Ombre Corte
L'Io come meccanismo di difesa. Soggettività e «opposizione eccessiva»
Milosh Filippo Fascetti
Libro: Libro in brossura
editore: Ombre Corte
anno edizione: 2022
pagine: 174
Questo volume, ispirato da alcune importanti e in parte inedite riflessioni di Mario Perniola sul pensiero di Nietzsche e, in particolare, su quello di Freud, sostiene, anche se molto cautamente, come la razionalità sia da rivalutare in una differente prospettiva, la quale si rivela come una difesa adattiva contro le forze e i pericoli naturali. E di come ciò conduca, infine, a una considerazione tragica del mondo. Lo sfondo è la naturalezza o l’essere originario – come l’inconscio –, che sta in un rapporto di conflittualità “eccessiva” con l’identità, e in cui vengono meno i pilastri della logica corrispettiva. Al principio d’identità succede la relazione, al principio causale succede il principio di sovradeterminazione inconscio, alla clinica e alla scienza medica succede l’ermeneutica, e al posto dell’unicità dell’origine succede infine un policentrismo sincronico. Su questo presupposto, mutuando il titolo da un famoso libro di Anna Freud, l’autore sviluppa un’argomentazione originale e suggestiva, che evidenzia la natura limitata della soggettività e dei suoi prodotti, e che si rivela uno strumento assai utile per comprendere anche il nostro presente. Fiammella di luce nel buio, bisbigliante promessa alla deriva nell’etere, ogni gratificazione si riduce a una momentanea luminescenza, compresa l’arte, e l’azione si abbevera dalla fonte avvelenata di un complesso di menomazione originario. Ma tutto questo, lungi da essere un pensiero negativo, può ribaltarsi anche nel suo contrario: partendo dal presupposto della consuetudine dell’insensatezza, la verità è contenuta in quell’impulso di ragione al quale siamo avvinghiati, sudario di vita, almanacco della salvazione, breviario della sempre incombente fine.
Il diritto di Antigone. Appunti per una filosofia politica: a partire dai corpi migranti
Gian Andrea Franchi
Libro: Libro in brossura
editore: Ombre Corte
anno edizione: 2022
pagine: 128
Il diritto di Antigone è il tentativo di elaborare alcuni spunti per un pensiero politico militante a partire dall’esperienza immediata con i migranti della cosiddetta rotta balcanica. L’autore ritiene che la tradizione ispirata principalmente all’elaborazione teorica dei movimenti della sinistra radicale degli anni Sessanta e Settanta, di cui è stato e si sente partecipe, abbia avuto un forte carattere “deduttivo”, che ha portato a una lettura spesso ideologica e riduttiva della drammatica complessità dell’esperienza politica, in particolare per ciò che riguarda il rapporto fra le dinamiche collettive e le singolarità individuali. Questo aspetto rimane il non pensato nella necessaria ricerca pratica e teorica di costruzione di forme sociali alternative a quella dominante, che oggi giunge a mettere in pericolo la stessa riproduzione della vita sulla terra. L’intento di Franchi è quindi di proporre un metodo “induttivo”, che parte dall’incontro solidale con i “corpi di dolore” dei migranti. Su questa esperienza, intesa in senso benjaminiano, che racchiude e manifesta nella maniera più concreta un aspetto fondamentale della condizione e delle dinamiche in atto nel mondo, cerca di articolare un percorso, dotato anche di spessore teorico, senza rinnegare la ricchezza di una tradizione, ma accettando di addentrarsi in una selva oscura, esistenziale e politica, in cui il capitalismo appare come l’ultima ossessione storica del rifiuto della condizione mortale dell’essere umano.
Segnalatore d’incendio. Una lettura delle tesi Sul concetto di storia di Walter Benjamin
Michael Löwy
Libro: Libro in brossura
editore: Ombre Corte
anno edizione: 2022
pagine: 180
“Le tesi Sul concetto di storia di Walter Benjamin costituiscono uno dei testi filosofici e politici più importanti del xx secolo. Nel pensiero rivoluzionario è forse il documento più significativo dopo le Tesi su Feuerbach di Marx. Testo enigmatico, allusivo, perfino sibillino, il suo ermetismo è costellato di immagini, di allegorie, di illuminazioni, cosparso di strani paradossi, attraversato da intuizioni folgoranti. Per riuscire a interpretare questo testo, mi pare indispensabile situarlo nel complesso dell’opera benjaminiana. Cerchiamo di ritrovare, nel movimento del suo pensiero, i momenti che preparano o annunciano il testo del 1940. La filosofia della storia di Benjamin attinge a tre fonti molto diverse: il romanticismo tedesco, il messianismo ebraico, il marxismo. Non si tratta di una combinatoria o di una “sintesi” eclettica di queste tre prospettive (apparentemente) incompatibili, ma dell’invenzione, a partire da esse, di una concezione nuova, profondamente originale. Non si può spiegare il suo modo di procedere con una qualche ‘influenza’: le differenti correnti di pensiero, i diversi autori da lui citati, gli scritti dei suoi amici sono materiali con i quali egli costruisce un edificio proprio, elementi grazie ai quali realizza un’opera di fusione alchemica, per fabbricare con essi l’oro dei filosofi”.
Palestre di precarietà. Una etnografia delle pratiche conflittuali nella formazione tecnica e professionale
Andrea Caroselli
Libro: Libro in brossura
editore: Ombre Corte
anno edizione: 2022
pagine: 183
Il libro presenta i risultati di una lunga ricerca etnografica svolta all’interno di due scuole superiori romane caratterizzate dall’accogliere una popolazione studentesca marginalizzata e dalla traiettoria scolastica e sociale subalterna. All’osservazione si accompagna un’analisi dei percorsi e delle condizioni socio-esistenziali che segnano molte delle biografie e restituiscono un quadro del rapporto conflittuale che gli alunni intrattengono con i mondi della scuola che frequentano. Scuole orientate alla regolazione, all’addestramento, alla precarietà lavorativa ed esistenziale. Il volume si propone di rimettere al centro del dibattito la violenza “dolce” dell’istituzione scolastica, i suoi meccanismi segregativi e il rimosso di un’esperienza di classe, attraversata e divisa da diversi processi di razzializzazione, che è raramente affrontata nelle sue molteplici sfaccettature. In mancanza di linguaggi che colgano il nocciolo delle problematiche esistenziali di questi adolescenti, tale rimosso si ripresenta in forme che possono apparire talvolta autolesionistiche, sprezzanti o fini a sé stesse, ma, in ogni caso, “maledette” e destinate a riprodurre le stesse condizioni che le hanno generate.
Fuorigioco. Figli di migranti e italianità. Un’etnografia tra Milano, Addis Abeba e Londra
Giuseppe Grimaldi
Libro: Libro in brossura
editore: Ombre Corte
anno edizione: 2022
pagine: 183
“Nel calcio, quando viene rilevato un fuorigioco, si è sottoposti a sanzioni. Ma la metafora calcistica è quantomai utile se applicata a figli di migranti messi continuamente altrove, trasferiti in un’area di nessuno, epurati dalle appartenenze che pure hanno. Giuseppe Grimaldi costruisce un’indagine etnografica che parte proprio dalle parole e dai comportamenti quotidiani e che, oltre al non detto, mostra le regole sociali e giuridiche vigenti, fino a introdurci a quell’armamentario simbolico a cui queste persone sono “costrette” per declinare le loro vite. Si tratta infatti di una condizione che viene loro imposta, in modo da metterli e tenerli fuorigioco, fuoriposto, fuoriluogo. Solo che tutto questo innesca anche un gioco sociale, una pratica delle rappresentazioni, un sistema performativo in cui sono proprio le cosiddette “seconde generazioni” a ritagliarsi uno spazio, un ruolo e una collocazione sociale ben precisa. E per raccontarlo si inseguono qui biografie e carriere, genealogie e generazioni, si confrontano procedure materiali e elaborazioni rituali di giovani italiani di origine etiope ed eritrea, spostandosi dai paesi di origine dei genitori (Addis Abeba) allo spazio di transito milanese di Porta Venezia lungo la rotta mediterranea fino a Londra. Tanti i fantasmi che vengono evocati: dal colonialismo rimosso all’attuale black mediterranean… Ed è proprio tra quel passato che gli italiani non hanno digerito e gli orrori del presente che la folla di attori che riempiono le pagine di questo libro riescono ad essere riconosciuti per ciò che sono, italiani“ (Stefano De Matteis). Prefazione di Gennaro Avallone.
«Rosso Banlieue». Etnografia della nuova composizione di classe nelle periferie francesi
Atanasio Bugliari Goggia
Libro: Libro in brossura
editore: Ombre Corte
anno edizione: 2022
pagine: 477
“Rosso banlieue” come capovolgimento del mito tipicamente socialdemocratico della banlieue rouge, ma non solo. Rosso come il colore del sangue proletario che sporca quotidianamente l’asfalto delle periferie, effetto delle cosiddette “bavure” poliziesche. Una mattanza che assume i contorni di una vera e propria guerra civile strisciante. Rosso come il colore degli incendi che si scorgono sullo sfondo delle periferie ogni volta che la rabbia a lungo repressa e la consapevolezza dell’inutilità della protesta “democratica” sfociano in aperta lotta di classe. Rosso, infine, come tentativo di riportare al centro del dibattito la questione sociale, nella misura in cui alle banlieues ci si riferisce esclusivamente con quel lessico postmoderno che, al di là delle angolazioni, richiama senza sosta presunte questioni “razziali”. Che si affronti il tema banlieue in termini di multiculturalismo, comunitarismo, ghettizzazione, integrazione, essenzialismo, il problema pare risiedere sempre nel colore della pelle e mai nell’appartenenza di classe dei suoi abitanti. Rosso come volontà, in definitiva, di rimpiazzare la posticcia divisione cromatica blanc/black/beur con un’immagine – un colore – che racchiude il sentire profondo delle periferie, connotato da una limpida coscienza di classe che fa tabula rasa delle beghe etno-razziali per riportare al centro dell’attenzione il tema del lavoro e dello sfruttamento. Prefazione di Pietro Saitta.
Il tempo inquieto. Per un uso politico della temporalità
Franco Milanesi
Libro: Libro in brossura
editore: Ombre Corte
anno edizione: 2022
pagine: 147
Se l’organizzazione e il controllo dello spazio sono propri della sovranità politica, la dimensione del “politico” è, non meno, strettamente legata a un razionale uso della temporalità. Dopo una prima fase, in cui la ciclicità naturale riduce ogni istanza modificativa, la politica moderna si distacca dalla concezione destinale dell’umano svolgendo e utilizzando i modi del tempo. Il passato, la memoria e la storia per radicare negli eventi trascorsi la propria identità e progettualità politica. Il presente, come il tempo dell’occasione per la trasformazione o il governo della realtà effettuale. Il futuro come proiezione strategica e attesa. Questo modello collassa a partire dagli ultimi decenni del Novecento quando si impone il “presentismo”, un regime temporale segnato dalla concentrazione sul presente, esaltato e accelerato dalle pratiche del consumo. Un ritorno all’eterno ritorno dell’identico, un dominio dell’attualità in cui la politica è ridotta a risposta rapida alla contingenza più stretta. Un rilancio della politica – la scommessa per una sua rinnovata forza vitale – non può dunque non passare per una “distensione” del pensiero e dell’agire lungo l’intero arco della temporalità, attivando il passato, sollecitando il presente, progettando il futuro.
The evolution of virtual identity in american literature. From the telegraph to the internet
Beatrice Melodia Festa
Libro: Libro in brossura
editore: Ombre Corte
anno edizione: 2022
pagine: 181
What is the origin of virtual identity? Can we trace its evolution in American literature? This book seeks to respond to these inquiries by exploring those narratives that between the end of the 19th century and the present have illustrated redefinitions of American identity through the virtual context engendered by the development of telecommunications. The study opens with an overview of the relationship between the real and virtual self in modern thought and then focuses on the relevance of identity in American culture. Sweeping in its scope, the book proceeds to explore the origin of virtual identity through the telegraph, following its evolution with the telephone and ultimately delving into the digital age to shed light on the computer, the Internet, and virtual reality. In this way, the second section of the volume moves on to tackle the process of exchange between personal construction and narrative technological development. As such, the texts examined are Wired Love: A Romance of Dots and Dashes (1879) by Ella Cheever-Thayer, A Connecticut Yankee in King Arthur’s Court (1889) by Mark Twain, The Broom of the System (1987) by David Foster Wallace, Chronic City (2009) by Jonathan Lethem, and A Visit from the Goon Squad (2010) by Jennifer Egan. Opening new vistas on the narratives, the book shows how American literature has traced the profile of a new, essentially virtual, identity defined by the intersection between real and artificial and by performance as a means to represent the self.
Macchina Capitale. Genesi e struttura dello sfruttamento
Margherita Pascucci
Libro: Libro in brossura
editore: Ombre Corte
anno edizione: 2022
pagine: 391
Questo nuovo lavoro di Margherita Pascucci è una riflessione sul capitale come “metafisica”, in quanto sistema produttivo che “si presuppone”, e come meccanismo di sfruttamento, in quanto la sua forma di produzione è appropriazione della capacità produttiva altrui. L’analisi muove dalla formazione del denaro e della prima metafisica nell’antica Grecia per poi passare alla struttura teorica del capitale ai suoi esordi, alle sue prime definizioni nel Medioevo come “ragione seminale di lucro”, di cui rintraccia la genesi nelle “ragioni seminali” in Agostino e nella metafisica medievale. Le ragioni seminali indicano la capacità della materia di autoprodursi ed è proprio questa capacità, di cui il capitale si appropria, che viene investigata. Seguendo lo svilupparsi di questa seminalità, con una attualizzazione tematica che ne percorre alcune espressioni storiche – l’usura, le prime leggi sulla povertà, la formazione dei Monti di pietà –, si affronta poi la lettura che nel Novecento Alfred Sohn-Rethel prima, e Gilles Deleuze e Félix Guattari poi, hanno dato del capitale come meccanismo di sfruttamento e “presupposto”. L’infrastruttura del meccanismo di sfruttamento che caratterizza il capitale come sistema produttivo viene mostrata anche nella struttura della conoscenza astratta e della formazione della soggettività. A fronte di questa analisi, l’autrice propone alcuni dispositivi di affrancamento dal meccanismo di sfruttamento stesso: un “coefficiente di produzione della disuguaglianza” – che sviluppa il concetto del saggio di sfruttamento in Marx – come l’impronta della produzione di povertà da parte del capitale, e una nuova figura teorica di segno affermativo, il “più di essere”, ossia un plusvalore che torna sul lavoratore.
La produzione della devianza. Teoria sociale e meccanismi di controllo
Alessandro Dal Lago
Libro: Libro in brossura
editore: Ombre Corte
anno edizione: 2022
pagine: 128
“Credo che oggi, esattamente come vent’anni fa, il lavoro teorico ed empirico sulle devianze vecchie e nuove debba sfuggire alle pretese della terminologia positivistica delle scienze sociali e soprattutto dei meccanismi politico-morali che esse innescano. Così, un lavoro sulle scienze dell’immigrazione potrebbe mostrare, allo stesso modo in cui Foucault ha decostruito le idee di razza e di nazione, come il linguaggio ‘tecnico’ della demografia, della sociologia, delle relazioni internazionali, ecc. travesta spesso la preoccupazione profonda di inferiorizzare i migranti, di tenerli a distanza, di farne dei non-cittadini. In questa prospettiva, il saggio che viene riproposto non è che una prima lettura, inevitabilmente parziale, delle procedure con cui le moderne scienze hanno contribuito a spoliticizzare l’esperienza”. “Sono convinto, oggi come ieri, che i discorsi sociologici (e criminologici) sulla devianza non debbano essere trattati tanto come ipotesi scientifiche su certi aspetti della realtà sociale, quanto e soprattutto come dispositivi che costituiscono il proprio oggetto in base a strategie che hanno a che fare con il potere” (dalla Prefazione alla seconda edizione del 2000).
Immagini che vivono. Politica e fotografia in Tano D’Amico
Viviana Vacca
Libro: Libro in brossura
editore: Ombre Corte
anno edizione: 2022
pagine: 118
Che cosa pretendono, da noi, le immagini? Il capovolgimento rappresentato da questa domanda ci pone di fronte ad alcune questioni nevralgiche riguardanti i rapporti tra il mondo contemporaneo e le immagini artistiche: la presa di posizione politica delle immagini, la specificità dell’immagine fotografica, le immagini come operatrici di dignità, il fotografo che, alla pari di antichi indovini, è in grado di scoprire e rivelare colpe e colpevoli. In dialogo con numerosi riferimenti teorici importanti – da Benjamin a Barthes, da Deleuze a Georges Didi Huberman – la portata innovativa della straordinaria esperienza artistica di Tano D’Amico acquista il risalto che merita in direzione di una presa di posizione teorica di maggior respiro rispetto alla storia delle immagini del contemporaneo. Le singolarità emergenti grazie allo sguardo del fotografo – i volti, i gesti delle donne, dei bambini, dei lavoratori e dei poveri in quanto corpi nelle lotte sociali – permettono alle immagini di vivere, e non soltanto di sopravvivere. Le belle immagini, quelle che vivono, sono, per Tano D’Amico, immagini astratte e liberate dalla funzione ancillare nei confronti delle parole, affermando gioiosamente la propria autonomia: immagini fatte della stessa materia di cui sono fatte le rivolte che non hanno bisogno di nessuna didascalia.
Come imporre un limite assoluto al capitalismo. Filosofia politica di Deleuze e Guattari
Jun Fujita Hirose
Libro: Libro in brossura
editore: Ombre Corte
anno edizione: 2022
pagine: 129
Nella loro prolifica produzione congiunta, Gilles Deleuze e Félix Guattari scrivono i loro tre libri principali sotto la stessa e fondamentale domanda: come rovesciare il capitalismo, come far saltare i dispositivi della sua assiomatica. E propongono, per questo, una sola e invariabile strategia: il divenire rivoluzionario di tutti. Ma la tattica che concepiscono è ogni volta diversa. Si tratta di determinare, in ogni congiuntura, un agente centrale del processo rivoluzionario: i proletari nella lotta di classe, in L’anti-Edipo (1972); le minoranze nella loro lotta contro gli assiomi, in Mille piani (1980), e “l’uomo” (il cittadino prima degli emarginati) nella filosofia politica, in Che cos’è la filosofia? (1991). Contrariamente alle derive estetiste di molte letture dell’opera di Deleuze e Guattari e in aperta polemica con le teorie “realistiche” che oggi sostengono che non ci sia nulla oltre a ciò che offre il capitale, Jun Fujita Hirose prova a leggere questo trittico di filosofica politica come modo per aggiornare la domanda sulla rivoluzione. E lo fa in un momento preciso: quello della crisi del Covid-19. Un vero momento di distruzione creativa, dice, in cui si sta instaurando un nuovo regime di accumulazione del capitale, sotto l’egemonia tecnologica e finanziaria cinese e con i metalli rari come materiale paradigmatico. Quale tattica corrisponde a questa nuova congiuntura? Prefazione di Diego Sztulwark.