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Edizioni Mediterranee: Biblioteca ermetica

Alchimia, architettura, spiritualità in Alessandro VII

Anna Maria Partini

Libro: Libro in brossura

editore: Edizioni Mediterranee

anno edizione: 2007

pagine: 186

Anna Maria Partini, dopo aver studiato, principalmente dal punto di vista alchemico, il marchese Massimiliano Palombaro, Francesco Maria Santinelli, padre Athanasius Kirker, il cardinale Decio Azzolino e soprattutto la regina Cristina di Svezia, fulcro intorno a cui si riunivano questi studiosi, ha naturalmente spostato le sue ricerche sulla personalità del papa Alessandro VII (Fabio Chigi) che nel dicembre del 1655 accolse appunto la regina Cristina (venuta in Italia dopo la sua abiura al luteranesimo per abbracciare la religione cattolica). In questo breve saggio la Partini tratteggia la figura di Fabio Chigi, salito sul soglio pontificio nel 1655, un papa che diede grande impulso alla vita culturale e accademica del tempo e che s'impegnò nella ricostruzione e nell'abbellimento della città. Come risulta dai suoi codici e dai rapporti col Kircher, s'interessò delle scienze naturali e soprattutto della "scienza dei numeri", come dimostra il lavoro che il padre gesuita compilò per lui, intitolato "Diatribe Aritmetica". Nel volume anche le traduzioni italiane de "La buona filosofia" e "L'arte della salvezza" attribuite ad Alessandro VII.
15,50 14,73

Cecco d'Ascoli. Poeta occultista medievale

Anna Maria Partini, Vincenzo Nestler

Libro: Libro in brossura

editore: Edizioni Mediterranee

anno edizione: 2006

pagine: 199

Cecco d'Ascoli (Francesco Stabili), poeta e occultista, filosofo, astrologo, medico e mago, visse dal 1269 (circa) al 1327, anno in cui venne condannato al rogo. Insegnò alle Università di Bologna e di Firenze, e forse fu anche a Salerno e a Parigi. Pare che il pontefice Giovanni XXII lo volesse ad Avignone come medico personale. In campo letterario, è noto come autore dell'Acerba, grandioso poema contenente tutta la scienza dell'epoca, che rivela agli studiosi sempre nuovi significati, Cecco, infatti, fu soprattutto un grande scienziato e occultista, e questa dovette essere la causa vera della sua condanna a morte da parte dell'inquisizione. Una leggenda afferma, peraltro, che egli sia riuscito a sfuggire alle fiamme del rogo in virtù dei suoi straordinari poteri. Dopo un'attenta lettura dell'Acerba, in particolare in codici rinvenuti di recente, appare evidente che ci troviamo di fronte a un vero iniziato, il quale ha racchiuso nella sua opera conoscenze e segreti di alto livello, anche spirituale, e che fu, tra l'altro, in rapporti con i "Fedeli d'Amore" (tra cui lo stesso Dante) e con la dottrina della "Sapienza Santa". Come scienziato, Cecco seppe leggere nel grande libro della natura, precorrendo per molti versi il cammino della scienza. Vittima della persecuzione medievale contro la cultura e la libertà di pensiero, affrontò serenamente il rogo sostenendo le sue idee fino alla fine.
21,90 20,81

Androgenes hermeticus composto da Minera Philosophorum e Radius ab Umbra. Completato da un dialogo tra maestro e discepolo che descrive l'intera grande opera

Francesco M. Santinelli

Libro

editore: Edizioni Mediterranee

anno edizione: 2000

pagine: 112

Il volume è composto da Minera Philosophorum e Raius ab Umbra, completato da un Dialogo tra Maestro e Discepolo che descrive l'intera Grande Opera. E' un testo anonimo, stampato a Lione nel 1680 presso Joannes de Trevis, editore di altre opere del Santinelli. A seguito di ricerche la curatrice ne ha attribuito la paternità al marchese pesarese Francesco Maria Santinelli, alchimista, poeta brillante e valente spadaccino.
14,46 13,74

La turba dei filosofi-Discorso di un anonimo sulla turba

Arisleo

Libro

editore: Edizioni Mediterranee

anno edizione: 1997

pagine: 136

La dottrina alchemica del mondo greco è pervenuta fino a noi attraverso il mondo arabo. Di tale iter la "Turba" costituisce riassunto e testimonianza, ricongiungendo idealmente, nella forma e nei contenuti, i filosofi passati e quelli più recenti, in un dibattito che doveva riunire i punti essenziali della teoria e della pratica dei diversi insegnamenti. Il "Discorso di un Anonimo" completa la presente edizione e riprende, per tradurlo, il simbolismo della "Turba".
16,50 15,68

Il toson d'oro o il fiore dei tesori

Salomon Trismosin

Libro

editore: Edizioni Mediterranee

anno edizione: 1994

pagine: 232

Lo "Splendor Solis" è uno dei più celebri trattati della letteratura ermetica. L'opera è nota anche sotto il titolo "La Toyson d'Or ou La Fleur des Thresor". Anna Maria Partini, dopo uno studio introduttivo che precisa le caratteristiche alchemiche dell'opera, evidenzia i collegamenti tra il mito di Giasone e l'Alchimia, penetra nel simbolismo velato dei colori e negli emblemi dell'Ordine cavalleresco del Toson d'Oro e estende l'indagine a quegli alchimisti (Mennens, Fictuld, Canseliet) che hanno posto in risalto il carattere ermetico dell'Ordine borgognone. In appendice è riportato un piccolo poema con la spiegazione dell'emblema ermetico del Vitriol, pubblicato per la prima volta nell'Aurum Vellus (1598).
21,50 20,43

L'antimonio. Trattato delle meravigliose virtù dell'antimonio

L'antimonio. Trattato delle meravigliose virtù dell'antimonio

Filostibio

Libro

editore: Edizioni Mediterranee

anno edizione: 1991

pagine: 144

Nel 1628 viene edito a Torino l’Antimonio, “cioè trattato delle meravigliose virtù dell’Antimonio commune et in particolarmente dell’Antimonio; che con rara preparazione si raffina oggidì in Torino, con le annotazioni del Signor Filostibio”. Di chiara marca paracelsiana, ci ricorda Sergio Tira con esauriente e colto excursus storico, narrando le condizioni formative, le generazioni, le temperie culturale in cui il trattatello si muove che sono quelle dell’experimentum: quello che permette di trovare la quintessenza di ogni sostanza utile in terapia... utilizzando, affinandola, la vecchia alchimia spogliata dell’incomprensibile falso legame con l’allegoria. In pratica la prassi “amorevole” della iatrochimica. Ma è l’Antimonio il farmaco alchemico e ci si spiega: spesso confuso con lo Stibio, ed il suo etimo è incerto, e gli alchimisti “attoniti da questa sua proprietà di divorare ogni impurezza dell’oro”, Re dei metalli, chiamano il processo “bagno del Re” o “del Sole” e ne iniziano una deificazione, già viva nel IV secolo della nostra èra”. Così l’Antimonio diventa, con metafora zoomorfa, il Lupo. Ma l’Antimonio ha storia lunga se ancora ai limite dell’’800 sbalordisce che bruciando aumenti di peso anziché diminuire. Sempre Sergio Tira ci fa riflettere, addirittura, sulla sua comparsa nel teatro elisabettiano e post-elisabettiano. Bene! L’Antimonio è, quindi, “somma medicina” annota, pagina dopo pagina, il trattatello, la “Considerazione Dotta” e l’attestazione dei vari, varissimi mali che esso può guarire. Ma l’Antimonio è, in Basilio Valentino, anche una grande analogia mistica (una votla stabilito ed accettato il codice delle metafore alchemiche, s’intende). E, nonostante la seicentesca “scientificità”, anche il nostro trattatello propone una delle regole non speciose, ma anche più dignitosamente alacri, che regolano il compito del medico. In fondo, come in un vortice, un hybris non troppo punibile, la ricerca della Panacea, e si direbbe, se non fosse un controsenso (o proprio per questo), di una panacea metafisica, nella quale si mescolino le purezze della non malattia all’imprevedibile caso della guarigione. Un malato non vero, gode della panacea universale ma il suo sogno aiuta, e non per banalità di placebo, l’angelo confortevole della salute. Alchimia è anche salvare il corpo senza iattanza, ma senza disperazione: credendo.
16,50

Specchio della verità

G. Battista Comastri

Libro

editore: Edizioni Mediterranee

anno edizione: 1989

pagine: 128

Il tratto dell'epoca: un manierismo che non sa decidersi tra scienza e analisi mitologica del mondo è il protagonista effettivo di queste concordanze, dove lo stile alchemico, notoriamente denso di metafore, accoglie un'erudizione congestizia, ma condotta secondo un metodo marcatamente scientifico, post-paracelsico.
12,39 11,77

Azoth

Basilio Valentino

Libro

editore: Edizioni Mediterranee

anno edizione: 1988

pagine: 128

Nel testo che presentiamo, tradotto dall'edizione latina riproposta nelle collezioni tradizionali come il Theatrum chemicum o Bibliotecha chemica curiosa, egli si disvela di fatto come coerente convergenza di un'alchimia ormai corredata dalla pratica paracelsica e di un'ideologia rosacruciana con le sue note asprezze riformiste e antiromane semplicità devozionale nascosto, ma non umiliato dalla lussureggiante foresta metaforica del dettato alchemico.
13,50 12,83

Le medicine della grande purezza. Dal Pao-p'u tzu nei p'ien

Hung Ko

Libro

editore: Edizioni Mediterranee

anno edizione: 1987

pagine: 176

Malamente orecchiata, ricomposta dal pensiero occidentale, per vacuità riempita da immaginari esotismi, l’alchimia taoista diventa spesso il crogiolo di un “sentito dire” volgarizzato e piamente digerito attraverso i centoni collazionanti della cultura prêt-à-porter. Vero è che le ricerche moderne sul taoismo possono datarsi, come ricorda Schipper, soltanto dal 1926, quando l’unico esemplare del Canone Taoista completo, conservato a Pechino nel Tempio della Nuvola Bianca, venne riprodotto fotolitograficamente e fatto circolare, ma anche vero è che dai tempi di Matteo Ricci l’Occidente prestò più agevole ascolto ai modelli di cultura confuciani proposti, nella loro dimensione normativa, come più assimilabili al cristianesimo e lontani da “bizzarre” prassi operative. Per altro, il lettore italiano ha avuto a disposizione, in questi ultimi anni, i testi tradotti di autori quali Granet, Maspero, Needham che superando la stretta categoria dei sinologi, hanno permesso di poter affrontare con maggior successo d’intendimento le poche usuali, ma affascinanti espressioni del pensiero cinese. Questa una prima ragione per cui non estranea apparirà al lettore di testi alchemici occidentali il Pao-P’u Tzu Nei P’Ien opera nel IV secolo di Ko Hung, curata e tradotta dal testo originale da Fabrizio Pregadio con dotta pazienza e amore di rispondenza analogica; una seconda ragione garberà al lettore quando scoprirà, via via che proceda nella lettura, la similarità morfologica, non solo di prassi operative, ma di contigue, pur se separate finalità con l’alchimia occidentale. Partendo da una splendida descrizione dell’uomo che ha raggiunto la sua unione con il Tao, Ko Hung compila un vero e proprio Theatrum Chemicum dell’alchimia cinese e ne diventa fonte indispensabile per lo studioso. Trascrive indicazioni e ricette, indica le correlazioni tra operatività pratica e accortezze meditativo-immaginative, ricorda e tramanda i maestri, cita i loro scritti, dichiara i pericoli e stempera le sollecitazioni banali, rammenta il prezzo della laboriosità pazientemente sorvegliata dalle rispondenze ai ritmi cosmici, permette, in pratica, come ricorda Pregadio nella sua prefazione, di sbirciare in un giardino incantato, di cui ci è permesso, se non altro, di raccogliere l’immagine.
18,00 17,10

Il regno di Saturno trasformato in età dell'oro

Huginus a Barma

Libro

editore: Edizioni Mediterranee

anno edizione: 1986

pagine: 120

Arpocrate regna non soltanto sull'asciuttezza stilistica dell'operetta che la Biblioteca Ermetica qui presenta, ma anche sulla figura dell'autore, Huginus à Barmâ, la cui dimensione storica, ricoperta in modo alchemicamente usuale dall'evidente pseudonimo, fu e resta velata. Pallide notizie offre il Ferguson, scarse le citazioni tra i contemporanei (Fulcanelli, Alleau) e altre ricerche, come quella compiuta anni fa dall'editrice Arché, rimangono allo stadio della buona volontà filologica. Il piccolo trattato con il titolo di Saturnia Regna in aurea saecula conversa fu pubblicato per la prima volta a Parigi nel 1657. La sua traduzione francese fu del 1780, e il traduttore, anch'egli anonimo, fornì le poche informazioni su Huginus di cui in pratica disponiamo e che il lettore potrà ritrovare ora in questa integrale versione italiana di quella traduzione. Chi abbia a mente il lessico alchemico non troverà difficoltà ad immergersi nelle pagine di Huginus, e però potrà stupirsi che il traduttore francese (si ricordi la data 1780) non cerchi minimamente di sottrarre al dettato originale la sua criptica struttura linguistica, ma badi piuttosto, ad accortamente seguirne la lettera, a non turbare l'antica tramandata metafora. La cultura medica di Paracelso, il suo indirizzo iatrochimico, di cui Huginus è portavoce, sono così ancora di prima mano nell'attenta e letterale traduzione francese nella quale il travaglio di una cultura ancora sofferta da cosmografie dissimili, se non contrapposte, e che all'epoca avranno già conosciuto il rasoio sperimentale di un Boyle, sembra potersi dimenticare come fatto marginale se non inesistente. E tanto può far riflettere il lettore, se lo crede opportuno, su come sia impossibile - e per fortuna - distaccare il risultato alchemico, anche nei suoi gradini terapeutici, dalla parola compilata e trascritta nel tempio "soterico" dell'immaginazione. Parrebbe ancora una lezione d'umiltà a chi voglia assimilare a tutti i costi il concetto di "reale" a quello di "osservabile" o "tangibile". Il regno di Saturno ricorda che è dato un luogo semantico proprio dell'alchimia formatosi per sedimenti, spontaneamente ma giustamente sovrapposti e che, nonostante le insignificanze filologiche, il lessico alchemico ha per territorio naturale l'immaginario scandito dalla sua prassi operativa e dai suoi ricordi concettuali. Tanto che, in Huginus, Geber può mescolarsi a Paracelso, autori in cifra diversa, d'identiche finalità che il trattatello rammenta: "La natura prudente sia dunque la maestra dell'opera: quando lei da' i pesi, distribuisce tutto saggiamente tanto nella creazione del grande mondo quanto nella creazione della nostra opera segreta, che poi altro non è se non un'imitazione o una copia dell'altro".
14,50 13,78

Sonetti alchemici

Francesco M. Santinelli

Libro

editore: Edizioni Mediterranee

anno edizione: 1985

pagine: 160

È l'autore della Lux obnubilata, Francesco Maria Santinelli (tale tu appunto il nome celato sotto l'anagramma di Fra Marc'Antonio Crassellame), che si ripropone con versi e scritti del tutto inediti in questo volume. L'epoca di Santinelli è quella in cui la rivoluzione galileiana convive riottosa con una concezione del mondo nel quale l'esperire religioso è ancora tutto descritto sotto la cifra aristotelico-tolemaica. La giovane parola scientifica è ibrida, volutamente non adattantesi e lessicalmente incongruente per nuove rappresentazioni cosmogoniche, repleta si di linguaggio «artigianale», di ostinata delucidazione, ma ancora non adatta — ed è naturale — a rappresentare la funambolica vertigine dell'immaginazione alchemica. Lo stile scientifico secentesco è soprattutto uno stile di misurazione, di descrizione, quanto più possibile esatta, della tangibilità. Uno stile che par voglia dimenticare del tutto l'ubriacante riepilogo mitologico tutto teso a decifrare, fino a poco prima, la lezione alchemica. In Santinelli lo stile, che solo a tratti tenta d'affratellarsi ai prolissi vagiti della nuova cultura, s'immerge nel congeniale poiein barocco; a rischio anche, s'intende, di formularsi secondo il canone più noto della poesìa secentesca, ma salvaguardando, nel frattempo, il dettato tradizionale dell'interpretazione alchemìca. Cosi, se è vero che esiste un manierismo della tradizione alchemica, spesso contorto, corroborato da inutili metafore, troppo giocato sull'immagine di un lettore semplice, anzi semplificato, tale che non riuscirebbe a comprendere neanche le più corrive metafore analogiche, esiste anche un «manierismo» leggiadramente divertito, nato da una irriducibile tendenza alla descrizione della Totalità. Tale è il manierismo di Santinelli in cui, ad esempio, la forma del sonetto secentesco, ambiguamente usuale, con le sue consonanze fonetiche, i bisticci allitterativi, gli ornamenti leziosi, la piena ricerca della stupefazione e l'abuso degli effetti, trova pieno riscatto nell'agitare la ricerca e l'indicazione di una cosmogonia alchemica.Un tentativo riuscito che permette per l'insolita bonomia del dettato un immediato apprendimento della simbolizzazione alchemica.Ecco perché questi inediti di Santìnelli, oltre all'intrinseco valore di rarità bibliografica, s'adattano alla richiesta dì un lettore desideroso di riscoprire sotto una cifra ridondante il « semplice » enigma di una corretta interpretazione alchemica, È al lettore il compito di farsi attento a tali enigmi, superando il mite guardiano del dejà-vu barocchistico, quanto attenta è stata Anna Maria Partìni nel ricercare e curare con precìsa ed interessata filologia gli inediti del Santinelli.
18,00 17,10

Il trionfo ermetico. La pietra filosofale vittoriosa

Alexandre Limojon de Saint Didier

Libro

editore: Edizioni Mediterranee

anno edizione: 1984

pagine: 128

Offrendo ai lettori della Biblioteca Ermetica l’opera di Limojon de Sainct Disdier Il Trionfo Ermetico, li si invita a ricostruire ancora una volta e con più ricco materiale il serico ineffabile ordito di ogni grande metafora alchemica, qui appunto “trionfante”. Non a caso Canseliet ricorda di quanto fosse debitore a questo testo Fulcanelli, uno, tra i moderni, dei maggiori descrittori “per simboli”. Se ci si abbandona al piacere attento della lettura del Trionfo Ermetico si dirozzerà come per incanto la sciatta visione materialistica del simbolismo analogico. Questo perché Limojon offre, come lui stesso ricorda, un testo per “addetti ai lavori”. Questo tipo di opere afferma – non è per coloro che non hanno ancora alcuna infarinatura della Filosofia segreta; i più acuti osservatori noteranno a ragione che si è preferito passar sopra a molte cose che avrebbero forse meritato una spiegazione. Il Trionfo Ermetico non spiega ma dichiara simboli, li offre e li organizza nel sapiente momento del dialogo. L’opera è composta di tre parti: un primo dialogo tra l’Oro e la Pietra, che Limojon tradusse dal tedesco in francese emendando una già esistente traduzione; un secondo dialogo che, protagonisti Pirofilo ed Eudossio, esplicita, ma sempre trasportando in altra chiave simbolica, il primo; una Lettera ai veri discepoli di Hermes che spiega le Sei chiavi della filosofia spagirica. Collegato con saldi fili alla concezione tradizionale dell’alchimia, il Trionfo rimane per forma, eleganza di tasselli simbolici, per giustapposizioni scaltre ed ingenue, per “distrazioni” di conoscenza subito dopo rinserrate nella negazione, secondo l’usuale formula dello scritto alchemico, un barocco gioiello dell’ermetismo; una lettura da convivere anche captandone soltanto le pur folgoranti intuizioni simboliche. Questo testo è ora presentato nella Biblioteca Ermetica, nella nuova, giustamente rispettosa, traduzione di Maurizio Barracano, che lo introduce accompagnandolo, inoltre, dei riferimenti storici necessari.
14,50 13,78

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