Ombre Corte
Per una rivoluzione africana. Il ruolo della cultura nella lotta per l'indipendenza
Amílcar Cabral
Libro: Libro in brossura
editore: Ombre Corte
anno edizione: 2019
pagine: 110
Amílcar Lopes da Costa Cabral è stato uno dei più importanti ideologi e politici dell'intero processo di decolonizzazione del continente africano, e i suoi scritti sono ancora oggi un punto di riferimento per approfondire il pensiero anticoloniale. Per Cabral, infatti, la lotta per l'indipendenza è inseparabile dalla lotta per un cambiamento culturale nel continente africano. La cultura è al centro della sua azione rivoluzionaria, in un contesto come quello delle ex colonie portoghesi in cui il salazarismo aveva imposto una logica assimilazionista secondo la quale le culture locali dovevano essere cancellate a favore di un modello culturale esogeno, quello portoghese appunto. Rivendicare i valori culturali nazionali significa, per Cabral, recuperare il rapporto tra fatto culturale e fatto economico, tra immaginazione sociale collettiva e uso del sistema produttivo. Recuperando la propria cultura, l'Africa l'avrebbe usata come strumento di mobilitazione politica, prima attraverso la lotta armata, poi con la creazione di Stati sovrani, rivendicando finalmente la sua appartenenza alla storia. Il libro raccoglie i testi più significativi della produzione intellettuale cabraliana, che ha occupato un posto speciale in Italia negli ambienti che sostenevano il processo di decolonizzazione dell'Africa negli anni Sessanta e Settanta. L'antologia è preceduta da una introduzione di Livia Apa che traccia un profilo della sua figura di intellettuale e uomo politico, sottolineando l'attualità del suo pensiero.
Geografia del dominio. Capitalismo e produzione dello spazio
David Harvey
Libro: Libro in brossura
editore: Ombre Corte
anno edizione: 2019
pagine: 140
Ovunque e costantemente, la logica dell'accumulazione capitalista sconvolge gli equilibri economici e politici, la tecnica e il lavoro, l'ambiente e il clima, la società e le forme di vita. Il capitalismo è, a qualunque livello lo si consideri, un sistema di produzione dello spazio, vale a dire un potere di modellare i luoghi, di modificare profondamente i paesaggi, di trasformare le relazioni spazio-temporali. L'uniformazione del mondo da parte del mercato comporta in effetti una incessante proliferazione delle differenze: economiche, sociali, geografiche, culturali, geopolitiche. Questo stesso dinamismo fa del capitalismo un insieme instabile, in preda a crisi croniche, continuamente costretto a inventare "soluzioni spaziali" alle contraddizioni che lo minano e alle diverse catastrofi che esse producono. Produzione e distruzione, omogeneizzazione e differenziazione: per comprendere un capitalismo ormai planetario, quindi per darsi i mezzi per uscirne, per rompere i rapporti diseguali che lo fondano, è fondamentale cogliere le logiche spaziali di questo modo di produzione. Questo è ciò a cui ci invita l'opera di David Harvey, di cui questo libro intende essere una sintetica introduzione.
Cultura, potere, genere. La ricerca antropologica di Carla Pasquinelli
Libro: Libro in brossura
editore: Ombre Corte
anno edizione: 2019
pagine: 211
I contributi raccolti in questo volume sono opera di amici, colleghi e allievi di Carla Pasquinelli: riprendono e discutono sia le basi teoriche del suo pensiero, sia aspetti specifici dei suoi campi di ricerca, fra filosofia, antropologia culturale e femminismo. I saggi non sono solo testimonianza di stima e affetto: ci restituiscono nel complesso uno spaccato di storia di una generazione intellettuale che fa il suo ingresso nelle scienze umane e nella politica all'inizio degli anni Sessanta. Costante è il confronto di Carla Pasquinelli con i grandi protagonisti della cultura europea dell'ultimo mezzo secolo: dall'umanesimo marxista di Jean-Paul Sartre allo strutturalismo di Claude Lévi-Strauss e Louis Althusser; dal concetto di potere di Michel Foucault alla rielaborazione creativa che Ernesto De Martino compie del rapporto istituito da Antonio Gramsci tra cultura dominante e culture subalterne. Carla Pasquinelli si è misurata con tematiche molto diverse; fra le altre, le esplorazioni etnografiche asiatiche, gli studi sulle forme del pregiudizio, sulle ideologie razziste, sugli stereotipi di genere, sulle mutilazioni genitali femminili. Di contro alle ritornanti forme di determinismo strutturale è loro tratto comune la difesa del concetto di "cultura", inteso come fondamento inalienabile della ricerca antropologica.
La costellazione chiaroveggente. La filosofia della musica di Adorno
Enrico Petris
Libro: Libro in brossura
editore: Ombre Corte
anno edizione: 2019
pagine: 128
A cinquant'anni dalla morte è possibile fare un bilancio del ruolo che Adorno ha avuto nella filosofia della musica del Novecento. Paragonato ai due pensatori che più di altri si sono occupati di estetica musicale, Bloch e Jankélévitch, quello di Adorno può essere considerato il tentativo, unico nella filosofia del Novecento per ampiezza e competenza, di pensare la musica come un sistema complesso e articolato, in cui conta l'analisi tecnica e razionale dei brani musicali, ma anche il loro significato estetico, il loro ruolo sociale, la loro componente educativa, politica e perfino utopica. Il continente musicale che Adorno esplora è vasto e gli consente, a partire dal suo soggiorno americano, incursioni anche nel mondo dei mezzi di comunicazione di massa, e in particolare della radio, che lo costringe a rivedere momentaneamente alcuni dei presupposti della sua sociologia critica. Nella complessa rete di relazioni in cui è immersa, la musica riesce a conciliare il suo ruolo ad un tempo di attrito e di comprensione della realtà.
Passato prossimo. Letteratura, storia e politica
Giuseppe Muraca
Libro: Libro in brossura
editore: Ombre Corte
anno edizione: 2019
pagine: 155
In più di quarant'anni di attività Giuseppe Muraca ha collaborato ad almeno una cinquantina di testate giornalistiche e di riviste, più o meno importanti. Dal suo esordio tanto tempo è passato: dall'egemonia del marxismo si è passati all'egemonia del pensiero unico e l'intellettuale ha perso la sua vecchia identità ed è diventato "massa". In questi articoli e in queste interviste l'autore scrive, tra l'altro, di alcuni degli scrittori e degli studiosi più rappresentativi del Novecento: da Aldo Palazzeschi a Ardengo Soffici, da Carlo Muscetta a Franco Fortini, da Luciano Della Mea a Luciano Bianciardi, da Alberto Asor Rosa a Romano Luperini ecc., fino ad arrivare a Carmine Abate, un narratore del nostro tempo. I principali nodi affrontati sono il rapporto fra avanguardia e tradizione e tra politica e cultura. In tutto questo lungo arco di tempo la domanda che offre molteplici risposte è sempre la stessa: il ruolo dell'intellettuale, il suo peso nella società e il suo ruolo nel cambiamento. Temi attuali, ieri come oggi. Passato prossimo è quindi un libro da leggere, per capire il passato e il presente e per pensare a un futuro migliore, per tutti.
Terre indiane. Giacomo Costantino Beltrami nel Nuovo Mondo (1823-1830)
Emanuela Burini
Libro: Libro in brossura
editore: Ombre Corte
anno edizione: 2019
pagine: 190
Terra di esuli politici e cercatori d'oro, l'America dei primi dell'Ottocento attirò diverse categorie di migranti che vi approdarono in cerca di nuove opportunità. In fuga dalla Polizia pontificia perché accusato di massoneria e di aver partecipato ai moti marchigiani del 1817, Giacomo Costantino Beltrami (1779-1855) scelse il Nuovo Mondo come terra da esplorare, in senso romantico, ma anche come meta politica, guardando con ammirazione al neonato modello federale di democrazia. Viaggiatore italiano pressoché solitario, Beltrami lasciò tracce significative sia nei territori del Nord Ovest americano (Minnesota, Dakota) sia, in senso figurato, nella letteratura epistolare del tempo e nei romanzi con protagonisti indiani (Le Voyage en Amérique, The Last of the Mohicans). Tra i primi viaggiatori a osservare con curiosità le usanze di altri popoli, in particolare dei nativi americani, Beltrami consegnò, al suo rientro in Europa nel 1830, trenta bauli di oggetti amerindiani, pensando con lungimiranza alla loro utilità per gli scienziati e gli etnologi del tempo. Filantropo e scrittore moderno, Beltrami fu inoltre difensore dei nativi contro la conquista spagnola, nonché antirazzista nel periodo in cui gli enciclopedisti e i filosofi, a eccezione di Rousseau, nutrivano preconcetti razziali e discriminavano i popoli extraeuropei.
Tempo presente. Per una filosofia politica dell'attualità
Franco Palazzi
Libro: Libro in brossura
editore: Ombre Corte
anno edizione: 2019
pagine: 198
Cosa resta oggi della vocazione pubblica della filosofia politica? Tra dibattiti sempre più astratti e destinati esclusivamente agli addetti ai lavori e la mancanza di canali appropriati per instaurare una relazione costruttiva con il mondo fuori dell'accademia, l'impressione è che non ne rimanga molto. In particolare, afferma l'autore, è passata in secondo piano la relazione tra il pensiero politico ed il presente, tra il confronto interno alla disciplina ed una critica del mondo circostante che non sia riservata a pochi, ma risulti comprensibile (e discutibile) per l'opinione pubblica nel suo complesso. I cinque saggi raccolti in questo volume rappresentano altrettanti tentativi dí rivolgere su temi di bruciante attualità uno sguardo filosofico-politico, valorizzandone il potenziale di messa a fuoco e decostruendone, al contempo, alcuni punti ciechi. Discussioni teoriche come quelle sulla possibilità di un populismo di sinistra e sull'uníversalismo democratico vengono così rilette alla luce di eventi contemporanei. Che si tratti di osservare da vicino il potenziale radicale di un movimento come Black Lives Matter o di mettere in evidenza il portato epistemologico dell'hashtag #MeToo, di formulare una genealogia del razzismo che pare oggi improvvisamente diffondersi in Italia o di riflettere sulla complessa relazione tra neoliberalismo e malessere psichico, "Tempo presente" utilizza un ampio ventaglio di strumenti interpretativi per scandagliare le contraddizioni del presente, e stimolare l'immaginazione di un futuro più giusto.
Il pensiero eterosessuale
Monique Wittig
Libro: Libro in brossura
editore: Ombre Corte
anno edizione: 2019
pagine: 143
L'eterosessualità non è un orientamento sessuale tra tanti. L'eterosessualità è un sistema sociale che si fonda sulla relazione di dominio degli uomini sulle donne, e che produce la dottrina della differenza tra i sessi per legittimare la propria oppressione. Questa la tesi che emerge dagli scritti politici composti da Monique Wittig tra il 1976 e il 1990. Tra le fondatrici del movimento di liberazione delle donne in Francia (1970), Wittig è unanimemente considerata tra le più autorevoli e influenti esponenti del femminismo radicale e del lesbismo materialista, a livello internazionale; inoltre, le sue idee sono spesso annoverate tra quelle a fondamento delle successive teorie queer. Per "distruggere l'eterosessualità" — regime politico da cui si originano, secondo Wittig, tutte le relazioni gerarchiche e di oppressione — occorre in primo luogo abbandonare definitivamente l'idea che il sesso costituisca una categoria naturale, anziché politica. È la diseguaglianza politica tra i sessi a rendere infatti intelligibile la differenza tra loro, e nessuno potrebbe definire questa differenza al di fuori della diseguaglianza. In secondo luogo, occorre revocare in dubbio ogni assunto eterosessuale implicito nel sapere scientifico. La "dottrina della differenza", "l'ideologia della differenza sessuale" o "il pensiero eterosessuale", infatti, servono solo a giustificare e a legittimare la perpetuazione del dominio, dell'oppressione e dello sfruttamento — delle donne, delle lesbiche, degli omosessuali, e non solo — e a inibire una lotta di classe che miri a sovvertirne i presupposti. Con una prefazione di Louise Turcotte e un saggio di Federico Zappino.
Segni e macchine. Il capitalismo e la produzione di soggettività
Maurizio Lazzarato
Libro: Libro in brossura
editore: Ombre Corte
anno edizione: 2019
pagine: 189
"Il capitale è un operatore semiotico": questa affermazione di Félix Guattari è al centro del lavoro di Lazzarato che, chiedendoci di abbandonare il logocentrismo che informa ancora tante teorie critiche, cerca di costruire una nuova teoria in grado di spiegare come funzionano i segni (e non soltanto il linguaggio) nell'economia, negli apparati di potere e nella produzione di soggettività. Superando il dualismo di significante e significato, "Segni e macchine" mostra come i segni fungano da "operatori" che entrano direttamente nei flussi materiali e nel funzionamento delle macchine. Il denaro, le quotazioni di borsa, i differenziali di prezzo, gli algoritmi, le equazioni e le formule scientifiche costituiscono "motori" semiotici che fanno funzionare le macchine sociali e tecniche del capitalismo, scavalcando la rappresentazione e la coscienza e producendo soggetti e servitù macchiniche. Mostrando come la semiotica di Deleuze e Guattari sia più efficace delle teorie politiche in cui il linguaggio gioca un ruolo fondamentale (Jacques Rancière, Antonio Negri e Michael Hardt, Paolo Virno e Judith Butler) per rendere conto del funzionamento del capitale contemporaneo, Lazzarato si chiede: quali sono le condizioni per una rottura politica ed esistenziale in un'epoca in cui la produzione di soggettività non dipende esclusivamente o principalmente dal linguaggio? Quali sono gli strumenti necessari per neutralizzare la produzione industriale di soggettività? Quali tipi di organizzazione dobbiamo costruire per un processo di soggettivazione che ci consenta di sfuggire alla presa della sottomissione sociale e della schiavitù macchinica? Nell'affrontare queste domande, "Segni e macchine" assume un compito che oggi appare sempre più urgente e inderogabile.
Il conflitto populista. Potere e contropotere alla fine del secolo americano
Pierfranco Pellizzetti
Libro: Libro in brossura
editore: Ombre Corte
anno edizione: 2019
pagine: 138
Se l'irradiamento economico, politico, culturale e mediatico da parte del mondo anglosassone, epicentro dell'ordine novecentesco tuttora vigente, presenta indiscutibili segni di esaurimento con effetti imbarbarenti, cresce la messa in campo di strumenti difensivi da parte della plutocrazia minacciata dalle insorgenze indignate; sotto forma di marchingegni comunicativi, che bollano come "populismo" il semplice rifiuto della finanziarizzazione del mondo, e la trasformazione del sistema democratico in Post-democrazia, avviata a diventare "Democratura" (il guscio vuoto di pratiche formali al servizio del nuovo autoritarismo). Siamo alla fine di una fase storica dell'economia-Mondo o piuttosto dell'ordine capitalistico complessivamente inteso? In questo scenario di decadenza, le strategie di contrasto emergono nelle aree alla periferia dei Quartieri Generali e nelle città ribelli alla centralizzazione del Potere. I luoghi dove il conflitto per la democrazia riprende vigore riflettendo sul nuovo soggetto antagonista, che può nascere dall'aggregazione di interessi convergenti (lavorativi, ambientalisti, di genere, ecc.) nel comune interesse alla riappropriazione di futuro. L'invenzione del popolo.