FOG

“Il libro azzurro” è l’inizio di un percorso verso il cambiamento. Musica, natura e filosofia si intrecciano in un saggio all’incrocio tra il racconto biografico e la riflessione antropologica. È il primo volume di una raccolta dai titoli “colorati” scritti da Daniela Ronconi, naturopata e floriterapeuta, ideatrice e promotrice di un nuovo metodo di applicazione dei Fiori di Bach da lei definito “un metodo che, prioritariamente, tiene in considerazione le vibrazioni emozionali dei popoli del bacino mediterraneo, i cosiddetti popoli latini”.

Età di lettura: da 4 anni.

Con “Il libro verde” continua il percorso di riflessione iniziato dall’autrice con “Il libro azzurro” e seguito da “Il libro arancione”. Dopo aver toccato con gli altri volumi i temi del cambiamento, grazie anche a un nuovo approccio metodologico all’utilizzo dei Fiori di Bach, in questo terzo volume Daniela Ronconi riporta l’attenzione sulla musica come arte vibrazionale “curativa” per il corpo e la mente. Il libro è un viaggio emozionale tra ricordi autobiografici e consapevolezza del presente che dischiude, con l’aiuto della musica, nuove prospettive di comprensione personale.

Un grande classico della letteratura mondiale rinasce in una veste editoriale innovativa: grande formato adatto ai più piccoli (21x28 cm); nuove illustrazioni che rendono la storia ancora più memorabile; tutto a colori, compresi i dialoghi, per guidare i bambini di ieri e di oggi nella ricerca delle frasi più iconiche e per leggere i dialoghi drammatizzando il testo. Le frasi pronunciate dal piccolo principe sono colorate di rosso, quelle dell'aviatore in blu e tutti gli altri personaggi - la rosa, la volpe, il serpente, gli abitanti dei pianeti e i personaggi terrestri - hanno tutti un proprio colore di riferimento. Il risultato è un arcobaleno che riempie la pagina rendendo il libro ancora più divertente e significativo: una lettura da fare insieme, grandi e piccini, alla ricerca di quel piccolo principe che è nascosto in ognuno di noi. Età di lettura: da 8 anni.

Il signor Zazou è una persona soddisfatta della propria pignoleria: è un tipo preciso, ha sempre una risposta razionale per tutto e per tutti, è bravissimo a concepire originali teorie sociologiche partendo da minimi dettagli del comportamento umano. Per lui ogni azione umana, ogni pensiero, qualunque cosa può essere spiegata come si fa con un teorema matematico e intorno a questa certezza ha costruito la sua vita professionale e di affetti. Ma qualcosa si è incrinato oggi nel suo mondo perfetto: deve assolutamente ritrovare prima di sera un libro, che gli è stato sottratto e che lui ora è costretto a rincorrere in questa giornata di pioggia, insieme ad altri compagni d'avventura, come un santo Graal fatto di carta. "Il libro perduto del signor Zazou" è un fantasy moderno, un viaggio lunatico attraverso le strade di una cittadina, Saint Queneau, piena di sorprese e di bizzarri abitanti.

In questo saggio-inchiesta, l’autrice parte dalla propria esperienza per indagare l’efficacia delle tecniche teatrali nella formazione degli operatori socio-pedagogici. Alla sintesi storica e critica dei più rilevanti modelli applicativi – tra cui spiccano psicodramma e playback theatre – si affiancano interviste ad operatori sul campo in un continuo confronto tra autori classici ed esperienze concrete. Il risultato è un testo utile come ideale punto di partenza conoscitivo per chiunque sia interessato all’utilizzo delle tecniche teatrali nella formazione socio-pedagogica.

Il libro arancione prosegue il viaggio, inaugurato con Il libro azzurro, lungo un percorso verso il cambiamento personale che qui si sofferma in modo particolare sul pensiero e il progetto di Edward Bach, ideatore del metodo di cura omeopatico basato sulla classificazione e l’uso di alcuni fiori selvatici noti oggi come Fiori di Bach. Dopo aver raccontato la vita, la filosofia di fondo e il metodo di Bach, Daniela Ronconi, naturopata e floriterapeuta ma anche musicista professionista, propone a sua volta un proprio metodo, il Metodo Ronconi, che riclassifica e utilizza i Fiori di Bach all’interno di un processo che coinvolge emozioni e musica.

Nel 2001 la democrazia italiana ha subito uno dei suoi più gravi blackout. Questo saggio è un viaggio attraverso le carte processuali che hanno portato alla condanna dei responsabili dei fatti di Genova quando, in occasione del G8, i ragazzi radunati per la notte presso la scuola Diaz furono malmenati selvaggiamente dalle forze di polizia e poi torturati nella caserma di Bolzaneto. È un racconto drammatico e avvincente dei fatti, così come ricostruiti dalla giustizia, che si è trovata a dover punire proprio coloro che avrebbero dovuto difendere i cittadini. "Immaginate una stanza in cui ci troviamo tutti noi cittadini: è la nostra società. Questa stanza è illuminata da una lampadina: la democrazia. A volte la luce si fa più fioca, tremolante. Riesce a rimanere accesa solo grazie all’intervento di un tecnico. Il suo compito è proprio questo: fare sì che la stanza sia sempre illuminata. Quel tecnico è la polizia. Nel 2001 a Genova accadde qualcosa che, in Italia, non si era mai vista: il tecnico, anziché provvedere a mantenere accesa la luce, la spense. E nell’oscurità tutto può accadere."

"Mi fu strappato il pass e buttato via con disprezzo, quasi fosse lo scalpo". I fatti del G8 di Genova del luglio 2001 sono raccontati da una nuova prospettiva, quella di un giovane avvocato del Genoa Social Forum che si scontra con la violenza di Stato. Il racconto autobiografico si fa largo tra barricate, sangue, torture, urla, pianti e corse in moto tra le strade della città ridotte a campo di battaglia, nella crescente consapevolezza che nulla sarà più come prima. Un ragazzo cresciuto in un tradizionale ambiente cattolico si ritrova coinvolto come avvocato del Genoa Social Forum al G8 del 2001, dove la sete di giustizia sociale delle nuove generazioni si scontrerà con il muro violento delle forze di polizia. L’autore rilegge il suo diario alla luce dell’esperienza vissuta prima di quei giorni e del percorso affrontato negli anni successivi. Si può trovare un significato in quello che accadde alla scuola Diaz e nella caserma di Bolzaneto? Fu solo violenza? Oppure i fatti di Genova rappresentano la risposta autoritaria a una generazione di ragazzi che chiedeva a gran voce un mondo diverso?