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Il progetto ENRICH (Evaluating Non-Cognitive Skills for Resilience, Innovation and Change), promosso dall’Università degli Studi di Napoli “Parthenope” e dall’INVALSI, nasce nell’ambito del partenariato esteso GRINS. L’iniziativa si propone di misurare e analizzare le competenze socio-emotive degli studenti italiani della prima classe della scuola secondaria di primo grado, con l’obiettivo di fornire dati empirici rappresentativi a livello nazionale e per macro-aree geografiche. Il progetto adotta come riferimento il modello OECD-SSES (Survey on Social and Emotional Skills), basato sulla teoria dei Big Five, e si concentra su cinque domini fondamentali: Apertura mentale, Performatività, Relazione con gli altri, Collaborazione e Regolazione emotiva. ENRICH si configura come un progetto di ricerca interdisciplinare e pionieristico nel panorama italiano, volto a costruire un sistema stabile di misurazione delle competenze socio-emotive, integrato con i dati cognitivi.

"Il gioco del gabbiano in volo" propone un itinerario di autoconsapevolezza, scandito da varie tappe che vanno a riprodurre – per dinamiche e impostazione – quelle del più noto Gioco dell’oca: un percorso dove si avanza e si retrocede tra le varie caselle, disposte a spirale e tendenti all’Uno, come l’universo. Lo scopo è quello di far sì che il lettore riscopra l’universo nato per Amore e Bellezza, recuperando il primigenio Accorgersi e meravigliarsi di esistere. Fondamentale è il dialogo tra l’autore – che è rappresentato proprio nell’atto di scrivere – e Romeo: il suo gatto parlante dotato di un’intelligenza superiore, e di una certa saccenza, al punto da essere l’effettivo ideatore dello scritto. A ciò si aggiungono delle illustrazioni, ideate dallo stesso autore, che vanno ad arricchire lo scritto e forniscono un’esemplificazione visiva di ciò che ciascuna casella intende rappresentare: concretamente e metaforicamente.

Il conflitto è genetico e ineliminabile, ma non è inevitabile. Può essere gestito, governato e addirittura risolto se conosciuto e opportunamente analizzato. Massimiliano Nisati, con il contributo di altri colleghi, percorre da anni questa strada, analizzando il conflitto in sé e nei vari contesti in cui ha mostrato e mostra la sua dirompenza. Qualche anno fa si era stati rapiti dalla illusione di società interamente pacificate che avrebbero condotto alla fine della storia. Negli ultimi anni, invece, la stessa storia e la cronaca hanno smentito questa falsa visione. Nel mondo, in vari contesti, sono scoppiati diversi conflitti. E, in ogni caso, restano sempre, nelle nostre società, molteplici conflitti relazionali che risolvono le liti con gli archetipi e i modelli che investono gli usuali sistemi giurisdizionali e che invece abbisognano, anche uscendo dalle anguste aule giudiziarie, di una opportuna giustizia riparativa per fare davvero Giustizia. Introduzione di Francesco Bruno.

Non c’è una frase corrispondente in italiano che possa indicare che tutto ciò che avviene è concentrato nell’ultimo atto comunicativo, che indichi che sempre tutto è adesso. "Always in the now" spiega benissimo perché i leader politici sono oggi liberi di dire il contrario di quanto affermato poco prima; perché ciò che conta nella comunicazione globale – anche se non planetaria – è l’ultima affermazione, ciò che viene detto adesso. Il precedente è relegato al passato. Non vale più, perché non c’è più passato e futuro. C’è solo un eterno presente senza più alcun fondamento, sospeso nel vuoto. La geopolitica può essere compresa soltanto se è interpretata con questi nuovi concetti che inducono nuove concezioni. La soluzione per uscire da quest’impasse politico e riformulare la democrazia nella società della comunicazione è assumere su di sé il peso della responsabilità nella rappresentanza e nella rappresentazione della propria identità e della propria storia. Introduzione di Massimiliano Nisati.

Fedez e Tiziano Ferro scompaiono al termine di un concerto. Sono stati rapiti, non c’è alcun dubbio, ma ancora non sanno di essere le pedine di un sadico gioco tremendamente reale. Vanessa Cojocaru, appena diventata Ispettrice Capo, si ritrova insieme alla sua squadra al centro di una vicenda terrificante, che risucchia in maniera annichilente lei e tutti i personaggi connessi, da Chiara Ferragni e Victor Allen, all’abilissimo tecnico della scientifica Andrea Lucignano. Nelle narici di Vanessa però si insinua un odore che rimanda a tempi passati, con l’aggiunta di note di morte; ha troppo da perdere per tirarsi indietro. Secondo capitolo della saga thriller “E se...”, il libro ci ripropone una parte dei personaggi di fiction presenti nel primo, accanto a nuovi personaggi reali del mondo della musica, mantenendo come sempre una struttura narrativa “in base 7”.

Remi ha sedici anni ed è una talentuosa pianista, che parte per l’Italia per vivere il “sogno italiano” mai realizzato di sua madre. Nel mondo dell’opera, tra amore e gelosia, si trova coinvolta in eventi che sconvolgono la sua esistenza: le esperienze italiane lasciano in lei ricordi dolci, ma anche ferite profonde. Ritornata in Corea, Remi cercherà di trovare una nuova strada tra le cicatrici lasciate dall’amore e dalla vita. Eppure il destino la metterà ancora una volta alla prova, conducendola lungo un cammino di nuove sofferenze… Un racconto dell’Italia attraverso una voce coreana: un dialogo tra culture e storie che si intrecciano in un’unica narrazione.

Tre racconti, tre atmosfere, situazioni e tempi diversi per perdersi nel mondo della fantasia e delle emozioni. Nel primo, Sintonia, sulle note di una canzone che non c’è, nasce una storia d’amore che accende la scintilla dell’eros. Nel secondo, Una stretta di mano, ricompare, dopo una lunga assenza, il commissario Fosco Reggiani – personaggio di successo nato dalla penna dell’autore – impegnato con la sua squadra in una particolare indagine, apparentemente senza né capo né coda. In Bombardino infine, è di scena un giovane brigante abruzzese che combatte una battaglia, personale e avventurosa, stretto tra il vacillante Regno Borbonico e le nuove conquiste dei Savoia.

L’arte può davvero curare? Qui l’arte si fa gesto di incontro, linguaggio del desiderio e via di cura. Questo libro collettivo risponde affermativamente, ma in un modo inatteso: la cura non è solo terapia, e l’arte non è solo espressione. Entrambe diventano incontro, ascolto e riconoscimento. L’arte che cura esplora la frontiera in cui la creatività incontra la psicoanalisi, la clinica, la pedagogia e la vita di comunità. Non si tratta di un’arte “terapeutica” in senso riduttivo, ma di un’arte che restituisce parola e dignità a chi, attraverso la fragilità, trova un modo nuovo di esistere. Nato dall’esperienza di Casa di Marina, luogo di vita e di ricerca nel campo delle disabilità e della salute mentale, il libro racconta un’avventura umana e simbolica in cui operatori, psicoanalisti, artisti, ospiti e familiari si incontrano nel territorio condiviso del gesto creativo. Ogni opera – un dipinto, una parola poetica, un atto scenico – diventa un varco: la possibilità di dire ciò che altrimenti resterebbe muto.

A te, che avrai la forza e la perseveranza di leggere l'intero libro. Un libro scorrevole, che ti potrà aiutare nei momenti difficili. Un libro autobiografico, scritto nel momento più alto d'ispirazione e suddiviso in due parti. La prima parte è incentrata sui valori che dal primo giorno di nascita ci circondano. La seconda segue quel leggero filo di vita di una persona nata da una notevole sensibilità, capace di piangere per qualsiasi cosa. A me, che ho dato sempre tutto il mio cuore senza mai chiedere nulla in cambio.

In un tempo dominato dall’iperconnessione e dalla disconnessione emotiva, dalla frammentazione del pensiero e dalla smaterializzazione dei corpi, questo libro si interroga su ciò che resta del soggetto. Chi è l’“io” che pensa, sente, ama, soffre? Dove si colloca oggi il soggetto umano, tra le crepe della solitudine e la possibilità reale della relazione? Attraversando filosofia, psicoanalisi, fisica, fenomenologia e poesia, questo testo propone una riflessione profonda e multidisciplinare sull’ontologia del soggetto e sull’incontro con l’altro – un incontro fragile, mai garantito, ma essenziale alla nostra esistenza. Nella stanza d’analisi come nel mondo. Diviso in due ampie sezioni, il libro ripercorre da un lato i fondamenti epistemologici e ontologici della modernità, dall’altro la tensione clinica e poetica dell’incontro tra soggetti: tra il terapeuta e il paziente, tra il Sé e l’Altro, tra la voce e il silenzio.

Abitare la soglia significa sostare in uno spazio fragile e decisivo: il confine in cui vita e morte si intrecciano, l’istante in cui la distruttività rischia di prevalere ma può trasformarsi in nuova vitalità. Questo libro ci accompagna dentro quella linea sottile che separa e unisce le forze che abitano l’inconscio: pulsioni di morte e desideri di rinascita, silenzi e parole, assenze e incontri. Lì dove sembra regnare solo oscurità, la psicoanalisi apre possibilità inaspettate di significato, di cura e di vita. Attraverso riflessioni teoriche e filosofiche e intensi racconti clinici, gli autori mostrano come i vissuti mortiferi possano diventare soglia e passaggio verso un’esperienza più autentica di sé. Abitare la soglia è un invito a guardare senza paura i luoghi di confine che tutti attraversiamo, riconoscendoli come luoghi generativi in cui l’esistenza trova la sua densità più vera. “La soglia non separa: invita a passare” (Jean-Luc Nancy).

Tutti siamo soliti giustificare come pura e semplice casualità gli eventi di cui ci è difficile capire l’origine. Anche dietro ad un avvenimento apparentemente fortuito può però nascondersi un disegno ben preciso. Giorgio Gregòri e la sua compagna sono partiti per i Caraibi, in quella che sembra essere la crociera della loro vita. L’Ispettore, da sempre abituato a guardare oltre l’evidenza, metterà ordine con perspicacia ad eventi all’apparenza casuali, fino a svelare il vero artefice di un preciso piano criminale.