si impone su chi lo subisce, determinandone il comportamento a prescindere dalla sua volontà. Tuttavia, secondo Han, se si sottolinea esclusivamente questa logica, si riesce a percepirne il lato violento e costrittivo, ma non si colgono le dinamiche piú nascoste e complesse mediante cui il potere agisce. Ampliando l'analisi, si può individuare proprio nella libertà il suo presupposto e comprendere che esso può essere esercitato non solo contro l'Altro, ma anche condizionandolo dall'interno, raggiungendo un grado di mediazione molto piú elevato e assumendo forme estremamente articolate - meccanismi che, negli sviluppi successivi del suo pensiero, l'autore arriva a considerare come la chiave di volta della vita sociale e politica. Attraverso una comparazione critica dei principali teorici occidentali del potere - da Luhmann a Foucault, da Nietzsche a Heidegger, Hegel, Agamben e molti altri - in questo saggio Han ne dà una lettura che punta a sgombrare il campo dalle contraddizioni e dalle miopie teoriche, privando "il potere almeno del potere fondato sul fatto che non si sa esattamente cosa esso sia".
Benares. Atlante del XXI secolo
Paulo Barone
Libro: Copertina morbida
editore: Nottetempo
anno edizione: 2019
pagine: 309
Come tutti i luoghi speciali, Benares possiede un incanto e un magnetismo impareggiabili, per i quali è nota sin dalla notte dei tempi e ancora oggi è ammirata e ricercata. Famosa per i suoi palazzi che si specchiano nel Gange, per le scalinate in pietra che discendono fin nel fiume, per le pire funerarie a cielo aperto, è il centro spirituale dell'Oriente, la città di Shiva e quella in cui il Buddha pronunciò le quattro nobili verità, il fulcro di secoli di dominazione araba e inglese dove oggi si trovano a convivere hindu e musulmani, cristiani e jainisti, buddhisti e sikh in un crogiolo di templi e moschee, stupa e chiese. Se è vero che solo a Benares si raccolgono i residui, le cose quando non sono più le stesse di sempre, allora il viaggiatore odierno non ha scelta: se la sua meta è il mondo intero, non può che recarsi a Benares, che tutto il mondo raccoglie. L'Atlante di Paulo Barone ha bisogno, per dispiegarsi, di mappe e figure perché per descrivere Benares non basta il linguaggio concettuale: abbiamo bisogno di immagini, ritratti sensibili dell'invisibile.

