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ABE: Donne reali e uomini d'arme

Bona Sforza regina di Cracovia. Il Rinascimento di Napoli sul trono di Polonia

Bona Sforza regina di Cracovia. Il Rinascimento di Napoli sul trono di Polonia

Virgilio Iandiorio

Libro: Libro in brossura

editore: ABE

anno edizione: 2023

pagine: 128

Questa storia riguarda il matrimonio di una discendente degli Aragonesi, Bona Sforza, la pronipote di Ferdinando I, andata sposa al re di Polonia, nella prima metà del XVI secolo, cantata dal poeta Colantonio Carmignano; ma anche oggetto di "pettegolezzo" come nelle note di Ascanio Silvio Corona. Possiamo definire culture periferiche quelle storie d'amore che andarono sulla bocca dei contemporanei di quegli eventi. Nell'accezione della lingua greca antica: periphéreia indica la circonferenza, la linea circolare e il verbo periphéro significa portare intorno, far girare, ma anche diffondere, far conoscere. Ed è quello che fecero quanti raccontarono quelle storie. L'atteggiamento della società nei confronti delle donne è il riflesso di questa, con le sue tradizioni, la sua mentalità, i suoi pregiudizi. Di volta in volta le donne diventano protagoniste o oggetto, fanno la storia o la subiscono. E gli uomini sono a volte seducenti romantici, a volte possessivi e maniacali. Nella vita di una donna si succedono eventi come l'amore, il matrimonio, le crisi familiari e domestiche, i figli, le separazioni, le volontà ultime. Non solo eventi nella sfera del privato, ma anche rapporti con l'esterno: la donna e la religione, la donna e l'arte, la cultura e l'istruzione, per tanto tempo anche negata, la donna e la realtà sociale, il lavoro e la politica. Spesso risulta difficile sottrarre l'immagine della donna dallo stereotipo e dall'astrattezza e calarla nella realtà viva. La signora, la serva, la contadina, la balia, la maestra, la prostituta, l'operaia non sono tipi, ma persone che vanno sottratte all'anonimato della quotidianità. La documentazione esistente presso gli Archivi di Stato italiani sottolinea la presenza femminile in una vastissima quantità di documenti, la cui lettura, di estremo interesse, risulta complessa e, se fatta da angolature non corrette, può risolversi frammentaria e incompleta Il tema dell'eros, che sembra essere sempre lo stesso nel tempo e nello spazio, si presenta invece ogni volta in modi diversi. Amore, sessualità, famiglia, matrimoni… sono gli aspetti della vita privata dei nostri progenitori che venivano trasmessi ad un pubblico il più esteso possibile. Anche con il racconto erotico si va alle radici della nostra cultura; significa estendere il discorso ad altri aspetti di essa, dai rapporti familiari alle pratiche sociali, dal costume alla relazione tra i sessi. I racconti più antichi finiscono con il diventare dei miti. E i miti, come si sa, raccontano storie fantastiche nelle quali agiscono gli esseri mortali e le forze della natura. A questi racconti trasmessi oralmente e sedimentati nella memoria collettiva era affidata una funzione culturale importante. La ripetizione di questi, come di altri racconti, contribuiva a creare e a consolidare una identità, trasmettendone le credenze, i riti, le istituzioni sociali e religiose, il patrimonio culturale. I racconti erotici non sono affidati ad una narrazione fissa e immutabile. Essi potevano subire dei cambiamenti ogni volta che venivano raccontati. Il racconto come creazione. E questo spiega le varianti apportate ad un medesimo racconto; si tratta a volte di semplici particolari, a volte di versioni contrastanti.
35,00

Eleonora d'Aragona e Costanza di Capua. Le due mogli napoletane di Ercole d'Este duca di Ferrara

Sabato Cuttrera

Libro: Libro in brossura

editore: ABE

anno edizione: 2025

pagine: 228

"Questo libro contiene più di una storia da leggere d'un sol fiato, sembra un romanzo, ma non lo è. E nella vicenda dello Zio della sposa che ama la nipote, sfidato a duello da Ercole, c'è tutto il Rinascimento da leggere, da gustare, da amare. Come tutte le cose belle che finiscono presto, non pote' quella vicenda protrarsi alla lunga, specie per una serie di pettegolezzi che portarono il fatto a conoscenza dello zio della ragazza, il quale si infatuò anch'egli della bella nipote, peggiorando la posizione degli sposi segreti. - Fra tanto la cameriera piena di dolore per essere stata per il favore che la sua nemica aveva con Altobella licentiata, desiderando di ritornare alli servigi della padrona, pregò e fe' pregare il signor Galeazzo Pannone che si fosse interposto con sua sorella a volerla pigliare massimamente che per leggiera occasione era stata licentiata. Non mancò Galeazzo di passar l'officio con sua sorella, acciò la pigliasse in sua casa, ma tutto fu in danno per causa del favor che teneva con quella, la sua nemica. E perché era alquanto appariscente e di vista, Galeazzo portò gl'occhi addosso, fece pensiero di tenerla a suo piacere, massimamente che viveva da soldato senza donna in casa. Era Galeazzo bravo e coraggioso et a più d'una prova s'era fatto conoscere per tale. Onde appresso del Re Alfonzo era salito in grand'estimazione e da quell'haveva ricevuto molte onorate mercedi. Posto dunque ad effetto il suo pensiero, se la prese in sua casa, godendola amorosamente e con gran piacere di quella, la quale non contenta degl'abbracciamenti del padrone, volle assaggiare quelli d'un servo che Galeazzo teneva fra gl'altri al suo serviggio. Di fiorita gioventù di maniere, e di volto gratioso e bello a paro di qualunque altro col quale scherzando licentiosamente più di quello si conveniva, diede materia a Galeazzo di accorgersi de loro amori, e non volendo incrudelire contro di loro amori, fattole insieme sposare, se li tolse di casa. Fra tanto Galeazzo teneva stretta prattica con Altobella, sua sorella, di conseguire per sposa a Costanza e tenendo il matrimonio per sicuro, n'aveva anco procurato la dispenza da Nicolò V Sommo Pontefice qual'esso Galeazzo era caro per molti serviggi a pro della chiesa prestati, ma benché sua sorella avesse condisero al matrimonio, con tutto ciò trovò tanta repugnanza la cagione, stava il più confuso e malcontento uomo del mondo. E la povera Costanza vedendosi da sua madre, perseguitata a volerla forzare a sì fatte nozze, si può considerare come stasse dolente. Per la qual cosa ne cadde infermo a letto con pericolo di lasciarvi la vita, era publica per la città e per la corte così la pretenzione di Galeazzo come il continuo martellare che si faceva a Costanza dalla madre e dalla Contessa di Caserta, sua zia, acciò desse il consenso alle nozze. Non restò alla ragazza, nonostante il tradimento, di chiedere aiuto al grande amore della sua vita. E riecco la figura di Ercole spuntare nella cronaca d'amore. Ercole decise allora la sua vendetta verso lo Zio della moglie, suo violentatore e vigliacco traditore, avendola lasciata nelle braccia del suo servo. Insomma questa fu la risoluzione e, trovatolo una mattina nell'anticamera del Re, toccò all'amato prendere di petto la situazione."
44,00

Il generale di Napoli: Don Giovanni d'Austria, il figlio di Carlo V Imperatore a Granada, Lepanto e Bruxelles nel manoscritto inedito di Corona

Arturo Bascetta

Libro: Libro in brossura

editore: ABE

anno edizione: 2023

pagine: 118

Prima non c'era e adesso c'è. Il manoscritto di Silvio Corona di fine Cinquecento vede la luce a stampa tipografica, sebbene diviso in capitoli per l'elevato numero di episodi amorosi e non riferiti ai suoi protagonisti. Stavolta Bascetta ha riletto e trascritto in volgare il capitolo, mai dato alle stampe, dedicato a Don Giovanni d'Austria. La nascita da madre vergine, fatta risposare dall'amato Imperatore Carlo V all'avvocato di provincia, è un buon inizio per la trama sottile portata avanti da Corona, e poi dal figlio Ascanio, nell'altra copia letta e perduta della biblioteca di Minieri Riccio, che differisce in diversi episodi dall'originale trascritto da Bascetta. E' la storia del piccolo Jeromin, canzonato dal figlio del fratellastro Re delle Spagne, Filippo II, perito in prigione per volere dello stesso genitore che seguì le volontà testamentali di Carlo V: Don Giovanni non si tocca. Un motto che valse per chiunque e che presto lo vide alla guida degli eserciti imperiali, sopratutto quelli dei popoli italici e degli amati napoletani. E così, il garzone del balio camerario, cresciuto nell'ombra e come in una favola, si trasforma da servitore a servito e diviene signore del finto padre. Bellissimo, ricchissimo e potentissimo, Don Giovanni ci mise poco, stando all'affascinante cronaca del Corona, a scalare tutte le tappe degli uomini d'arme, a danno della carriera da Cardinale, che pure avrebbe perseguito, e a cui rinunciò per non diventare di sicuro papa. Gli amori perduti di belle milanesi e focose napoletane, proprio in questa cronica, che è il trionfo del Rinascimento, vengono però offuscati da due guerre che volgono al termine. La conquista di Granada con la cacciata dei Mori, dopo 600 anni, è un punto di arrivo inimmaginabile per un giovane di 21 anni. Ma è soprattutto è la deportazione dei vinti a Castiglia, ovvero la consegna dell'Andalusia ai coloni di Galizia e Asturia per il ripopolamento di quei territori, strappati ai Maomettani e da ricristianizzare, a fargli guadagnare le eccessive simpatie del Papa. Proprio per l'operazione compiuta egli merita il vessillo del Vaticano per un'ultima Crociata contro gli infedeli, che bruciano credenti e miscredenti nelle mandre dei loro stessi maiali. Glielo consegna in S.Chiara uno dei più invidiosi diplomatici, il nunzio apostolico Granvelle, che presto odierà a morte, appena sarà indicato proprio a Viceré di Napoli. Intanto c'è la missione delicata da portare a termine per cacciare i Turchi, alleati dei barbari africani, infedeli che non intendono abbandonare il Salento, ovvero l'ex Calabria Ultra di una volta. Ma Don Giovanni, ora Capitano generale di terra, ora Ammiraglio di mare, è ormai il cavaliere più potente d'Europa. Tanto è vero che mentre i Veneziani s'accordano a Leuca per evitare la battaglia di Otranto, lui, alla guida della flotta, composta per la quasi totalità da Napoletani, fionda su Lepanto e ottiene la vittoria più famosa del tempo contro gli Ottomani. Un temerario viaggio, da Messina a Marsala e da Marsala sulle coste africane, gli fa riconquistare l'antica Lilibeo dei Romani, dove nasce il Porto d'Austria a lui dedicato. La vita scorre e l'eroe di Corona corre a visitare la sorella Margherita, sposa a L'Aquila. E' tempo di godere dei festeggiamenti a lui riservati, da Parma a Vigevano, anche se cominciano le prime perdite proprio in Calabria. L'omicidio mancato del Viceré, e qualche occhiatina di troppo alla moglie del sindaco di Napoli, gli procurano l'odio che lo porta a esiliarsi in Procida prima di ripartire per la conquista di Tunisi e dell'Albania. La voglia di riscatto e la sua potenza sono tali da rinunciare alla corona albanese. Depone anche le armi dell'amore per la baronessa, per la bella Diana di Sorrento e per Donna Zenobia. Rinuncia perfino all'affetto per la figliola Giovanna, frutto degli intrighi, affidata alle monache di S.Chiara.
35,00

Il governatore di Firenze. Carlo Duca di Calabria e Vicario di Napoli

Arturo Bascetta

Libro: Libro in brossura

editore: ABE

anno edizione: 2023

pagine: 200

Siamo ormai negli anni in cui Carlo aveva raggiunto l'età della ragione, della consapevolezza e della conoscenza delle vicende familiari. Alla Regina Sancia, senza figli e senza più nemmeno figliastri da allevare, non restò che dare l'anima a Dio. Il fermento religioso che l'animava in realtà frenò questo processo moderno, ma non fermò il progresso della vena artistica che chiedeva spazio in altri settori, e non solo a corte. Anche la sirocchia vedova d'Ungheria provvide, assieme alla nuora, alla commissione della tavola di Simone Martini, raffigurante san Ludovico di Tolosa che incorona Roberto, dipinta nel 1317, poco dopo la canonizzazione. Essa reca gli stemmi angioini e arpadiani di Maria al fine di promuovere il culto del figlio, e confermare agli ungheresi la legittimità della successione al trono di Sicilia del terzogenito Roberto. Ella stessa ordinò una statuetta d'argento raffigurante san Ludovico di Tolosa, recante la testa e la corona d'oro, per donarla alla badessa di santa Maria Donnaregina, Agnese Caracciolo. La statuina reggeva una reliquia del Santo in una mano, e lo scettro reale nell'altra. Ma questa affascinante biografia è su Carlo, il d'Angiò della progenie materna degli Svevi, Figlio di Jolanda d'Aragona e Duca Roberto, e perciò cugino a Sancia di Mallorca che ebbe per sua matrigna. Carlo è vicario del reame dalla morte del nonno, quando il padre Re Roberto parte per Avignone dove c'è l'incoronazione. Sullo sfondo del libro c'è catarsi nei costumi, la pomposità del vestiario pre-rinascimentale, mentre i parenti trattano la pace con la Sicilia e i d'Angiò consolidano i palazzi di Napoli scippatigli giorno per giorno dai Catalani che tengono prigionieri tutti i familiari.
35,00

Charles de Valois: Carlo VIII re di Napoli

Sabato Cuttrera

Libro: Libro in brossura

editore: ABE

anno edizione: 2023

pagine: 144

Sulla carta tutti volevano aiutare Ferrante II d'Aragona a riconquistare il suo reame, ma nessuno immaginò che la spartizione segreta con gli Spagnoli fosse già avvenuta. Lo avrebbero fatto con la sollevazione della stessa Napoli, a cui Carlo di Valois si apprestava a concedere privilegi e esenzioni da 200.000 ducati, sperperando le casse del Regno senza prudenza e senza oculatezza. I Francesi, «parte per incapacità, parte per avarizia, confusono tutte le cose». Nella fretta, insomma, non si riuscì a creare il collante con la nobiltà, neppure con i tanti premi feudali, per via delle difficoltà a entrare in contatto con la corte. Le camere per le udienze del Re furono un'utopia anche per i grandi, perché non veniva «fatta distinzione da uomo a uomo, non riconosciuti se non a caso i meriti delle persone, non confermati gli animi di coloro che naturalmente erano alieni dalla casa d'Aragona» Per non parlare delle «interposte difficoltà e lunghezze alla restituzione degli stati e de' beni della fazione angioina e degli altri baroni che erano stati scacciati da Ferdinando Vecchio». L'odio contro gli Aragonesi, inoltre, andava via via spegnendosi con la sopraggiunta compassione per il giovane Ferrandino, il quale, mentre Carlo VIII meditava di rimandare l'acquisto della sua metà del Regno, preparò la riscossa. Partito da Ischia per la Sicilia Ferrandino si unì quindi allo zio e alle truppe spagnole di Consalvo, ingrossando le fila coi Calabresi che mai lo avevano tradito mantenendo viva la fortezza di Reggio. Anche l'armata veneziana tornava sulle coste pugliesi guidata dal Capitano Antonio Grimanno. Tutto ebbe dell'incredibile, compreso l'ardore con il quale il Re di Francia e la sua Corte fecero un inatteso dietrofront. Con la vana promessa di ritornare Carlo si fece rendere l'omaggio feudale dai Signori e, messa la Corona del Regno sul capo per mano di Giovanni Ioviano Pontano in nome del popolo napoletano, il 22 maggio 1495, si nominò Re di Napoli e ripartì.
35,00

Carlo V, l'amore e i notai di Napoli. Atti e donne poco conosciute dell'Imperatore

Arturo Bascetta

Libro: Libro in brossura

editore: ABE

anno edizione: 2023

pagine: 180

Carlo pose a custodia della madre Giovanna il marchese di Denia, don Bernardino l'aguzzino, abile nell'uso della corda come strumento di tortura. Non era migliore del suo predecessore Ferrer, che dichiarava di non avere mai sottoposto la Regina alla cuerda, se non per ordine del padre Ferdinando, appendendola per i polsi, dopo averle legato i pesi ai piedi. Il marchese di Denia scriveva a Carlo dicendogli che prima dei sentimenti filiali dovevano venire gli interessi politici: a volte suggeriva di applicare alla Regina la tortura perché questa sarebbe stata utile alla sua salvezza e certamente avrebbe reso un servizio a Dio e spesso gli ricordava che egli agiva nel suo esclusivo interesse, arrivando a sostituire i frati che, messi vicino alla Regina nel tentativo di convertirla, ne divenivano, invece, amici e difensori, come accadde per frate Juan di Avila. Carlo di Gand, temè fino alla fine che le idee di Giovanna, ormai detta la Loca, una volta libera, potessero fare colpo sul popolo e infiammare il serpeggiante sentimento anti fiammingo mettendo in pericolo il suo potere, l'unica cosa in cui veramente credeva, ardito e ambizioso com'era. Per mantenerlo, più che la madre, preferirà richiamare gli ebrei cacciati dal Regno di Napoli, e dedicarsi alla caccia e agli amori, sebbene i francescani, come Fra' Francesco di l'Agnelina, si scontrasse col Vicerè sui 'zudei', affinché portassero il barrette zalo, come a Venezia. In fondo, anche la nonna paterna di Giovanna, a cui molto assomigliava, Giovanna Enríquez, era ebrea. Chissà se pure l'ava era stata così gelosa di un marito come Filippo il Bello, il quale se l'era spassata allegramente con le belle fiamminghe di corte. E così, tale padre tale figlio, proseguì la tradizione di donnaiolo anche Carlo, ma mai quanto il padre, giungendo al punto di sfigurare i visi di donzelle e schiave more, al solo scopo sessuale. Del resto, con la crisi in atto, anche i conti dovevano tornare. Ecco perché il novello imperatore si circondò di consiglieri e notai riordinando le province del Regno di Napoli e accontentando i baroni, che in cambio, lo ospitavano a corte per la gioia delle nobili donzelle napoletane.
35,00

Una regina per Buda. La principessa di Napoli e il re d'Ungheria: Beatrice d'Aragona e Mattia Corvino

Sabato Cuttrera

Libro: Libro in brossura

editore: ABE

anno edizione: 2023

pagine: 184

Il Re di Napoli aveva già concesso la mano della figlia al Duca di Ferrara Ercole I d'Este. I patti matrimoniali furono firmati il 1 novembre e nel luglio dell'anno seguente la bellissima Eleonora, nominata Duchessa, fece il suo ingresso in pompa magna a Ferrara. Il matrimonio fu celebrato nel 1473 e vide fra gli invitati Andrea Bentivoglio, il quale si fece accompagnare dal poeta SABATINO DEGLI ARIENTI, con il quale si presentò a Ferrara. Alle nozze di Ercole I d'Este e di Eleonora d'Aragona furono perciò ben presenti. ARIENTI ebbe anche l'onore di essere prescelto per l'orazione a nome della delegazione bolognese. Insomma dovette fare gli elogi al Duca di Ferrara per quel matrimonio di rango così elevato, non mancando di donare agli sposi tri vasi de fin cristallo, folciti de auro et de argento.
30,00

La Duchessa del sale. Eleonora D'Aragona e Ercole I d'Este

Sabato Cuttrera

Libro

editore: ABE

anno edizione: 2023

pagine: 192

«Ercole si ritrovò alla rotta che Ferdinando ebbe in Sarno, e dicesi che fosse stato tanto vicino a farlo prigione, che gli rimase nelle mani parte della veste di Ferdinando medesimo, la quale poi ei sempre conservò come per un suo immaginario trionfo; ed Ercole infine continuò in quella guerra, che da niuno è stata descritta, meglio, che da Pio II fino al 1463, quando dal prudentissimo suo fratello il Duca Borso venne insieme con Sigismondo in Ferrara richiamato, ed a governi di Modena, e di Reggio vennero ambedue impiegati. Ercole poi fu in altre guerre d'Italia in difesa dello stesso Duca Borso, e de' collegati, ed in una riportò una grave ferita nella clavicola del piede, che per ben due anni il regne considerevolmente incomodato e poi il lascið alquanto zoppo. Ma fra tutto questo tempo fu sempre caro al fratello, e a' suoi popoli, a cui dovea succedere, nella morte di Borso, come avvenne nel 1471: e tale fu Ercole I, che fu data da Ferdinando in isposa ad Eleonora sua figliuola». Michele Vecchioni
30,00

Lucrezia d'Alagno: un'amante per regina. La Corte dell'amore nella Napoli di Re Alfonso d'Aragona

Virgilio Iandiorio

Libro: Libro in brossura

editore: ABE

anno edizione: 2023

pagine: 150

Le storie di amori hanno sempre interessato un pubblico vastissimo, a cominciare dalla storia d'amore di Elena e di Paride, che finì con una guerra tra Greci e Troiani. Che dire dell'amore tra Enea e Didone, anche questo finito tragicamente. I poeti, si sa, attribuiscono al potere della dea Afrodite (o Venere) gli improvvisi innamoramenti. Venendo ai giorni nostri, per spiegarsi questi fenomeni della vita, gli amori appunto, si ricorre a Freud e ai suoi moltissimi seguaci, che cercano di trovare nella psiche delle donne e degli uomini i motivi scatenanti di certe passioni. Le storie che qui appresso vengono riferite, riguardano personaggi vissuti in un particolare periodo della storia del Regno di Napoli, l'età Aragonese, che durò un buon mezzo secolo, la seconda metà del Quattrocento. Le storie d'amore si prestano a interpretazioni diverse e contrastanti, talvolta. Per questo mi voglio limitare a riferire quello che i contemporanei hanno creduto di vedere nelle persone attratte dalla potenza di Venere. Sono valutazioni, impressioni, commenti di contemporanei, proprio come quelli che noi leggiamo sulla stampa o ascoltiamo quotidianamente alle televisioni a proposito di attori, cantanti famosi, ma anche di uomini di governo, magnati e poveri Cristi, presi da innamoramenti e amori. La prima storia riguarda l'amore tra il re Alfonso il Magnanimo e Lucrezia d'Alagno, riferita con le parole dei contemporanei Loise De Rosa, Nicolò della Tuccia, Giovanni Pontano. Va ricordato che nel secolo scorso si interessò alla vicenda Benedetto Croce. Tra queste due storie, può essere interessante un intermezzo, sempre di relazioni d'amore, riferentisi al sovrano Aragonese Ferdinando I, raccontate dal Pontano, che per essere grande amico e al servizio degli Aragonesi, riferisce de visu fatti e personaggi. Anche le persone che circolavano a corte hanno le loro storie da raccontare, come ancora fa Loise De Rosa, con un'avventura accaduta proprio a lui. Possiamo definire culture periferiche quelle storie d'amore che andarono sulla bocca dei contemporanei di quegli eventi. Nell'accezione della lingua greca antica: periphéreia indica la circonferenza, la linea circolare e il verbo periphéro significa portare intorno, far girare, ma anche diffondere, far conoscere. Ed è quello che fecero quanti raccontarono quelle storie. L'atteggiamento della società nei confronti delle donne è il riflesso di questa, con le sue tradizioni, la sua mentalità, i suoi pregiudizi. Di volta in volta le donne diventano protagoniste o oggetto, fanno la storia o la subiscono. E gli uomini sono a volte seducenti romantici, a volte possessivi e maniacali. Nella vita di una donna si succedono eventi come l'amore, il matrimonio, le crisi familiari e domestiche, i figli, le separazioni, le volontà ultime. Non solo eventi nella sfera del privato, ma anche rapporti con l'esterno: la donna e la religione, la donna e l'arte, la cultura e l'istruzione, per tanto tempo anche negata, la donna e la realtà sociale, il lavoro e la politica. Spesso risulta difficile sottrarre l'immagine della donna dallo stereotipo e dall'astrattezza e calarla nella realtà viva. La signora, la serva, la contadina, la balia, la maestra, la prostituta, l'operaia non sono tipi, ma persone che vanno sottratte all'anonimato della quotidianità. La documentazione esistente presso gli Archivi di Stato italiani sottolinea la presenza femminile in una vastissima quantità di documenti, la cui lettura, di estremo interesse, risulta complessa e, se fatta da angolature non corrette, può risolversi frammentaria e incompleta. Anche per questo, l'editore Bascetta ha voluto inserire in appendice la vicenda di Lucrezia, rielaborata come "novella storica" da Tommaso Aurelio de Felici nel secolo XIX, e il ritratto che della donna fa Benedetto Croce nel suo libro Storie e Leggende Napoletane, pubblicato nel 1919.
35,00

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