Quodlibet: Quodlibet studio. Discipline filosofiche
La vita interessata. Una proposta teorica a partire da John Dewey
Matteo Santarelli
Libro: Copertina morbida
editore: Quodlibet
anno edizione: 2019
pagine: 224
Spesso impiegato, ma raramente definito. Questo è lo strano destino del concetto di interesse, tanto in filosofia, quanto nelle scienze sociali. Il termine interesse compare con insistente frequenza in ambito teorico, nel linguaggio della politica, nei media, nella vita di tutti i giorni. È presente a varie latitudini e a vari livelli: dall'interesse e il disinteresse nei confronti di ciò che ci viene detto, fino agli interessi nazionali e alle questioni di interesse pubblico. Usi tanto vasti e molteplici, da spingere a pensare che l'interesse possa e debba dirsi solo in tanti modi, tra loro eterogenei e forse incompatibili. Questo lavoro vuole contrastare tale pregiudizio, proponendo una concezione allo stesso tempo unitaria e plurale dell'interesse a partire dal pensiero di John Dewey (1859-1952). Filosofo, pedagogista, psicologo, pensatore politico, nella sua ampia opera Dewey ha mostrato in filigrana come il concetto di interesse possa applicarsi a vari ambiti disciplinari, mantenendo allo stesso tempo un significato stabile e comprensibile.
La passività del sentire. Alterità e sensibilità nel pensiero di Levinas
Sebastiano Galanti Grollo
Libro: Libro in brossura
editore: Quodlibet
anno edizione: 2018
pagine: 192
Il volume si propone di approfondire alcuni temi fondamentali della filosofia di Emmanuel Levinas, con particolare riferimento alla questione della sensibilità, che ha assunto notevole rilevanza nel dibattito fenomenologico contemporaneo. La riflessione levinasiana sull’alterità è stata oggetto di ampie analisi, ma non è stata ancora adeguatamente valorizzata la sua rivisitazione della soggettività in termini di sensibilità e passività, sviluppata soprattutto in Autrement qu'être e negli scritti tardi. Levinas individua l’origine della significazione etica nel sentire del soggetto, che avverte una responsabilità alla quale non può sottrarsi: la prossimità dell’altro ridesta infatti il trauma che ha colpito il soggetto nella «diacronia», in un tempo non recuperabile dalla coscienza.
Emil Lask. Un secolo dopo
Libro: Copertina morbida
editore: Quodlibet
anno edizione: 2018
pagine: 256
La fitta trama biografica e filosofica incarnata da Emil Lask (1875-1915) tratteggia, nelle temperie culturali d'inizio Novecento, una figura inusuale, un profilo umano e teoretico che non si lascia facilmente riassumere in un ritratto dai contorni ben definiti. Il suo pensiero e la sua vita appaiono sospesi al crocevia tra diversi destini cui si piegò con forza la generazione di uomini che, nei primi tre lustri del XX secolo, si era trovata a fronteggiare l'incombente avvento della Grande Guerra. In questo scenario, e in poco più di un decennio, si consumarono, di fronte agli occhi di un'intera genia di filosofi, la peculiare parabola dell'astro filosofico laskiano e, insieme ad essa, il suo tragico destino. Nonostante l'ammirazione dei suoi contemporanei - da Heidegger a Plessner, da Lukács ad Adorno - dopo la scomparsa di Lask sul fronte di guerra il suo nome e il suo pensiero furono avvolti dal silenzio. Solo negli ultimi decenni si è cercato di strappare la filosofia laskiana da un ingiustificato oblio, restituendole il rilievo che merita per la profondità dell'impegno teoretico e l'ampiezza degli orizzonti tracciati.
L'uomo che deve rimanere. La «smoralizzazione» del mondo
Eugenio Mazzarella
Libro: Copertina morbida
editore: Quodlibet
anno edizione: 2017
pagine: 224
Tema di questo libro è "l'ospite più inquietante dei prossimi due secoli", vaticinato da Nietzsche: il nichilismo. Qui alla volta del suo secondo secolo come "nichilismo etico". Come sfida, all'uomo della tecnica nell'età della globalizzazione, della "smoralizzazione" del mondo; ovvero della perdita dell'autorità direttiva della "natura", in qualsivoglia senso, per l'autodefinirsi della cultura umana. Una perdita, nel titanismo della scienza-tecnica, già pericolosa sul piano tecnico-naturale, dove però ha un freno interno nel fatto che anche per "aggirare" la natura bisogna imitarla, vincolandosi ad essa; a pena della non riuscita dell'esperimento. Ma che sul terreno propriamente sociale - nell'inedito panorama sociale della "biografia-fai-da-te" -non trova freni nel venir meno dei tradizionali fondamenti biosociali a base naturale - nei nessi etici comunitari - della costruzione dell'identità individuale. Nessi etici rimessi ad una loro pura (auto) posizione biopolitica, che produce l'ossimoro sociale di una "comunità contrattata", dove l'identità umana è tutta de iure condendo. Sottratta come "cultura" al suo vincolo olistico alla natura, nella pretesa di poterla dedurla - produrla a sé stessa - dal puro immateriale della decisione di come deve essere la vita dello spirito.
La questione dell'umanismo oggi
Libro: Copertina morbida
editore: Quodlibet
anno edizione: 2017
pagine: 176
«Come ridare senso al termine umanismo?». A tale domanda tentò di rispondere Martin Heidegger, e con lui molti filosofi del Novecento che si sentirono in dovere di replicare alla sua interpretazione. Gli echi di queste risposte sono giunti fino a noi con tutta la loro problematicità. Per cogliere il valore attuale di tale questione è apparso necessario rileggere, approfondire e contestare quello che il secolo scorso ci ha trasmesso, mediante un confronto critico, in particolare con la pretesa dell'umanismo di dire l'umano e le sue declinazioni. Ecco, allora, che la questione dell'umanismo non rappresenta solo un tema che sta a cuore alla filosofia accademica, quanto il tentativo di fare i conti con l'uomo e con la dimensione di hybris a esso connaturato. Riproporre tale questione oggi, in un'epoca che ha vissuto l'antiumanismo, mettendo sempre più in discussione la differenza specifica tra uomo e animale, significa individuare su quale tipo di autocomprensione l'uomo debba puntare per la costruzione del futuro. Le risposte avanzate dai contribuiti qui raccolti sono varie: l'umanismo deve fare i conti con la costitutiva malvagità dell'uomo, ma anche con la richiesta di senso che lo contraddistingue; non può prescindere dalla questione della salute e della cura della malattia, ripensate però all'interno di una dimensione naturale che decentra la posizione dell'uomo nel cosmo. Rinnovare il dibattito sull'umanismo sospende il giudizio sull'umano - ritenuto sempre oggetto di realizzazione futura - e mette in guardia dalla tentazione di rapportarsi all'uomo nell'ottica di una «salvezza redentiva».
Emil Lask. Il soggetto e la forma
Roberto Redaelli
Libro: Copertina morbida
editore: Quodlibet
anno edizione: 2016
pagine: 176
Celebrato dai suoi contemporanei per il contributo offerto alla ride-finizione dello statuto della filosofia di inizio Novecento, Emil Lask (1875-1915), dopo la prematura morte in guerra, cadde presto in un ingiustificato oblio, che ne oscurò l'intero percorso intellettuale. A un secolo dalla sua scomparsa, tale oblio inizia a lasciar spazio a una vera e propria riscoperta del suo pensiero: la traduzione in Francia, in Inghilterra e in Italia della sua Logik, la ripubblicazione delle opere complete in Germania, la fioritura di una serie di monografie a lui dedicate sono gli elementi più visibili di tale Renaissance, che coinvolge l'Europa ormai da un quindicennio. Nella scia di tale rinnovato interesse si colloca il presente studio che intende restituire al lettore la complessa e articolata opera di risemantizzazione cui il filosofo sottopose il concetto di soggettività nell'arco del suo itinerario di pensiero; un'opera il cui esito è tanto più fecondo quanto più maturato in seno alla tradizione neokantiana: il definitivo abbandono di qualsivoglia modello trascendentale del soggetto attraverso un radicale ripensamento del concetto di forma logica.
Passaggio al vuoto. Saggio su Walter Benjamin
Luigi Azzariti-Fumaroli
Libro: Copertina morbida
editore: Quodlibet
anno edizione: 2015
pagine: 218
Questo studio si propone di interpretare la figura e l'opera di Walter Benjamin, sottoponendole a una forma di "riduzione" di matrice fenomenologica volta a mostrare come esse rechino la traccia di un'intrinseca kenosi. Se assai arduo sembra riuscire ad assegnare anche solo una esatta fisionomia all'autore berlinese, perché la sua stessa complessione è nascosta, elusa, come mimetizzata nella sua stessa riflessione, quasi che la sua assoluta lucidità fosse incompatibile con la realtà corporea, è soprattutto nei suoi scritti che si coglie la "consunzione" del divenire dei fenomeni nel loro essere nel tempo, in quel tempo che a sua volta, nel suo istantaneo balenare, si frattura e deforma prima di venire a mancare, lasciando essere unicamente un puro vuoto in cui tutto dilegua.
L'etica oltre l'evento
Mariapaola Fimiani
Libro: Copertina morbida
editore: Quodlibet
anno edizione: 2015
pagine: 151
La domanda sull'uomo è stata esposta, nella modernità, a riduzioni e astrazioni, agli effetti dell'antropologia, della biologia, della psichiatria. Dopo Kant la "duplicazione empirico-critica" smarrisce la irriducibilità dei poli della congiunzione. È necessario uno "sradicamento" dall'uso attuale delle scienze e dei saperi dell'informazione e della comunicazione, uso che tenta di livellare ogni dimensione reale e ogni pratica disgiuntiva del pensare. Interrogarsi sul dato, su ciò che è, su ciò che è percepito e conosciuto, significa produrre, nel pensiero, il limite e l'alterità. Pensare è aprire il movimento e l'attesa. Oltre il cognitivo, oltre il flusso impositivo dell'accadere, il pensiero, incisione nel presente, è la scelta attiva dell'etica.
Bergson e la filosofia tedesca 1907-1932
Caterina Zanfi
Libro: Copertina morbida
editore: Quodlibet
anno edizione: 2013
pagine: 329
Questo saggio racconta una storia in gran parte dimenticata: quella dei rapporti di Bergson con la filosofia tedesca del suo tempo. Da "L'evoluzione creatrice" (1907) a "Le due fonti della morale e della religione" (1932) Bergson ridefinisce profondamente la propria filosofia, arricchendola di nuovi temi antropologici nei quali sono riconoscibili gli echi del dibattito tedesco sulla filosofia della vita. Attraverso l'analisi delle polemiche "tedesche" che in quegli anni riguardarono o coinvolsero Bergson, viene qui studiata non soltanto la ricezione dell'opera bergsoniana in Germania ma anche l'impatto durevole di questo intenso dialogo, sia sulla filosofia del pensatore francese (Le due fonti) che su quella di autori del calibro di Eucken, Simmel, Driesch, Windelband e Scheler. Le quattro tappe in cui il libro articola questo incontro filosofico (corrispondenti alle città di Jena, Berlino, Heidelberg e Gottinga) ci consegnano un profilo nuovo del pensiero bergsoniano, che si dimostra perfettamente all'altezza del dibattito contemporaneo sui temi brucianti della tecnica, della storia e della guerra.
Esperienza e compito infinito nella filosofia del primo Benjamin
Tamara Tagliacozzo
Libro: Copertina morbida
editore: Quodlibet
anno edizione: 2013
pagine: 495
A partire dalle suggestioni del giovane Walter Benjamin, e cercando di ricostruire le sue letture, i corsi da lui seguiti e le discussioni avute con i suoi amici - sono gli anni, lo ricordiamo, della profonda intesa con Gershom Scholem - questo studio si propone di indagare, fornendo molti materiali inediti, le influenze del pensiero di Kant e di Hermann Cohen, fondatore della scuola neokantiana di Marburgo, sulla riflessione di Benjamin negli anni 1912-1918. Partendo dal recupero e dallo sviluppo del sistema kantiano, Benjamin tenta di fondare un nuovo concetto di esperienza, non più riferito all'intuizione empirica, ma "a priori" e "metafisico", anche se non coincidente - come in Cohen - con il "fatto" delle scienze fisico-matematiche, e capace di dare conto della dimensione religiosa, storica, etica ed estetica della sfera umana.
Dell'esistenza. Glosse allo scritto kantiano del 1762
Mariannina Failla
Libro: Copertina morbida
editore: Quodlibet
anno edizione: 2012
pagine: 134
"Un dotto lo chiamo ciclope [...], Ci sono ciclopi tra i teologi, i giuristi, i medici. [...] Ognuno di essi dovrebbe essere fornito di un [altro] occhio di fattura particolare [...]. Il secondo occhio è [...] quello della conoscenza di sé della ragione umana". La riflessione 903 del lascito antropologico di Kant offre l'orizzonte allo studio "Dell'esistenza. Glosse allo scritto kantiano del 1762". Guardando con l'occhio di cui il ciclope è privo, l'autrice coglie i risvolti teoretici della riflessione precritica di Kant sull'esistenza di Dio ed individua le radici della lotta kantiana al nichilismo. Sulla base del confronto con le filosofie coeve a Kant, nel volume sono delineati gli albori della teoria del riferimento come primo distacco critico dall'egida del possibile logico leibniziano e dall'essenzialismo. La riflessione interna all'Unico argomento possibile sull'esistenza di Dio, cara allo stesso Heidegger, non presenta però solo una filigrana onto-teologica e teoretica, essa presta anche il fianco a riflessioni di ordine etico. Consapevole di come il problema del determinismo nell'agire morale faccia ancora discutere i filosofi continentali ed analitici, l'autrice confronta l'argomento onto-teologico con i temi della ragion sufficiente della scuola leibniziana e wolffiana per segnalare e seguire i tentativi kantiani di differenziazione dal meccanicismo e dal fatalismo etico.
Interpretazioni fenomenologiche di Eraclito
Adriano Ardovino
Libro: Copertina morbida
editore: Quodlibet
anno edizione: 2012
pagine: 235
Da Platone a Nietzsche, i filosofi non hanno smesso di confrontarsi con Eraclito, attraversando il suo pensiero alla ricerca del proprio. Nel Novecento la sua voce è tornata a risuonare con forza nella fenomenologia tedesca. Ripercorrendo le grandi interpretazioni di Eraclito offerte da Martin Heidegger, Eugen Fink e Klaus Held, questo libro ne ricompone per la prima volta il mosaico teoretico, sottolineando la prossimità tra il logos del pensiero arcaico e l'esercizio fenomenologico dell'ascolto e della visione. Richiamandosi alla purezza dello sguardo aurorale sul mondo, assimilato al bagliore di una fiamma, Heidegger non ebbe timore di affermare: "Eraclito non ha descritto i fenomeni, li ha visti, semplicemente".