Centro di Cultura e Storia Amalfitana: Quad. centro cultura e storia amalfitana
Il rinascimento amalfitano tra aragonesi e spagnoli sotto l'egida del ducato feudale (1438-1583)
Giuseppe Gargano
Libro: Libro in brossura
editore: Centro di Cultura e Storia Amalfitana
anno edizione: 2024
pagine: 367
Il Rinascimento amalfitano non dev'essere inteso tanto dal punto di vista tradizionale delle forme dell'arte e dell'architettura quanto piuttosto sotto i profili politico, con interessanti risvolti amministrativi, sociale, segnato dal lento declino dell'antica nobiltà e la conseguente affermazione della classe mediana, e per certi aspetti anche economico, nell'ottica di nuove direttrici di commercio e di protoindustria. Tutto comincia con l'infeudazione del ducato, che culmina nel lungo periodo di governo dei duchi Piccolomini (1461-1583), una delle più potenti casate aristocratiche dell'Italia tra Quattro e Cinquecento. Singolare divenne allora la commistione amministrativa tra la corte dei signori e le Università del territorio con i loro sindaci e i loro eletti. Rinasceva per certi versi l'antico ducato di Amalfi. I duchi di Amalfi di quel tempo si mostrarono quasi a livello delle varie signorie della penisola italica, gestori di una politica perfettamente in linea con le istanze aragonesi prima e vicereali poi. Anch'essi furono amanti dell'arte, dimostrandosi appassionati mecenati, come le duchesse Eleonora d'Aragona e Costanza d'Avalos, di pittori, poeti e scrittori emergenti e sostenendo le loro opere realizzate nello spirito religioso ma anche nella rivisitazione del "mito di Amalfi ". Nel loro palazzo amalfitano nacque l'affascinante storia dell'amore impossibile tra Giovanna d'Aragona e Antonio Bologna, narrata da Matteo Maria Bandello e portata sulla scena del teatro drammatico elisabettiano da Webster e nel contesto spagnolo da Lope de Vega. Fu quella l'epoca nella quale emersero, sotto l'aspetto di un'economia mercantile e marinara e delle attività produttive, centri quali Maiori e Tramonti, che raggiunsero il massimo livello demografico. Gli amalfitani entravano nell'Età Moderna con lo spirito del loro Medioevo, età fulgida e pregna di significative realizzazioni, e con la volontà determinata di un rinascimento totale che potesse cancellare gli effetti disastrosi della crisi del Trecento.
Busti-reliquiario di età medievale in Costiera Amalfitana. Cava de' Tirreni, Ravello, Amalfi, Positano
Dario Cantarella
Libro: Libro in brossura
editore: Centro di Cultura e Storia Amalfitana
anno edizione: 2021
pagine: 135
Il volume esplora la valenza dei reliquiari come contenitori di storie. I busti e le teste d'argento più antichi di Cava de' Tirreni, Ravello, Amalfi e Positano hanno svolto un'azione taumaturgica in tempi difficili per la popolazione, come in occasione del dilagare della peste o di fenomeni climatici distruttivi. Prodotti nel Medioevo, in epoca moderna hanno subito una ri-significazione, che ha comportato un aggiornamento estetico. L'"attivazione' di questi reliquiari avveniva tramite la loro movimentazione per le strade cittadine in occasione di processioni. Queste processioni avevano lo scopo di far incontrare il sacro negli spazi pubblici, incoraggiando la partecipazione dei laici, spettatori di una messinscena suggestiva. Riportato in chiesa, il busto era inserito all'interno di un sistema di reliquiari, di cui occupava una posizione privilegiata, illuminato da candele che fornivano un'immagine molto diversa da quella attuale, quindi meno statica e più drammatica. Attualmente queste opere hanno perso gran parte della propria carica religiosa pur rimanendo simbolo di comunità orgogliose di perpetuare la tradizione.
Le terre della Costiera amalfitana e sorrentina nel quadro dell'amministrazione del regno di Alfonso d'Aragona
Bruno Figliuolo
Libro: Libro in brossura
editore: Centro di Cultura e Storia Amalfitana
anno edizione: 2020
pagine: 62
Il lavoro prende in esame, attraverso l'accurata analisi della documentazione superstite, di parte della quale (quella inedita custodita in Spagna, ricca di 33 atti) si fornisce anche un ampio regesto, il problema del groviglio di soluzioni amministrative, non di rado in concorrenza quando non addirittura in contrasto tra loro, che si sperimentarono nell'età di Alfonso V d'Aragona (1442-1458) nelle terre anche della Costiera amalfitana e di quella sorrentina. Feudatari, ufficiali regi, città e località minori della zona si rivolgono allora di continuo al sovrano, per ottenere da lui l'attribuzione di prerogative di comando, di pezzi di competenze amministrative, di introiti fiscali centrali e locali, attraverso una trattativa serrata e instancabile, che mette in evidente rilievo anche i diversi interessi delle varie parti sociali in causa.
La grande battaglia navale di Capo d'Orso 28 aprile 1528
Pasquale Natella, Barbara Banks
Libro: Libro rilegato
editore: Centro di Cultura e Storia Amalfitana
anno edizione: 2019
pagine: 143
Nella storia dell'Italia moderna ci si dimentica spesso del mare e di ciò che vi è avvenuto, e Amalfi ne è un caso poiché proprio su di esso ha iniziato la sua fortuna. Agli inizi del 1500 la Francia, che non aveva mai dimenticato d'esser stata per secoli padrona e donna del Meridione, voleva reimpossessarsi del Regno di Napoli, saldamente in mano della Spagna da un ventennio e vi inviò un esercito di terra. Sul mare si appoggiò al genovese Andrea Doria che costituì una flotta di tecnici esperti. Le navi spagnole si scontrarono con le Doria al largo di Capodorso-Erchie-Fonti nel 1528 in una poderosa battaglia navale in cui avvenne fra l'altro un caso straordinario e raro nella storia della Spagna moderna, l'uccisione cioè del Viceré Ugo de Moncada che era al comando della flotta napoletana. Il libro passa in rassegna tutte le vicende di merito, i riflessi storici e letterari che se ne ebbero, le personalità insigni che vi parteciparono.
Il privilegio napoletano del 1190 a favore di Ravellesi, Scalesi e Amalfitani
Mario Gaglione
Libro: Libro in brossura
editore: Centro di Cultura e Storia Amalfitana
anno edizione: 2019
pagine: 206
Il privilegio napoletano del 1190 a favore di ravellesi, scalesi ed amalfitani residenti ed operanti nella città segna il riconoscimento dell'importanza assunta da queste comunità per la vita economica di Napoli, a coronamento di una presenza divenuta sempre più assidua e fattiva a partire dal IX secolo. Conclusasi la breve parentesi del libero comune che deliberò, appunto con quell'atto, la piena equiparazione, ai fini fiscali, degli amalfitani ai cittadini napoletani, e non già la concessione della cittadinanza, come in genere si è ritenuto, del privilegio restò costante memoria. Il saggio prende l'avvio dalla ricostruzione della tradizione del testo del privilegio, mettendo a frutto la ignorata e più antica copia legale dell'atto, conservata tra le carte dei Processi antichi della Real camera della Sommaria, presso l'Archivio di Stato di Napoli, risalente al 1501 ma ricavata da una precedente copia legale del 1333, e recante l'indicazione di tutte e ventiquattro le sottoscrizioni dei consoli e conestabili firmatari, tralasciate, in tutto o in parte, nelle edizioni precedenti.
Opulenta societas. Gli amalfitani in età normanna (1131-1194)
Giuseppe Gargano
Libro: Libro in brossura
editore: Centro di Cultura e Storia Amalfitana
anno edizione: 2018
pagine: 271
«La venuta dei Normanni nell'Italia meridionale trovava Amalfi all'apogeo della sua fortuna commerciale». Così scrive Giuseppe Galasso in un suo celebre saggio del 1959, ponendosi controcorrente nei confronti della storiografia del tempo, la quale affermava che la perdita dell'indipendenza aveva determinato la crisi politica e la graduale decadenza economica della repubblica marinara.Tra il 1100 e il 1194 Amalfi godette, al contrario, di alcune forme di autonomia, che la rendevano a volte "semindipendente" e a volte "semidipendente" rispetto al potere centrale normanno dapprima ducale e poi regale.
Gli avori medievali di Amalfi e Salerno
Francesca Dell'Acqua, Almerinda Cupolo, Pietro Pirrone
Libro: Copertina morbida
editore: Centro di Cultura e Storia Amalfitana
anno edizione: 2016
pagine: 239
Questo volume propone, in maniera sintetica, gli esiti di un progetto di studio interdisciplinare condotto sugli avori di Amalfi e Salerno: il gruppo più ampio di avori medievali conservatisi. Iniziato con un incontro internazionale promosso dal Centro di Cultura e Storia Amalfitana nel Dicembre 2009,il progetto ha conosciuto altre tappe fondamentali di confronto tra studiosi: a Dumbarton Oaks-Harvard University di Washington DC nel Giugno 2011 e quindi al Kunsthistorisches Institut/Max-Planck-Institut di Firenze nel Giugno 2012. Evidenziando i numerosi punti interrogativi che ancora rimangono a proposito della committenza e quindi della cronologia, della concezione, dell'ambito produttivo, della destinazione degli avori di Amalfi e Salerno, i contributi qui raccolti offrono nuove prospettive di studio. Gli avori infatti sono stati presi in esame nel ricco scenario dei pellegrinaggi, dei rapporti politici, degli scambi commerciali, scientifici, artistici, che contraddistinsero la vivace città di Amalfi, la capitale di 'terraferma' dei domini normanni in Italia meridionale, ossia Salerno, e il resto del Mediterraneo medievale.
Scacco al cardinale. Lo «stato» di Amalfi a rischio infeudazione (1611 e 1642)
Silvio Zotta
Libro: Libro in brossura
editore: Centro di Cultura e Storia Amalfitana
anno edizione: 2016
pagine: 223
In questo saggio sono di seguito esaminati la congiuntura e le dinamiche sociali che nel 1583 permisero agli abitanti dello "stato" di Amalfi di acquistare a titolo oneroso il diritto di vivere in demanio e poi i due episodi che, nel 1611 e nel 1642, esposero gli abitanti della Costiera al rischio di essere risottomessi al regime feudale. Sulle garanzie formali fecero però aggio non l'interesse comune e la pubblica utilità, ma le convenienze della Monarchia e gli arbitri del malgoverno, si svolsero i due episodi del 1611 e del 1642. Due date, queste, che designavano ambiti temporali molto diversi tra loro, per le mutate condizioni sociali, economiche, civili e morali, in cui si trovavano gli abitanti della Costiera. E tali differenti condizioni caratterizzarono anche la qualità, il tono e l'esito degli interventi che furono fatti, per respingere il rischio dell'infeudazione.
I russi ad Amalfi. Suggestioni mediterranee e storie di vita
Aleksej Kara-Murza, Michail Talalay, Olga Zukova
Libro: Copertina morbida
editore: Centro di Cultura e Storia Amalfitana
anno edizione: 2015
pagine: 240
Già a partire dalla fortunata stagione espositiva ed editoriale del Centro, incentrata sulla scoperta del luminoso Sud da parte dei viaggiatori del Grand Tour, era emerso il progetto intrigante di ridisegnare la storia dell'immaginario europeo Costa d'Amalfi, permeata di arte e suggestioni mediterranee e fonte di coinvolgenti sensazioni estetiche che quasi sempre accompagnano la riscoperta interiore e favoriscono stimoli creativi. Restava da estendere la ricerca ai viaggiatori russi. Il fil rouge che unisce le loro descrizioni entusiastiche è la diversa percezione della peculiarità dell'ambiente, suffragata da valutazioni comparative di usi e costumi, ma anche da espressioni di delusione per le poche tracce al presente dell'antico splendore, subito mitigate dalla fantastica meraviglia dei luoghi aspri ma ameni della Costa.
Funduq. Repertorio dei fondaci amalfitani d'Oltremare
Pasquale Natella, Giuseppe Gargano
Libro: Copertina rigida
editore: Centro di Cultura e Storia Amalfitana
anno edizione: 2014
pagine: 192
Amalfi e il mare rappresentano da secoli un binomio indissolubile, che ha caratterizzato la civiltà della prima repubblica marinara d'Italia, "bucaneve della Storia". Almeno dal IX secolo le piccole navi amalfitane cominciarono a segnare varie rotte mediterranee. Percorrendole "a ventaglio", toccarono la Spagna araba, l'emirato di Kairouan, il califfato d'Egitto, la costa siro-palestinese, l'impero di Bisanzio, determinando una fitta rete di scambi tra Oriente e Occidente nel Mare Nostrum sulla scia di Roma. Si esportarono generi di consumo (frumento, carni salate, frutta secca, vini greci e latini), legna per costruzioni navali, cotone, lino, canapa, seta e corallo. L'importazione, invece, favorì la circolazione in Italia e in Europa di merci preziose (drappi, oggetti di oreficeria, avori, perle, spezie, libri sacri istoriati, reliquiari) e non solo, ma anche innovazioni agricole e tecniche costruttive dal mondo arabo-spagnolo, dalla Siria e da Costantinopoli.
Amalfi e Napoli tra alto medioevo ed età angioina
Mario Gaglione
Libro: Libro in brossura
editore: Centro di Cultura e Storia Amalfitana
anno edizione: 2012
pagine: 120
I rapporti tra Amalfi e Napoli sono antichi e strettissimi.In età altomedievale le due città contrastarono insieme i longobardi e poi i saraceni, ed Amalfi concorse al ripopolamento di una Napoli desolata dalle scorrerie nemiche. Alle alleanze politiche e militari si accompagnarono i legami di interesse economico e commerciale, tanto che gli amalfitani ottennero, nel 1190, la cittadinanza napoletana. In età sveva,e poi soprattutto durante il Regno angioino, quegli stessi mercanti amalfitani che avevano già fondato le loro colonie in tutto il Meridione d'Italia e sulle coste del mar Mediterraneo, divennero classe dirigente e rivestirono in particolare le maggiori cariche dell'amministrazione finanziaria del Regno e di quella municipale della stessa città di Napoli, giungendo così anche ad ottenere l'ascrizione ai principali seggi nobiliari cittadini. Una presenza così importante, duratura e significativa lasciò ovviamente tracce ben evidenti nella toponomastica della città medievale, con riguardo in particolare a strade, ad interi quartieri e ad un settore del porto stesso di Napoli.