Echos Edizioni

La protagonista del racconto romanzato è una principessa che dispensa amore profuso con ironia e garbo. È venerata come una madonna in carne ed ossa dai personaggi comprimari del racconto. L’autrice, Luciana Capella, ha saputo affrontare il CAOS esistenziale addomesticandolo, arginando il superfluo per l’essenziale. Capella fa rinascere a vita nuova la protagonista Stella, fiera del bagaglio di saggezza e concretezza metabolizzati nel tempo. Se l’amore è mancanza, è povertà, è desiderio e NON possesso, l’autrice l’ha stigmatizzato egregiamente. In un giorno qualsiasi, i pensieri camuffati e psichicamente dormienti, Luciana sente l’impellente necessità di dipanarli, romanzandoli, rivendicando così, il senso del proprio essere al mondo. Capella fa rinascere a vita nuova la protagonista Stella, fiera del bagaglio di saggezza e concretezza metabolizzati nel tempo. Se l’amore è mancanza, è povertà, è desiderio e NON possesso, l’autrice l’ha stigmatizzato egregiamente. In un giorno qualsiasi, i pensieri camuffati e psichicamente dormienti, Luciana sente l’impellente necessità di dipanarli, romanzandoli, rivendicando così, il senso del proprio essere al mondo.

Introspezioni, luci e colori, ricordi, stati d’animo. Io sono la bambina dell’altalena con la sua ingenuità (mai persa del tutto) la sua inconsapevole attesa del futuro, la sua felice completezza nel momento presente. Poesie gioiose, ricche di colori, profumi e suoni nella seconda sezione, mentre nelle altre fa talvolta capolino la tristezza o, meglio, la consapevolezza data dagli anni, dal fluire inesorabile del tempo, con le infinite domande che questo pone, e le risposte che cerchiamo di trovare. Nei ricordi si affaccia prepotente il mondo lontano dell’infanzia, gli affetti più cari e indimenticabili, i luoghi scrigno di perdute dolcezze.

L’incontro dell’Autore con un uomo misterioso, apre le porte a un racconto intenso e commovente. L’uomo misterioso parla della sua vita: la solitudine dell’infanzia vissuta in casa, lontano dagli altri bambini e, nell’adolescenza, la scoperta del proprio orientamento sessuale e la reazione crudele dei familiari. La morte della nonna, unica persona a lui vicina, lo conduce nel buio della disperazione da cui il protagonista uscirà grazie all’incontro con la bassottina Matita, vivace, intraprendente e monella che gli cambierà l’esistenza (e il divano). La vita con Matita e l’incontro con un altro bassotto, Pastello, nel quale il protagonista si rispecchia, rappresentano una vera e propria rinascita, in un crescendo di positività, bellezza e fantasia, contornate dai disastri compiuti dai pestiferi bassotti. In Matita e Pastello, bassottini abbandonati, l’uomo rivive la sua storia e individua la chiave per superare le tristezze della vita.

C’è una fontana a Pompei, un luogo dove le schiave godono di pochi momenti di libertà, è lì che inizia il lavoro di Celio e Furio. Amici fraterni fin dalla nascita, cercano di racimolare, con metodi, leciti e no, la somma necessaria a riscattare le rispettive madri che lavorano in un lupanare. Podex è un lanista e necessita di un nuovo gladiatore, così gli amici si separano e Celio incontrerà nuovi colleghi gladiatori e una coppia di gladiatrici. Una donna molto potente li coinvolgerà in un complotto, mentre la terra comincia a tremare e una vecchia leggenda vuole che sotto al monte Vesuvio ci sia una delle dimore del Dio Vulcano. Quando l’aria comincia a odorare di zolfo la necessità di lasciare la città diventa impellente, ma diverse persone cercheranno di impedire ai figli delle lupe di inseguire il loro sogno di libertà. Una società romana vista dal basso, dove imperatori, senatori e potenti, sono lo sfondo e gli ultimi i protagonisti.

Gli Alpini di Giaveno festeggiano quest’anno il Centenario del loro Gruppo, essendo stato fondato nel 1924, inizialmente come “Gruppo Alpini Giaveno”, diventato in seguito “Gruppo Alpini Giaveno-Valgioie”. In occasione del “Centenario”, l’Autore del libro (pure lui Alpino) ha voluto raccontare, oltre ad alcune esperienze personali, curiosità e ricordi riguardanti la “naja” di alcuni appartenenti al “Gruppo” locale, completando il testo con numerose immagini “d’epoca”. Trattandosi di fatti avvenuti in tempo di pace, è scontata l’assenza di episodi drammatici, ad eccezione di un paio di casi. Sono presenti, ovviamente, anche alcune testimonianze risalenti all’ultima guerra, ma pure queste hanno quasi tutte un “lieto fine”, tanto per rimanere in linea con lo spirito del libro, improntato sull’allegria e sul buonumore, caratteristiche che distinguono da sempre gli Alpini, un “Corpo” militare entrato ormai nella leggenda.

Questo è un diario di viaggio che parla delle peripezie di tre ragazzi a cavallo di questo monumento, una linea quasi retta che unisce la sonnacchiosa cittadina marittima di Bowness-on Solway nella contea di Cumbria e Newcastle in quella del Tyne and Wear. Nel tragitto, in compagnia dei loro tre monolitici zaini e di una discreta propensione all’avventura, Guido, Riccardo e Mike attraversano i pascoli immacolati del Northumberland seguiti da quest’antica fortificazione, quel confine di pietra che al giorno d’oggi invece di dividere unisce frotte di escursionisti last minute. E intanto, il viaggio diventa anche una scusa per raccontare le vicende di tutti quei personaggi storici che per una ragione o per l’altra hanno avuto a che fare col Vallo e con l’Inghilterra.. Ecco che il trekking, la bellezza della campagna inglese e le sue curiosità antiche e moderne si sommano in un’unica avventura che aiuta a riscoprire i piaceri e i dolori del camminare all’aria aperta seguiti da sciami di formiche alate, storditi dal cambio euro-sterlina e continuamente minacciati da mandrie di mucche attentatrici.

Pietro aveva appena undici anni quando vide per la prima volta Aksel, un ragazzo austriaco. Nonostante le difficoltà linguistiche, i due ebbero modo di passare molto tempo insieme a Nervesa facendo nuove esperienze via via più emozionanti che portarono alla nascita di un rapporto fraterno che non si interruppe neppure quando Aksel fu obbligato a tornare a Vienna. Solo un evento riuscì ad incrinare il loro legame: lo scoppio della Grande Guerra, che non risparmiò neanche quell’angolo di mondo. Pietro venne chiamato alle armi, appena maggiorenne, ritrovandosi a combattere una guerra che non sentiva sua. Dall’altra parte del fronte, in quegli stessi giorni, anche Aksel cercava di sopravvivere, affrontando la fame e la stanchezza insieme al fratello, Christopher, ma perdendo del tutto la lucidità mentale quando si trovò a guadare il fiume Piave, luogo in cui, anni prima, passava le giornate con Pietro. Così distanti e allo stesso tempo altrettanto vicini, i due giovani si sarebbero trovati ad affrontare il loro destino proprio su quelle rive.

Tutto accade in una sola notte! Sullo sfondo di un violento acquazzone estivo, due donne si ritrovano l’una di fronte all’altra, per un ultimo confronto dialettico, senza “esclusione” di colpi”. Germana ed Ottavia vivono una complicata relazione sentimentale, giunta ai titoli di coda. Il preludio al loro incontro-scontro è quanto di più drammatico si possa immaginare. Germana, colta da una premonizione, sorprende la compagna in procinto di iniettarsi una mistura mortale. Inizia così la loro lunga contrapposizione: un viaggio interiore in cui i fantasmi del passato si intrecciano con quelli del presente e con quelli, ancora più inquietanti, del futuro. Si spingeranno ai limiti, ed oltre, della propria resistenza emotiva, tra ricordi dolorosi, a partire da quelli delle loro adolescenze, fino alle crescenti paure per il loro futuro e alla consapevolezza della fine della loro relazione, che entrambe speravano fosse l’ultimo baluardo per una vita serena. La narrazione intreccia eventi e personaggi del loro tormentato passato, dipingendo il ritratto intenso di due anime perdute, fino ad un epilogo onirico e surreale in cui il lettore viene messo di fronte ad una inaspettata rivelazione.

È un caldo pomeriggio di luglio quando Fabio e Simone, due amici di vecchia data, decidono di prenotare un volo per Città del Messico. Sono anni che desiderano fare un viaggio insieme in Centro America e da sempre sono affascinati dalla cultura messicana e ora finalmente possono avverare un sogno. I mesi di preparativi servono loro per fare ricerche e organizzare i dettagli del viaggio e in quei giorni Fabio realizza quanto il mondo che lo circonda sia insoddisfacente e quanto Brescia, la propria città natale, non la senta più sua. È il momento di partire. Città del Messico è incredibile, sconfinata. Il Messico offre loro una cultura e usanze completamente diverse, un paese non privo di problemi causati dalla criminalità e dalle disuguaglianze sociali ma amalgamati allo stesso tempo al calore, alla solidarietà e all’orgoglio della sua gente. Il viaggio insegna a Fabio molto sulle tradizioni e sulla storia di questo incredibile posto, un paese che, se prima di partire gli scatenava curiosità e fascino, ora sembra entrargli nel sangue, un amore viscerale che metterà in discussione i suoi pensieri e il suo futuro.

Dopo aver vissuto momenti estremamente difficili, tra cui una battaglia contro il tumore al seno, Antonella De Santis esordisce con quest’opera utile non tanto a sensibilizzare sul tema, ma a far scoprire alle persone che vivono traumi, malattie e momenti delicati in genere come sia possibile costruirsi la salvezza attingendo a tante risorse, proprie e altrui; riscoprire una forza inesauribile che emerge prepotentemente senza che nemmeno la persona sappia di averla. Un libro sulla resilienza, l’amore e l’arte di ricominciare.

Il libro testimonia il lavoro laboratoriale della Scrittura di Sé relativo alla vita post-lavorativa e cioè al “Tempo della Pensione”, che si è preferito considerare come Quarto Tempo, in quanto segue le tre età definite come infanzia, adolescenza, adultità e poi la quarta cioè la vecchiaia. Ognuno di noi è prima di tutto il risultato della propria storia, che emerge dalla memoria con immagini mentali di noi stessi, degli altri, dei contesti in cui viviamo. La memoria si nutre di narrazioni contribuendo a strutturare l’identità personale, culturale e sociale di ciascuno. Nel testo si riflette e si racconta dei passaggi di vita, dei cambiamenti, delle scelte, dei limiti e delle assenze, di una visione della vita che va trasformando il modo di vedere il mondo e se stessi, perché narrare non è soltanto comunicare notizie e informazioni, ma è soprattutto un metodo per prendersi cura di sé, dei rapporti affettivi e relazionali. Nel lavoro del Laboratorio si attivano infine domande legate al proprio destino, con particolare attenzione al presente senza trascurare di volgere lo sguardo anche al passato, per individuare meglio il cammino percorso, i cambiamenti e lo scenario futuro.

La maturità nei primi anni duemila, gli amici, le scorribande. I dubbi e le incertezze di un diciannovenne che invece di studiare pensa a tutt’altro, a quando uscire con gli amici e cosa inventarsi. Poi il ritorno alla realtà, un pugno nel petto. Michele è costretto a prendersi le sue responsabilità, sorretto dal suo folto gruppo di amici, e vivendo qua e là storie d’amore penetranti, una più dell’altra, ma che ne fanno un farfallone, essendo tanto improvvise quanto passeggere. A dare giudizi a queste avventure è lo stesso Michele, da adulto e padre di famiglia, con monovolume parcheggiata in garage, che ironizza sul sé stesso giovane. È ancora circondato dagli stessi amici, dallo stesso affetto, ed ogni occasione è buona per tornare a parlare dei tempi che furono, rivivendoli sulla propria pelle. Cos’è restato di quel parchetto? Di quegli amici? Vent’anni dopo il nastro si riavvolge, il cuore si stringe, e forse si vede una luce in fondo al tunnel. Rivedendosi, con tutta l’esperienza e l’ironia costruita in una vita di avventure, Michele non si risparmia giudizi e commenti, tra una fuga dai Carabinieri ed un appuntamento galante, mentre ancora sta cercando il suo posto nel mondo.