Ombre Corte
Scrittura e movimento
Franco «Bifo» Berardi
Libro: Libro in brossura
editore: Ombre Corte
anno edizione: 2021
pagine: 113
Pubblicato per la prima volta quasi cinquant’anni fa – e qui riproposto con una nuova introduzione dell’autore –, Scrittura e movimento è un piccolo classico di quella teoria radicale che, nata in Italia tra gli anni Sessanta e Settanta, ha conquistato la scena culturale internazionale. Un breviario di estetica “operaista” scritto con un stile brillante e nervoso in cui, risalendo alla tradizione delle avanguardie sovietiche e riallacciandosi alla grande trasformazione attraversata dalle società Occidentali alla fine del xx secolo, l’autore analizza e mette in discussione il modo di produzione del testo. Quando l’avanguardia diventa di massa, le pratiche significanti non possono più essere quelle ereditate da una tradizione moderna fondata sulla separazione tra lavoro intellettuale e lavoro manuale. Che cos’è e come funziona il lavoro culturale a partire da questa trasformazione radicale del processo produttivo? Che cosa diventano allora la letteratura, le arti e la loro teoria? Che cos’è un’estetica anti-idealista e materialisticamente piantata nel mondo? Come si compone un’opera e chi la compone? Chi è, oggi, l’autore? A queste e altre domande prova a rispondere questo testo, che è anche uno dei migliori saggi critici sul lavoro di Nanni Balestrini. Un libro che parla del lavoro culturale, artistico, e creativo contemporaneo, entrando nel vivo delle sue contraddizioni.
Lavoro, opera, azione. Le forme della vita attiva
Hannah Arendt
Libro: Libro in brossura
editore: Ombre Corte
anno edizione: 2021
pagine: 100
“Nel breve tempo di cui dispongo, vorrei sollevare una questione che può sembrare strana: in che consiste una vita attiva? Cosa facciamo quando siamo attivi? Nel sollevare questa questione assumerò come valida l’antica distinzione tra due modi di vita, tra una vita contemplativa e una vita activa, distinzione che incontriamo nella nostra tradizione di pensiero filosofico e religioso fino alle soglie dell’epoca moderna. E presupporrò che parlando di contemplazione e di azione non ci riferiamo soltanto a determinate facoltà umane, ma a due modi distinti di vita”. Così Hannah Arendt in apertura a Lavoro, opera, azione, testo della relazione che presentò nel 1964 a un convegno tenutosi presso l’Università di Chicago. Come scrive Guido D. Neri nella introduzione, nelle sue parti esso corrisponde puntualmente ai capitoli centrali dell’opera più densa della Arendt, apparsa nel 1958 negli Stati Uniti con il titolo The Human Condition e nota in Italia come Vita activa. L’analisi fenomenologica di queste tre forme di comportamento – che nel loro variabile intreccio danno una chiave dell’esistenza storica umana –, sciolte dalle numerose digressioni che infittiscono l’opera maggiore, costituisce una esposizione chiara e sintetica del pensiero della filosofa tedesca attorno ad alcuni temi centrali della sua riflessione non solo teorica.
Spacciati rabbiosi coatti. Periferia romana e costruzione del panico morale
Mario Marasco
Libro: Libro in brossura
editore: Ombre Corte
anno edizione: 2021
pagine: 135
Al centro di questo lavoro etnografico c’è una comitiva di circa quindici ragazzi, cresciuti in un blocco urbano, ai margini della multiforme metropoli romana. Dipinti come “gang” dai media, la narrazione intende restituire la complessità delle esistenze di questi giovani – che provano a navigare la difficile transizione verso una complessa età adulta –, analizzando e decostruendo stereotipi e pregiudizi, senza trascurare quei locali rapporti di potere in grado di mutare continuamente l’orizzonte morale. Nel lavoro emergono anche gli “altri” abitanti di Marozia (nome fittizio per questa porzione di periferia, ripreso da Le città invisibili di Italo Calvino): immigrati, Rom, operatori del sociale, volontari, forze dell’ordine, ricercatori, giornalisti, politici. Nonostante tali presenze, ciò che risalta è la quasi totale assenza sul territorio di agenti istituzionali. D’altronde è la stessa genesi di Marozia (un complesso abitativo rimasto vuoto, occupato e infine “negoziato” con la politica romana) che ne sottende il destino: l’isolamento. L’analisi antropologica tenta di indagare la dimensione della violenza e della sofferenza – fisiche e simboliche – che si sommano all’illegalità, la quale può apparire l’unica via praticabile per alimentare una diffusa etica della sussistenza e di mutuo aiuto dal basso. Il testo di Marasco rende giustizia dei tanti facili luoghi comuni con i quali si guarda alle periferie in generale. Ne ricostruisce la complessità e le contraddizioni, con sguardo lucido, non indulgente ma senz’altro partecipato. Riflette sui rapporti di forza che regolano la costruzione dei destini individuali, senza dimenticare le pratiche di resistenza e i tentativi di riscatto.
Il mondo come metropoli. Capitalismo, arte e rivoluzione nell’epoca della grande trasformazione urbana, 1853-1933
Leonardo Lippolis
Libro: Libro in brossura
editore: Ombre Corte
anno edizione: 2021
pagine: 235
Da più di un secolo il mondo si sta trasformando in un’enorme metropoli e gli effetti di questa urbanizzazione sono sempre più drammaticamente visibili. Tra la Parigi della seconda metà dell’Ottocento e la Berlino dei primi decenni del Novecento si è sviluppata una grande trasformazione urbana, un processo decisivo dettato dalle rinnovate esigenze del capitalismo avanzato. Il dogma dell’utilitarismo e del produttivismo che ha generato la città contemporanea ha determinato una radicale mutazione sociale, politica e antropologica, tanto che l’esperienza urbana che si è forgiata in quei nuovi spazi è, nelle sue fondamenta, la stessa che viviamo ancora oggi. Se Simmel, Kracauer e Benjamin sono stati i primi a descriverne i tratti peculiari, una generazione di artisti, architetti, scrittori e una larga parte dell’avanguardia tentarono di opporvisi, cogliendone immediatamente le conseguenze pericolose e facendosi parte attiva del movimento rivoluzionario. Essi elaborarono una nuova idea di arte e felicità e la misero letteralmente alla prova delle barricate, dei tumulti del loro tempo, identificando il nemico a cui muovere guerra proprio nella disciplina annichilente delle nuove città. Scopo di questo studio è allora contribuire a ricostruire la genesi dello spirito della metropoli capitalista, ma anche restituire le voci di chi provò a concretizzare l’idea benjaminiana della rivoluzione come azionamento del freno di emergenza del treno di un “progresso” lanciato verso un abisso che pare sempre più vicino. Voci lontane nel tempo ma ancora cariche di una urgenza dirimente per il presente.
Capitalismo in quarantena. Pandemia e crisi globale
Anselm Jappe, Sandrine Aumercier, Clément Homs, Gabriel Zacarias
Libro: Libro in brossura
editore: Ombre Corte
anno edizione: 2021
pagine: 126
Questo lavoro è stato pubblicato in Francia quando stava terminando la prima ondata di coronavirus, ma il tempo trascorso non ne sminuisce l’attualità né l’efficacia del metodo con il quale analizza la crisi pandemica. Si propone infatti di confrontarsi non su questioni contingenti, ma di mettere in relazione i più recenti accadimenti socio-economici e politici con una riflessione sul tema del rapporto tra capitalismo e condizione pandemica. La tesi su cui insiste è che siamo di fronte a una pandemia socio-naturale legata al capitalismo e alla sua crisi strutturale (economica, sociale ed ecologica), che data dall’inizio degli anni Settanta. Il virus non è la causa della crisi globale della società capitalista mondiale, ma piuttosto un suo acceleratore, che getta inoltre una luce impietosa sulle logiche economiche, politiche e di controllo che governano la nostra società. La crisi pandemica e i relativi interventi pubblici sono dunque letti guardando all’insieme del processo di crisi fondamentale, al rapporto capitale/ Stato, alla crisi della valorizzazione e al ruolo delle politiche pubbliche nel “governo“ dei processi in corso. In questi mesi, la gestione dell’epidemia è stata spesso ondivaga, stretta com’era tra gli imperativi inconciliabili di salvare le vite (senza le quali non c’è economia) o l’economia (senza la quale, in un regime capitalista, non si possono salvare le vite). Ora si crede di aver salvato capra e cavoli con i vaccini. Ma basterà un liquido a salvare l’umanità e il capitalismo allo stesso tempo?
Psicoanalisi e rivoluzione. Psicologia critica per i movimenti di liberazione
Ian Parker, David Pavón-Cuéllar
Libro: Libro in brossura
editore: Ombre Corte
anno edizione: 2021
pagine: 177
Cosa c’è di rivoluzionario nella psicoanalisi, e perché quelli di noi interessati alla prassi politica dovrebbero prenderla sul serio? Questo manifesto è un argomento per collegare la trasformazione sociale con la liberazione personale, mostrando che i due aspetti del cambiamento profondo possono essere intimamente collegati usando la psicoanalisi. Il manifesto esplora ciò che sta al di là di noi, ciò che continuiamo a ripetere, ciò che ci spinge e ci porta a rimanere gli stessi e a cambiare, e come questi fenomeni vengono trasferiti nello spazio clinico. Questo libro non è acritico nei confronti della psicoanalisi, e la trasforma in modo che i movimenti di liberazione possano trasformare il mondo. “C’è un modo per far convergere un’analisi critica della società e la pratica dell’inconscio in una sorta di discorso comune? Un modo che ci permetterebbe di dire che la psicoanalisi, con buona pace dei lacaniani conservatori, sia una partica che di per sé guarda a una politica emancipatrice ed egualitaria?” (Pietro Bianchi)
Scritture Minori. Letteratura, linguaggio politico e pratiche di resistenza
Vincenzo Binetti
Libro: Libro in brossura
editore: Ombre Corte
anno edizione: 2021
pagine: 158
L’intento di questo lavoro è indagare e problematizzare tensioni conflittuali e produttive tra lingua letteraria, linguaggio politico e pratiche di resistenza: un tentativo, in altre parole, di immaginare in qualche modo la produzione intellettuale e culturale come strumento politico potenzialmente capace di destabilizzare narrazioni egemoniche e normative, e produrre così nuove forme e pratiche rivoluzionarie che aspirino a considerare il linguaggio come parte integrante di un continuo processo di trasformazione della società in cui viviamo. Il ruolo dell’intellettuale, il rapporto tra letteratura e politica, tra rivoluzione e linguaggio sono questioni complesse che chiaramente sollevano fondamentali e ormai annose domande: come può la letteratura farsi espressione di forme di antagonismo e di pratiche sovversive? Come creare momenti comunitari di lotta? Come mettere le parole in azione così che esse possano eventualmente diventare elementi di destabilizzazione politico-culturale? Il problema non consiste, però, nell’individuare l’intenzionalità ideologico-politica autoriale, nello stabilire eventualmente categorie di giudizio in base alla collocazione di parte del testo e di chi scrive, ma di esplorare invece gli elementi impliciti nel discorso letterario in quanto esso stesso potenzialità politica. “Resistere, restituire al corpo la sua disobbedienza, ciò che non si piega e non si lascia tradurre nel capitalismo, capire che la letteratura e l’arte in generale o è questo reale che resiste ed esiste, o non è nulla, è capire cosa lega Cesare Pavese e Carlo Levi (ma anche Primo Levi o Elsa Morante, Romano Bilenchi e Italo Calvino, Gianni Celati e tanti altri) alla mia generazione” (Enrico Palandri). Prefazione Enrico Palandri.
Economia comunitaria indigena. Alternative al capitalismo e autonomia dei popoli nativi latinoamericani
Andrea Mazzocco
Libro: Libro in brossura
editore: Ombre Corte
anno edizione: 2021
pagine: 135
“Economia comunitaria indigena” è un viaggio ancestrale che ci porta in America Latina attraverso l’osservazione della cellula principale per lo sviluppo umano: la comunità. Questo lavoro prende forma dal vissuto dell’autore, che in diversi viaggi fra Messico, Bolivia e Perù è andato alla ricerca di cosa lega le attuali esperienze di autonomia comunitaria che si sviluppano nella popolazione indigena latinoamericana con l’organizzazione storica comunitaria, americana e non. Una visione che vuole scardinare quel paradigma secondo il quale quello in cui viviamo è l’unico sistema economico possibile. Faro ispiratore di questa ricerca è l’esperienza zapatista, l’incredibile rivoluzione sviluppatasi nelle montagne e nella selva del Chiapas, Stato della frontiera meridionale messicana. Qui, gli indigeni e le indigene maya, che i libri di storia vorrebbero raccontarci come un fenomeno folklorico del passato, lottano e resistono dal 1994, anno della sollevazione del primo gennaio. Le solide basi su cui si fonda la ricerca ne fanno un lavoro accurato e documentato, che tuttavia non perde di vista la dimensione utopica di una esperienza che rende possibile immaginare un futuro lontano dalle forme di prevaricazione dell’economia di mercato.
Sguardi (post)coloniali. Razza, genere e politiche della visualità
Giulia Fabbri
Libro: Libro in brossura
editore: Ombre Corte
anno edizione: 2021
pagine: 204
Oltre a un complesso sistema di rapporti di potere di natura sociale, politica ed economica, il colonialismo ha prodotto anche un apparato di costruzioni discorsive relative alla nerezza e ha svolto una funzione centrale nel processo di strutturazione dell'identità italiana come bianca in modo omogeneo. Tali costruzioni hanno plasmato uno specifico immaginario ancora oggi pervasivo che reifica specifici processi di razzializzazione. Attraverso una prospettiva intersezionale, il volume rintraccia l'articolazione delle categorie sociali del genere e della razza in relazione alla cultura visuale contemporanea. In particolare, l'indagine si focalizza sul modo in cui la razza viene visualizzata e, dunque, sulla stretta relazione tra la percezione delle categorie razziali e i processi visuali. Attraverso l'analisi di una serie di immagini proprie della cultura di massa italiana contemporanea (pubblicità e fotografie), viene mostrato come tali fonti ripropongano un immaginario coloniale relativo alle rappresentazioni delle donne nere, che pone i soggetti all'interno di specifici processi di ipersessualizzazione e di negazione dell'agency. La visualità è dunque un campo all'interno del quale si riproducono le costruzioni razziali e di genere, ma si configura anche come uno spazio in cui tali costruzioni possono essere contestate. In quest'ultima direzione si situano pratiche artistiche "controvisuali", come il progetto di Karima 2G, cantante italiana di origine liberiana che sviluppa un'autorappresentazione dirompente e oppositiva della nerezza.
A fine turno. Lavoro, macchine e vita nel cinema degli anni Sessanta in Italia
Karen Pinkus
Libro: Libro in brossura
editore: Ombre Corte
anno edizione: 2021
pagine: 144
Cosa può insegnarci il cinema italiano degli anni Sessanta su come vivere e lavorare oggi? A fine turno invita il lettore a ripensare il lavoro, il cinema e le macchine nel loro intreccio, come mostrato in alcuni film di quel periodo. Attingendo alla teoria critica e alla ricerca d'archivio, il libro ci interroga su quali tipi di fratture potremmo sfruttare per vivere diversamente, per resistere alle narrazioni tradizionali del lavoro, e per un anticapitalismo. L'Italia degli anni Sessanta è stata un luogo in cui la produzione industriale di massa risultava essere la modalità principale per comprendere cosa significasse il lavoro, ma era anche un momento in cui le cose avrebbero potuto andare diversamente. Riesaminando le origini di paradigmi come la timbratura del cartellino, la "società come fabbrica" e la divisione di genere nel lavoro, Karen Pinkus sfida il lettore a pensare attraverso il cinema, consentendogli di cogliere le lacune e i guasti nell'ordine delle cose del secondo dopoguerra.
Ecosocialismo. Una alternativa radicale alla catastrofe capitalista
Michael Löwy
Libro: Libro in brossura
editore: Ombre Corte
anno edizione: 2021
pagine: 160
L'ecosocialismo è una corrente di pensiero e di azione ecologica che fa proprie le conquiste fondamentali del marxismo mentre le libera dalle sue scorie produttiviste. La logica capitalista del mercato e del profitto, così come quella dell'autoritarismo burocratico del defunto "socialismo reale", è incompatibile con le esigenze di salvaguardia dell'ambiente. Gli ecosocialisti criticano gli attuali vicoli ciechi dell'ecologia politica, che non mette in discussione il potere del capitale. L'ecosocialismo è quindi una proposta radicale che mira non solo a una trasformazione dei rapporti di produzione, dell'apparato produttivo e dei modelli di consumo dominanti, ma anche a creare un nuovo paradigma di civiltà, rompendo con i fondamenti della civiltà capitalista/industriale.
L'imbroglio ecologico. L'ideologia della natura
Dario Paccino
Libro: Libro in brossura
editore: Ombre Corte
anno edizione: 2021
pagine: 235
Pubblicato nel 1972 da Einaudi nella prestigiosa collana “Nuovo Politecnico”, L’imbroglio ecologico accoglieva le istanze sociali che dagli anni Sessanta cominciavano a denunciare con forza il nesso tra assetto capitalistico del lavoro, salute, nocività in fabbrica e degrado ambientale. Al centro del lavoro di Paccino vi è la dimostrazione che il rispetto dell’uomo e della natura è strutturalmente incompatibile con il modello di sviluppo capitalistico, con un’economia di mercato che produce a prezzi sempre più bassi beni di consumo sempre meno utili e con una obsolescenza programmaticamente sempre più breve. Denunciando la contraddizione fra l’apparente e improvviso amore per l’ecologia dei paesi ricchi e industriali, esploso nei primi anni Settanta, e i devastanti inquinamenti, guerre, distruzione delle foreste – inevitabili conseguenze del successo economico dei ricchi e che colpiva e rendeva più poveri i due miliardi di abitanti poveri del pianeta –, Paccino ribadiva con forza che l’ecologia pensata e tradotta politicamente senza aver presenti i rapporti di produzione e di forza sociali, rappresentava ipso facto un imbroglio. È quest’uso ideologico e mistificato della natura che l’autore contesta e problematizza in tutto il suo lavoro teorico e militante, cercando di mettere al centro del dibattito i rapporti di potere ed i meccanismi socio-economici che determinano lo squilibrio, con l’obiettivo di dare vita a una ecologia conflittuale finalizzata a costruire un rapporto equo ed armonico tra gli esseri umani, le organizzazioni sociali e la natura. Non c’è dubbio che quanto era già chiaro cinquant’anni fa, oggi appaia ancora più drammaticamente evidente, in epoca di pandemie, riscaldamento globale e sfruttamento illimitato delle fonti energetiche. Introduzione di Gennaro Avallone, Lucia Giulia Fassini, Sirio Paccino.