Hacca: Novecento.0
Tutta la bellezza deve morire
Luigi Pingitore
Libro: Libro in brossura
editore: Hacca
anno edizione: 2011
pagine: 300
In una Costiera lontanissima dagli stereotipi turistici e riconsegnata alla sua potenza arcaica di rocce, sole, mare, un gruppo di ragazzi insegue il sogno della giovinezza che salva dalla miseria dell'età e della morte interiore. Per i ragazzi ribelli di "Tutta la bellezza deve morire" la festa suprema è la perdita di sé nel corpo immenso del mare o nel corpo prossimo e inafferrabile del sesso, eppure, in maniera sotterranea, essi perseguono anche una magica forma di conoscenza, una conoscenza che dovrebbe accadere proprio in quel trionfo di luce e di salino che scioglie il pensiero e lo riporta alla quiete. Ma non c'è quiete, per loro, e non c'è quiete per Pier, innamorato di Rimbaud e delle sue visioni, e in cerca del fantasma di una amica-amante che è forse il fantasma dei giorni felici. Ma Pier e i suoi amici non sono più una sola cosa con il mondo. Sono contemporanei, e scissi. Inseguono la Bellezza che porta in sé l'attimo che esita tra passato e futuro, ma sono coscienti del rischio della Bellezza solo come in sogno. E in quella Costiera in cui appaiono ancora gli dèi, li aspetta il risveglio, e la catastrofe. La rivelazione è avvenuta? Sì, ma a costo della vita. L'assoluta mancanza di riguardi della Bellezza nei confronti dei suoi perduti amanti: è questa la musica ossessiva, limpida e accesa che anima il romanzo di Pingitore, e che spinge la sua scrittura ad auscultare la voce misteriosa della giovinezza.
L'Italia dei poveri
Giovanni Russo
Libro: Libro in brossura
editore: Hacca
anno edizione: 2011
pagine: 380
"Operai, contadini, emigranti, sacerdoti, prostitute, turisti sono i personaggi di questa Italia dei poveri. Giovanni Russo ci parla di un'Italia umile, costretta a muoversi in un orizzonte precario, ma non privo di speranza, e lo fa per dare luce ai volti anonimi di una nazione sommersa. Leggendo queste pagine, è come se una nazione che fino agli anni Cinquanta era stata prigioniera di un antico e pesante letargo, adesso si fosse destata per entrare in un destino di modernità. Ne viene fuori un quadro che non soltanto contempla la condizione del "mondo chiuso" di Carlo Levi, ma annovera anche luoghi e abitudini del sottoproletariato tanto cari all'immaginario di Pier Paolo Pasolini e da un Mezzogiorno, dove il tempo continua a scorrere con la sacralità dei patriarchi biblici, ci si proietta a grandi falcate negli scenari industriali che, volendo riferirci a personaggi letterari, riempiono di tristezza i ricordi di un Albino Saluggia, caricano di speranza le notti di Antonio Donnarumma o di fantasie i gesti di Marcovaldo. Mantenendo fede a un'idea di scrittura testimoniale, Giovanni Russo continua a fornirci un ritratto di un Paese ingenuo e stralunato, candido e smaliziato, incantato e perverso, com'era in quegli anni e come ha continuato a esserlo fino a oggi." (Giuseppe Lupo)
Dio di levante
Raffaele Nigro
Libro: Libro in brossura
editore: Hacca
anno edizione: 2010
pagine: 412
"È sempre difficile - lo era diciassette anni fa, quando "Dio di levante" è venuto per la prima volta alla luce, lo è ancora di più oggi - concepire la narrativa quale estremo rimedio alla gran macchina del tempo che stritola e riduce tutto in polvere. Una letteratura da cliché impone regole spietate: la frantumazione dell'epica, l'apologia della cronaca, il destino degli individui quale discesa (senza ritorno) negli inferi. Eppure, per fortuna, non mancano esempi di scritture che anziché riprodurre la realtà, trasferendola pari pari nelle pagine dei libri, preferiscono reinventarla o riscriverla secondo le regole dell'epopea orale, secondo gli archetipi della tradizione omerica. Su questa traiettoria si dispone tutta l'opera di Raffaele Nigro, di cui "Dio di levante" rappresenta un suggestivo tassello, a partire dal suo protagonista, Pomponio Cantatore, marinaio e cantastorie vissuto a cavallo tra l'Ottocento e il Novecento, uomo avido di esplorazioni geografiche, perennemente a caccia di favole e di leggende attraverso cui colmare la solitudine della propria fame creativa. Durante la sua vita Pomponio visita luoghi lontani e sconosciuti, incontra persone dal destino curioso ed eccentrico, si fa cantore e interprete dell'immenso bagaglio di memorie che proliferano sulle coste del Mediterraneo. Fino a quando, però, con il cambio di secolo, la civiltà dei miti segna il passo di fronte alla civiltà della tecnica che si fa strada con l'invenzione della macchina da presa." (Giuseppe Lupo)
Non dire madre
Dora Albanese
Libro: Libro in brossura
editore: Hacca
anno edizione: 2010
pagine: 192
Attraverso il topos della maternità, Dora Albanese racconta tre metamorfosi sociali e culturali del Sud postbellico: la dura maternità della Lucania "interna", ancora legata a feroci e dolcissimi stili contadini; la frustrata maternità piccolo-borghese di una Matera "piana", dimentica della superba e misera civiltà dei Sassi; e, infine, la maternità delle nuove generazioni, sospese tra "ritorni al passato", fastidi per un benessere di facciata, e goffi e ostinati tentativi di abbracciare il mondo, magari attraverso un altro topos di questo libro, quello dell'emigrazione. In Non dire madre il tema della maternità e della femminilità è ossessivamente indagato e sviscerato con franchezza, senza abbellimenti estetici e senza indulgenze; anzi, le donne di questo libro sono sempre colte in un estremo momento di quotidianità scoperta, finanche di buffa sciatteria. A Dora Albanese interessa il trucco che si scioglie sul viso, l'odore immediato della carne e della placenta, la calata delle maschere, l'emergere impietoso delle paure, delle viltà, dei sentimenti più immediati, senza temere né la crudeltà né il sentimentalismo - dilagante attitudine, quest'ultima, di un Sud che, a furia di recitare, ha pure imparato a recitare i sentimenti.
Era di maggio
Cesare De Seta
Libro: Libro in brossura
editore: Hacca
anno edizione: 2010
pagine: 248
In questo suo primo romanzo Cesare de Seta affronta un tema che finora era stato toccato più volte dalla saggistica, ma molto di rado - a quel che ricordo - dalla narrativa. Il tema riguarda quel movimento giovanile che dal '68 dilagò in varie e spesso pittoresche manifestazioni in tutto il mondo, e che soprattutto in Italia e in Francia doveva assumere aspetti molto particolari. Sembra all'inizio che il romanzo di de Seta si tratti di una storia d'amore tra il protagonista e Sara, una ragazza talmente coinvolta nelle vicende del movimento studentesco da subordinare tutto, anche i privati sentimenti, alla sua passione ideologica. Ma quello scrutare di Fabrizio negli occhi misteriosi di Sara, quegli occhi tristi di cui non riesce ad afferrare nemmeno il colore, che gli trasmettono un senso "di vuoto e di attesa", ci comunicano sin dalle prime righe il punto di vista dell'autore nei confronti della realtà che ci vuole descrivere. E l'impenetrabilità di Sara e delle idee che lei fanaticamente manifesta ogni volta che Fabrizio cerca di parlare con lei alla luce del senso comune. Un romanzo coraggioso, questo di de Seta, un romanzo di formazione sotto certi aspetti, che non teme di confrontarsi con una realtà ancora scottante, una realtà ancora irrisolta, che ha lasciato ferite e nostalgie nel suo e nel nostro animo. (Raffaele La Capria)
Gli avventurosi siciliani
Nello Sàito
Libro: Libro in brossura
editore: Hacca
anno edizione: 2010
pagine: 189
"'Gli avventurosi siciliani' è il romanzo in cui le doti di fantasia e la capacità satirica di Nello Sàito si manifestano al meglio. Quando uscì nel 1954, se ne occuparono due critici illustri: Niccolò Gallo e Giuseppe De Roberta, che avevano entrambi già sottolineato l'originalità del suo primo romanzo 'Maria e i soldati'. L'inizio del libro è avvincente: già si delinea il carattere di Fulvia, la giovane di origine siciliana che la mamma decide di mandare da Milano a Trapani dallo zio Rosario, di cui ha sentito parlare come di un uomo ricco e generoso. La madre dice a Fulvia che lui sta male e desidera vederla: in realtà è un pretesto per farle conoscere il cugino Nini, a cui vorrebbe darla in sposa. Dopo una certa perplessità, la ragazza affronta il viaggio. La descrizione dei viaggiatori che popolano il treno dà subito l'idea del modo in cui la Sicilia le si preannunzia: "I miei compagni di viaggio erano quasi tutti vestiti di nero. Tutti siciliani, figuriamoci. Ognuno stava per conto suo, compunto, seduto sul limite del sedile; in apparenza niente affatto interessato ad attaccare discorso con il vicino". Emergono nei discorsi dei passeggeri i temi cari a Sàito. Si rievoca il personaggio del bandito Giuliano che per uno dei viaggiatori fa rivivere il mito di Carlo Magno: "Hanno tolto i cavalieri e la Sicilia ha inventato i pupi. Sono scomparsi i pupi e i siciliani hanno inventato Giuliano..." (Giovanni Russo)
Milano non esiste
Dante Maffia
Libro: Libro in brossura
editore: Hacca
anno edizione: 2009
pagine: 202
Questo romanzo è un altro tassello di quel grande mosaico che è la narrativa calabrese moderna (Alvaro, La Cava, Répaci, Strati, Seminara, Abate, ecc.), ma è soprattutto un inaspettato "ritorno" della "letteratura industriale" italiana, declinata in anni recenti alla sola precarietà lavorativa. "Milano non esiste" è un ribaltamento delle nostre certezze sociologiche, perché ci racconta un'Italia ancora furiosamente arrabbiata con "i padroni", ancora tormentata dall'alienazione, dal disadattamento urbano e dalla nostalgia per la propria terra di origine. Il protagonista di questo romanzo è un operaio calabrese che vive a Milano da quarant'anni. È sposato con una donna milanese e ha sei figli. Mancano pochi anni al pensionamento, e finalmente il suo sogno può realizzarsi: tornare nel paese calabrese dov'è nato, godere della luce del Sud, passare le giornate a guardare il mare. Nel frattempo, però, nella sua fabbrica si muore, Milano appare sempre più incomprensibile nel suo orrore sociale e urbanistico e "la peste" della modernità sembra aver tramortito ogni forma di fraternità. Lentamente si avvicina il giorno del ritorno, ma l'operaio calabrese non ha fatto i conti con i figli, che di andare a vivere in Calabria non ne vogliono sapere.
Viaggio nel sud
Antonio Seccareccia
Libro: Libro in brossura
editore: Hacca
anno edizione: 2009
pagine: 97
"Viaggio nel sud di Antonio Seccareccia fu pubblicato per la prima volta nel 1958 per i tipi di Amicucci. Questa ristampa, a mezzo secolo di distanza dalla prima, si presenta accresciuta di 17 poesie, che all'epoca furono escluse per ragioni eminentemente tipografiche (...). La sfida più grande per ogni scrittore, com'è noto, è quella di durare, e mi sembra che Antonio Seccareccia, grazie anche alle numerose attività letterarie del Premio Frascati da lui fondato, e soprattutto grazie alla figlia, e all'amicizia fedele di tanti scrittori e critici (ricordo almeno Alberto Bevilacqua e Arnaldo Colasanti), stia affrontando brillantemente la dura polvere del tempo, come ben testimonia, tra l'altro, questa orgogliosa ristampa di Viaggio nel Sud (...). Lo stile di Seccareccia è tipico di quell'ermetismo che definirei aperto e retroflesso (Quasimodo), anche se più asciutto e "piano" (Cardarelli, Sinisgalli); un ermetismo, voglio dire, né orfico né "assoluto", e neanche barocco, ma già armoniosamente amalgamato con il neorealismo (lo Scotellaro "privato", il primo Accrocca). È un poeta, Seccareccia, di quella grande famiglia di scrittori italiani - appunto, tra ermetismo e neorealismo che hanno praticato il culto della "letteratura come vita", della vita che sempre trionfa finanche sulla letteratura (...)." (Dalla postfazione di Andrea Di Consoli).
L'interdetto
Luca Canali
Libro: Libro in brossura
editore: Hacca
anno edizione: 2009
pagine: 206
Un commissario, Strina, prima di cadere rovinosamente nel Purgatorio della malattia e della pensione, è turbato da quattro inquietanti denunce. Fatti di rilevanza penale, apparentemente senza clangore: lettere minatorie, danni patrimoniali, vendette. Strina è turbato, perché sente, con fiuto animalesco, l'odore della resa dei conti. Anche il suo più stretto collaboratore, Esposito, più accomodante e meno crucciato, sente lo stesso odore: l'odore della fine. Ma cosa disintegra in profondità i vecchi equilibri di un tranquillo quartiere cittadino, basato su menzogne taciute e cattiverie mal trattenute? Il segreto di questa disintegrazione morale è nelle mani di un "grande vecchio", il Professor Nullian, affascinante studioso amante degli animali, scrittore famoso che vive quasi come un clochard, e che difende gli innocenti animali con piglio integralista, facendone una questione di primaria importanza. Sarà lui, con la sua bizzarra vitalità, a muovere i fili dei crolli a catena, e, se vogliamo, a suggerire una possibile purificazione dai tanti "mali oscuri" della realtà che lo circonda. Nonostante qualcuno riesca a interdire questo vecchio genio, ugualmente sarà lui, con la sua intelligenza, a suggerire i destini dei personaggi di questa storia.
Il fiele e le furie. Ragusa, il caso Spampinato
Gianni Bonina
Libro: Libro in brossura
editore: Hacca
anno edizione: 2009
pagine: 267
Nel pieno degli anni di piombo un delitto comune diventa il caso italiano più lungo della storia del Dopoguerra, con effetti che si ripercuotono a distanza di decenni. Teatro di una vicenda che si presenta come metafora della Sicilia dei contrasti e specchio dell'Italia dei veleni è Ragusa, la città più a sud d'Europa, la più soporosa ma anche la più intossicata. Qui nasce l'accrocco perfetto: il 25 febbraio 1972 viene ucciso un ingegnere dalla vita movimentata. Un giovane giornalista comunista, che sta indagando per "L'Ora" sulle trame nere nella Sicilia sudorientale, accusa del delitto il figlio del presidente del tribunale, che lo uccide il 27 ottobre, diventando così un assassino per dimostrare di non esserlo. Nessuno saprà mai chi ha ucciso il 25 febbraio Angelo Tumino e nessuno riuscirà a stabilire il contesto nel quale Roberto Campria decide di sparare a Giovanni Spampinato in una sera di fine ottobre davanti al carcere dove si costituisce. Si parlerà di mandanti occulti per zittire un giornalista troppo interessato alle sordide manovre eversive in Sicilia, sarà evocata l'oscura sciagura di Montagnalonga, saranno smosse piste che portano alla Grecia dei colonnelli, saranno adombrate collusioni con il traffico di opere d'arte e la delinquenza comune in combutta con il neofascismo, ma il mistero rimarrà impenetrabile su tutto l'"affaire": a designare uno sciasciano teorema siciliano che diventa canone inverso dell'Italia di ieri e di oggi.
La vita personale
Renzo Paris
Libro: Libro in brossura
editore: Hacca
anno edizione: 2009
pagine: 362
"La vita personale" di Paris è il romanzo di un'intera generazione, quella dei poeti e critici della seconda scuola romana di poesia. Questo romanzo è un ampio affresco degli ultimi quarant'anni della società italiana. E sfilano, in questo eroicomico colloquio con le ombre, i protagonisti della letteratura degli ultimi decenni: Moravia, Pasolini, Amelia Rosselli, Elsa Morante, Enzo Siciliano, ecc. Ma, soprattutto, due critici-fratelli, l'Hidalgo e Crudelia, veri e propri "uccellacci" della coscienza dilaniata e ridanciana di Paris. "La vita personale", però, è soprattutto un romanzo d'amore. Le tre indimenticabili donne di questo libro, Laura Buffetti, Karen Willis e Sara Frisch, a loro volta emblemi di tre diverse epoche storiche, sono raccontate ora con passione, ora con risentimento, ora con buffonerie da boccaccesca commedia all'italiana. In questo romanzo, inoltre, ci sono molte altre cose: il mito della poesia, un mostruoso complesso edipico, le mode vecchie e nuove, i pettegolezzi, la famiglia, la paternità, il sesso e le guerre di ieri e di oggi. La vita personale di Paris, tra i suoi romanzi più importanti, è il resoconto di un'intera vita, un testamento, un lucido e doloroso sberleffo alle proprie ossessioni amorose e sentimentali. È, anche, un romanzo pieno di oscillazioni, se è vero che attraversa indenne molti generi, dalla lirica alla pochade, dall'autofiction alla commedia degli equivoci, dal romanzo sociologico al melodramma.
Le due tensioni. Appunti per una ideologia della letteratura
Elio Vittorini
Libro: Libro in brossura
editore: Hacca
anno edizione: 2016
pagine: 380
"Nel 1967, quando uscirono, a cura di Dante Isella, 'Le due tensioni' di Elio Vittorini (un anno dopo la morte, avvenuta esattamente cinquant'anni fa), Italo Calvino definì quest'opera 'un discorso sul posto della letteratura nella cultura' o sul 'vario ruolo che essa si trova a occupare nella trasformazione della società'. Il volume (che ora ricompare in una nuova edizione e con un'appendice di inediti) raduna appunti di lettura, rielaborazioni filosofiche, considerazioni ideologiche, intuizioni, citazioni: un'infinità di materiali che hanno l'aspetto caotico ed eterogeneo dei codici leonardeschi e che non necessariamente Vittorini accumulava con l'obiettivo di dare alle stampe. Pur non avendo un aspetto compiuto, Le due tensioni restano un'anomala teoresi intellettuale, da cui trapela il carattere di uno scrittore continuamente proteso in avanti, desideroso di intercettare i segni del cambiamento, decifrare i nuovi equilibri che reggono le strutture del mondo e testimoniare il passaggio epocale dalla civiltà contadina alla civiltà industriale. Le pagine procedono per stratificazioni, per antinomie, in bilico tra ipotesi e controipotesi, fra tensione razionale-scientifica e tensione espressivo-affettiva (da qui il titolo)." (Giuseppe Lupo). Prefazione di Cesare De Michelis.