Il Saggiatore: Cultural studies
Umanesimo e critica democratica. Cinque lezioni
Edward W. Said
Libro: Copertina morbida
editore: Il Saggiatore
anno edizione: 2007
pagine: 175
Dopo aver assistito al crollo delle torri gemelle nel 2001 e un anno prima della morte, Edward Said rivendica la possibilità di "criticare l'umanesimo in nome dell'umanesimo". In contrapposizione a un cosmopolitismo elitario e a una deriva nazionalistica chiusa su se stessa, Said rilancia un nuovo umanesimo che recupera la precisione filologica, l'interpretazione critica delle fonti, la sensibilità storica della tradizione umanistica europea, aprendosi al dialogo con culture distanti. Ripercorrere la storia della cultura con lo sguardo filologico significa per l'autore ricostruire gli intrecci e le condivisioni che caratterizzano i rapporti tra tradizioni diverse, sia pure nella conflittualità, come i rapporti tra mondo arabo, ebraico e cristiano. La filologia, come scienza critica della lettura, risulta quindi fondamentale per una conoscenza umanistica, in quanto antidoto contro lo stravolgimento dei testi sacri e profani quotidianamente operato dal linguaggio del potere e dei media. Inizialmente concepiti per il pubblico accademico, destinatario privilegiato di tutta la sua vita e principale referente del suo insegnamento umanistico, questi scritti presentano un viaggio affascinante fra i testi e le parole. Insieme ad alcune delle voci più autorevoli del dibattito critico-filologico del Novecento - Auerbach, Spitzer, Poirier - Said definisce i tratti di un nuovo umanesimo militante adeguato a una visione autenticamente universalistica.
Politiche del quotidiano. Culture, identità e senso comune
Stuart Hall
Libro: Libro in brossura
editore: Il Saggiatore
anno edizione: 2006
pagine: 348
Questa antologia di testi di Hall permette di riflettere sul cammino dei "Cultural Studies" inglesi a partire dall'opera di colui che se ne è fatto fra i maggiori interpreti. Nell'età globale è sul terreno dell'appartenenza culturale che si gioca la partita tra integrazione e marginalità, inclusione ed esclusione. Grazie ad un utilizzo sapiente e creativo delle principali categorie gramsciane, Hall ha elaborato una nozione di cultura priva di ogni essenzialismo, che permette di cogliere tutte le complesse ramificazioni di quell'intreccio tra appartenenza culturale e appartenenza di classe a partire dal quale si costituisce l'identità di individui e gruppi.
Gli italiani sono bianchi? Come l'America ha costruito la razza
Libro: Copertina morbida
editore: Il Saggiatore
anno edizione: 2006
pagine: 383
Ognuno di questi contributi indaga su come, quando e perché l'essere considerati bianchi divenne importante per gli italiani emigrati negli Stati Uniti. Nessun emigrante arrivò in America con un'idea precisa del colore della propria pelle, ma ben presto tutti impararono che essere bianchi significava avere la possibilità di evitare molte forme di violenze e umiliazioni, assicurava una via preferenziale per ottenere la cittadinanza e un lavoro soddisfacente che fosse decentemente pagato. Potere politico, status sociale e una migliore educazione erano privilegi riservati ai bianchi, e riuscire ad essere considerati tali era l'unico modo di sfuggire alla vita di miserie e umiliazioni cui erano destinati gli afroamericani.