De Luca Editori d'Arte: Esordi
S. Adriano al Foro Romano (1589-1923). Un laboratorio della Riforma cattolica sotto le insegne della Mercede
Francesco Spina
Libro: Libro in brossura
editore: De Luca Editori d'Arte
anno edizione: 2025
pagine: 216
Un ordine religioso spagnolo di fiera origine militare e cavalleresca, l’ordine della Mercede, fondato nell’età delle crociate e votato al riscatto degli schiavi cristiani catturati nel Mediterraneo, lo scacchiere di un confronto secolare tra la croce e la mezzaluna. Una delle più antiche chiese di Roma, la diaconia di S. Adriano al Foro Romano, sorta tra le vestigia della Curia Iulia, l’aula del Senato edificata da Giulio Cesare, spogliata degli emblemi e degli stucchi barocchi durante il Ventennio fascista, per servire da insegna imperiale di un preteso impero coloniale. Due sentieri paralleli disposti sul lungo tracciato di una rotta mediterranea, tra Roma e Barcellona, verso i mercati del riscatto di schiavi, da Marsiglia ad Algeri. Due storie che si congiungono allo scadere del Cinquecento, quando S. Adriano diviene sede del procuratore generale della Mercede, coinvolgendo alcune tra le grandi personalità della Riforma cattolica, da Filippo Neri a Carlo Borromeo. È la voce delle fonti a condurci nel laboratorio di una modernità nascente, dove ovunque prendono forma, crescendo su antiche fondamenta, le chimere di un fervore religioso ancora vivo, coi suoi simboli e le sue metafore. Sull’onda dell’entusiasmo per la scoperta della Roma sotterranea, tra miracolosi ritrovamenti di reliquie, pittori esploratori di catacombe e processioni pontificali allestite come trionfi imperiali, si va dipanando una trama complessa. Presentazione di Alessandro Zuccari.
Immagini digitali nell'era analogica. Computer art in Italia negli anni Ottanta
Paola Lagonigro
Libro: Libro in brossura
editore: De Luca Editori d'Arte
anno edizione: 2025
pagine: 216
Gli anni Ottanta sono generalmente identificati nella storia dell’arte come il decennio del ritorno alla pittura, alla manualità e all’oggetto artistico tradizionalmente inteso. In pieno clima postmoderno, a un simile sguardo retrospettivo – che recupera stili e forme del passato – si accompagna la sperimentazione con le tecnologie elettroniche: due tendenze solo apparentemente distanti, ma che si incontrano nel comune territorio delle immagini. Sullo sfondo di un contesto che vede da una parte l’affermarsi dell’informatica personale e dall’altra un sistema dell’arte dominato dai linguaggi più tradizionali, il volume esplora pratiche e teorie di quella che ancora negli anni Ottanta era detta “computer art”: la sperimentazione artistica con le emergenti tecnologie digitali. Insieme alla specificità del contesto italiano, dove un certo vuoto istituzionale sembra favorire una scena artistica che nasce dal basso, sono analizzati alcuni parallelismi con il più ampio quadro internazionale, come la distinzione tra artisti programmatori e non programmatori e il rapporto tra ricerca artistica indipendente e industria. Quello che emerge, anche grazie a documenti d’archivio e testimonianze dirette, è una scena vitale, anche se ancora poco nota, nella quale è già possibile rintracciare le radici del dibattito nato negli anni Novanta attorno alla virtualità e alla centralità delle reti. Presentazione di Francesca Gallo.
Adornate e incoronate. Le immagini mariane di Roma nella prima metà del Seicento
Valerio Mezzolani
Libro: Libro in brossura
editore: De Luca Editori d'Arte
anno edizione: 2025
pagine: 188
Nel 1631, regnante Urbano VIII, l’incoronazione della miracolosa Madonna della Febbre nelle Grotte vaticane segnò l’inizio di un’affascinante vicenda da leggersi nel contesto dei grandi fatti culturali che ebbero per scenario Roma al tempo del pontificato Barberini. Durante i decenni successivi, il Capitolo di San Pietro incoronò decine di immagini mariane nelle grandi e piccole chiese dell’Urbe, facendo seguito al legato testamentario del conte Alessandro Sforza di Borgonovo, colui che diede a questa pratica i crismi dell’ufficialità. Dopo la Madonna della Febbre, egli selezionò insigni icone di natura eterogenea, venerabili tavole di tradizione lucana come la Madonna del Popolo e opere d’arte come la Pietà vaticana di Michelangelo, accanto a dipinti d’origine più modestamente votiva, come la Madonna dei Monti nel santuario ad essa dedicato e la Madonna della Consolazione presso l’omonimo ospedale. La varietà delle immagini scelte dal conte di Borgonovo e la conseguente uniformazione simbolica sotto il segno della corona, nel quadro della cultura postridentina, rilevano una sostanziale adesione ideologica al lungo programma di regolamentazione scaturito dalla Controriforma. L’intenso processo di rinnovamento di chiese e altari di prima metà Seicento modificò profondamente il rapporto tra pubblico e immagine, permettendo la trasmissione e talvolta il ripensamento di modelli e tradizioni antiche in un’epoca che ormai si percepiva moderna. La collocazione della Madonna detta Salus Populi Romani nella nuova cappella Paolina di Santa Maria Maggiore, i progetti di Rubens per la Madonna della Vallicella, l’intervento di Bernini per la tribuna di Santa Maria in Via Lata sono solo alcune pagine memorabili di una storia articolata, in cui adornamento e incoronazione delle immagini mariane possono essere interpretati anche come strumenti di lettura e comprensione della complessa geografia, insieme artistica e devozionale, di Roma.
La figura di spalle nella pittura italiana del Cinquecento
Luca Esposito
Libro: Libro in brossura
editore: De Luca Editori d'Arte
anno edizione: 2024
pagine: 160
L’editoria, la pubblicità e l’arte nelle sue diverse declinazioni hanno contribuito a rendere la figura di spalle parte integrante dell’immaginario visivo contemporaneo. Associata al tema dell’attesa, del mistero, del non detto, essa incarna con la sua posa un limite per chi si trova al suo cospetto, limite che oltre a riferirsi al campo del visibile, ciò che l’immagine mostra (o non mostra), implica delle conseguenze anche rispetto al processo di ricezione: fino a che punto possiamo, infatti, descrivere, analizzare, interpretare una figura che volta le spalle? Partendo da tali quesiti, questo libro intende riflettere sul ruolo e sul significato assunto dalla Rückenfigur – così definita nella lingua tedesca – in un ambito cronologico e geografico circoscritto: la pittura italiana del Cinquecento. Analizzando le opere dei grandi protagonisti dell’arte del XVI secolo, da Raffaello ad Annibale Carracci, passando per Giulio Romano, Tiziano, Tintoretto, Romanino, Alessandro Allori, il volume si pone l’obiettivo di far emergere l’anima dicotomica della figura di spalle, dispositivo meta-pittorico sospeso tra finzione e realtà, in grado di celare e al contempo smascherare l’artificio che determina la genesi di ogni rappresentazione.
L'Orso e la pietra. Scultura nella Puglia dei Del Balzo Orsini tra XIV e XV secolo
Giulia Pollini
Libro: Libro in brossura
editore: De Luca Editori d'Arte
anno edizione: 2024
pagine: 208
Tra XIV e XV secolo, i Del Balzo Orsini si imposero come nuova potenza politica nel Mezzogiorno, conferendo un marcato autonomismo ai loro domini. Inizialmente conti dell’entroterra salentino e poi principi di Taranto, estesero il loro controllo verso la Puglia settentrionale, la Basilicata e la Campania, minando gli equilibri della Corona napoletana. In questa geografia di conquista, è nel Salento che la famiglia ha lasciato il segno più duraturo grazie a un evergetismo artistico spesso associato alla sola produzione pittorica. Questo volume offre, per la prima volta, una visione d’insieme della scultura patrocinata dalla dinastia, a lungo eclissata negli studi. Il patrimonio lapideo viene qui indagato alla luce del forte carattere identitario dei feudatari, considerando le relazioni artistiche tra la tradizione territoriale, il Regnum e l’Adriatico.
Vincenzo Camuccini disegnatore (1771-1844). Un protagonista della cultura accademica tra Sette e Ottocento
Monica D'Amicis
Libro: Libro in brossura
editore: De Luca Editori d'Arte
anno edizione: 2023
pagine: 192
«È cosa notissima come i profondi studj, che ha egli fatti su i due prototipi della Scuola Fiorentina e Romana, lo hanno condotto al punto di divenire la più corretta amatita, il disegnator più spedito e netto che si conosca, il compositor più ragionato ed esatto». Sono queste le parole scritte nel 1810 da Giuseppe Antonio Guattani a proposito di Vincenzo Camuccini, uno dei più grandi ed instancabili disegnatori del suo tempo. Ed è quanto emerge dal ricco corpus grafico dell’artista che ancora oggi si conserva, diviso tra i suoi discendenti e numerose collezioni private e museali di tutto il mondo. La sua produzione finita denota una costante riflessione sull’Antico e sulla pittura classicista di Cinque e Seicento, da Raffaello a Michelangelo, da Domenichino a Poussin, e un’attenzione particolare agli esiti della contemporanea arte francese di stampo davidiano. Il volume ripercorre le vicende artistiche del pittore, con un focus diretto alla contestualizzazione del suo iter formativo alla luce delle testimonianze grafiche, in particolare un inedito album di disegni composto interamente da copie tratte dall’Antico e dai Grandi Maestri; una raccolta che si presenta emblematica dal punto di vista della scelta di modelli da parte del giovane Camuccini, nonché testimonianza diretta di una fase di studio condotta in maniera assidua sui monumenti, gli affreschi e le pitture di Roma, e non solo. I soggetti copiati costituirono per l’artista una sorta di repertorio, una ricca miniera di motivi raccolti nel corso degli anni da cui derivarono molti degli spunti figurativi rielaborati nelle sue grandi tele storiche, ambite dai più aggiornati collezionisti locali e stranieri. L’analisi di questi disegni si rivela uno strumento utile per l’individuazione dei riferimenti culturali che furono propri non solo di Camuccini, ma di un’intera generazione di pittori che animò il panorama artistico romano tra la fine del Settecento e il primo Ottocento. Prefazione di Pierguidi Stefano.
La fotografia nelle gallerie private di Milano (1967-1975)
Irene Caravita
Libro: Libro in brossura
editore: De Luca Editori d'Arte
anno edizione: 2023
pagine: 192
“Viviamo in un momento eccezionale per la fotografia perché il mondo dell’arte la accoglie come mai prima d’ora e i fotografi considerano la galleria o il libro come il luogo naturale per il loro lavoro”, scriveva Charlotte Cotton già nel 2004. Nelle pagine di questo libro si prendono in considerazione alcuni primi passi del processo di diffusione della fotografia a Milano, e il suo ingresso nelle gallerie private. Ciò avviene in virtù del ruolo che riveste all’interno di diverse pratiche artistiche, sia in quanto strumento autonomo e paritario a qualunque altra tecnica esecutiva. Il volume nasce con l’obiettivo di restituire ai lettori un’ampia e variegata documentazione, in parte inedita o dispersa, sull’attività delle tre gallerie selezionate come casi studio: Il Diaframma, 291 e Diagramma, delle quali emergono specificità, pregi e difetti, in relazione al contesto preso in esame. Nel 1967 inaugura a Milano una delle prime gallerie al mondo esclusivamente dedicata all’esposizione di fotografie: Il Diaframma, progetto legato alla rivista “Popular Photography Italiana” e al suo direttore, Lanfranco Colombo. In una città in fermento com’era Milano alla fine degli anni Sessanta, quest’ultima si innesta in una fitta rete di galleria d’arte private. Tra esse emerge Diagramma, che grazie alle intuizioni e alla curiosità del suo direttore, Luciano Inga-Pin, accoglie la fotografia con prontezza e regolarità dai primi anni Settanta. Infine, Daniela Palazzoli sfida il nuovo mercato per le stampe fotografiche attraverso l’attività della galleria 291, che, per un paio d’anni verso la metà del decennio, contribuisce in modo originale al ricco panorama culturale meneghino. Il volume si conclude con una dettagliata cronologia dei palinsesti delle gallerie, patrimonio di dati utili a stimolare e precisare ricerche e approfondimenti futuri.
Prospero Fontana. «Pictor bononiensis» (1509-1597)
Giulia Daniele
Libro: Libro in brossura
editore: De Luca Editori d'Arte
anno edizione: 2023
pagine: 264
Il volume accoglie il primo studio monografico mai dedicato al pittore bolognese Prospero Fontana (1509-1597), completo di catalogo ragionato dei dipinti, elenco dei disegni autografi e apparati documentari di corredo. Da sempre mancante e lungamente attesa, l’indagine complessiva sull’attività di questo prolifico e poliedrico artista, che fu anche scenografo e pratico dello stucco, nonché coordinatore di importanti cantieri decorativi, restituisce finalmente una precisa identità e una statura storica a una figura finora rimasta evanescente e spesso misconosciuta e che fu, invece, vera protagonista del suo tempo. Formatosi nel capoluogo felsineo e più tardi a Genova con Perino del Vaga, Fontana divenne infatti un pittore stimato e autorevole, non solo nella sua città, e fino agli ultimi anni la sua carriera non conobbe eclissi, dipanandosi tra Bologna, Roma e vari altri centri italiani, con una fugace tappa anche nella francese Fontainebleau. Pittore pontificio, amico e comprimario di Giorgio Vasari, riferimento a Bologna per le committenze più qualificate e per artisti e intellettuali dell’epoca, padre di Lavinia, famosa pittrice, e primo maestro dei Carracci. Personaggio complesso che meritava di essere riscoperto e che ora è stato possibile mettere a fuoco grazie a un riesame integrale delle fonti e a nuove ricerche d’archivio.
L'architettura e la regola. Damianite e Clarisse nell' Umbria e nel Lazio del Duecento
Valeria Danesi
Libro: Copertina morbida
editore: De Luca Editori d'Arte
anno edizione: 2022
pagine: 144
Tra le più importanti personalità che animarono la prima metà del Duecento troviamo senza dubbio Chiara d'Assisi, la cui esperienza spirituale fu assorbita dall'ordine di fondazione papale delle Damianite, poi Clarisse, che si pose in modo del tutto originale, spesso anche in forte contrasto, nei confronti della politica promossa dalla Chiesa di Roma in materia di monachesimo femminile. Furono anni di scontri accesi, incentrati sul rispetto di una rigida clausura, che videro Chiara uscirne sconfitta. Le vicende architettoniche dell'Ordine sono ripercorse sia attraverso l'analisi degli insediamenti che ancora oggi conservano parte del loro aspetto originario, sia attingendo ad alcune cronache monastiche scritte nel XV e nel XVII secolo, che forniscono spunti e notizie utili alla formulazione di ipotesi ricostruttive di alcuni complessi andati distrutti o profondamente mutati nel tempo.
Dalla superfice pittorica allo spazio scenico. La neoavanguardia artistica a Roma tra il 1960 e il 1967
Martina Rossi
Libro: Libro in brossura
editore: De Luca Editori d'Arte
anno edizione: 2022
pagine: 192
«Negli ultimi dieci anni la pittura ha subito delle modifiche sostanziali. Questa modificazione porta, secondo Lei, alla morte della pittura o a una nuova forma di linguaggio?», è questa la domanda posta da Achille Perilli e Fabio Mauri ad artisti, letterati, musicisti e intellettuali, sulle pagine dell’«Almanacco Letterario Bompiani 1961». Tale inchiesta che apre il decennio testimonia come nel pieno della temperie post-informale le tecniche canoniche non siano più sentite come adeguate, gli artisti decidono così di cedere parte dei loro mezzi specifici per aprirsi a nuove possibilità espressive, contaminandosi con altre arti. Le vicende presentate in questo libro mostrano come il passaggio della “superficie pittorica” in direzione di una dimensione spaziale ed esperienziale dell’immagine, compiuto dalla ricerca artistica nel corso degli anni Sessanta, sia stato preparato da una specifica idea di teatro come arte figurativa, formulata da pittori e critici. Questa visione della scena circolava già negli anni Quaranta e poi nei Cinquanta, ma troverà una radicale attuazione soltanto in alcune sperimentazioni sceniche della neoavanguardia artistica, fra il 1960 e il 1967. Obiettivo di questo volume è fornire un’ampia documentazione, tramite materiali d’archivio e fotografie inedite, di alcune esperienze compiute nello spazio scenico dagli artisti di area romana. La prima parte degli anni Sessanta si delineerà così come un territorio di confine fra due stagioni dell’arte di ricerca, in cui si possono rintracciare diversi episodi, solo apparentemente frammentari, che vedono gli artisti, per il tramite della pratica teatrale, preparare il campo al nuovo clima di fine decennio nel quale l’azione e l’ambiente prendono il posto dell’opera tradizionalmente intesa.
Arte come unità del molteplice. I fondamenti critici di Leo Steinberg
Daniele Di Cola
Libro: Copertina morbida
editore: De Luca Editori d'Arte
anno edizione: 2022
pagine: 216
Tra i più brillanti e controversi intellettuali del Novecento, il critico e storico dell'arte americano Leo Steinberg (1920-2011) è una figura complessa e affascinante. Questo libro tenta - per la prima volta - di ripercorrerne e analizzarne la vita e il pensiero, mettendone in luce il contributo allo sviluppo metodologico e teorico dalla disciplina storico-artistica dalla metà del secolo scorso a oggi. Seguendo il doppio binario dei suoi studi, rivolti all'arte rinascimentale e barocca e a quella del Novecento, il libro chiarisce - anche attraverso i materiali inediti del suo archivio - i fondamenti concettuali e critici del suo lavoro, prendendone in esame l'interpretazione di artisti quali Leonardo, Michelangelo, Caravaggio, Borromini, Rodin, Picasso, Johns e Rauschenberg, nonché i suoi libri più noti: Other Criteria (1972) e il dibattutissimo La Sessualità di Cristo nell'arte rinascimentale e il suo oblio nell'epoca moderna (1983; trad. it. 1986). Attraverso l'analisi di questioni come il rapporto tra forma e contenuto, il simbolismo e i suoi livelli di significato, le ambiguità della rappresentazione, il corpo e lo spettatore, se ne ricava il profilo di uno storico dell'arte dall'acuta intelligenza visiva per il quale interpretare significava, principalmente, dare ragione di quella molteplicità d'intenzioni e istanze che solo l'opera d'arte sa ridurre a unità.
Athanasius Kircher. Natura e antico nella Roma del Seicento
Camilla S. Fiore
Libro: Libro in brossura
editore: De Luca Editori d'Arte
anno edizione: 2020
pagine: 168
Athanasius Kircher appare tra gli eruditi più affascinanti ed eclettici della Roma seicentesca, corteggiato sin dal suo arrivo nel 1633 dalle famiglie pontificie dei Barberini, dei Pamphilj, dei Chigi e ricercato nelle cerchie intellettuali italiane e d'oltralpe. Il suo celebre Museo presso il Collegio Romano e la vasta produzione in disparati ambiti, scientifici, linguistici e antiquari, lo rendono ancora oggi una figura chiave dell'età barocca. Attraverso la fitta e copiosa corrispondenza intrattenuta, il volume fa luce sulle relazioni, per la maggior parte ancora inedite, con i paesaggisti Nicolas Poussin, Claude Lorrain, Gaspard Dughet, Crescenzio Onofri, gli eruditi e i mecenati quali Cassiano dal Pozzo, Francesco Maria Brancaccio, Valentino Steber, Filippo Baldinucci, Alessandro Segni, Raffaele Maffei. Gli studi di Kircher sulla natura e l'antico, condotti nella fase più matura della sua attività, risultano strettamente connessi alla cultura figurativa barocca e alla pittura di paesaggio, in particolare quella del gruppo della Bentvueghels. Al pari di un moderno esploratore, il gesuita si addentra nella campagna romana e in quella toscana, seguendo le orme degli artisti che ne immortalavano la natura e le antichità, con l'ambizioso progetto di realizzare i volumi sul Lazio antico e moderno (Latium id est, Amsterdam 1671), e sulla Toscana etrusca mai data alle stampe. Ripercorrendo le vicende delle due guide, il volume individua le fonti figurative, i testi e i monumenti scelti da Kircher per dare voce a un pensiero filosofico-naturalistico, riflesso del nuovo modo di osservare la natura della scienza seicentesca e al contempo delle fragilità, dell'ingenuità e delle contraddizioni di un mondo destinato a finire.

