Donzelli: Saggi. Arti e lettere
Dante e il mare
Donato Pirovano
Libro: Libro in brossura
editore: Donzelli
anno edizione: 2025
pagine: 208
Nel viaggio oltremondano raccontato nella Commedia, Dante rasenta una volta sola il mare: sono le acque oceaniche che bagnano l’isola del purgatorio nell’emisfero australe, che il poeta vede dopo essere uscito dall’inferno. In quelle stesse acque, all’inizio della creazione è precipitato Lucifero, e lì è naufragata la nave di Ulisse, dopo che l’eroe greco aveva convinto i suoi compagni a lanciarsi oltre le Colonne d’Ercole. Il Mar Mediterraneo è invece presente nei racconti di personaggi incontrati lungo il cammino, da Francesca a Folchetto di Marsiglia, da Pier da Medicina a Sapia. Il mare nostrum si intravede anche nei miti che interagiscono con la poesia dantesca: Glauco, la Sirena, Ero e Leandro, gli Argonauti. Tuttavia, è nel tessuto metaforico che il mare fa sentire maggiormente il rumore dei suoi flutti, a partire dalla similitudine con cui si apre il poema, quella di un naufrago che scruta le acque alle quali è sopravvissuto, fino all’immagine del canto finale del Paradiso, in cui Nettuno guarda meravigliato l’ombra di Argo, la prima nave che ha solcato il suo regno. C’è poi una metafora antica che Dante rende sua e rinnova, quella della poesia come navigazione, che apre mirabilmente le ultime due cantiche e innerva l’intera struttura del poema. Quello del mare è un tema ricorrente nella Commedia, ma è presente in quasi tutte le opere di Dante; dato curioso, visto che molto probabilmente egli non ebbe mai occasione di solcarlo. Si tratta di un argomento sterminato, ricco di sfaccettature, oltre che di implicazioni letterarie e filosofiche, spesso toccato dalla critica, ma fino a oggi mai affrontato compiutamente in una monografia. Il libro di Pirovano colma questa lacuna offrendo un’analisi completa della presenza del mare, fisico e metaforico, nel corpus dantesco.
Il femminile e il sacro
Julia Kristeva, Catherine Clément
Libro: Libro in brossura
editore: Donzelli
anno edizione: 2025
pagine: 304
Esiste un sacro specificamente femminile? È l’interrogativo da cui prende le mosse un intenso confronto tra due scrittrici, due amiche, intellettuali e atee: Julia Kristeva e Catherine Clément. Tra aneddoti personali e connessioni inaspettate – dalle vacche sacre dell’India alla figura della Vergine, dall’impurità delle mestruazioni all’anoressia e al sacrificio, da Freud a Socrate passando per Lady Diana e santa Teresa d’Ávila –, Clément e Kristeva intessono un dialogo sul senso più profondo dell’essere femminile e del sacro, al crocevia tra natura e cultura, pulsione e linguaggio, corpo e pensiero. Le loro riflessioni, nella forma dello scambio epistolare, sono viaggi nello spazio e nel tempo che esplorano in modo appassionato territori solitamente lasciati al loro mistero. Mettendo in relazione miti, rituali e credenze dell’induismo, del buddhismo, dell’animismo africano e dell’ebraismo, Catherine Clément racconta le scene sorprendenti di un sacro che ha visto con i propri occhi e che è scritto sul corpo e nell’anima. Julia Kristeva, invece, attraverso le storie di alcune sue pazienti psicanalitiche e i temi della maternità, dell’amore e della mistica cristiana, rivela la misura – e l’eccesso – femminile dell’esperienza interiore. Un tema, quello del femminile e del sacro, che risale alle origini stesse dell’umano ma che interessa il presente: le due autrici ricordano infatti le diverse forme di barbarie di cui ancora oggi sono vittime molte donne nel mondo, a ogni latitudine. Di fronte al pericolo, però, le donne in questo terzo millennio si risveglieranno. E questo libro diventa, così, l’affresco esaltante del risveglio femminile, tra eternità e modernità.
Cellini. Il genio e il narciso
Claudio Donzelli
Libro: Libro in brossura
editore: Donzelli
anno edizione: 2024
pagine: 288
La grande fama di Benvenuto Cellini, autore di una tra le più appassionanti e coinvolgenti autobiografie del Cinquecento, ha tuttavia contribuito a relegare nell’ombra la sua produzione artistica, tanto che ancora oggi la conoscenza delle sue opere è trascurata nei manuali di storia dell’arte: spesso si è portati a considerarlo solo un bravo orafo o, tutt’al più, uno stravagante esponente del manierismo, limitando l’attenzione alla celeberrima Saliera d’oro di Francesco I o allo straordinario Perseo, che oggi fa bella mostra di sé in piazza della Signoria a Firenze. Ma l’artista fu molto di più e, assieme a Giorgio Vasari, costituisce una delle figure di artista-letterato che meglio può condurci alla comprensione delle dinamiche complesse che caratterizzarono l’ultima stagione del Rinascimento. Dopo il suo peregrinare tra Roma, Mantova, Venezia e la corte di Francia, una volta rientrato definitivamente a Firenze nel 1545, il suo principale obiettivo fu affermarsi come scultore, sia attraverso la partecipazione al dibattito poetico-letterario promosso dall’amico Benedetto Varchi circa la primazia tra scultura e pittura, sia con la realizzazione di indiscussi capolavori bronzei – i busti di Cosimo I de’ Medici, di Bindo Altoviti e il complesso statuario del Perseo – sia con l’approccio alla grande statuaria in marmo, con cui intese ispirarsi al grande Michelangelo. Cellini considerò sempre alla stregua di veri e propri «figliuoli» tutte le sue creazioni, senza alcuna gerarchia, immedesimandosi profondamente in ognuna di esse, in un gioco reciproco di specchi, contendendo spesso il ruolo di ideatore ai più raffinati intellettuali della sua epoca e quello di committente ai grandi della terra: un vero e proprio Narciso il nostro Benvenuto, che si compiacque di realizzare se stesso in ogni manufatto in cui, anche in assenza di un’esplicita firma, poter ostentare la sua prorompente e orgogliosa personalità.
Viaggio nell'arte delle stelle. Dalle grotte di Lascaux alla Space Art
Giorgio Agnisola
Libro: Libro rilegato
editore: Donzelli
anno edizione: 2024
pagine: 256
Il cielo notturno è uno spazio fisico e un luogo metafisico, e gli artisti lo sanno bene. Anche se oggi sembra affievolita quella trepidante percezione di infinito che in una notte di stelle il cielo restituisce alla nostra sensibilità e alla nostra coscienza, lo sguardo al cielo è ciò che dagli albori ci ha caratterizzato come esseri umani, e rimane un tratto distintivo della nostra specie. In questo prezioso volume Giorgio Agnisola racconta il rapporto tra l’uomo e le stelle attraverso opere e luoghi d’arte, dalla preistoria ai nostri giorni: dai dipinti parietali delle grotte di Lascaux alle immagini della dea egizia Nut, dalle volte celesti nelle cupole delle chiese ai grandi zodiaci dipinti dell’età rinascimentale, dai quadri romantici del primo Ottocento ai cieli stellati di van Gogh, dai paesaggi cosmici di Kiefer alle installazioni «stellari» dell’arte elettronica e all’Art Space degli ultimi decenni. Le tappe di questo viaggio nell’arte delle stelle sono scandite da un ricco apparato iconografico che mostra come, nel corso dei secoli, per l’uomo sia mutata l’immagine delle stelle, riflettendo i cambiamenti nelle credenze, nelle conoscenze scientifiche e nella sensibilità artistica. Il ricorso all’arte come spazio di questo viaggio tra visibile e invisibile traccia così un cammino nella bellezza e nell’interiorità, un’affascinante avventura dell’anima tra astronomia e astrologia, filosofia e teologia. Questo libro è un invito a guardare il cielo stellato e a rileggerlo nelle testimonianze dell’arte: se, come la scienza ci ha rivelato, siamo della stessa natura di quei punti luminosi che da millenni sono un imprescindibile riferimento per la nostra vita, allora forse proprio lassù, nei mondi stellari, si trova la risposta ai nostri più profondi desideri.
Il lettore e lo spettatore. Filosofia di due metafore dell'esistenza
Andrea Tagliapietra
Libro: Libro rilegato
editore: Donzelli
anno edizione: 2024
pagine: 256
Nel presente stato di guerra del mondo con il mondo, quando conflitti e catastrofi di ogni genere occupano le cronache di tutti i giorni, sembra che ogni atrocità possa essere accolta e sopportata nelle maglie del quotidiano. È come se i contemporanei avessero fatto proprio lo sguardo dell’autore dell’Apocalisse, che assiste alla fine del mondo senza venirne toccato. Uno sguardo distaccato e imperturbabile, che Andrea Tagliapietra individua come tipico dello «spettatore», figura che nell’età dei Lumi inaugura la condizione moderna e che oggi si pone sempre più come protagonista di un mondo concepito come spettacolo. A contendergli la scena si muove però un’altra figura, quella del lettore: fin dal tardo medioevo, con la sua azione silenziosa e fatta di tempo, il lettore non cessa di creare uno spazio metaforico, intimo e privato, di costruzione del sé e di ricerca di senso, non smette, ancora ai giorni nostri, di erigere pazientemente un presidio di resistenza ai processi spettacolari e anestetizzanti di omologazione della società. In questo senso, la lettura finisce per rivelarsi un gesto potente, vitale e rivoluzionario. Attraverso un fittissimo dialogo tra parole e immagini, le due figure emblematiche del lettore e dello spettatore prendono forma nelle pagine di questo libro, configurandosi come due modalità dell’esistenza che si pongono agli estremi, pur trovandosi a convivere. Da un lato c’è chi assiste passivamente alla catastrofe, illudendosi di sopravviverle sempre, e dall’altro chi, attraverso il segreto della lettura, prova a opporre all’apocalisse quotidiana l’argine della propria singolarità.
Michelangelo architetto di Dio
William E. Wallace
Libro: Libro rilegato
editore: Donzelli
anno edizione: 2023
pagine: 304
Quando compie settant’anni, Michelangelo è convinto che il suo periodo più fertile dal punto di vista artistico sia ormai alle spalle: provato dalla scomparsa degli amici più cari e scoraggiato dalla perdita di commissioni importanti, assegnate ad artisti più giovani, il supremo artista crede sia arrivato il momento di ritirarsi, tanto che inizia a concentrarsi sul progetto della propria tomba. Ancora non sa che gli anni a venire saranno invece tra i più fervidi e produttivi della sua vita, perché il destino ha in serbo per lui la sfida più ambiziosa e difficile: diventare l’architetto di Dio. Attraverso lettere e documenti dell’epoca, William E. Wallace, esperto della vita e dell’opera del genio aretino, racconta gli ultimi vent’anni di Michelangelo, a partire dal momento in cui diventa responsabile della fabbrica di San Pietro, oltre che l’artefice di altri cruciali interventi architettonici. Nel 1546, quando il papa gli affida il compimento della basilica, l’enorme cantiere è fermo, bloccato da progetti imperfetti e problemi ingegneristici. Michelangelo prende in mano la situazione: individua immediatamente i nodi irrisolti, supera le resistenze di burocrati e maestranze, e convince il papa a ricominciare tutto daccapo. Queste pagine, accompagnate da un ricco apparato iconografico, gettano nuova luce sugli anni meno noti di Michelangelo, mostrandoci un artista che veste anche i panni dell’innovativo ingegnere e dell’esperto uomo d’affari. La sfida di costruire San Pietro spinge Michelangelo verso una fede ancora più profonda: tra gli intrighi politici della Chiesa e la difficoltà di fronteggiare una salute sempre più precaria, l’artista si aggrapperà alla convinzione di essere stato scelto direttamente da Dio per costruire la chiesa più grande e magnifica mai concepita. Iniziata ben prima che lui ne divenisse l’architetto e incompiuta per molto tempo ancora dopo la sua morte, la basilica rappresenta il risultato più importante della sua carriera: è fulcro e culmine del suo coerente progetto. San Pietro è una creazione di Michelangelo, ed è il suo capolavoro.
Timeo in Paradiso. Metafore e bellezza da Platone a Dante
Piero Boitani
Libro: Libro in brossura
editore: Donzelli
anno edizione: 2023
pagine: 256
«Dal Timeo di Platone viene quasi tutto ciò che vale la pena ricordare». Così afferma Piero Boitani fin dalle prime pagine, in procinto di incamminarsi nel percorso interpretativo di uno dei dialoghi platonici più letti e più fecondi, che qui compare in appendice nella nuova traduzione di Federico M. Petrucci. Del resto, cosa avrebbero potuto scrivere, senza il Timeo, Aristotele e Filone d’Alessandria, Agostino e Boezio, Dante e tanti altri sino all’epoca moderna? L’idea è quella di percorrere i sentieri del linguaggio figurato che da Platone portano a Dante, conducendo il Timeo, appunto, fino in Paradiso. Sentieri spesso obliqui, nascosti, mimetizzati, che arrivano all’epoca cristiana, nella quale il linguaggio «per miti verosimili» del dialogo continua ad avere fortuna, ma deve trovare una diversa giustificazione. Leggere la Scrittura con Platone si può, ma occorre cercare i modi giusti, tanto più che il Timeo affronta i nodi capitali della Creazione e della Bellezza. Boezio e la Scuola di Chartres sono gli eredi diretti di questa tradizione, con esiti sorprendenti dal punto di vista poetico e filosofico. Ma esistono anche discendenze indirette, che qui Boitani ricostruisce con maestria: Plotino, con la sua devozione al Bello; Agostino, che lotta con il problema della Creazione e fonda la nuova visione della Scrittura come umile e sublime a un tempo; Gregorio, il Papa narratore, esegeta e poeta, Alberto Magno, Tommaso d’Aquino e poi Dante, che si avvicina sempre più al platonismo man mano che si addentra nel Paradiso. Pagina dopo pagina prende forma l’albero genealogico dell’unico dialogo platonico conosciuto nel medioevo, con l’origine verso il basso, ma con un occhio puntato verso il tronco biblico e i rami frondosi del Bello e del Sublime. Boitani racconta questa vicenda cruciale della cultura occidentale con tutto l’entusiasmo – Platone direbbe la mania – di cui è capace, ricostruendo un’avventura intellettuale unica nella storia.
La metafora dello specchio. Lineamenti per una storia simbolica dell'immagine
Andrea Tagliapietra
Libro: Libro in brossura
editore: Donzelli
anno edizione: 2023
pagine: 400
Nella storia del pensiero, lo specchio non è una metafora come tutte le altre. Fin dall'antichità, con i miti di Dioniso, Medusa e Narciso, lo specchio irrompe con forza nell'immaginario occidentale, non solo in quanto strumento in grado di duplicare il mondo sensibile, ma soprattutto in relazione alla condizione in cui pone l'osservatore, insieme soggetto e oggetto dello sguardo: nello specchio, colui che guarda può ora guardarsi. Eppure il riflesso di noi stessi che lo specchio restituisce ha sempre, in qualche modo, la caratteristica dell'enigma, ovvero di ciò che mette alla prova, coinvolgendo ciascuno in modo diverso. Così, guardarsi allo specchio non prevede una soluzione, la risposta a una domanda, ma una risoluzione, un essere degni e in grado di sopportare il nonsenso di ciò che è unico e singolare, e perciò senza immagine. A partire dai territori del mito greco, l'enigma dello specchio sarà, infatti, l'enigma dell'altro e dello stesso, l'enigma dell'identità e della differenza, della verità e dell'illusione, il luogo in cui si genera la tensione istitutrice del simbolo. Ripercorrendo i momenti cruciali della vicenda filosofica occidentale, Tagliapietra mostra come l'oggetto riflettente sia stato, dagli inizi greci della riflessione scientifica fino all'ultima stagione del pensiero contemporaneo, la metafora stessa della filosofia. Infatti, la figura dell'uomo che si guarda, con la vertiginosa fuga dell'autoreferenza, riassume, con la potenza che è propria dell'immagine, la ricorrente ambizione del pensiero filosofico per un sapere assoluto e senza resti, totalizzante e autofondato. Ma, di fronte a questo sapere l'avventura dello specchio racconta anche la storia, intimamente intrecciata con quell'ambizione, di un soggetto che, alla scuola del riflesso, diviene conoscitore di sé stesso, ma anche, come suggeriva Nietzsche, di sé stesso carnefice. A più di trent'anni dalla prima apparizione, torna in libreria in una nuova edizione completamente riveduta e aggiornata un classico della riflessione filosofica contemporanea, qui per la prima volta accompagnato da un apparato iconografico di oltre cento opere d'arte, autentiche icone del pensiero che ora vengono offerte al lettore assieme al piacere del testo.
La nudità di Beatrice. Dante, Giotto, Ambrogio Lorenzetti e l'iconografia della Carità
Donato Pirovano
Libro: Libro in brossura
editore: Donzelli
anno edizione: 2023
pagine: 224
Una figura di pura luce, il corpo coperto da un velo sottile che ne lascia intravedere le forme, in mano un cuore rosso, che arde dentro una fiamma. Sotto il panno leggero, la donna è nuda. È l’icona della Carità, l’amore cristiano, nella nuova rappresentazione che di essa si afferma nell’arco del Trecento grazie ad artisti come Giotto e Ambrogio Lorenzetti. Ma qual è l’origine di questa iconografia? Chi c’è dietro a questa donna, sensuale e insieme spirituale, che incarna la più importante virtù teologale? Nella filigrana di questa immagine – sostiene Donato Pirovano nel volume – è possibile intravedere la Beatrice dantesca nella forma in cui appare in sogno al poeta nell’enigmatico sonetto che apre la Vita nuova. In quella sede, la donna compare tra le braccia di Amore, che le offre in pasto il cuore di Dante, per poi allontanarsi in lacrime. Donando questo cuore alla «donna de la salute», Amore affida a Beatrice la vita di Dante perché la trasformi, sublimando la sua passione affinché non venga mai meno. In questo rito onirico, Beatrice incarna ciò che sarà nella poesia di Dante da quel momento in poi: l’icona vivente della Caritas, quell’amore disinteressato che viene dal cielo e al cielo ritorna. Toglierle il velo e ammirare la sua nudità significa, allora, contemplare la bellezza di un amore salvifico, puro ed eterno. In un ragionamento serrato tra parole e immagini, Pirovano conduce il lettore alla scoperta dei legami obliqui tra arte e letteratura, rintracciando nell’episodio dantesco la fonte primaria capace, con la sua potente forza drammatica, di generare e alimentare un’iconografia che godrà di lì a poco di uno straordinario successo.
Pensare l'universo. Italo Calvino e la scienza
Massimo Bucciantini
Libro: Libro in brossura
editore: Donzelli
anno edizione: 2023
pagine: 224
Il 9 maggio 1962 Italo Calvino scrive a Umberto Eco di voler redigere un manifesto «per una letteratura cosmica». A un certo punto della sua vita, all’inizio degli anni sessanta, Calvino guarda alla scienza come mai aveva fatto prima. Per comprendere «il nostro inserimento nel mondo», egli sente la necessità di occuparsi delle immagini che la scienza produce e del linguaggio che impiega nel farlo. Sarà per lui un punto di svolta. Poco più di quindici anni fa, Massimo Bucciantini aveva raccontato la centralità di questo passaggio in un volume pionieristico, che torna oggi in libreria arricchito di un ampio saggio introduttivo. Attraverso l’impiego di numerose lettere e documenti di archivio, Bucciantini traccia le origini di un programma d’immaginazione e di scrittura che Calvino catalogherà sotto la voce «pensare l’universo» e che lo accompagnerà fino alla fine dei suoi giorni; un progetto che lo condurrà in territori inesplorati, verso un nuovo modo di fare letteratura. Non solo dovrà imparare a «navigare negli spazi intergalattici» ma, forte dello sguardo acquisito, lo utilizzerà per provare a comprendere come vivere in questo nuovo mondo, ripensando radicalmente il tema della condizione umana. Una rivoluzione copernicana, condotta nel tentativo di trovare delle vie d’uscita dal mondo di pietra che vede chiudersi sopra di sé. All’entropia dell’universo egli opporrà l’unico strumento che ha a disposizione: la sua fabbrica di parole, la sua idea di letteratura.
Ad occhi aperti. Leggere l'albo illustrato
Libro: Copertina morbida
editore: Donzelli
anno edizione: 2023
pagine: 262
Esplorare l'universo dell'albo illustrato: questo il proposito del volume firmato dal gruppo di esperti e studiosi di Hamelin. Lo scopo è fornire uno strumento critico, inesistente in Italia, capace di guidare la lettura dell'albo da parte di genitori, insegnanti, bibliotecari, e semplici amanti del racconto per immagini. L'albo illustrato è un vero e proprio linguaggio, con le sue specifiche modalità di narrazione, non ancora analizzate a dovere, malgrado nel nostro tempo sia diventato cruciale saper leggere le immagini. Le importanti innovazioni del mercato editoriale italiano nell'ultimo decennio, e il dialogo sempre più stretto col panorama internazionale, hanno fatto emergere tutte le potenzialità espressive di questa forma di narrazione, che trova nella prima infanzia un destinatario privilegiato, ma che non si pone limiti in fatto di tematiche, sperimentazioni e pubblico di riferimento. Attraverso un percorso che esplora le esperienze più significative dell'editoria per l'infanzia, il libro analizza dall'interno la fisionomia dell'albo illustrato: il formato, con le sue specifiche valenze narrative, il rapporto tra parole e immagini, il ritmo e il tempo della narrazione, e la formula dei libri senza parole. Un cammino disseminato di figure: le tavole dei più grandi maestri dell'illustrazione accompagnano le puntuali incursioni degli autori nel mondo poco esplorato di un'arte che spesso resta in ombra sugli scaffali delle librerie.
Il demone di Dostoevskij. Il sesso, la morte, il linguaggio
Julia Kristeva
Libro: Libro rilegato
editore: Donzelli
anno edizione: 2022
pagine: 350
La coscienza europea è posseduta dalla presenza di Fëdor Dostoevskij, genio tormentato e profetico: le sue parole hanno avuto un rilievo cruciale per filosofi e scrittori come Nietzsche, Proust e Kafka, ma anche per registi come Visconti, Bresson e Kurosawa, per citarne solo alcuni. Il «contorto scrittore russo», come lo definiva Freud in una lettera, è intrinsecamente legato al mondo da cui proviene, ma è anche il più europeo degli scrittori, se è vero, come diceva Joyce, che a Dostoevskij dobbiamo la creazione della prosa contemporanea, da lui portata a un’intensità impareggiabile. «Ovunque e in ogni cosa ho vissuto fino al limite estremo, e ho passato la mia vita a superarlo», scriveva Dostoevskij all’amico poeta Anton Majkov nel 1867. E il limite l’ha davvero oltrepassato, rinnovando ogni volta la scommessa sulla potenza della parola e sfidando il nichilismo e il suo doppio, l’integralismo, attraverso la gioiosa esplosione polifonica del linguaggio. «Se priviamo gli uomini dell’infinitamente grande», scriveva Dostoevskij, «non vorranno più vivere, moriranno di disperazione. L’illimitato e l’infinito sono così indispensabili all’uomo come il piccolo pianeta su cui abita». Lettrice d’eccezione di Dostoevskij, Julia Kristeva ne svela in questo densissimo libro la sorprendente attualità. I personaggi parossistici e autodistruttori che popolano le sue opere, fra mostri patetici e insetti insignificanti, presentano già la matrice carceraria dell’universo totalitario, che si rivelerà nella Shoah, o nel Gulag, e che oggi viviamo nel controllo operato dall’onnipresenza della tecnica. Dostoevskij, dunque, «profeta della nostra modernità»: attraverso la lettura di Kristeva l’uomo entra con la sua opera nel terzo millennio dove, infine, «tutto è permesso». E le angosce degli internauti si fondono, nel sottosuolo, ai demoni di Dostoevskij.