Blues Brothers
La rosa dell'amore e con spine di rosa
Oscar Wilde, Alfred Douglas
Libro: Libro rilegato
editore: Blues Brothers
anno edizione: 2025
pagine: 320
Il testo integrale (dal manoscritto originale conservato dal British Museum londinese) del De profundis: la lunga lettera-invettiva che Oscar Wilde scrisse nel 1897, mentre era detenuto nel carcere di Reading, al suo ex amante Alfred Douglas. «La nostra amicizia, sventurata e così deplorevole, è finita per me nella rovina e nella pubblica infamia, eppure il ricordo del nostro antico affetto mi accompagna spesso, e mi causa grande tristezza pensare che nel mio cuore avversione, amarezza e disprezzo debbano prendere per sempre il posto un tempo occupato dall’amore... E non c’è nessun bisogno che il mondo sappia mai quali parole di pena o passione, di rimorso o indifferenza, tu vorrai mandarmi come risposta o come replica». Defunto Wilde nel 1900, e sebbene il testo del De profundis fosse noto solo in parte, Alfred Douglas nel 1914 diede alle stampe Oscar Wilde and myself, un velenoso pamphlet antiwildiano, qui ripubblicato in forma integrale. «Esporrò in dettaglio il mio rapporto con Wilde, e non lo farò a titolo di difesa o di giustificazione, ma solo per chiarire, nell’interesse pubblico e a beneficio dei posteri, la vera essenza degli scritti e del carattere di Wilde. Faccio questo passo tanto per il bene suo, quanto per il bene mio».
Baci sulla bocca del peccato. Lettere amorose a Alfred Douglas e gli amici
Oscar Wilde
Libro: Libro rilegato
editore: Blues Brothers
anno edizione: 2025
pagine: 320
Nelle lettere che Oscar Wilde indirizzò all’amato Alfred Douglas (“Bosie”) e agli amici, negli anni 1892-1900, la cronistoria della relazione omosessuale – all’epoca reato penale – vissuta dallo scrittore irlandese con Bosie. Dalla passione carnale, all’innamoramento; dalla complicità amorosa, allo scandalo e al processo; dal tradimento dell’abbandono in carcere, all’odio nutrito di rancore e disprezzo. Fino alla riconciliazione affettiva, e alla conclusiva estraneità. «Mio fiore delicato, mio giglio fra i gigli, forse sarà in prigione che potrò verificare la forza dell’amore che provo per te... Tenerti dentro la mia anima, ecco lo scopo di questo dolore che gli uomini chiamano vita. O mio amore, tu che io venero sopra ogni cosa, bianco narciso... Ti amo, il mio cuore è una rosa che il tuo amore ha fatto sbocciare, la mia vita è un deserto percorso dalla deliziosa brezza del tuo respiro, e dove i tuoi occhi sono fresche sorgenti... Amami sempre. Tu sei stato l’amore supremo, l’amore perfetto della mia vita: non può essercene un altro... O più dolce fra tutti i ragazzi, più amato fra tutti gli amori, la mia anima si avvinghia alla tua anima, la mia vita è la tua vita, e in tutti i mondi di dolore e di piacere tu sei il mio ideale di ammirazione e gioia.» [20 maggio 1895]