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Salerno

Breviario Grimani. Venezia, Biblioteca Nazionale Marciana, ms. Lat. I 99 = 2138. Commentario all'edizione in facsimile

Libro: Libro rilegato

editore: Salerno

anno edizione: 2017

pagine: 240

Noto in tutto il mondo per fama, il Breviario Grimani è un capolavoro dell’arte universale di fatto (quasi) sconosciuto, sottratto com’è – necessariamente, per ragioni di conservazione – a una frequentazione diretta e visionato fino a qualche anno fa soltanto attraverso riproduzioni parziali e insoddisfacenti. Di qui la necessità di una riproduzione in facsimile, che – realizzata al più alto livello di qualità – ha permesso l’autentica “scoperta” di un documento d’arte che supera ogni possibilità di immaginazione. La realizzazione del facsimile non è però un evento fine a se stesso. Esso offre l’opportunità di uno studio approfondito sul manufatto, idoneo a illuminarne i molti aspetti ancora (almeno in parte) misteriosi: dalle condizioni della committenza alla definizione del progetto compositivo, ai tempi e ai modi della sua esecuzione; dalle caratteristiche codicologiche e paleografiche a quelle della decorazione, dall’indagine sugli artisti che ne hanno curato il ricco corredo iconografico ai modelli, diretti e indiretti, immediati e remoti, ai messaggi che esso trasmette, ai suoi eventuali influssi sull’arte contemporanea. Indagini complesse che richiedono tempi lunghi e il coinvolgimento di specifiche competenze per consentire l’acquisizione di risultati certi, all’altezza delle aspettative. Di qui il lungo intervallo di tempo intercorso tra la pubblicazione del facsimile (alla fine del 2009) – con il corredo, allora, di una Nota di Commentario premessa della casa editrice idonea a offrire soltanto poche informazioni essenziali e l’uscita di questo Commentario, che reca la firma illustre di Eberhard König, coadiuvato da Joris Corin Heyder, che insieme portano l’atteso contributo alla migliore illustrazione di questo strepitoso prodotto dell’arte libraria europea rinascimentale.
85,00 80,75

Teatro: Andria-Mandragola-Clizia

Niccolò Machiavelli

Libro: Libro rilegato

editore: Salerno

anno edizione: 2017

pagine: 476

Può apparire paradossale che il fondatore della politica moderna, il commentatore di Livio, il teorico dell'arte militare, lo storico di Firenze, sia al contempo l'autore della Mandragola, capolavoro indiscusso della commedia italiana del Cinquecento. E che quello stesso autore scriva poi con la Clizia una seconda commedia che rappresenta sotto parvenza di moralità una vicenda che sfiora tabù che solo il dramma borghese di fine Ottocento avrebbe riaffrontato. Il fatto è che la vicenda umana di Machiavelli è già di per sé un insieme indistinguibile di comico e tragico: ma è anche la cultura di cui egli si nutre a indirizzarne l'arte verso questi esiti in apparenza contraddittori, peraltro ben documentati anche dagli Scritti in poesia e in prosa raccolti nel secondo volume di questa sezione. Machiavelli è un umanista che dialoga coi classici non solo nell'interpretare la politica e la storia, ma anche nel rappresentare da commediografo la vita quotidiana. L'autore del Principe impara l'arte della commedia traducendo in età giovanile l'Andria di Terenzio, i cui schemi drammaturgici diventeranno la griglia che gli consentirà nelle due commedie originali di mettere in evidenza gli aspetti più paradossali della realtà, sostenuto da un'attenzione vivissima al gioco delle passioni e da un temperamento beffardo disposto a dissacrare qualsiasi valore. Ma per questo la cultura classica non era più sufficiente: erano anche necessarie radici profonde nella grande cultura volgare fiorentina tre-quattrocentesca, che da Boccaccio in poi aveva rappresentato senza moralismi il divertimento della vita in tutte le sue manifestazioni. Le commedie di Machiavelli sono presentate in questo volume in nuove edizioni critiche, con un commento che evidenzia tutti i fili che saldano la scrittura teatrale a quella delle altre opere storiche e politiche del Segretario, oltre che alle lettere e alle legazioni. Sono anche evidenziate le filigrane del testo che rimandano agli scrittori dai quali Machiavelli traeva ispirazione: soprattutto Plauto, Terenzio, Lucrezio, Ovidio, Giovenale tra gli autori latini; Boccaccio, Burchiello, Pulci, Lorenzo de' Medici, Poliziano tra i volgari. L'indagine storico-critica preliminare all'edizione ha inoltre portato alla luce elementi che consentono di aggiornare la cronologia delle commedie di Machiavelli, col riconoscimento nell"Andria di un lavoro giovanile precedente l'entrata dello scrittore nella Cancelleria fiorentina e con l'anticipazione della Mandragola dal l5l8-'20 al 1514-'l5, dunque a ridosso della composizione del Principe. L'accostamento cronologico del capolavoro teatrale agli anni dei Discorsi e del Principe configura il periodo aureo dell'arte di Machiavelli. Nelle opere degli anni '20 lo scrittore esprimerà l'originalità del suo pensiero sempre a partire da testi altrui, cosa che, oltre che nella Vita di Castruccio Castracani, nelle Istorie fiorentine e forse nel Discorso intorno alla nostra lingua, accadrà anche nella Clizia.
46,00 43,70

Storia d'Europa e del Mediterraneo. Dal Medioevo all'età della globalizzazione. Volume Vol. 14

Libro: Libro rilegato

editore: Salerno

anno edizione: 2017

pagine: 652

L'esigenza di capire chi siamo e da dove veniamo è particolarmente sentita in questo inizio di millennio, mentre i confini nazionali dei paesi europei si dissolvono sotto l'impulso della globalizzazione economica e dell'unificazione politica, e una spinta migratoria irresistibile provoca un rimescolamento senza precedenti di popoli e culture. In questo contesto la storia ha riacquistato un ruolo centrale nel dibattito politico, culturale ed etico: è diffusa la sensazione che in un passato condiviso si possa trovare la risposta al nostro bisogno di identità. Ma per evitare manipolazioni è indispensabile una riflessione critica sulla storia, che utilizzi gli strumenti d'interpretazione più aggiornati: scopriremo allora che le nozioni oggi in causa, di Europa o di civiltà occidentale, di mondo cristiano o di Islam, non corrispondono a identità fisse e immutabili, ma che il loro volto attuale si è formato nel corso dei millenni, in un gioco incessante di condizionamenti reciproci. Il titolo stesso della Storia d'Europa e del Mediterraneo contiene una risposta all'interrogativo cruciale: che cos'è l'Europa? I quindici volumi di quest'opera rintracciano l'intero sviluppo della civiltà europea, nella convinzione che questa vicenda millenaria possa essere compresa soltanto nel quadro più ampio del bacino mediterraneo, col suo intreccio senza eguali di culture e di fedi diverse. Le sei sezioni in cui si articola l'opera coprono l'intero percorso della nostra storia, dall'apparire dell'uomo preistorico alla diffusione della civiltà greca, dal trionfo dell'ecumene romana al crogiolo medioevale, dall'Età moderna fino all'era della globalizzazione. Nonostante la vastità del percorso e la diversità delle metodologie, unifica la Storia d'Europa e del Mediterraneo il proposito di cogliere la complessità, ma anche l'unità di fondo, della vicenda umana che si è sviluppata sull'arco dei millenni nel bacino mediterraneo e nel suo entroterra continentale: cosi piccolo se commisurato alla vastità del globo, eppure cosi decisivo, nel bene e nel male, per il destino dell'umanità.
140,00 133,00

Spositione a XXIX canti dell'«Inferno»

Lodovico Castelvetro

Libro: Libro rilegato

editore: Salerno

anno edizione: 2017

pagine: 536

Assai distante dalla tradizionale prassi esegetica e soprattutto dalle diverse declinazioni dell'approccio landiniano realizzate nei XVI secolo, la Spositione di Lodovico Castelvetro da Modena (1505-1571) assume una fisionomia particolare riconducibile allo statuto intellettuale del suo autore. Filologo, grammatico, ma soprattutto critico severo alieno da ogni dogmatismo, Castelvetro matura un interesse per Dante contestuale al vaglio delle due massime autorità del Cinquecento, Pietro Bembo e Aristotele. Risolta nella Ragione (1559) e nella Giunta (1563) la questione della lingua della Commedia senza mettere in discussione l'appartenenza di Dante al canone volgare, al Modenese non resta che valutare il poema alla luce del vasto repertorio di norme desunte dal commento alla Poetica di Aristotele concluso nel 1567 a Lione, la terra che lo accoglie esule dopo la condanna per eresia. Ultimata proprio a Lione, e qui andata perduta nell'infuriare delle lotte tra cattolici e ugonotti (1567), la Spositione viene riscritta a Vienna tra il 1569 e il 1570 da un Castelvetro che, debilitato nel fisico e ormai prossimo alla morte, ne arresta la stesura al ventinovesimo canto agl'Inferno. Ma non è neppure da escludere che alla base dell'interruzione vi fosse l'urgenza di replicare all'Hercolano di Benedetto Varchi, a chiudere la storica polemica con l'acerrimo rivale Annibal Caro. Il metro di giudizio castelvetrino è la conformità delle terzine all'aristotelica verosimiglianza, intesa sia come coerenza interna della favola sia come suo adeguamento alle coordinate culturali e linguistiche del lettore. Il profondo scollamento con la cultura medievale che ne deriva, evidente nella riduzione della visio dantesca a mera questione di poetica, è desumibile dallo stesso repertorio di fonti con cui Castelvetro conduce la sua esegesi: si tratta di una variegata scelta di testi greci, latini e volgari con cui egli valuta la conformità del dettato tanto a ciò che è noto per tradizione - ad esempio la rappresentazione dei mostri infernali - quanto alle soluzioni lessicali, giudicate valide solo se garantiscono al lettore la comprensibilità del messaggio. L'edizione, condotta sul ms. autografo Deposito Collegio di San Carlo, F 2 1, della Biblioteca Estense Universitaria di Modena, sostituisce la princeps pubblicata alla fine dell'Ottocento per le cure di Giovanni Franciosi (Modena, Soliani, 1886). Il testo è accompagnato al piede da un apparato diviso in due fasce, una ecdotica e una esegetica, quest'ultima con segnalazione delle fonti, il cui indiscusso interesse ha indotto alla stesura di uno specifico. Indice in chiusura di volume.
62,00 58,90

Letture machiavelliane

Paul Larivaille

Libro: Libro in brossura

editore: Salerno

anno edizione: 2017

pagine: 400

Al culmine di un lungo percorso di studi machiavelliani, Paul Larivaille ha voluto raccogliere in questo volume dieci saggi tra i numerosi da lui dedicati al Segretario fiorentino. I primi due riguardano l'esperienza politica di Machiavelli, ante res perditas, quando egli ricopriva la carica di Segretario della Seconda Cancelleria della Repubblica fiorentina. Grazie all'apporto decisivo dei vari volumi delle Legazioni. Commissarie. Scritti di governo, Larivaille ricostruisce la maturazione politica di colui che divenne il fidato «mannerino» del gonfaloniere Piero Soderini. Con il ritorno dei Medici a Firenze e l'approdo dell'ormai ex-Segretario alla fase post res perditas della sua esistenza, si penetra nella zona da tempo meglio documentata e insieme più accanitamente dibattuta del pensiero politico e storico di Machiavelli. I saggi inerenti la seconda fase della sua vita riguardano perlopiù delle questioni tuttora in discussione: relative ai tempi di composizione del Principe, la crisi del principato civile, i destinatari delle opere politiche, le relazioni con i Medici e gli altn "potentati" dell'epoca. Dopo la scommessa repubblicana persa del Discursus florentinarum rerum post mortem iuniorìs Laurentii Medices, Niccolò s'impegnò a fondo nel lavoro per il quale era stato nel 1520 assunto dagli ufficiali dello Studio: la stesura delle istorie fiorentine, ultima delle sue grandi opere, in queste pagine fatta oggetto di articolate discussioni, che permettono tra l'altro di misurare la distanza che le separa dal Principe. Chiude la raccolta un saggio inedito, in cui l'autore ha voluto fare il punto, «palinodico, ma non troppo», della propria lunga e appassionata esperienza nel campo degli snidi su Machiavelli.
28,00 26,60

Officiolo. Commentario all'edizione in fac-simile

Francesco da Barberino

Libro: Libro in brossura

editore: Salerno

anno edizione: 2017

pagine: 228

Il manoscritto noto come l'“Officiolo” di Francesco da Barberino, di cui a lungo è stata rimpianta la temuta perdita, fino al fortunoso ritrovamento nella primavera-estate del 2003, non solo ha riportato di attualità un tema di eccezionale interesse – la figura e l'opera di uno straordinario intellettuale toscano vissuto tra il secondo Duecento e il primo Trecento, Francesco da Barberino, recuperate in collegamento con il suo lavoro più celebrato e più suggestivo –, ma ha schiuso orizzonti nuovi nel campo dell'alta cultura dell'Italia mediana, tosco-emiliano-veneta, tra la fine del XIII e gli albori del XIV secolo, focalizzata sui nomi illustri di Giotto per l'arte figurativa, di Dante sul piano linguistico e letterario (con tutto ciò che si muove intorno a loro). L'“Officiolo” di Francesco si distingue come il più antico "libro d'ore" italiano conosciuto a quella altezza cronologica (1304-1309): il primo libro di preghiere, costruito «nell'uso di Roma», cui viene aggiunto in fine un originale trattato allegorico sulla Speranza (ai ff. 165r-172v), che dà una connotazione del tutto inusuale a tale tipo di compilazioni. Si aggiunga che, nella prospettiva dell'alta cultura linguistica e letteraria italiana in formazione, mentre si va plasmando la nuova lingua volgare e Dante, operando la sua ardita, geniale opzione per il toscano contro il latino, fonda la letteratura italiana con quella che resterà la più complessa e fascinosa opera letteraria di tutti i tempi, la Commedia (poi la Divina Commedia); Francesco – già noto come il primo che ne abbia lasciato menzione (ante 1314), forse il primo che ne abbia avuto conoscenza diretta, almeno dell'“Inferno”, quando ancora il poema era in corso di scrittura – si scopre ora autore di quell’“Officiolo” che si segnala come il probabile primo documento della suggestione esercitata dagli scenari infernali di Dante sull'immaginario dei suoi lettori contemporanei e postumi. Al tempo stesso, mentre nelle aree più avanzate dell'Italia mediana e settentrionale (ma non solo di queste) si sviluppa una vivace dialettica tra l'arte figurativa e la scrittura, mentre Giotto va elaborando nuove forme espressive che porteranno a un rivoluzionario rinnovamento della pittura italiana sullo scorcio del Medioevo, l'“Officiolo” di Francesco da Barberino offre la prima attestazione del fascino esercitato da Giotto, soprattutto l'affrescatore della Cappella degli Scrovegni, sull'arte pittorica contemporanea impiegata a illustrazione del discorso verbale. La riproduzione in facsimile dell'“Officialo”, fedele all'originale, offre una preziosa documentazione, aperta alla fruizione del grande pubblico, della più spettacolare invenzione iconografica nell'arte della miniatura italiana fra Due e Trecento: il capolavoro, imprevedibile nella sua magnificenza, di uno straordinario intellettuale dell'autunno del medioevo. Questo “Commentario”, affidato alle cure di studiosi tra i più esperti nei diversi settori di indagine, tenta di operare una prima focalizzazione storica del manoscritto, ormai definito come l'“Officiolo” di Francesco da Barberino, e dei suoi possibili o probabili rapporti con la più alta cultura letteraria e figurativa contemporanea.
70,00 66,50

Il trecentonovelle

Franco Sacchetti

Libro: Libro rilegato

editore: Salerno

anno edizione: 2017

pagine: 1000

“Il Trecentonovelle” di Franco Sacchetti ci è pervenuto con tutte le stigmate - perfino enfatizzate, nel suo caso - dell' opera "minore": raccolta novellistica stesa al morire del secolo di Boccaccio, non ha potuto sfuggire alla triste fortuna degli epigoni, per cui tutte le qualità positive nascono dall'imitazione o dall' emulazione e tutte le diversità dal caposcuola riconosciuto - e riconosciuto, subito, dallo stesso Sacchetti - sono i segnali dell'inarrivabilità di quel grande, le prove provate della modestia, dell' angustia, del provincialismo velleitario del seguace. Oltre alle normali peripezie di un destino classificatorio e gerarchico che ha per secoli imperversato sulla nostra e sull' altrui letteratura, ha nuociuto a Sacchetti la morte precoce, forse di peste, per cui l' opera ultima di una carriera letteraria ricca di prove e di vicende gli è, praticamente, rimasta sul tavolo da lavoro, a S. Miniato al Tedesco.” (Dall'Introduzione)
90,00 85,50

Canzoniere, Trionfi. Commentario all'edizione in fac-simile

Francesco Petrarca

Libro: Libro in brossura

editore: Salerno

anno edizione: 2017

pagine: 237

Nel 1470 vide la luce a Venezia, per i tipi di Vindelino da Spira, la prima stampa delle poesie volgari di Francesco Petrarca: i “Rerum vulgarium fragmenta” e i “Triumphi”. Fu un evento, garantito dal fatto che precedette persino la Commedia di Dante, la cui prima stampa uscirà solo nel 1472 (tre nel medesimo anno; ma ben dodici furono le stampe del Petrarca tra il 1470 e il 1478). Un esemplare di questo prezioso (e oggi rarissimo) incunabolo fini nelle mani di Antonio Grifo, letterato veneziano, rimatore egli stesso e appassionato lettore di Petrarca (e di Dante), che si applicò in una singolare opera di "commento" dei testi petrarcheschi, costituita da fitte postille manoscritte ai versi e da un ampio apparato illustrativo che, nella tradizione trecentesca dei codici miniati, cercava di dare un'interpretazione figurativa del testo poetico. Il Canzoniere queriniano risulta infatti l'unico testimone della produzione poetica volgare di Petrarca in cui ogni componimento appaia corredato di sue proprie illustrazioni, tanto più suggestive in quanto opere di un miniatore evidentemente lontano dalle forme stereotipate della tradizione di scuola, originalissimo nella rappresentazione figurativa del messaggio poetico petrarchesco. Grazie alla puntuale esegesi, "critica" e figurativa, del Grifo, questo esemplare è diventato un sontuoso "manoscritto" cartaceo, in cui il dettato petrarchesco impresso tipograficamente viene corredato di un grandioso apparato di chiose manoscritte e di rappresentazioni figurative che occupano ogni spazio bianco della pagina, in una ricchissima decorazione pressoché continua dalla prima all'ultima facciata. L'opera - mirabile documento della fortuna di Petrarca nel Rinascimento - fu commissionata da (o venne destinata, in dono, a) una illustre nobildonna, cui si allude nella dedica come « Vostra Alteza », rimasta però ignota. Come ignoto è rimasto il destino successivo del manufatto, che compare agli inizi del Settecento, forse in possesso della famiglia bresciana Gagliardi, dalla quale sarebbe stato poi trasferito alla Biblioteca Queriniana, dove tuttora si trova. Questo straordinario incunabolo è stato ora riprodotto in facsimile, onde consentirne una più ampia circolazione.. Nel presente Commentario il lettore troverà tutte le informazioni necessarie per l'opportuno approfondimento critico-iconografico del prezioso lavoro compiuto da Antonio Grifo.
98,00 93,10

Storia della letteratura italiana. Volume Vol. 2

Libro: Libro rilegato

editore: Salerno

anno edizione: 2017

pagine: 1092

In un'epoca di profonde e rapide trasformazioni come la nostra, che ogni cosa discute e sottopone ad attente e impietose verifiche, anche la critica e la storiografia letteraria e culturale non potevano sottrarsi a un'esigenza di revisione e di rinnovamento, talora spinta fino all'eccesso: cosi, perfino il concetto di "storia della letteratura" è stato revocato in dubbio, senza per altro che venisse sostituito da alcun valido surrogato. In realtà, non si tratta tanto di abolire tale concetto -che resta comunque il diagramma lungo il quale si sviluppa la ricerca sulla produzione, la circolazione, la ricezione e l'attualizzazione del testo -, quanto di investirlo di nuove e più moderne significazioni. È quanto intende proporre questa Storia della letteratura italiana : strutturata in modo "tradizionale", essa vuole distinguersi da altre esistenti per la diversa articolazione interna della materia e per il più ampio orizzonte entro il quale i fatti letterari vengono indagati e ricostruiti. La storia letteraria viene ripercorsa sullo sfondo e nelle necessarie connessioni con la storia della lingua, dell'arte, della musica, del pensiero e in generale la storia della cultura, considerata anche nei suoi rapporti di scambio con le altre culture europee (e, quando sia il caso, extra-europee), nonché con la storia dei fatti e delle istituzioni politiche, alla quale le vicende culturali sono sempre legate e dalla quale sono spesso orientate e condizionate. Una specifica attenzione è riservata ai modi della tradizione e della ricezione dei testi e ai connotati regionali della letteratura italiana, recuperando se e quando possibile aspetti e momenti della cultura popolare accanto a quelli della tradizione aulica. Ne risulta non una "semplice" storia della letteratura, ma una vera e propria storia della civiltà italiana, dal le Origini ai giorni nostri, che si propone quale punto di riferimento imprescindibile per gli studi di italianisti-ca dei prossimi anni. Ulteriore elemento di novità e di forte interesse è rappresentato dalla cospicua "appendice", in ben 5 volumi (che, sommati ai 9 di storia letteraria propriamente intesa, portano l'opera a distendersi per un totale di 14 volumi complessivi). Obiettivo di questa "sezione" è l'approfondimento, a necessaria integrazione del quadro generale, di aspetti solitamente trascurati o del tutto ignorati, e invece essenziali in una storia letteraria quale oggi può e deve intendersi. Il primo ricostruisce la tradizione del testo delle opere maggiori dei principali autori della letteratura italiana; il secondo delinea un profilo dello sviluppo storico della critica letteraria in Italia, da Dante agli indirizzi più recenti; il terzo presenta un inedito quadro della circolazione e della ricezione dei testi della letteratura e dell'immagine della cultura italiana fuori d'Italia; il quarto offre tutta una serie di preziose informazioni storiche e indicazioni per la ricerca: i « fondi » più importanti delle principali biblioteche e dei principali archivi italiani (e stranieri, contenenti cose italiane), un profilo delle maggiori istituzioni culturali in Italia, una precisa illustrazione dei più comuni e fondamentali strumenti di indagine, repertori, ecc. Un quinto e ultimo volume, infine, contiene un'esauriente Bibliografia della letteratura italiana e un vasto apparato di Ìndici e repertori. Il disegno storico è completato e integrato dal ricco corredo iconografico dell'opera: centinaia di tavole fuori testo, a colori e in bianco/nero, scelte con specifica funzione di documentazione del discorso critico, in primo luogo, ma anche, e non secondariamente, di illustrazione della civiltà letteraria, della cultura artistica e musicale, ecc.
125,00 118,75

Per Mario Martelli. Fascicolo speciale di «Filologia e Critica»

Libro: Libro in brossura

editore: Salerno

anno edizione: 2016

pagine: 320

Compiendosi l'ottavo quinquennio di attività, e dunque i quarant'anni dalla fondazione (1976-2015), «Filologia e Critica» dedica il suo fascicolo "speciale", com'è prassi consolidata, a una figura di particolare rilievo nel panorama degli studi di Italianistica. Questa volta viene ricordato Mario Martelli (1925-2007), che della rivista fu collaboratore fine e intelligente fin dalla prima annata, dove pubblicò un importante saggio leopardiano, mentre la sua "Giarda" fiorentina, in cui discuteva dell'attribuzione a Niccolò Machiavelli del "Dialogo della lingua", inaugurò nel 1978 la nuova serie dei «Quaderni di "Filologia e Critica"». La partecipazione di Martelli alle attività scientifiche di «Filologia e Critica» fu ampia fin dall'inizio: non per nulla fu tra i protagonisti dei due grandi convegni da questa organizzati, nel 1984 su La critica del testo e nel 1988 su La novella italiana. Dall'esperienza di questi due convegni nacque il progetto di fondazione del Centro Pio Rajna, che trovò subito in Martelli un attento e partecipe sodale; con lui venne messo a punto il disegno della «Edizione Nazionale delle Opere di Niccolò Machiavelli », di cui fu magna pars, sostenendone e orientandone negli anni il cammino spesso accidentato, reso arduo da questioni scientifiche e non. Proprio in questo ambito egli pubblicò nel 2006 la fondamentale edizione del "Principe" (preceduta dall'importante Saggio sul "Principe", 1999), che giunse a coronamento della sua lunga e feconda attività scientifica. Impossibile ricordare qui nei particolari la sua amplissima produzione, forte di innumerevoli saggi e edizioni di testi; basti dire che essa si dispiegò sull'intero arco storico della letteratura italiana, pur mostrando una spiccata predilezione per il Quattrocento.
57,00 54,15

Dante fra il settecentocinquantenario della nascita (2015) e il settecentenario della morte (2021)

Libro: Prodotto composito per la vendita al dettaglio

editore: Salerno

anno edizione: 2016

pagine: 880

Questo volume non è soltanto una testimonianza memoriale, ma un contributo prezioso ad una puntualizzazione dello stato attuale degli studi danteschi e di quanto è stato fatto e si sta facendo per il loro progresso.
78,00 74,10

Nuova edizione commentata delle opere di Dante. Volume Vol. 7/3

Dante Alighieri

Libro: Libro rilegato

editore: Salerno

anno edizione: 2016

pagine: XCIII-908

Questa "Nuova edizione commentata delle opere di Dante" è stata concepita come massimo omaggio a Dante nel Settimo Centenario della morte: 1321-2021. A distanza di cento anni dalla "Edizione del centenario" de "Le opere di Dante", il volume che nel 1921, in occasione del Sesto Centenario della morte, offrì ai lettori di tutto il mondo quello che è rimasto fino ad oggi il testo di riferimento dell'opera dantesca, frutto del lavoro pluriennale di un'equipe di insigni studiosi coordinati da Michele Barbi, sono sembrati maturi i tempi per un decisivo passo avanti: non solo un nuovo testo di tutte le opere, riveduto e aggiornato ai progressi più significativi della filologia internazionale, ma finalmente un commento di grande respiro, integrato ove occorra da appendici di documenti utili a meglio illustrare il discorso storico e critico, in grado di scavare a fondo nel dettato dantesco e cogliere tutte le valenze comunicative di un messaggio estremamente complesso, talvolta studiatamente criptico, ancora in parte da scoprire e capace di suscitare emozioni forti anche nei lettori di sette secoli più tardi.
59,00 56,05

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