Europa Edizioni: Tracciare spazi

La poesia è una montagna e la via dell'ascesa aspra e infinita. Si ha spesso l'impressione di essere vicini alla cima ma ad ogni tappa si allontana la meta. Questo non deve distogliere dal cammino ma spronare alla ricerca interiore e all'ascolto. Ben lo sa Renato Romano che da anni affida ai versi il suo vissuto emozionale. Nelle sue composizioni tra immagini e parole ricorrenti nel linguaggio poetico, guizzano lampi iconici efficaci e suggestivi. Le poesie di varia lunghezza, divise per sezioni, ripercorrono i temi dell'amore e della vita. Gradevoli quelle di ispirazione paesaggistica come "L'onda del mare" e quelle di ispirazione sociale ove guerra e violenza fanno sentire la loro tragica voce. È il caso di "Senza titolo" e soprattutto di "Auschwitz" ove la partecipazione dell'autore al pathos delle vittime è molto forte e viva.

Romano esplora l'esperienza conoscitiva del poeta in ogni ambito, dal piccolo al grande, non mancando di sottolineare la sua sensibilità che lo differenzia dalla mediocrità del vivere comune. Compito del poeta è infatti vedere oltre, tensione che si realizza sul piano personale nella fuga onirica, e su quello esistenziale con la riflessione sulla dimensione spirituale dell'uomo e sul significato profondo di tutte le cose.

"Poesia aspra, forte, disincantata, emotiva. Il poeta sembra individuare nella poesia stessa l'alter ego, lo specchio cui svelare i propri tormenti, conscio della vanità di ogni affannosa ricerca 'del volto di chi / non si può incontrare'. Resta la testimonianza di un discorso poetico estremamente effi cace ed attuale"

Cercare di spiegare in poche parole l'universo concettuale racchiuso in questi "Poemi in due versi" è come tentare di raccontare in un distico il mondo: oltre che sciocco è anche inane. E allo stesso modo tali e tante sono le illuminazioni, le provocazioni, le citazioni, le riflessioni che Roberto Daina presenta nello scorrere delle pagine di questa silloge, tante sono le emozioni che il lettore prova vivendole. Perché queste non sono composizioni da leggere tutte di un fiato, al contrario, questi sono componimenti da meditazione, piccole perle che hanno bisogno di essere lungamente rivissute all'interno dell'anima di chi legge, per poter rilasciare a pieno tutto il loro bouquet.

Immergersi con tanta dedizione nell'esistenza fino a perdersi quasi nel suono di pensieri e trasformare questo suono in parole che segnano immancabilmente il percorso emotivo, fino a ritrovarsi nudi, spogli di tutti, eppure ricchi, puri. Ecco quello che ha fatto Aurora Coppola nella sua prima silloge, "Spoglia di sillabe", una raccolta nella quale l'autrice si lascia trascinare dalla forza della vita per estrapolarne il midollo, raggiungere la sua essenza. D'altronde è alla poesia di matrice irlandese che fa costantemente e sottile riferimento, alla petrosità di Yeats, alla polisemicità di Beckett alla spigolosità di Joyce, e su questi ben pasciuti campi fa crescere una scrittura diretta, rocciosa e fiera. Sinestesie, rime baciate, accostamenti ossimorici, incontri (in apparenza) casuali tra le sillabe, accompagnano lo scorrere dei versi, l'andare fluido nel profondo dell'inconscio.

Emozioni, riflessioni, esperienze da condividere con chiunque abbia la voglia e la curiosità di scavare sotto la coltre del manto dell'apparenza. Ecco fresca e limpida "Come cielo d'estate" sgorga la poesia di Manuela Pezzut, una poesia fatta di aperture verso spazi d'orizzonte e poi, repentinamente, di chiusure nella propria interiorità. È infatti principalmente una poesia dal taglio intimista quella che attraversa queste pagine, in cui i veri protagonisti sono i ricordi, i sogni o le sensazioni che ogni giorno scandiscono il vivere: l'autrice si muove tra atmosfere di sogno ed altre invece più tangibili, andando a intraprendere, con le sue parole, un viaggio alla scoperta del mondo che la circonda. Ecco che quindi la poesia viene utilizzata in questa silloge come uno strumento di indagine, attraverso il quale guardare il reale sotto un altro punto di vista, che le permetta di scandagliarlo più a fondo e scoprire nuove, inusitate verità.

Sono parole che scavano nell'animo umano quelle presentate qui da Klara Erzsebet Bujtor, una penna che non è affatto nuova alla scrittura, né al panorama letterario contemporaneo. Klara Erzsebet Bujtor presenta qui una raccolta che - come è caratteristica della sua scrittura - mette l'essenzialità della forma breve al centro del suo stile espressivo: nella ricerca della parola pura, il pensiero dell'autrice è libero di esprimersi nelle forme più variegate, senza mai esaurire tutto il suo senso nel verso, ma alludendo sempre a "universi possibili", vicini o lontani che siano.

In gioco ci sono l'Io e l'Es. La parte più profonda, pulsionale e inconscia di ogni essere umano. Da qui si parte per indagare i meccanismi esterni che governano il mondo e i sentimenti. È l'amore in particolare ad essere sezionato e psicanalizzato. Un tentativo, quello di Federica Minozzi, di arrivare alla misteriosa essenza delle leggi che lo governano. Tutti questi ingredienti si incastrano come in una formula chimica. Perché l'amore in fondo è questo: una formula in cui due o più elementi si combinano a formare una nuova sostanza. Il problema è che fra gli esseri umani la formazione e la scomposizione degli elementi può portare a conseguenze molto meno meccaniche e indolori. Sono esattamente queste le dinamiche descritte nella raccolta.

"In alcune mie righe del 1966 scrivevo: 'Sto perdendo i miei pensieri come un bambino distratto lascia sparsi i suoi giochi, voglio scrivere per vedermi il pensiero in altro tempo'. Camminare per la strada fra tanta gente, tante occasioni per parlare: colori, rumori, odori. Sono tante le possibilità che si ripetono durante il giorno ma sempre e regolarmente mai sfruttate. La nostra reciproca diffidenza e indifferenza ci porta all'incomprensione, al nervosismo. Il più delle volte la ricerca di un dialogo viene abbandonata per quell'appiattimento di volontà che ci prende e ci conduce alla rinuncia, all'ermetismo. Trasmettere e condividere emozioni provate diventa punto di riferimento e mastice per unire tutti quei frammenti che nella corsa dei giorni rimarrebbero vaganti."

"Quando delicatezza e consapevolezza coesistono in egual quantità in una mente governata dalla sensibilità, il risultato è poesia. Questa raccolta di componimenti ne è la prova. Diana Carnevale non pone confini alla sua penna, non la racchiude nei limiti della metrica né della convenzionalità. La sua scrittura è ispirata, istantanea, incisiva e preziosa. Anche nei versi più drammatici si percepisce la forza con cui ogni parola può entrare nell'anima, perforando qualsiasi armatura e giungendo direttamente al cuore. Un soffio di nostalgia, un'alchimia di sensazioni in cui l'amore è comunque il sentimento sovrano. Divisa in sezioni tematiche, l'opera è arricchita da un breve testo in prosa."

Ogni componimento di Tanne Durante segue una sua struttura unica e irripetibile. Non c'è una metrica ad imprigionare i versi che, di conseguenza, si librano nell'aria senza limiti né confini, con dirompenza ed entusiasmo. La penna che scrive queste parole è consapevole, ma la consapevolezza può essere (e spesso è) la stessa ricerca di un senso. Per questo si ha sovente la sensazione che all'interno dei componimenti, ispirati e coinvolgenti, si nasconda proprio il desiderio di comprendere la realtà nei suoi aspetti meno concreti, meno immanenti. La scrittura diventa, in questo caso, una chiave che apre una porta sul mondo. Ne basta anche solo una fessura. Ma quella fessura è necessaria.

"Nessuno è in grado di stabilire cosa siano la musica e la poesia, ma per qualche sconosciuta ragione siamo attratti da questi due piccoli immensi mondi. Senza tempo, senza senso e senza regole. La mancanza di regole è ciò che rende unica l'arte. L'arte è libertà. Libertà di esprimersi o di esprimere, di essere o non essere, di amare o detestare, di vedere o immaginare, ma soprattutto di sognare. Il sogno è l'essenza d'ogni vivere. È la resistenza verso ogni idiosincrasia." (l'autore)