MC: I fiocchi
L'ombelico dei limbi seguito dalla Corrispondenza con Jacques Rivière
Antonin Artaud
Libro: Libro in brossura
editore: MC
anno edizione: 2021
pagine: 110
Questo libro raccoglie due lavori fondamentali di Antonin Artaud, riuniti insieme per la prima volta in italiano e accomunati da tematiche che si situano nel periodo giovanile dello scrittore, ancora pervaso di profonde suggestioni ermetiche ed esoteriche. Indicativamente è il momento che precede o riguarda l'adesione alla causa surrealista, aspramente rinnegata dopo la sua espulsione dal movimento capitanato da Breton, avvenuta nel 1926 insieme a quella di Soupault per il suo comportamento considerato eretico. L'ombelico dei limbi e La corrispondenza con Jacques Rivière furono entrambi pubblicati nelle Éditions de la Nouvelle Revue Française nel 1925 e nel 1927. La prima è una raccolta che accoglie una serie di testi compositi, dalla prosa di taglio visionario allo scritto polemico, mentre il secondo testo propone il carteggio instauratosi con Jacques Rivière, direttore della "Nouvelle Revue Française", incentrato sulla pubblicazione di alcune poesie che diverrà una sorta di caposaldo riguardante la riflessione relativa alla dissociazione tra pensiero e linguaggio, tra progetto artistico e sua reale attuazione. Le stesse visioni oniriche che si traducono sulla pagina dei surrealisti in esiti spesso sconclusionati, in Artaud riescono a convincere proprio in virtù della loro autenticità, ponendosi tra le espressioni più alte della sua opera.
Variazioni su Don Giovanni.
José Ortega y Gasset
Libro: Libro in brossura
editore: MC
anno edizione: 2020
pagine: 138
«Non ha visto davvero Don Giovanni - scrive Ortega y Gasset - chi non vede accanto al suo bel profilo di corteggiatore andaluso la tragica figura della morte, che lo accompagna ovunque, che è la sua drammatica ombra. Essa scivola con lui nel ballo; con lui scala le graticole dell'amore; entra insieme a lui nella taverna, e sul bordo del bicchiere da cui beve Don Giovanni si muove la bocca scheletrica di questo muto personaggio... quella è la sua suprema conquista, l'amica più fedele che segue sempre le sue orme». Ortega y Gasset, il più cristallino dei filosofi spagnoli, riflette in questo libro su uno dei miti maggiori che la Spagna abbia generato: il Don Giovanni, archetipo letterario e umano ritratto per la prima volta da Tirso de Molina e poi inseguito da decine di autori, da Mozart a Byron, al popolare Don Juan Tenorio di Zorrilla. Nelle sue pagine, Ortega rilegge il Don Giovanni e lo colloca sullo sfondo della cultura del Novecento. La sua affascinante trama di pensiero è qui accostata a quella di un altro raffinatissimo autore, suo contemporaneo, sullo stesso tema: José Bergamín. Variazioni su Don Giovanni compone così una dialettica scintillante di riverberi tra psicologico e culturale, tra spagnolo e universale. (Enrico Lodi). Con un saggio di José Bergamín.
Le bonjour de Robert Desnos. Dalla scrittura medianica al Lager
Pasquale Di Palmo
Libro: Libro in brossura
editore: MC
anno edizione: 2020
pagine: 158
Considerato da alcuni un poeta difficile per via degli esiti spesso criptici della sua scrittura, indissolubilmente legata ai giochi di parole più imprevedibili e sregolati, Desnos è in realtà un autore la cui pronuncia, dagli anni Trenta in poi, tende gradualmente a illimpidirsi, esaltandosi a contatto con una dimensione etica rigorosa e, soprattutto, con le acrobazie verbali derivanti dal trasporto amoroso dapprima per la stella Yvonne George e, in seguito, per la sirena Youki. Un poeta dei nostri giorni, Pasquale Di Palmo, dopo aver ordinato e tradotto la prima antologia italiana dei versi di Robert Desnos - La colomba dell'arca (Medusa, 2020) -, ripercorre con rara empatia la vicenda biografica e artistica di questo poeta tra i più importanti e rimossi del Novecento. Desnos diede vita, giusto un secolo fa, alla stagione irripetibile del surrealismo contrassegnata dai sonni ipnotici e dall'écriture automatique, assieme a un manipolo di avventurieri dello spirito che innalzarono a emblema la provocazione e la sfida verso le convenzioni. Questo libro si pone come un prezioso vademecum che accompagna il lettore a conoscerne la figura di scrittore misterioso e geniale, sensibile e amante della libertà, la cui esistenza, pur animata da un'inesauribile joie de vivre, dopo il sodalizio con Breton e i suoi compagni, si chiuse con la morte nel lager nazista di Terezín l'8 giugno 1945.
Galapagos. Le isole alla fine del mondo e altri reportage (reali o immaginari)
Antonin Artaud
Libro: Libro in brossura
editore: MC
anno edizione: 2020
pagine: 132
Un Artaud inedito traspare da questo libro, poco frequentato anche dagli addetti ai lavori. Il tema è infatti quello del viaggio che racchiude, oltre ai resoconti scaturiti a contatto con la tribù messicana dei Tarahumara in cui avrà modo di sperimentare gli effetti stranianti del peyotl, anche alcuni reportage immaginari, realizzati dopo aver ascoltato racconti di amici che si erano recati in Cina e alle Galapagos. Senza alcun freno inibitorio, emerge la tendenza artaudiana all'esposizione di taglio profetico e apocalittico che troverà il suo acme nel rocambolesco viaggio in Irlanda fatto col proposito di restituire ai suoi abitanti il presunto bastone di San Patrizio. Ai quattro reportage presentati nella prima parte, tra i quali figura "Il villaggio dei Lama morti", mai più ristampato, nemmeno in Francia, dopo la prima uscita sulla rivista "Voilà" nel 1932, seguono i testi dedicati ai Tarahumara, tra i quali spicca il "Supplemento al viaggio nel paese dei Tarahumara", infarcito di elementi devozionali di taglio eretico, se non addirittura blasfemo, dove predomina la peculiare visione sincretistica che si impone prima del rinnegamento di ogni forma di religiosità possibile. Totale è l'identificazione con la figura di Cristo, dagli esiti deliranti e, al contempo, profondamente umani.
I quattro volti di Dio. Conversazioni con Toni Morrison
Libro: Libro in brossura
editore: MC
anno edizione: 2020
pagine: 160
«Il peggior pericolo del razzismo, in una società che apparentemente ha superato le forme più visibili di segregazione è di essere, ha scritto Toni Morrison, una distrazione (verrebbe da dire: un'arma di distrazione di massa). Il razzismo "ti impedisce di fare il tuo lavoro", dice Toni Morrison, ti costringe a "spiegare chi sei", cosa che lei nei suoi romanzi non ha mai voluto fare. Qualcuno dice che non hai una lingua, e tu devi dimostrare che ce l'hai. Qualcuno dice che la tua testa non ha la forma giusta, e tu devi trovare lo scienziato che dimostra che non c'è niente che non vada con la forma della tua testa. Qualcuno dice che non hai arte, e tu devi metterla insieme in qualche modo per far vedere che non è vero. Qualcuno dice che non hai mai avuto un regno, e tu da qualche parte lo devi trovare (viene in mente la fantasia compensatoria di Black Panther, uscito due anni dopo quell'articolo). Non basta mai. Ci sarà sempre qualcosa che sarai accusato di non avere (o, aggiungo, di avere in eccesso, che "non ti meriti" di avere). Il razzismo, per Toni Morrison, è soprattutto una colossale perdita di tempo. Spero che abbia ragione, e che qualcuno se ne accorga». (Il curatore)
Raffaello
Henri Focillon
Libro: Libro in brossura
editore: MC
anno edizione: 2020
pagine: 118
Grande amore di Henri Focillon, uno dei massimi storici dell'arte del Novecento, fu il Rinascimento italiano, al quale dedicò tre saggi fondamentali: quello del 1910 su Benvenuto Cellini; un secondo, nato dalle lezioni che tenne alla Sorbona nel 1934-1935 su Piero della Francesca; e questo, su Raffaello, scritto nel 1926. Le monografie, i cataloghi ragionati sull'opera di Raffaello sono innumerevoli, l'interesse della critica e del pubblico è vivissimo e destinato ad aumentare in questo anniversario che ne celebra i cinquecento anni dalla morte. Una intramontabile attualità che si delinea con esattezza anche nelle parole dello stesso Focillon: «Uno studio di Raffaello non è necessariamente inattuale. In un modo non ancora ben chiaro partecipa di un'epoca che cerca di ricostruire la forma e che ha nostalgia dello stile». È la chiave di volta di queste pagine, su cui Marco Bussagli, nella Prefazione, osserva che lo storico dell'arte francese «certo si riferisce al XX secolo e al ruolo del suo scritto», ma è anche una dichiarazione che «si attaglia perfettamente a descrivere quel processo stilistico che sarà del manierismo e che, in ogni caso, mostra come fin da allora Focillon seguisse quelle che potremmo definire isoidi dello stile e delle forme cercando e trovando corrispondenze tra il passato e il presente».
Fellini, o della vita eterna. Da Gelsomina a Mastorna
Alessandro Carrera
Libro: Libro in brossura
editore: MC
anno edizione: 2020
pagine: 107
Ci sono artisti che vogliono essere capiti e altri che vogliono essere amati. Fellini voleva essere amato, e ci è riuscito. Quanto volesse essere teorizzato, è difficile dirlo. L'indagine critica su Fellini è spesso offuscata dal fellinismo, l'ideologia che riduce la sua impietosa analisi delle debolezze italiane alla facile saggezza secondo la quale la vita sarebbe solo un circo, una recita di giovanotti invecchiati e di donne voluttuose che li viziano e li proteggono. Certo, tutto il cinema di Fellini è un'indagine sulle conseguenze dell'indecisione, ma è un'indagine severa, perché chi non decide si trova "tra due morti", e prima o poi dovrà scegliere se sopravvivere in un limbo eterno oppure arrendersi alla vita eterna. Che cosa sia la vita eterna, in un senso sia religioso sia laico, sia spirituale sia al livello della vita animale, è forse il vero tema di Fellini, ed è ciò che questo saggio cerca di portare alla luce scegliendo come punto di partenza l'interesse di Fellini per Kafka (un altro poeta dell'indecisione) e il tormentato progetto del "Viaggio di G. Mastorna", che Fellini non ha mai realizzato, forse perché avrebbe svelato la "fantasia fondamentale" del suo autore, la speranza di non dover essere costretti a scegliere tra la vita e la morte, tra essere e non essere.
Lo stato d'assedio. Per fare buon uso di Albert Camus
Libro
editore: MC
anno edizione: 2019
pagine: 116
Jean Barrualt, regista teatrale; Gabriel Marcel, filosofo; Marie-Madeleine Davy, filosofa; Charles Moeller, teologo e scrittore; Emmanuel Berl, saggista; Jean Guitton saggista e filosofo a un mese dalla morte di Albert Camus, nel 1960 discutono il significato della sua opera e la sua figura. Il suo rapporto con Simone Weil, la sua critica della rivolta, l'assurdo come orizzonte esistenziale ultimo dell'uomo, vengono qui discussi con partecipazione attenta e, in qualche caso, affettuosa. Pur nella divergenza di prospettive, è il caso del filosofo esistenzialista, Gabriel Marcel, l'altezza del confronto stupisce per profondità e consapevolezza della posta in gioco nella sua opera.
Charles Baudelaire intimo. Il poeta vergine
Nadar
Libro: Libro in brossura
editore: MC
anno edizione: 2019
pagine: 128
"Charles Baudelaire intimo" viene pubblicato per la prima volta nel 1911, postumo. È un ritratto del grande poeta francese da parte di un amico, Gaspard-Félix Tournachon, universalmente noto come Nadar, che è anche uno dei più grandi fotografi. «Glorificare il culto delle immagini, mia grande, unica, primitiva passione!» scrive Baudelaire ne "Il mio cuore messo a nudo". Il sodalizio fra i due geni resiste in virtù della vocazione/devozione per l'immagine, religione per entrambi, diversamente professata. Da Nadar con le magnifiche sorti della scienza e della tecnica – ma lui non è straniero al mondo in cui è nato: protetto da uno scudo smisurato in lega di talento, ego e autoironia, sopravviverà titanico ai lutti e ai fallimenti. Si perdeva per il sogno di Icaro, Tournachon, grandioso, mitologico, archetipico. Il vecchio Padre Tempo lo aspetterà sbuffando fino a novant'anni per dargli la soddisfazione di una sua trionfale retrospettiva all'Éxposition Universelle... Baudelaire, invece, estraneo addirittura a se stesso. Gli incubi ricorrenti degli ultimi anni, che traduce in progetti letterari ma non ha il cuore di portare a termine, radunano le macerie di mille Case Usher, e se evocano un mito è più simile a Cthulhu. Lo "scrittore della vita moderna" tollera la vita moderna solo se mediata dall'arte, perché la vita che non è arte, inerte conseguenza della natura, lasciata all'incuria, non può essere altro che bruttezza esteriore e interiore...
Che cosa resta del cielo. Se Dio è spodestato dalla scienza
Giorgio De Simone
Libro: Libro in brossura
editore: MC
anno edizione: 2019
pagine: 157
Uno scrittore italiano, che oltre a coltivare le lettere è appassionato di sport ma anche di scienze umane, tenta di spiegare a un amico, che lo interpella dall'altra parte dell'Oceano, perché i rapporti fra religione e scienza sono diventati così difficili, per non dire sospettosi o lontani. E si chiede che cosa sia per noi oggi la volta celeste. Per avere abbozzato una scienza dei cieli dove la religione se ne stava per conto proprio, Galileo Galilei fu condannato dal Sant'Uffizio. Cartesio lasciò ammuffire in un cassetto il trattato sulla luce dove esponeva la sua filosofia naturale. L'opera aderiva in gran parte alle tesi di Copernico, la Chiesa le condannava ed era bene non ricordargliele. Quanto a Giordano Bruno, non fu certo arso vivo nel 1600 solo per aver visto un cielo con tante più stelle di quelle che si osservavano allora... Detto questo, oggi religione e scienza vivono a distanza di sicurezza. Si possono anche ignorare, ma se invece provano a comunicare, la religione non gioca alla pari. Nei confronti della scienza moderna la religione si sente spesso in soggezione e, per il suo passato, in colpa. Gli scienziati oggi sono perlopiù atei o agnostici e molti difficilmente si pronunciano. Gli uomini di religione, invece, preferiscono il silenzio. Così non si sentono loro interventi sulla fuga delle galassie, sullo smisurato allargarsi dei cieli, sui quasar, sulle pulsar, sui buchi neri, sul multiverso, sugli esopianeti. Sembra non riguardino la fede. Il cielo, una volta, era un intoccabile feudo della religione, oggi è solo un simbolo spirituale. L'autore di questo libro si chiede perché questa incomunicabilità e cerca di disegnare sulla carta uno spazio dove scienza e religione, sebbene autonome nel loro ambito, collaborino a dare qualche risposta all'uomo della strada non solo sul funzionamento ma anche sul senso misterioso dell'universo.
Come non essere postmoderni. A proposito di neologismi, nuovismi, postismi, parassitismi e altri minori sismismi
Jacques Derrida
Libro: Libro in brossura
editore: MC
anno edizione: 2019
pagine: 99
Mai come in questo saggio Derrida ha affermato con tanta chiarezza che la sua maniera di praticare la filosofia non è assimilabile in nessun modo a ciò che di solito si intende con "filosofia postmoderna". Non solo. Derrida spiega in che senso assimilare la decostruzione al postmodernismo sarebbe un errore e, quasi a rincarare la dose, smonta – o, se si preferisce, decostruisce – gli stessi assunti di base della critical theory che ha fatto proprie le tesi di fondo del postmoderno filosofico. Presentare al pubblico italiano questo saggio frutto di una conferenza ha un duplice interesse. Da un lato, si tratta di un ottimo esempio del modo di praticare la filosofia come decostruzione: ridurre un discorso alla sua genesi istituzionale per mostrare la labilità del confine fra teoria e prassi. Dall'altro, siccome si tende a confondere Derrida con i sostenitori del postmoderno (nell'accezione negativa del termine) non è affatto male ascoltare dalla voce del filosofo la sua posizione, evitando di farsi intrappolare nel gioco degli "ismi", prendendo atto di un pensiero nel quale rigore del concetto e invenzione si mescolano nel costante corpo a corpo della scrittura.