Il Seme Bianco

Due storie lontane nel tempo si intrecciano, unite da un legame oscuro e nascosto. Antico Egitto: un giovane sacerdote viene trascinato in una spietata vendetta, inconsapevole pedina di un disegno misterioso. 2023: una serie di omicidi inspiegabili ruota attorno a reperti archeologici custoditi segretamente da secoli. Per risolvere il caso, il vice ispettore Mangani dovrà collaborare con una brillante laureanda in Storia, l’unica capace di decifrare e ricomporre frammenti e indizi sparsi nel tempo.

"L'impostore" è un libro che parla di Scuola. Le parole scaturiscono dal bisogno di ricucire uno strappo e dal desiderio di restituire una testimonianza di appartenenza a un mondo talmente amato da diventare una dimensione essenziale dell’anima. La narrazione segue la scansione temporale di una normale giornata di scuola di sei ore. Un tempo in cui prendono forma davanti al lettore i temi della vulnerabilità, della relazione, della cura, dei sentimenti, del desiderio e della responsabilità come dimensioni seduttive della pratica pedagogica e dell’insegnamento. Come incipit del libro, una appassionata prefazione di un docente universitario, che ci indica come la scuola debba essere il "non-luogo dei sogni realizzati" e come postfazione la riflessione di una ex studentessa dell’autore sul valore del processo comunicativo e relazionale nell'esperienza scolastica. Una ideale staffetta generazionale tra uomini e donne di scuola.

Irene ha imparato presto che l’amore può ferire, anche quando è sincero. Suo padre giocava con le carte, con la vita, con le persone. Ogni sconfitta era una lettera d’amore stropicciata, ogni ritorno una speranza che faceva più male del silenzio. In una casa dove il telefono squillava come una minaccia e le bugie avevano voce dolce, Irene ha costruito la sua forza. "Il banco vince sempre" è il ritratto feroce e struggente di una figlia che prova a salvarsi mentre continua ad amare chi l’ha spezzata. Un romanzo che scava nella dipendenza affettiva, nei non detti, nel bisogno disperato di essere visti. Perché ci sono storie che non chiedono di essere capite, ma solo ascoltate. E questa, una volta letta, non si dimentica più.

Il programma radio è interrotto, una voce terrorista preconizza omicidi casuali se non sarà esaudita “la richiesta”. Le città in cui avvengono le morti preannunciate formano cerchi concentrici che giungono a circondare due gemelli: Ariel, autore dell’Algoritmo che permette di controllare il pensiero degli uomini e Lionele, immobilizzato in carrozzella. L’algoritmo sarà salvo ma a quale prezzo?

In una calda mattina di inizio estate, Arianne Darryl e Giovanni De Luca, dirimpettai, si scorgono di sfuggita alla finestra. Arianne, operaia appassionata di meccanica e molto creativa, si è trasferita nella grande città, lavorando e scrivendo drammi teatrali. Giovanni, figlio adottivo di genitori intelligenti e progressisti, da sempre marziano in ogni luogo, lavora in una libreria. I due si conoscono e iniziano una relazione eccentrica, molto fisica e contrastata. Entrambi sono restii a parlare del proprio passato, ma vorrebbero essere una coppia “normale”. Durante un viaggio in un paesino ai confini della Scozia, Grandchester, suggestivo, pacifico e isolato, conoscono Jean Armande e la moglie Sarah, scanzonati e un po’ ambigui. Una sera, nel parlare, scoprono l’esistenza del “picco delle tempeste” e della casetta che Jean e Sarah hanno in cima al picco. La cosa incuriosisce Arianne e Giovanni: la casetta, loro due soli, la voglia di curare le vecchie ferite insieme. Eppure, non è la stagione adatta e la tempesta (il “turbinale”) può arrivare improvvisa. Durante la loro visita il tempo si guasta e i dialoghi diventano sempre più aggressivi, mano a mano che arrivano le nuvole nere.

"Gaia e Sebastiano, i protagonisti della storia, sono figli del Medioevo, al pari degli altri personaggi che incontrano, lasciano e a volte ritrovano lungo il loro cammino, tra boschi sull’Appennino, profumi di erbe selvatiche, antiche abbazie, torri diritte o pendenti, vie di pellegrinaggi, scogliere irlandesi, vigne bordolesi, città dell’entroterra dai vicoli stretti o aperte sul mare, amori che nascono e muoiono, cantati dalla poesia trobadorica.

Lio, giovane penalista, lavora nello Studio Malerba il più prestigioso di Roma. Veste Armani e sente che per lui un futuro radioso è già scritto. Questo fino all’incontro con Francesca, amica dei tempi del liceo. Lei ha un sogno: rilevare una discoteca sull’Aurelia, fino ad allora sotto il controllo della malavita, per trasformarla nel locale più trendy della Capitale. Lio, inizialmente titubante, si lascia via via coinvolgere nel progetto imprenditoriale, ignaro degli ostacoli che si troverà ad affrontare. L’Italia non è un paese per giovani e di questo lui, che fino a quel momento si sentiva baciato dalla fortuna, si rende ben presto conto. La licenza, per l’apertura del locale, appare un obiettivo irraggiungibile a causa di una burocrazia kafkiana, che sembra remare contro di loro. La malavita vuole mettere le mani sul Trend X e farne una piazza per lo spaccio di stupefacenti. Lio prende pian piano coscienza di essere al centro di una tempesta perfetta e non sa se ne uscirà indenne.

Il fil rouge che attraversa questa narrazione in modo unitario è dato dall’angelicazione, quale si riscontra fin dall’amore stilnovistico alle iconografie pittoriche tra il sacro e il profano del Tiepolo o di Yannis Tsarouchis e alle teorizzazioni di Walter Benjamin. Si va avanti e indietro nel tempo senza ordine lineare-progressivo, dalla morte di Dario Bellezza nel 1996 agli ambigui assalti della comunicazione sociale in rete. Ma l’Angelo è qui molto più di una metafora, o sono più metafore considerando la sua carnalità che si dissipa in una pluralità di elementi. Tutto il libro porta alla constatazione finale che egli, qualsiasi nome assuma, è verosimile una volta sola, appartenendo l’angelicità all’essenza e non all’assurdità dell’esperienza molteplice.

È una bella mattina di ottobre e, in una sonnolenta cittadina del sud d’Italia, un bambino di sette anni, figlio di un fotografo, viene rapito su un finto scuolabus. Le forze dell’ordine si scatenano finché, dopo poche ore, Andrea torna a casa illeso e anche divertito per aver passato una giornata di vacanza in compagnia della giovane Cristina. Per la polizia è un chiaro avvertimento e le foto di un matrimonio sono il prezzo che il padre del bambino deve pagare. Il commissario Bertoli, uomo solitario e burbero, appassionato di rock e di cinema d’autore, vuole andare a fondo e addenta l’indagine come un mastino. La sua ostinazione lo porta a scoperchiare un sistema di aste giudiziarie truccate che scatena una serie di delitti che appaiono inspiegabili. Bertoli e la sua squadra, dopo giornate convulse e dense di colpi di scena, riescono ad arrestare il killer ma non a individuare i mandanti. L’indagine passerà quindi ai più alti livelli che dovranno scalare la piramide delle responsabilità perché, come disse Leonardo Sciascia, “il potere è sempre altrove”.

In "Oltre il velo", Antonio Riccio esplora la naturale tensione dell’essere umano verso il trascendente, accompagnando il lettore in un viaggio affascinante alla ricerca del divino. L’autore non offre risposte definitive ma accoglie il dubbio come parte viva della fede, stimolando interrogativi che aprono nuovi orizzonti interiori. L’opera affronta il dialogo tra scienza e fede, la secolarizzazione del mondo moderno e l’importanza della meditazione come via di crescita spirituale. Ogni capitolo diventa una tappa di un percorso che attraversa bellezza e sofferenza, silenzio e rivelazione, finito e infinito, fino a culminare nell’incontro con Cristo: il Mistero che si fa presenza viva e trasforma lo sguardo umano sulla vita e sull’eternità. Ogni pagina è un invito alla contemplazione, uno spazio di riflessione in cui l’anima si misura con le grandi domande dell’esistenza. Un cammino senza fine che, passo dopo passo, ci avvicina al cuore del Mistero, rispondendo alla domanda più profonda: cosa significa credere, oggi, nel Dio ineffabile che si rivela e si nasconde?

Protagonista è la fantasia, in ogni sua accezione. Bruno, cartoonist, si è convinto che l’immaginazione si materializzi in un mondo parallelo, dove i cartoni sono attori, metafore dei difetti e delle angosce dell’animo umano. In questo universo rovescio, esiste una legge inesorabile: la regola dell’inverso. Qualunque bugia è più vera della verità.