fbevnts | Pagina 5154
Vai al contenuto della pagina
Iscriviti alla newsletter

Storia

Il papa mancato. Mariano Rampolla del Tindaro, il cardinale siciliano che sfidò i Savoia e l'imperatore d'Austria

Orazio Longo

Libro: Libro in brossura

editore: Edizioni Efesto

anno edizione: 2023

pagine: 236

Un cardinale, un re, un imperatore. Una storia che ruota attorno a un Conclave e alla Questione Romana. Mariano Rampolla del Tindaro è appena un adolescente quando lascia la Sicilia per trasferirsi a Roma e studiare per diventare prete. L’Italia non è ancora una e i Borbone governano a Napoli e a Palermo, fino all’arrivo di Garibaldi e alla resa di Francesco II. Al soglio pontificio si avvicendano Pio IX e Leone XIII, che del presule siciliano apprezza le doti, tanto da elevarlo al cardinalato. Ascesa e declino di una eminenza che, da nunzio in Spagna torna nell’Urbe e ricopre la massima carica di Segretario di Stato Vaticano per più di tre lustri. Fino al 1903, quando, per tutti, sarà lui il nuovo Papa. Per tutti, ma non per l’imperatore d’Austria, Francesco Giuseppe, che si avvale di un vecchio privilegio: lo jus exclusivae. Drammatico episodio che cambiò la storia della Chiesa e che portò all’abolizione del diritto di veto e dunque di qualsiasi interferenza politica: la fine dell’ancien régime. Documenti, foto, interviste e una corposa rassegna stampa dell’epoca, per ripercorrere la storia di quello che oggi viene ricordato come il Papa mancato. Prefazione di Angelo Favaro. Postfazione di Michele Bianco.
15,00 14,25

La massoneria di via Posillipo: Lauberg e la società patriottica. 1792-1793

Arturo Bascetta

Libro: Libro in brossura

editore: ABE

anno edizione: 2023

pagine: 144

Furono le sette napoletane seguite alla fallita cospirazione del 1794, in cui si erano trasformate le società patriottiche, a sperare nel vano aiuto della flotta francese, ferma nel porto di Napoli. Fallimento dovuto alle spie, dichiaratesi pentite a seguito degli arresti, onde evitare la decapitazione, ma che finirono ugualmente in uno dei 493 processi che si tennero in tutto il Regno, fino al 1798. Vero è che fin dal 1790 si assiste a qualcosa di diverso, insito nel popolo e nei regnanti, che primeggia come una voglia di autonomia. Da una parte il Re, che si stacca definitivamente dal papa, rifiutandosi di continuare l'atto di vassallaggio della chinea; dall'altra il popolo. Ma le paventate congiure giovanili, divenute organizzate con la cacciata dell'ambasciatore republicano dei francesi a fine 1792, divennero il pane quotidiano anche degli intellettuali. Indubbiamente tutto ciò è legato ai venti di rinnovamento che spirano in Europa e che porteranno il Re a lasciare Napoli nel dicembre del 1798, in quella che spesso viene definita come la fuga a Palermo. Ma non è neppure quello l'inizio della breve Repubblica Partenopea in quanto sarà preceduta dal breve ma intenso movimento di Anarchia popolare dei Lazzaroni. Ecco perchè nel decennio della Rivoluzione Napoletana non vi fu una sola rivoluzione per destabilizzare il potere dei sovrani, quanto più atti rivoluzionari che, nel bene o nel male, finiranno con lo stabilizzare tutti. Tolti quindi i primi anni delle società patriottiche influenzate dalla massoneria inglese, si può dire che una vera rivoluzione, fomentata dai francesi fra il 1792 e il 1793, avvenne nel 1794 e si prolungò al 1798 per contrastare arresti e processi. In questi due lustri, fra la prima e la seconda metà degli anni Novanta del 1700, accaddero più cose: l'inizio della fine della feudalità, a cominciare da quella del Papa verso il Re; l'inizio delle congiure organizzate, come questa, filofrancese, del 1794; l'inizio delle rivolte sociali che portano all'Anarchia; l'inizio di una prima Repubblica. Abbiamo quindi scisso le diverse fasi di una stessa epoca, che è poi quella ispiratasi alla Rivoluzione francese, perché essa ha più di un avvio e di una fine: la Riorganizzazione del Regno (1789-1792), la Società Patriottica (1792-1793) di ispirazione massonica scoperta e evolutasi in sette, le Sette Segrete (1793-1794) come l'inizio delle Rivoluzioni Napoletane (1794-1798), l'Anarchia Popolare (1798-1799), la Repubblica Partenopea (1799) che lascerà il testimone di un'epoca alla Restaurazione borbonica del xix Secolo. L'idea di Carlo Flaubert del 1793 è da ascriversi non alla parentesi pre-anarchica vissuta dal Regno di Napoli, ma a quella pre-rivoluzionaria. Con Flaubert, cioè, siamo ancora alla lotta politica e non a quella armata fomentata dai fracesi, che è la continuazione di un esperimento di rinnovamento politico e sociale, iniziato dal Principe di San Severo, chiamato Massoneria. La Loggia di Posillipo, divisa in club, privati e anonimi, non più riconosciuta dallo stato, fu espressione libertaria di giovani politici, matematici e paglietta, durata troppo poco per essere ascritta alla congiura, sua naturale conseguenza. I club politici non ressero nemmeno un anno, per essere identificati come scintilla della Repubblica Partenopea, che ebbe miccia solo dopo l'anarchia popolare che fece fuggire il Re, seguita alla rivoluzione, la risposta armata delle sette segrete di sola ispirazione francese. Esse sono da far rientrare in una sorta di congiura autonoma, dove i rivoluzionari vennero arrestati e processati dallo stato, grazie alle spie borboniche. Ecco perché le sette andrebbero da annoverarsi in una Rivoluzione Napoletana di quegli anni che anticipò l'Anarchia Popolare dei Lazzaroni, quella sì, fomentata dalle navi inglesi, tornate nel porto di Napoli a raccogliere il seme massonico del patriottismo, scippato dai francesi.
30,00

La scherma a cavallo

Fabrizio Orsini

Libro: Libro in brossura

editore: Accademia Nazionale di Scherma

anno edizione: 2023

pagine: 119

Questo saggio è il primo di una serie che vede la storia della scherma ripercorsa lungo un cammino indipendente dalla storia tout-court, ma che a essa si riallaccia, ottenendo quella forma di unicità storica che in molti hanno cercato di ottenere senza mai riuscirci. Per ragioni di semplicità parte dal periodo medievale e arriva ai giorni nostri, cercando di dare risposte definitive a quesiti semplici circa la periodizzazione schermistica, e le relazioni con la società in cui era praticata, l’addestramento a cavallo, la tecnica, i manuali, e ogni altro tipo di fonti, che per la scherma sono state fondamentali. La scherma a cavallo diventa paradigmatica per lo studio della storia della scherma e allo stesso tempo dell’equitazione, due pratiche dell’uomo che sono antiche come la civiltà stessa, per questo l’intera collana ha un titolo proustiano, e a sua volta sarà di aiuto per comprendere sempre meglio l’uomo e le sue passioni.
29,00

La scherma a cavallo

Fabrizio Orsini

Libro

editore: Accademia Nazionale di Scherma

anno edizione: 2023

pagine: 119

40,00

Tra rivoluzione ed eversione: la parabola di Avanguardia Nazionale

Marco Saluppo

Libro

editore: Land Publishing

anno edizione: 2023

pagine: 305

Avanguardia Nazionale, è stata (e per certi versi lo è ancora) un campo di ricerca quasi del tutto trascurato dalla storiografia. La ricerca ha per oggetto lo studio del movimento politico Avanguardia Nazionale, che nasce nel 1959, dapprima come costola del Centro studi Ordine Nuovo, con il nome di Avanguardia Nazionale Giovanile, e dopo l'auto scioglimento, avvenuto nel 1965, per problemi con le autorità viene rifondato nel 1970 con il nome di: Avanguardia nazionale.
20,00

La cospirazione giovanile di Napoli: Albarelli e il fallimento liberale. 1793-1794

Arturo Bascetta

Libro: Libro in brossura

editore: ABE

anno edizione: 2023

pagine: 144

Gli anni che vanno dal 1789 al 1799 vengono identificati come il decennio della Rivoluzione Napoletana che si fa nascere con la Rivoluzione Francese e morire con la Repubblica Partenopea. In realtà la Francia, prima della morte di quel re, non ebbe alcun peso sulla stabilità del Sud, giungendo gli effetti giacobini solo con la nascita della Repubblica. Furono le sette napoletane seguite alla fallita cospirazione del 1794, in cui si erano trasformate le società patriottiche, a sperare nel vano aiuto della flotta francese, ferma nel porto di Napoli. Fallimento dovuto alle spie, dichiaratesi pentite a seguito degli arresti, onde evitare la decapitazione, ma che finirono ugualmente in uno dei 493 processi che si tennero in tutto il Regno, fino al 1798. Vero è che fin dal 1790 si assiste a qualcosa di diverso, insito nel popolo e nei regnanti, che primeggia come una voglia di autonomia. Da una parte il Re, che si stacca definitivamente dal papa, rifiutandosi di continuare l'atto di vassallaggio della chinea; dall'altra il popolo. Ma le paventate congiure giovanili, divenute organizzate con la cacciata dell'ambasciatore republicano dei francesi a fine 1792, divennero il pane quotidiano anche degli intellettuali. Indubbiamente tutto ciò è legato ai venti di rinnovamento che spirano in Europa e che porteranno il Re a lasciare Napoli nel dicembre del 1798, in quella che spesso viene definita come la fuga a Palermo. Ma non è neppure quello l'inizio della breve Repubblica Partenopea in quanto sarà preceduta dal breve ma intenso movimento di Anarchia popolare dei Lazzaroni. Ecco perchè nel decennio della Rivoluzione Napoletana non vi fu una sola rivoluzione per destabilizzare il potere dei sovrani, quanto più atti rivoluzionari che, nel bene o nel male, finiranno con lo stabilizzare tutti. Tolti quindi i primi anni delle società patriottiche influenzate dalla massoneria inglese, si può dire che una vera rivoluzione, fomentata dai francesi fra il 1792 e il 1793, avvenne nel 1794 e si prolungò al 1798 per contrastare arresti e processi. In questi due lustri, fra la prima e la seconda metà degli anni Novanta del 1700, accaddero più cose: l'inizio della fine della feudalità, a cominciare da quella del Papa verso il Re; l'inizio delle congiure organizzate, come questa, filofrancese, del 1794; l'inizio delle rivolte sociali che portano all'Anarchia; l'inizio di una prima Repubblica. Abbiamo quindi scisso le diverse fasi di una stessa epoca, che è poi quella delle rivoluzioni, perché ha più di un inizio e più di una fine: la Riorganizzazione del Regno (1789-1792), la Società Patriottica (1792-1793), le Rivoluzioni Napoletane (1793-1798), l'Anarchia Popolare (1798-1799) e la Repubblica Partenopea (1799) che lascerà il testimone di un'epoca alla Restaurazione borbonica del xix Secolo. L'idea di Carlo Flaubert del 1793 è da ascriversi non alla parentesi pre-anarchica vissuta dal Regno di Napoli, ma a quella pre-rivoluzionaria. Con Flaubert, cioè, siamo ancora alla lotta politica e non a quella armata fomentata dai fracesi, che è la continuazione di un esperimento di rinnovamento politico e sociale, iniziato dal Principe di San Severo, chiamato Massoneria. La Loggia di Posillipo, divisa in club, privati e anonimi, non più riconosciuta dallo stato, fu espressione libertaria di giovani politici, matematici e paglietta, durata troppo poco per essere ascritta alla congiura, sua naturale conseguenza. I club politici non ressero nemmeno un anno, per essere identificati come scintilla della Repubblica Partenopea, che ebbe miccia solo dopo l'anarchia popolare che fece fuggire il Re, seguita alla rivoluzione, la risposta armata delle sette segrete di sola ispirazione francese. Esse sono da far rientrare in una sorta di congiura autonoma, dove i rivoluzionari vennero arrestati e processati dallo stato, grazie alle spie borboniche.
30,00

Maschiito degli Albanesi. Masquit e altre colonie arbereshe nel venosino. Profilo storico sulle comunità albanesi stanziate dagli aragonesi

Virgilio Iandiorio

Libro: Libro in brossura

editore: ABE

anno edizione: 2023

pagine: 158

E se provassimo a guardare le comunità albanesi che si insediarono ai piedi del Vulture, non dal monte verso il mare Adriatico, ma all'inverso? Voglio dire, abbandonando il punto di vista di chi vede forestieri giungere nella terra che abita, e che hanno abitato i suoi antenati? Probabilmente qualche luogo comune, o, se volete, qualche pregiudizio consolidato nel tempo, non avrebbe più valore assoluto. E le domande che gli storici si sono poste sulle motivazioni che hanno spinto ad emigrare la popolazione albanese dell'altra sponda del "Mare Superiore" (come veniva indicato in passato l'Adriatico) non possono essere ricondotte solamente alla fuga dalla conquista ottomana della penisola balcanica. «La nazione Albanese merita per ogni riguardo che richiami l'attenzione de' filologi d'Europa, e se lungamente rimase obbliata è di giusto ancora che prenda nella storia quel posto che le è dovuto. Se le lettere possono arricchirsi di utili scoverte, la storia può aggiungere la pagina di un grande popolo. Slanciati sui monti Acrocerauni come avanzi di un gran naufragio son rimasti da più secoli chiusi alle ricerche della scienza. Chi son essi? Donde vengono? - Ecco ciò che la storia non ha potuto mai indagare. In mezzo alle nazioni moderne essa non ha nulla di simile con le altre. Con un'impronta tutta propria d'indole, di costumi, di usi, e fiera di una lingua originaria e primitiva, che non ebbe modelli né fu madre ad alcuna, risuona come una debole rimembranza di tempi perduti. Verrà forse un giorno che questa nazione potrà comparire con splendore nella storia del mondo, e deporvi il germe di antiche verità. Chi sa che non sia uno di quegli avanzi dei cataclismi della natura che passarono come torrenti sulla terra, e li spinsero obbliati in un angolo di riva? Simile alle loro canzoni che s'innalzano con voce lunga e s'odono più miglia in lontananza, ti scende nell'animo il racconto delle loro avventure, e ti risveglia idee di un nuovo mondo di cui si è perduta la memoria» 1 . Gli immigrati Albanesi discendono, secondo una accreditata tradizione storiografica, da comunità venute dall'Albania in diverse ondate, fra la metà del secolo XV e il secolo XVIII. L'ultimo insediamento albanese fu quello di Brindisi di Montagna in provincia di Potenza nel 1774. Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia le regioni dove si stabilirono, per sfuggire l'occupazione turca, ma anche perché chiamati dai sovrani per l'aiuto in guerra e dai feudatari del Regno di Napoli per colonizzare o ripopolare le terre non troppo generose dell'Appennino meridionale. Maria Antonietta Visceglia2 trattando delle immigrazioni albanesi in Puglia, spazia oltre il sec. XV e parla di un primo flusso nel 1272, di altri due successivi nel 1327 e nel 1396. Questo, a ben considerare, mette in discussione la tesi delle migrazioni albanesi a causa dell'occupazione turca della penisola balcanica. V. I.
26,00

Pupe e pozioni per re Ladislao. Spose e veleni che uccisero il sovrano di Neapulia nel 1414

Arturo Bascetta, Sabato Cuttrera

Libro

editore: ABE

anno edizione: 2023

pagine: 96

LADISLAO RIPUDIA LA REGINA COSTANZA - Degradata a Contessa d'Altavilla e di Sepino - La Regina madre affida il «bastone» al figliolo - La riconquista di Ladislao: i Giustizierati - Raimondello si schiera contro il Regno - Costanza resta col Conte, il Re si risposa - La ferocia dei Durazzo: macchiati madre e figlio - Raimondo era a Lecce fin dalla morte di Carlo III CAPITOLO II IL RE DEI MAGNATI DI «NEAPULIA» - La conquista di Taranto: la vicaria del Principe - Ladislao è su 3 troni e riacquista Raimondello - Il Re si riposa a 17 anni con Maria di Cipro - Uccisi i Sanseverino, Taranto al vicario di Matera - Raimondello e Maria da Gonfalonieri a Principi - Addio a Matera vicaria del papa per Taranto - Ladislao Re dei poveri in s.Stefano à Partenope - La morte improvvisa del Principe Raimondo - Il Re assedia Taranto per avere un altro trono - Il Principe Giannantonio e il Principe Gabriele - LA PESTE E L'ESILIO DELLA MADRE - 1410, torna il Regno di Sicilia a Castelnuovo - Magliano di Capitan Villanuccio, Conte di Sarno - L'erede mancato: l'abate Ranaudo di Durazzo - Gli uomini più fedeli della vecchia Regina - Così si spensero i reali che riunificarono l'Italia - Peste a Salerno: muore Margherita e poi il Re - E' una tragedia la morte del giovane sovrano - Ladislao ucciso da un lento veleno.
35,00

Cipriano di Cartagine e la sua rete epistolare. Uno spaccato di vita comunitaria nell’Africa romana

Maria D'Elia

Libro: Libro in brossura

editore: Doride Edizioni

anno edizione: 2023

pagine: 154

Questo testo permette di ricostruire il contesto storico in cui è vissuto Cipriano, ovvero il periodo delle persecuzioni cristiane che hanno fatto di questo vescovo uno dei tasselli fondamentali nell’evoluzione della Chiesa Cattolica e della cristianità tutta. Egli infatti ha affrontato temi particolarmente delicati e importanti come la validità del battesimo impartito dagli eretici e la riammissione all’interno della comunità cristiana di coloro che avevano abiurato la propria fede pur di aver salva la vita (lapsi).
16,99

Confini. La memoria di Longobardi e Bizantini. Atti del convegno (Esanatoglia, 30 settembre - 2 ottobre 2022)

Libro: Libro in brossura

editore: Edizioni Nisroch

anno edizione: 2023

pagine: 174

La storia di due popoli che caratterizzarono i confini dell'Europa, da nord a sud e diedero vita al corridoio millenario, dividendo l'Italia tra Pentapoli ed Esarcato. Iniziato al tempo di Longobardi e Bizantini in terre di civiltà, sviluppatesi ancor prima dell'Impero Romano e divenuto successiva culla di spiritualità e rinascimento. (Vincenzo Moroni). Una tematica sviluppata nel corso di un importante convegno tenuto ad Esanatoglia (MC) dal 30 settembre al 2 ottobre 2022. Nasce qui un progetto europeo di valorizzazione storico-culturale di un ampio territorio del Centro-Italia.
20,00

I Doria Lamba. La mia famiglia di padre in figlio per dieci secoli

Lodovico Doria Lamba, Andrea Lercari

Libro

editore: SAGEP

anno edizione: 2023

pagine: 440

La storia di Genova, e quindi della Liguria, viene ormai diffusamente riconosciuta come “Storia dei Genovesi”. Si evidenzia così il ruolo predominante esercitato nei secoli dai privati cittadini espressione dei grandi clan familiari, gli alberghi, che tra XII e XV secolo si contesero il controllo politico ed economico del Comune e del suo Dominio e nel 1528 diedero vita alla Repubblica aristocratica, spiccando nell’Europa dei grandi stati unitari. Le singolari capacità sviluppate sin dal Medioevo, confrontandosi con un territorio dalle risorse naturali limitate, ma in posizione strategica tra Europa e Mediterraneo, hanno consentito ai membri di queste famiglie di attraversare i secoli e i profondi mutamenti istituzionali, economici e sociali, adeguandovisi pur conservando una propria marcata identità. Questo volume ripercorre i mille anni della vita pubblica e, soprattutto, privata di una delle famiglie più antiche e illustri tra quante furono protagoniste di questa storia: i Doria Lamba. Un percorso storico che ha uno snodo fondamentale nell’eroica figura dell’ammiraglio Lamba Doria, vincitore dei Veneziani nell’epica battaglia di Curzola dell’8 settembre 1298, il cui nome fu aggiunto al proprio casato dai suoi diretti discendenti in segno d’identità e di orgoglio. Una storia che nel corso dei secoli si interseca inevitabilmente con quelle delle differenti linee del proprio casato, costantemente animato da un forte spirito identitario, e di altre grandi famiglie genovesi protagoniste della vita e dell’economia genovesi, quali i Grimaldi, gli Spinola, i Cybo, i Gavotti, gli Adorno, i Gentile, i Saluzzo, i Lomellini, ma anche d’illustri famiglie italiane, come i Trivulzio marchesi di Vigevano, gli Scotti Douglas di Piacenza, i D’Adda, i Seyssel d’Aix e Sommariva del Bosco, i Ricardi di Netro e i Thaon di Revel.
100,00 95,00

Lettere ai compagni. Una traversata del deserto durata trent'anni

Roberto Gabriele, Paolo Pioppi

Libro

editore: Youcanprint

anno edizione: 2023

pagine: 550

Il volume, scritto dopo molti anni di militanza di classe e difesa del patrimonio storico del movimento comunista, è come un diario che abbraccia i tre decenni che ci separano dal crollo dell'URSS, riportando passo passo un punto di vista comunista sugli avvenimenti che si succedono in Italia e nel mondo. Le posizioni espresse contrastano la pervasiva propaganda anticomunista, ma denunciano insieme i danni prodotti dalle pretese di rifondare 'comunismi' privi di basi reali e da partiti 'virtuali' che dimostrano di non reggere alla prova dei fatti. L'obiettivo è comprendere le caratteristiche della situazione, non contentandosi del riferimento ai sacri testi del pensiero comunista, ma ricavando dai fatti una corretta interpretazione della realtà, senza la presunzione di avere la verità in tasca, ma cercando di individuare bene i nemici e in particolare il ruolo di certe tendenze di 'sinistra' contigue al pensiero imperialista. Il lettore sarà condotto così a riconoscere le radici profonde che portano alla situazione attuale di guerra con dimensioni globali e al tempo stesso a misurare l'inconsistenza dell'opposizione alle guerre e all'arretramento delle posizioni di classe e a cercare anche di riconoscerne origini e premesse. Il metodo seguito dimostra, crediamo, la sua validità non solo nel rivisitare gli avvenimenti del passato, ma anche per affrontare le sfide del presente.
21,50

Inserire il codice per il download.

Inserire il codice per attivare il servizio.