BombaBooks Edizioni

Il libro è una raccolta di racconti autobiografici e testimonianze vere che attraversano il confine invisibile e potente tra chi cura e chi viene curato. È un’opera corale, scritta con cuore e mente da chi ha vissuto, osservato, accompagnato o subìto la malattia, la diagnosi, la speranza, la caduta, la rinascita.
Ogni storia è una carezza, un pugno, un invito alla riflessione. Il libro nasce da un’idea profonda: rendere visibile il momento in cui la vita cambia, in cui il camice bianco si posa e si indossa il pigiama del paziente. In quell’attimo – che può arrivare per un ricovero, una diagnosi inattesa, una malattia del figlio, o anche solo per l’età – si rivelano la vulnerabilità, la forza e l’umanità di ognuno. Professionisti sanitari, pazienti, caregiver, bambini e suore, madri, avvocati, ostetriche e insegnanti: tutti raccontano un tratto di strada in salita, ma mai in solitudine. I racconti non sono solo storie di malattia: sono storie di rinascita, di fede, di empatia, di scelte coraggiose, di amicizie inattese e di legami che curano quanto una terapia.

Come si può operare realmente un cambiamento duraturo? Come si passa dalla consapevolezza teorica all’azione trasformativa? Ed è possibile farlo attraverso micro-azioni quotidiane, accessibili e scientificamente fondate? A queste domande ambiziose risponde il libro "Brain@work. I 10 micro-switch che mi hanno cambiato la vita": un’opera che si colloca all’incrocio tra neuroscienze applicate, coaching trasformativo, psicologia positiva e auto-sperimentazione. L’autore, Emanuele Cosimo Altomare, psicologo e PhD in Neuroscienze, offre qui un contributo che non è solo teorico, ma profondamente esperienziale, costruito su anni di pratica personale e professionale, sostenuto da ricerche di frontiera e raccontato con un linguaggio immediato e coinvolgente. Nel cuore di questo libro c’è una tesi centrale: la trasformazione personale non nasce da grandi rivoluzioni, ma da piccoli, consapevoli interruttori mentali - i “micro-switch” - che, se attivati con costanza, riscrivono nel tempo le abitudini neurali, fisiologiche e comportamentali. Concetto trova pieno riscontro nelle evidenze neuroscientifiche più recenti. Prefazione di Massimiliano Barattucci. Postfazione di Vittoria Luppi.

Il gesto lega il lavoro di Suma, fotografo creativo e talentuoso, ironico e performante, chirurgico e multidisciplinare, e ne delinea il risultato che risulta spiazzante e avvincente nello stesso momento. L’attenzione su questa esposizione non può che focalizzarsi sul contenuto stesso dei lavori di Suma. Nel suo complesso lavoro, si fonde la tradizione nipponica legata ai grandi robot di cui sopra, ai pilastri della nostra monumentale Storia dell’Arte. In un vortice di emozioni contrastanti, Jeeg Robot d’acciaio spegne per un attimo il suo impegno nella lotta ai mostri del male, per mettersi in posa, quasi in un atteggiamento di fiero riposo, nella stessa posizione della Monna Lisa di Leonardo Da Vinci. Una posa che insinua e provoca, presa in tre quarti, con uno sguardo attento e indagatore mai privo di quell’ironia che contraddistingue l’autore...

Con i suoi lavori Linardi ci mostra una deframmentazione dell’immagine che si spezzetta in centinaia di colpi di pennello, creando una risultante visiva al limite dell’ipnotico; colori vivi, freschi, mai ridondanti. Una struttura compositiva che ripercorre l’immagine iniziale in tutte le sue linee guida, ma che diviene uno spettacolo che si scompone e si ricompone negli occhi dell’osservatore nel momento in cui questo si allontana e si riavvicina all’opera stessa, in un processo che stimola la mente, il pensiero e la riflessione, e ovviamente la creatività stessa. Le Chiese, gli scorci, i panorami di una Follonica contemporanea, divengono nelle tele di Linardi un messaggio che guarda al futuro, che porta a riflettere e che induce ancora a un continuo cambiamento. La città che si muove e che guarda al futuro rivive nelle immaginifiche pixellature dell’artista, che la ritraggono bella e elegante, ammaliante e seducente e in continuo sviluppo come attraverso un televisore a tubo catodico che ci riporta di colpo a periodi migliori.

Una narrazione corale di sei personaggi che raccontano una storia vissuta e vista da sei punti diversi. Sei diverse verità su un eccidio offerte per un giudizio finale. I protagonisti ripercorrono la loro vita da circa un anno prima dell'eccidio fino al giorno dell'inaugurazione del Parco della Pace di Sant'Anna di Stazzema, raccontando il loro punto di vista, la loro verità sulla memoria che condividono, passando dalla faticosa vita in un piccolo paese isolato dal mondo durante la guerra, al giorno dell'eccidio e i giorni seguenti fino al ritrovarsi tutti alla cerimonia con il presidente Pertini. Giunti al 1982 c'è voglia di far conoscere la verità sull'eccidio a tutto il mondo, ma ci si interroga anche su cosa possa causare la verità in quegli anni pesanti come il piombo, anni in cui la politica estremista combatteva a suon di bombe, uccisioni e gambizzazioni.

Per Cerri l’arte non viene prima della visione della vita. Alla base della sua arte c’è una visione del mondo e dell’uomo basata sulla solidarietà, sulla comunanza con gli altri e sulla visione precisa e preponderante di ciò che è bene e di ciò che è male. Potremmo definire il lavoro di Cerri un’arte pedagogica, un’arte che insegna i valori più importanti per l’uomo: la solidarietà e la fratellanza. Un’arte che induce a pensare ed a riflettere, che mette al primo posto la solidarietà nei confronti degli altri, basata sulla bellezza e la centralità dell’uomo, “l’arte senza l’uomo non esiste”, amava ripetere. Una visione morale dell’arte quindi che mette in primo piano i valori che l’opera vuol trasmettere, un messaggio che diviene quindi più importante dell’arte stessa.

Linardi attraverso i suoi lavori di decodifica dell’immagine, restituisce una visione in profondità, grazie alla smisurata padronanza dei suoi mezzi tecnici. Egli invita attraverso le sue opere a riflettere sulla forza dell’arte stessa come possibile carta stradale del cambiamento. Ogni sua opera porta un rigore nelle pennellate impressionante, volte alla precisione e alla rapidità del gesto in un perfetto parallelismo con la società che ci circonda. Quello che Linardi rappresenta in ogni suo lavoro convoglia l’attenzione dell’osservatore su un centro guida, che è molto di più di un punto di fuga, che poi si sgretola in un’esplosione di frammenti simili ai pixel riportandoci di colpo alle immagini offuscate e banalmente poco nitide degli anni Ottanta, in un retropercorso che però assume sempre più nitidezza mano a mano che l’osservatore mette a fuoco la nuova evoluzione visiva.

Le luci e le ombre di questa generazione; tra momenti di caduta libera e momenti di rinascita, illuminati dalla volontà indomita di risalire; quell’energia inarrestabile di chi sogna in grande ma anche quel terrore di chi si sente perso. Un universo in bilico tra fragilità e forza di volontà, tra paure e voglia di emergere; dove si intrecciano gli aspetti positivi e negativi dei rapporti d’amore, con le loro vulnerabilità e i loro punti di forza. La lucida e attuale rappresentazione del mondo di oggi, che accelera i rapporti umani, ma che anche ne amplifica le distanze. In questi versi, si respira la forza di un’epoca giovane, che non si accontenta di sopravvivere, ma che brama di vivere a pieno, ha voglia di emergere, di volersi più bene e di affermare il proprio Io.Un ritratto intimo ma anche universale, capace di parlare al cuore di chiunque abbia ancora la voglia di ascoltare.

Paolo Bottai, artista, pittore, scultore e in questo libro, riscoperto anche scrittore di poesie. L'avventura di una storia d’amore narrata in poesia: dall’incanto del primo sguardo alla vertigine della passione, fino alla lenta dissolvenza dei sentimenti. Ogni poesia è una tappa di questo viaggio emotivo, un frammento di vita che pulsa tra desiderio, assenza e memoria. Un’avventura sentimentale intensa e sincera, dove le parole diventano carne, fuoco e silenzio.

Opere dell'artista scultore Roberto Berrugi. L'artista ha la capacità di riutilizzare il metallo destinato al macero, per creare opere d'arte sensazionali, ridonando anima e vita ad un materiale inerme.

Opere scelte dell'artista Paolo Bottai dal filone "Subliminale". Bottai ci fa entrare nel suo mondo interiore, dove le scene appaiono affastellate, ricche di significati personalissimi e sconosciuti; egli scava fin nelle viscere alla ricerca di ogni oscillazione, ogni ricordo, ogni scena vissuta, qualsiasi elemento utile per raccontare le sue emozioni più profonde.