Longo Angelo: Il portico. Sez. materiali letterari
Santi, giullari, romanzieri, poeti. Studi per Franco Suitner
Libro: Copertina morbida
editore: Longo Angelo
anno edizione: 2022
pagine: 325
Le pagine di questo volume, che interessano autori e generi da san Francesco a Primo Levi, intendono essere un saluto corale e un segno di gratitudine nei confronti di Franco Suitner. Dopo la formazione padovana, Suitner è stato docente a Leida, a Ca' Foscari e infine a Roma Tre. Un'esperienza di ricerca e insegnamento nutritasi di frequenti scambi e rapporti, che gli ha consentito di maturare una visione ampia e osmotica delle letterature europee, particolarmente attenta al periodo tardomedievale e al contempo aperta alle scritture di autori quali Manzoni e Gadda. I saggi qui raccolti, offerti da amici e colleghi, ambiscono a rispecchiare l'orizzonte cangiante e complesso degli interessi del festeggiato e la sua capacità di riunire voci apparentemente diverse e lontane.
Scale e tribunali dell'aldilà. Saggi di cultura medievale intorno a Dante
Claudia Di Fonzo
Libro: Libro in brossura
editore: Longo Angelo
anno edizione: 2022
pagine: 191
Il volume indaga alcuni dei più celebri motivi dell'immaginario medievale che, disseminati tra i racconti di viaggio e di visioni dell'aldilà, tra le leggende e le cronache medievali, percorrono in modo significativo la poesia e la prosa dantesca. Tali motivi danno forma alla riflessione teologica, filosofica e giuridica del poeta e fioriscono nella sua poesia volgare. La Commedia, con il suo pluristilismo e plurilinguismo, è un collettore straordinario delle riflessioni dottrinali, delle tradizioni letterarie antiche e medievali, e di quei simboli che, riplasmati dal genio del poeta, illustrano la nascita e lo sviluppo dell'Europa medievale e delle sue letterature. Scale, tribunali e regni oltremondani sono l'espediente letterario per contemplare l'invisibile, giudicare il visibile e rappresentare l'inenarrabile. Radicata all'esperienza terrena ma tesa verso l'oltre, la poesia della Commedia è una scala a Dio e un tribunale della storia.
I figli di Eolo. Il motivo mitico e letterario dell'incesto tra antico e moderno
Libro: Copertina morbida
editore: Longo Angelo
anno edizione: 2020
pagine: 232
L'incesto è uno dei più grandi tabù culturali della storia dell'uomo, eppure, o forse proprio per questo, è presente come motivo letterario in tutte le culture e le epoche. Viene descritto come crimine, come qualcosa di indicibile, ma allo stesso tempo sembra che nessuna letteratura possa aver fatto a meno di nominarlo e rappresentarlo. Ma che cos'è l'incesto? In che modo il contesto culturale e la sua evoluzione hanno influito sulla trattazione di una tematica tanto delicata? Le fonti letterarie danno risposte diversificate e talora contrastanti: accettato, almeno per alcuni aspetti, in una cultura e in un'epoca, appare invece esecrabile per i lettori o gli spettatori di un'altra epoca. Ma è possibile rintracciare degli elementi che rappresentano delle costanti e caratterizzano il motivo letterario dell'incesto in epoche e culture diverse? Le tradizioni mitologiche, le credenze religiose e lo stretto legame tra unioni incestuose e dinamiche politiche hanno contribuito alla creazione di un topos letterario destinato a perdurare nelle letterature di ogni tempo. Un topos per certi aspetti sempre uguale a sé stesso ma, al contempo, che racchiude al suo interno la possibilità di essere declinato in una grande varietà di modi e di punti di vista. Il volume è il frutto delle riflessioni degli studiosi che hanno preso parte alla Giornata di Studi "I Figli di Eolo". Il motivo mitico e letterario dell'incesto nel passaggio tra culture e epoche diverse, che si è svolta presso l'Università degli Studi dell'Aquila nell'ambito del Dipartimento d'Eccellenza per il progetto «Arti, linguaggi, media: tradurre e transcodificare». Il motivo dell'incesto è dunque al centro di un'analisi comparatistica che si incentra sull'adattamento del tema a culture e a esigenze comunicative differenti.
Locus amoenus. Nuovi strumenti di analisi della Commedia
Simone Bregni
Libro: Libro in brossura
editore: Longo Angelo
anno edizione: 2020
pagine: 248
Nel suo articolo Against Intertestuality del 2004, pubblicato in Philosophy & Literature, William Irwin sostiene che l’intertestualità dovrebbe essere «cancellata dal lessico degli umanisti sinceri e intelligenti». Secondo l’autore, invece, applicazioni corrette delle teorie dell’intertestualità possono rivelarsi particolarmente fruttuose, in particolare se applicate alla letteratura premoderna, prodotto di epoche in cui le relazioni tra testi e il processo di trasmissione della cultura erano radicalmente diversi da quella moderna. Un approccio al concetto classico e medievale di imitatio e æmulatio alla luce delle teorie dell’intertestualità può fornire nuovi elementi sulle modalità (intertestuali, interdiscorsive) del processo dantesco di imitatio nella Commedia. Analizzando un particolare topos della tradizione classica che è presente e ricorrente nella Commedia, quello del locus amoenus, l’autore mostra come l’analisi intertestuale faccia luce non solo sulle modalità di trasmissione della tradizione classica attraverso il tardoantico e il Medioevo, ma anche sulla cultura medievale in toto, inquadrandosi perfettamente nella specifica visione del mondo e della vita umana che il Medioevo possedeva. Secondo l’autore, il topos del locus amoenus è impiegato nella Commedia allo scopo di riassumere e condensare, e in ultima analisi alludere a, i valori e l’intera visione del mondo dell’antichità pagana, un referente-chiave alla tradizione classica nel suo insieme. L’autore propone di usare, al posto del termine «intertestualità», per certi versi datato, ma soprattutto limitato, l’espressione «imitatio intertestuale/interdiscorsiva», che coglie meglio la complessità dell’uso dell’antico strumento retorico nel poema dantesco. Recenti strumenti digitali come Digital Dante (digitaldante.columbia.edu), mostrano il perdurare della rilevanza della ricerca sull’imitatio intertestuale/interdiscorsiva nella Commedia al giorno d’oggi, aprendo nuove prospettive di ricerca.
Linguaggi, esperienze e tracce sonore sulla scena
Libro: Copertina morbida
editore: Longo Angelo
anno edizione: 2020
pagine: 244
In quanto evento performativo, il teatro nasce come esperienza multimediale, in cui le diverse componenti verbali, visive, uditive e coreutiche acuiscono la percezione polisensoriale dello spettatore e lo rendono fruitore di una molteplicità di linguaggi che si intrecciano tra loro, contaminando e ampliando campi semantici di diversa natura. In particolare, l'elemento sonoro risulta imprescindibile dall'azione scenica in quanto tale: sia esso presente o del tutto assente, articolato in partiture musicali o declinato in rumori o performance vocali, è in grado di suscitare emozioni e reazioni emotive per via alogica e intuitiva. Sulla scia di queste suggestioni, si analizzano le relazioni che intercorrono tra la sfera sonora della performance teatrale, intesa come somma organizzata dei messaggi sonori che pervengono all'orecchio dello spettatore, e tutte le altre componenti dell'evento scenico: testo drammaturgico, elementi visuali, spazi e tempi della resa scenica, corporeità dell'attore. L'indagine è condotta in una prospettiva comparata tra rappresentazioni teatrali tra loro distanti nel tempo e nello spazio: dal teatro classico al melodramma o all'opera lirica, dal teatro moderno a quello contemporaneo, dal teatro occidentale a quello orientale, al fine di rintracciare gli esiti diversi di dinamiche relazionali tra l'elemento sonoro e quello performativo, che mutano nel tempo e si adattano a culture e ad esigenze comunicative differenti.
«La impresa» (1569) e selezioni da «La impresa» (1567) e «Rime» (1571)
Cesare Trevisani
Libro: Libro in brossura
editore: Longo Angelo
anno edizione: 2019
pagine: 214
La impresa (1569) del giovane autore Cesare Trevisani è uno dei più originali e complessi 'trattati d'amore' rinascimentali. La sua unicità risiede prima di tutto nel presentarsi come l'interpretazione di un"impresa', termine che indicava un'immagine emblematica che comunicava un desiderio o intenzione privata del suo autore. L'impresa di Trevisani rappresenta quattro animali concatenati simboleggianti quattro forme di amore. La trattatistica sull'amore di stampo neoplatonico e l'emblematica erano due tematiche di grande popolarità nella cultura italiana cinquecentesca. Ma un ulteriore aspetto di novità è la presenza di due versioni profondamente diverse de La impresa. La prima edizione pubblicata nel 1567 è la narrazione di un dialogo privato tra il giovane Trevisani e un suo caro amico che desidera comprendere i sensi nascosti della misteriosa immagine emblematica del Trevisani. In questa versione l'enfasi è su fonti di natura principalmente letteraria, sebbene l'autore già dimostri una conoscenza significativa delle fonti della trattatistica amorosa. La seconda versione, uscita due anni dopo (1569) e significativamente più lunga, è in realtà un'esegesi ed espansione della prima. In questa versione finale Trevisani amplifica notevolmente i riferimenti filosofici e teologici mantenendo la struttura prettamente letteraria del testo, creando in tal modo un unicum in questa fertile tradizione. Semplificando questa complessa tematica, si potrebbe dire che esistevano due tipi di 'trattati d'amore'. I più frequenti erano testi essenzialmente narrativi spesso in forma di dialogo con una conoscenza superficiale delle fonti filosofiche, soprattutto il complesso De amore di Marsilio Ficino, quasi mai citato sebbene fosse l'origine di questa moda letteraria. Più rari erano densi trattati filosofici, come i Dialoghi d'amore di Leone Ebreo o Gli eroici furori di Giordano Bruno, con una profonda conoscenza delle opere neoplatoniche, ermetiche e teologiche che avevano ispirato il libro di Ficino. Con 'trattato d'amore' si suole quindi indicare testi appartenenti a generi fortemente diversi. Con La impresa del 1569 Trevisani tenta di colmare questa separazione, fondendo allusioni letterarie e citazioni dotte dalla teologia cattolica e dal pensiero neoplatonico, che aveva letto nelle traduzioni di Ficino.
Prospettive su Byron. Luoghi, storie, modernità
Libro: Copertina morbida
editore: Longo Angelo
anno edizione: 2019
pagine: 128
Questo volume raccoglie gli interventi esposti in due recenti convegni dedicati alla vita e alle opere di Lord Byron. Il primo, "Una casa per Lord Byron", è stato l'occasione per presentare la ricostituita Italian Byron Society e il Museo Byron, a Palazzo Guiccioli, la cui inaugurazione è imminente. I saggi (di Jane Stabler, Alan Rawes e Gregory Dowling) si concentrano sul rapporto tra Byron e Ravenna, esaminando le influenze culturali e letterarie su alcune sue opere (in particolare Caino e Marino Faliero) e la sua complessa relazione con l'altro poeta legato alla città, Dante; mentre quelli dei rappresentanti della National Library of Scotland e del Keats-Shelley Museum di Roma (David McClay e Giuseppe Albano) offrono stimolanti riflessioni sui nuovi modi di conservare e promuovere il patrimonio letterario dei romantici inglesi e di Byron in particolare. I contributi relativi al secondo convegno sono invece dedicati al capolavoro byroniano, Don Juan. I saggi di Tomaso Kemeny, Gioia Angeletti e David Woodhouse propongono nuove e originali chiavi di lettura di questa ineguagliata epopea comica, seguiti dagli interventi dei poeti contemporanei Claudia Daventry, A. E. Stallings e N. S. Thompson, i quali mostrano come quest'opera riecheggi nella loro produzione e, più in generale, continui ancora oggi a influenzare l'immaginario collettivo.
La critica letteraria nell'Italia del Settecento. Forme e problemi
Libro: Copertina morbida
editore: Longo Angelo
anno edizione: 2018
pagine: 192
Negli ultimi decenni del Seicento l'Italia si trovò a fare i conti con gli albori di una critica letteraria di stampo europeo che, pur richiamandosi ai modelli classici (Aristotele, Orazio, il trattato Del sublime), mostrava sul piano delle forme e dei contenuti caratteri in gran parte nuovi e ad essa sconosciuti. È però nel corso del secolo successivo che, accettato il confronto con il prestigio acquisito dalle altre nazioni (Francia e Inghilterra soprattutto), letterati, eruditi e critici italiani si impegnarono più decisamente a ripensare categorie e modalità riflessive ereditate dalla tradizione. Il dibattito sulla letteratura ne uscì rinnovato tanto nelle categorie critiche che nel progressivo ampliamento dei generi testuali: al dialogo e al trattato succedono l'articolo di giornale, il pamphlet, la lettera satirica, il dialogo immaginario, il saggio monografico, la parodia metaletteraria. Accanto a queste nuove tipologie di intervento critico, frutto di un'ansia di rottura col passato ma anche di umori e idiosincrasie personali, l'erudizione e la filologia del Settecento hanno portato a compimento iniziative editoriali ancor oggi preziose e ineguagliate. Gli undici saggi che compongono il volume, frutto di due giornate di studio svoltesi all'Università di Losanna nell'ottobre 2016, gettano luce su queste forme di ripensamento o di sistemazione della nostra tradizione letteraria, nonché al sorgere di nuovi interrogativi sul ruolo della letteratura e del letterato nell'età dei Lumi.
La novella nel Veneto tra Settecento e Ottocento
Libro: Copertina morbida
editore: Longo Angelo
anno edizione: 2017
pagine: 165
Questa "antologia" è il risultato di un progetto di ricerca volto a verificare la vitalità del modello decameroniano nell'ambito della novellistica di provenienza veneta tra la seconda metà del Settecento e i primi decenni dell'Ottocento. Un periodo in cui la novella conosce notoriamente in Italia un momento di quasi totale oblio, mentre nel Veneto riscontriamo viceversa una diffusa riflessione teorica sui modi e le finalità del novellare; senz'altro meritevole di attenzione per novità di proposte, ben avvertibili ancor prima della riconosciuta produzione di Francesco Soave e di Antonio Cesari a cavallo dei due secoli. Il punto di partenza comune per il nostro gruppetto di scrittori, pur diversi tra loro per interessi e vocazioni, è rappresentato ancora una volta dal Decameron, ma appare subito chiaro come costoro lo percepiscano alla stregua di un esempio ormai superato, al quale conviene accostare i testi dei principali autori del Due e Trecento per dar vita a una nuova forma di scrittura novellistica. Connotata da un dettato linguistico e letterario vivo e incisivo, supportato nei migliori dei casi (e sono quelli qui selezionati) da un ritmo narrativo originale e coinvolgente, tale da rendere efficace quel gioco dotto e insieme quella finalità pedagogica e morale che presiedono alla loro attività di novellieri.
Per me, Dante. Incontri e riflessioni con alcuni canti della «Commedia»
Valerio Marucci
Libro: Libro in brossura
editore: Longo Angelo
anno edizione: 2014
pagine: 144
I saggi presentati da questo volume, sotto il comune denominatore dantesco, hanno strutture e finalità assai diverse: gli ultimi due, originariamente prefazioni alle edizioni critiche di due importanti commenti danteschi dell'Otto e del Novecento, quelli di Tommaseo e di Torraca, indagano sui modi, gli elementi e i fini con cui gli autori presentano e spiegano Dante al loro pubblico, quel che pensano della "Commedia" e quel che vogliono far pensare alle masse crescenti dei suoi lettori: tappe decisive della fortuna di Dante negli ultimi due secoli. I primi cinque saggi, quasi tutti affidati alla forma della "Lectura Dantis", sono invece il frutto di una ricerca, naturalmente inconclusa, sugli interessi di Dante, razionalista di formazione tomistica e complessivamente rispettoso della interpretazione del mondo fornita dal grande filosofo aquinate, per la formazione, lo sviluppo e il ruolo dei desideri umani, l'influenza della volontà e del piacere, le forme arazionali o prerazionali del conoscere - intuizioni, predizioni, sogni, visioni -, il ruolo insomma della corporeità, della fisicità "naturale" nel prendere decisioni, nel fare le necessarie scelte esistenziali. Se, con la maggior parte dei suoi critici, possiamo tranquillamente affermare che la sua guida, finale e vincente, è sempre la ragione, specie se illuminata dalla Grazia, la poesia della "Commedia" nasce spesso dalla descrizione della battaglia fra sensi e ragione, fra dovere e volere...
Questione di lingua. L'ideologia del dibattito sull'italiano nel Cinquecento
Caterina Mongiat Farina
Libro: Copertina morbida
editore: Longo Angelo
anno edizione: 2014
pagine: 164
Alla luce di riflessioni provenienti da varie discipline - critica letteraria, linguistica, retorica e filosofia del linguaggio - questo volume ripercorre la questione della lingua nel momento fluido del suo inizio, dall'"Epistola delle lettere nuovamente aggiunte nella lingua italiana" (1524) di Giangiorgio Trissino all'"Ercolano" di Benedetto Varchi (1570), riflettendo in particolare sulla pressione esercitata sui difensori della norma linguistica dai sostenitori dell'uso e di un approccio descrittivo piuttosto che prescrittivo alla grammatica. Senza necessariamente mettere in dubbio la triplice armonia di mondo, pensiero e linguaggio, i moderni si accorgono infatti che essa non descrive lo specifico e ormai irrinunciabile contributo del volgare alla loro esperienza nel mondo. Dalle affascinanti teorie linguistiche del Cinquecento emerge così la visione condivisa che affermare, mettere in discussione e cambiare se stessi e le conoscenze, i valori e le tradizioni della propria comunità è una questione di lingua.