Quodlibet: Quodlibet studio. Lettere
Eugenio Montale. Il tu e la cultura ebraica
Alberto Fraccacreta
Libro: Libro in brossura
editore: Quodlibet
anno edizione: 2025
pagine: 160
È possibile che la poesia montaliana sia sulle tracce della terra di Canaan? Pervaso da un profondo «senso dell’arca», Eugenio Montale ha sviluppato un progressivo interesse sin dagli Ossi di seppia e poi nel cuore delle Occasioni e della Bufera e altro – come di recente ha notato la critica più attenta – verso la cultura e la mistica ebraica. Non una ricerca sistematica, né tanto meno dogmatica: vale per lui quello che disse di Kafka, «il simbolo brilla di luce solare e sconfigge ogni interpretazione esclusiva». Eppure nel Femminile cabalistico delle destinatarie della sua lirica, nel “simbolismo autoriflesso” della sua attività di traduttore e persino nel ruolo di inviato del «Corriere della Sera» (particolarmente nei viaggi in Siria e in Palestina), Montale – novello Zaccheo, «Nestoriano smarrito» – ha intravisto il sacro biblico ed evangelico, problematizzandolo. L’«iddia che non s’incarna» e il Dio «con la barba» ne sono testimonianza. Ne è testimonianza anche l’orto del Getsemani: lì, per ammissione dello stesso Montale, «nemmeno il cuore più indurito può trattenere la commozione vedendo la più che bimillenaria lastra di pietra sulla quale il Salvatore, per lunga e ininterrotta tradizione, si adagiò e pianse».
Il peso dell'immaginazione. Teorie letterarie di Torquato Tasso e Giacomo Leopardi
Giulia Puzzo
Libro: Libro in brossura
editore: Quodlibet
anno edizione: 2025
pagine: 208
Chi sa orientare la propria immaginazione, e poi quella altrui, possiede il segreto della crescita o del regresso degli individui. Come guidarla, però, e dove portarla? Qual è il limite che la separa da ciò che si considera vero? Torquato Tasso e Giacomo Leopardi sono tra i poeti che hanno più meditato sull’immaginazione e sul suo rapporto ambivalente con il piacere o con la verità nella letteratura, approdando a conclusioni opposte. Per Tasso la finzione del poeta risiede in un difficile paradosso, è la capacità di avvincere l’immaginazione dei lettori con il piacere del testo, affinché essa li trascini – a tradimento – sulla strada della verità. Al contrario, per Leopardi la finzione poetica riporta l’immaginazione alle sue sorgenti corporee e sonore, restituendo all’uomo la capacità di sentire, e di espandersi via dall’abisso della razionalità, che lo ha ridotto a uno stato mortale di inerzia e individualismo. Prendendo come fil rouge due parole («gravità» e «leggerezza») fondamentali per entrambi gli autori, questo libro indaga i percorsi dell’immaginazione all’interno delle loro teorie letterarie.
Simulacra pessoana. Sette saggi su Fernando Pessoa
Vincenzo Russo
Libro: Libro in brossura
editore: Quodlibet
anno edizione: 2024
pagine: 144
Quarant’anni dopo l’uscita del Libro dell’inquietudine dell’eteronimo Bernardo Soares, che in breve divenne un oggetto di culto anche in Italia, è sicuramente un altro il Pessoa che oggi lettori e critica possono leggere. A partire dagli anni Ottanta del Novecento, dal “mitico baule” a cui Fernando Pessoa, morendo nel 1935, aveva affidato la sua multiforme opera, sono emersi centinaia di inediti in prosa e in poesia e nuove letture dei testi sono state fissate in edizioni sempre più affidabili. L’Italia, con le sue traduzioni e i suoi studi, ha contribuito a consacrare il poeta portoghese come voce unica del canone letterario occidentale. I saggi raccolti in questo libro sono il frutto di questa lunga stagione di riconfigurazione dell’opera di Pessoa e di un suo ripensamento teorico. L’eteronimia come chiave interpretativa di un’opera dispersa in molti nomi, le figure della nostalgia e della saudade in poesia, le posizioni politiche e identitarie sul Portogallo, la sfida che la letteratura pessoana lancia alla filosofia contemporanea, l’analisi dell’immaginario europeo e occidentale sono alcuni dei cammini che questo volume prova a percorrere anche come invito al lettore italiano a ritrovare il proprio Fernando Pessoa.
Tra il corpo e la storia. Mito e realtà in Pasolini
Libro: Libro in brossura
editore: Quodlibet
anno edizione: 2024
pagine: 240
Il campo di tensione tra il corpo e la storia, tra ciò che esiste (la povera vita) e ciò che è finito, al centro di una delle poesie più belle di Pasolini, disegna il perimetro ideale entro il quale si adagiano, ciascuno con il suo proprio “carattere” e il proprio sguardo, i saggi pubblicati in questo volume, nato dalla collaborazione fra studiosi di varia estrazione disciplinare. Le diverse questioni affrontate nei singoli contributi ritrovano in effetti una ragione di unità nel comune interesse per le forme e i limiti di un discorso che, come quello pasoliniano, continuamente pone la tradizione e continuamente la distrugge, risolvendola nella dimensione atemporale del desiderio. È la linea (o la ferita) da cui la multiforme affabulazione pasoliniana si genera per esserne inghiottita ogni volta, denunciando così, nella crisi permanente del proprio linguaggio, l’inguaribile scissione tra la forma – tale in effetti è ogni tradizione culturale – e «il glorioso brusio dell’esistenza sensuale». L’immagine di Pasolini che si farà incontro al lettore dalle pagine di questo libro non è dunque quella accigliata del profeta dei mali futuri della società, la più sfruttata – sembrerebbe – dall’industria culturale di oggi (basti vedere il tenore medio delle celebrazioni per il recente centenario), ma quella dell’intellettuale che pensoso si aggira, in mezzo a nuovi edifici, fra le rovine di una civiltà al tramonto, dalla mitologia greca al Decameron e all’Etica di Spinoza, attingendo da quei poderosi frammenti, «macerie di macerie», l’energia per giudicare il presente e per giudicarsi.
Nel delirio. Letteratura e malattie della mente
Valentino Baldi
Libro: Libro in brossura
editore: Quodlibet
anno edizione: 2024
pagine: 224
Lo spazio immaginario in cui si muove chiunque legga un testo letterario è un luogo sia familiare che sconosciuto, simile al nostro mondo, ma anche molto diverso. Leggiamo, certo, per conoscere epoche passate, per provare emozioni, per accogliere esperienze lontanissime. Questo libro lavora su tutto ciò che di irrazionale, folle e antilogico avviene in noi nell’atto della lettura. Attraverso un testo letterario siamo abituati a sospendere temporaneamente l’incredulità, ad accogliere la figuralità, a veder nascere e morire personaggi come se fossero individui di carne, ma forse non riflettiamo mai a sufficienza sulle conseguenze della condivisione razionale di un universo di scrittura in cui tutto è già concluso eppure continua per sempre. Mondi come quello che abitiamo nell’Amleto, in cui un fantasma compare ancor prima che il dramma inizi; oppure come quello della Commedia, in cui Ugolino è per sempre avvinghiato al suo eterno nemico. Nel delirio muove dall’ipotesi che per capire il linguaggio e il mondo della letteratura sia necessario conoscere e comprendere le malattie della mente. Questa proposta di teoria letteraria sonderà dunque le “logiche del delirio” al fine di produrre uno schema critico e interpretativo al servizio dei testi e delle loro (s)ragioni.
Il latino allo specchio. Riflessi dell'antico nel romanzo di Stendhal
Paola D'Andrea
Libro: Libro in brossura
editore: Quodlibet
anno edizione: 2024
pagine: 240
Questo libro esplora il ruolo dei classici latini nell'immaginario letterario di Stendhal. Il proposito non è quello di tracciare una genesi — o di redigere una campionatura — delle fonti latine confluite nei romanzi stendhaliani al fine di rilevarne l'accuratezza storica o filologica. L'indagine si propone, piuttosto, di interrogare le pagine in cui la ripresa dell'antico si fa veicolo degli interventi, incisivi e dissacranti, che la prosa di Stendhal riserva alle ipocrisie e alle assurdità dell'universo a lui contemporaneo. Muovendo dalla finzione autobiografica dell'Henry Brulard, l'analisi si sofferma sul progetto incompiuto di una Pharsale napoleonica, dedicandosi poi ai due romanzi maggiori (Le Rouge et le Noir, La Chartreuse de Parure). L'impiego di citazioni, allusioni e riferimenti intertestuali si dipana in un ventaglio di forme, dalla più marcata ed esposta (l'epigrafe a inizio capitolo) a quella che rimane in filigrana o in sottofondo (il nucleo narrativo a carattere mitologico). Queste riscritture consentono a Stendhal di mobilitare le risorse di una platea di lettori diversificata, più o meno equipaggiata a riconoscere le spie testuali di matrice latina, e in cui l'autore percepisce già i rischi dell'appiattimento consumistico che caratterizzerà la più avanzata era industriale. Il contatto con il mondo della Roma antica innesta, nel dettato di Stendhal, un controcanto di disallineamento e opposizione, e il latino vi agisce come strumento ermeneutico teso a far cadere, una dopo l'altra, le maschere di una società liberata dagli eccessi della Rivoluzione, ma svuotata di qualsiasi slancio di idealità. Prefazione di Nicola Gardini.
La crisi e le forme. Come il 1945 ha cambiato la poesia italiana
Enrico Fantini
Libro: Libro in brossura
editore: Quodlibet
anno edizione: 2023
pagine: 304
Cosa accade alla morfologia degli oggetti estetici quando sono investiti da una crisi di portata epocale? La crisi e le forme si propone di rispondere a questa domanda attraverso uno studio della poesia prodotta in Italia tra il 1929 e il 1956. Il volume analizza il comportamento formale di un campione di dieci autori ascrivibili alla cosiddetta "terza generazione": Bertolucci, Calogero, Caproni, Fortini, Luzi, Matacotta, Penna, Rebora, Sereni, Sinisgalli. Sono poeti e intellettuali nati attorno agli anni Dieci, che si affacciano alla vita pubblica durante il ventennio fascista. Il trauma del 1945 li coglie in una fase centrale delle loro storie artistiche, ponendoli di fronte alle macerie della guerra e alla difficile liquidazione di un regime totalitario. La crisi interviene così a sconvolgere l'insieme di quelle infrastrutture materiali e immateriali fatte di premi, network sociali, procedure di accreditamento, riviste, attraverso le quali essi si erano affermati e riconosciuti come membri della classe intellettuale del Paese e li costringe a scelte repentine dalle quali sarebbe dipeso il loro futuro in un mondo radicalmente mutato. Combinando close reading e formalismo quantitativo, vedremo esplodere la compattezza del congegno testuale in un aggregato disorganico di procedure e di strategie stilistiche in conflitto tra loro. La poesia si rivela così essere un campo di tensione, un assemblage di forze, volontà e intelligenze diverse, che vanno a comporre un risultato imprevisto persino agli stessi autori. Muovendo da una storia sociale delle forme estetiche, si proverà a scrivere una pagina della transizione di un piccolo segmento della classe intellettuale italiana dagli anni del fascismo alla Repubblica, tornando a fare i conti con uno dei nodi irrisolti della nostra storia.
Rivoluzioni e popolo nell'immaginario letterario italiano ed europeo
Stefano Brugnolo
Libro: Libro in brossura
editore: Quodlibet
anno edizione: 2023
pagine: 422
Il libro esamina come la letteratura ha rappresentato l'evento rivoluzionario (accaduto, atteso, temuto) dall'epoca della Riforma protestante fino al '68 e oltre. La Rivoluzione, qui intesa latamente come possibilità di sollevazione di massa e trasformazione "catastrofica" del mondo, è considerata come una specie di grande metafora con cui l'Occidente moderno si è concepito nei termini di un progetto pericolosamente aperto sul futuro. Si comincia con Machiavelli passando attraverso Milton, Büchner, Hugo, Manzoni, Zola, Nievo, Verga, fino ad arrivare a Malaparte, Pasolini, Calvino e tanti altri, anche saggisti (da Galileo a Gramsci). Al centro ci sono soprattutto gli scrittori italiani perché essi sono ritornati tante volte sulla Rivoluzione come occasione mancata. Essi vengono fatti dialogare con alcuni grandi scrittori europei sulla base di pochi grandi motivi ricorrenti. In definitiva, il libro intende essere una specie di excursus attraverso tante visioni e versioni del fenomeno rivoluzionario per giungere a un bilancio finale e provare così a rispondere alla domanda se e come la letteratura possa ancora con i suoi mezzi immaginare un futuro altro, sia esso in chiave di sogno o di incubo.
«Quando Natura parla». Una traccia dantesca nello Zibaldone
Giovanni Vito Distefano
Libro: Libro in brossura
editore: Quodlibet
anno edizione: 2023
pagine: 128
Questo libro ha la particolarità di incentrarsi quasi integralmente su un solo brevissimo passo dello "Zibaldone". Sono poche righe nelle quali Leopardi cita, in forma forse deliberatamente alterata, la più celebre auto-definizione poetica contenuta nella Commedia: «I' mi son un che quando Amor mi spira» diviene «I' mi son un che quando Natura parla». Nello stabilire un contatto con Dante, su un tema di cruciale importanza come l'idea stessa di poesia, la citazione innesta l'immagine della Natura che parla attraverso il poeta sopra quella del dittatore d'Amore. Il libro si sofferma sui significati che si addensano in questo minuto e tuttavia complesso nodo intertestuale, nel quale la ripresa del dettato originario si accompagna alla sua manipolazione, ed esplora la rete che si dipana da esso in molteplici direzioni. Il discorso muove a partire da una preliminare indagine dell'intorno interdiscorsivo del brano, sulle attestazioni settecentesche della stessa versione alterata del passo dantesco. Si inoltra poi nella struttura rizomatica dello Zibaldone, per chiarire i nessi che legano questo spunto al complesso del pensiero leopardiano. Si allarga, infine, a tracciare le triangolazioni che, in una prospettiva di lunga durata, collocano la sua riflessione nel campo dell'estetica occidentale, tra ritorni dell'antico ed epifanie del moderno e del contemporaneo. Natura, soggettivismo lirico, immaginazione, sublime sono i concetti nevralgici di un tragitto intellettuale che rende il pensiero leopardiano un apporto decisivo in un campo magmatico, percorso nei primi decenni dell'Ottocento da imponenti correnti di cambiamento.
Corpo a corpo. Sulla poesia contemporanea: sette letture
Massimo Natale
Libro: Libro in brossura
editore: Quodlibet
anno edizione: 2023
pagine: 224
Sette voci poetiche — nate tutte negli anni Cinquanta — sono protagoniste di queste pagine: Milo De Angelis, Patrizia Valduga, Antonella Anedda, Alessandro Fo, Fabio Pusterla, Valerio Magrelli e Gian Mario Villalta. Questo libro le ospita dandosi una regola precisa: prendere una sola poesia per ciascun autore — prelevandola da una delle sue raccolte più recenti — e ascoltarla. Ciascuno dei sette capitoli che compongono il volume sarà l'occasione per far emergere, di volta in volta, una serie di elementi: costanti e novità della singola voce poetica, ossessioni tematiche, rapporto del testo con la raccolta in cui è inserito e con la storia del suo autore, ecc. Le poesie scelte dovrebbero dunque rivelare un'intera visione del mondo (e un concreto bagaglio stilistico e culturale, capace di dar forma a quella visione): come quando, osservando il ritratto di un volto, si tenta di immaginarne anche lo sfondo, le abitudini, la biografia della persona cui appartiene. Soprattutto, ciascuna di queste poesie dovrebbe svelare la sua natura di organismo molteplice. Ogni voce dialoga con un'altra voce, ne conserva la memoria, la fa sua e la riformula: dall' I Ching a Baudelaire, da Sofocle a Tacito a Rilke (e oltre), ognuno di questi esercizi di lettura diventa l'ascolto di un colloquio fra poeti e fra testi, in un incessante corpo a corpo.
Il tesoro nascosto. Intorno ai testi inediti e ritrovati della giovane Elsa Morante, con sei storie e una poesia dell'autrice
Elena Porciani
Libro: Libro in brossura
editore: Quodlibet
anno edizione: 2023
pagine: 240
Il volume offre per la prima volta una presentazione del 'tesoro nascosto' riemerso dall'Archivio Morante della Biblioteca Nazionale Centrale di Roma dopo le ultime donazioni degli eredi. Ad esso si aggiunge il recupero di sei storie per l'infanzia e una filastrocca edite fra il 1932 e il 1935 e qui ripubblicate. La pluralità di generi, modi e personaggi non impedisce di riconoscere come siano già all'opera le costanti dell'immaginario morantiano più noto: la compresenza di romance e novel, il fantastico psicologico, l'umorismo feroce, e poi temi quali l'adulterio, il culto dell'infanzia, il teatro, gli amori fatali e infelici, il materno, le famiglie spezzate, le passioni morbose. Grazie a queste acquisizioni e riscoperte il corpus della giovane Elsa Morante conosciuto si trova a essere composto da più di centosettanta testi, fra racconti, favole, poesie, articoli e il romanzo a puntate Qualcuno bussa alla porta: una produzione ampia e sorprendente, fondamentale per comprendere nelle sue radici più profonde la parabola letteraria dell'autrice. La 'preistoria', per citare il termine utilizzato da Morante per indicare i suoi lavori più precoci, ormai si è fatta storia.
L'epos impossibile. Il mito di Enea nel Novecento
Laura Vallortigara
Libro: Libro in brossura
editore: Quodlibet
anno edizione: 2022
pagine: 215
«Virgilio è, oggi, ancora abbastanza vivo per portare il peso del nostro destino?», si chiedeva Maurice Blanchot. Si potrebbe estendere l’interrogativo anche al suo personaggio più famoso: depositato nelle pieghe della memoria, collettiva e individuale, il mito di Enea ha occupato anche nel Novecento un posto di straordinario rilievo nell’immaginario dell’Occidente. Negli anni tormentati tra le due guerre molti intellettuali, tra cui Eliot, Curtius e Broch, individuarono in Virgilio una centralità e una solidità da contrapporre al dilagante caos che portò all’avvento dei fascismi. Dopo la guerra poeti come Giorgio Caproni e Giuseppe Ungaretti restituirono senso e significato alla tradizione classica e in particolare all’eredità virgiliana, deformata e strumentalizzata dalla retorica del regime. Questo studio si sofferma inoltre sulle narrazioni e le infinite metamorfosi del personaggio di Enea nella letteratura del Novecento: tra abbassamenti parodici e inversioni di segno, Carlo Emilio Gadda, Luigi Malerba, Giuliano Gramigna e Sebastiano Vassalli restituiscono voce a un personaggio che fa dell’empietà la sua cifra distintiva. E oggi? Svaniti i compagni, perduto il padre, nelle rielaborazioni contemporanee Enea non è più l’eroe dal destino luminoso, ma l’uomo in fuga dalle troppe guerre che affliggono il presente: lo sconfitto, l’esule che affronta con disperazione il mare, esposto a nuovi drammatici naufragi. L’eroe ha dunque ancora molto da dirci.