Einaudi: Saggi
La nave di Palmira. Quando i mondi antichi si incontrano
Maurice Sartre
Libro: Libro rilegato
editore: Einaudi
anno edizione: 2022
pagine: 240
Fin dove si spinsero i più avventurosi Fenici, Egiziani, Greci e Romani? Si avventurarono già in giro per l'Africa? Cosa sapevano alla fine dell'antichità del resto del mondo abitato? Dove arrivarono gli Indiani e i Cinesi? Queste domande sono essenziali per conoscere la portata e l'intensità dei rapporti tra le grandi civiltà. Fin dall'antichità, Europa, Africa e Asia furono in contatto. Non dobbiamo aspettare Marco Polo o le grandi scoperte del Cinquecento per vedere uomini e donne che si muovono e si scambiano merci e conoscenze a enorme distanza. Dall'Islanda al Vietnam, dalle coste dell'Africa alle steppe della Mongolia, sospinti dal vento monsonico come la barca del ricco capitano di Palmira Honainu in viaggio verso l'India o al ritmo lento delle carovane che attraversavano il bacino del Tarim, marinai, mercanti e ambasciatori viaggiarono e raccontarono di paesi lontani. Percorrendo le pagine di questo sorprendente saggio, scopriamo ciò che i Greci sanno e ricevono dall'India, quello che i Cinesi conoscono di Roma, quanto l'India prende in prestito dall'arte e dal pensiero greco, senza trascurare le spedizioni dirette al Nord Europa o verso l'Africa subsahariana; e Indiani dispersi sulle coste danesi, greci trascinati via dai venti a Zanzibar o a Ceylon, mentre un ambasciatore cinese esita ad avventurarsi nel Golfo Persico. A partire da testi, resti archeologici e iscrizioni, Maurice Sartre racconta i primi incontri di tre continenti, svelandoci la nascita di un mondo unico.
Operazione Buon Governo. Un laboratorio di comunicazione politica nell'Italia del Trecento
Gabriella Piccinni
Libro: Libro rilegato
editore: Einaudi
anno edizione: 2022
pagine: 336
La rivisitazione storica, politica e culturale del celebre ciclo di affreschi del Buon Governo, dipinto da Ambrogio Lorenzetti nel 1338 nel Palazzo Pubblico di Siena, mutando i linguaggi della comunicazione politica. Il ciclo del Buon Governo, dipinto nel 1338 da Ambrogio Lorenzetti nel palazzo del Comune di Siena, è in assoluto una delle opere piú celebri dell'arte italiana, da sempre oggetto di attenzione da parte di studiosi del pensiero politico, dell'arte, della società, della letteratura, della moda, delle istituzioni, del diritto. Ma quei 36 metri di pittura, intrecciati con i 62 versi di una Canzone che poteva essere cantata e ballata, innovarono anche il linguaggio della comunicazione politica. All'analisi di questa innovazione, chiamata qui «Operazione Buon Governo», è dedicato questo libro. Essa prese forma dalla volontà di governare con il consenso una società non pacificata e un'economia in trasformazione, mentre il governo dei mercanti, committente dell'opera, chiedeva la fiducia sul suo programma politico, e le leggi del Comune venivano rinnovate in un imponente testo statutario che si richiamava al diritto romano. Gli affreschi si presentano dunque come il prodotto non solo dell'artista ma anche dell'humus culturale della comunità civica e politica di cui Lorenzetti fu erede e protagonista. Con la sua magnifica inventiva, la sua abilità tecnica e una notevolissima perizia retorica, l'artista seppe rappresentare ogni aspetto della tumultuosa realtà sociale dell'epoca, dove i principî, le virtú e i vizi della politica generavano simbolicamente i loro «civili effetti».
Sempre verdi. Salvare le grandi foreste per salvare il pianeta
John W. Reid, Thomas E. Lovejoy
Libro: Libro rilegato
editore: Einaudi
anno edizione: 2022
pagine: 312
Sulla Terra rimangono cinque grandi foreste: l'Amazzonia, la Taiga russa e la foresta boreale nordamericana, le megaforeste del Congo e della Nuova Guinea. Questi vasti territori boschivi sono ecosistemi unici e ricchissimi, anche dal punto di vista antropologico (vi si parla un quarto delle 7000 lingue viventi del pianeta). Ma soprattutto costituiscono un'indispensabile «spugna» in grado di assorbire, neutralizzandole, le micidiali emissioni di anidride carbonica. La tutela di queste sconfinate aree verdi, delle loro dimensioni e della loro varietà biologica, è nettamente più decisiva, rispetto a tutti i provvedimenti (certo encomiabili e utili, ma non altrettanto efficaci ed economici) che individui e comunità possono mettere in atto per ridurre le emissioni stesse. Insomma, se inquinare è inevitabile, è di vitale importanza che i nostri «polmoni verdi» siano conservati in buona salute. Con questo libro avventuroso e militante, scritto in una prosa che celebra la maestosità di queste antiche foreste insieme alle persone e agli animali che ancora le abitano, l'economista John W. Reid e il celebre biologo Thomas E. Lovejoy ci accompagnano in un emozionante viaggio globale nella biodiversità. Un'opera che interesserà tutti coloro che hanno a cuore e vogliono approfondire il destino climatico e ambientale del nostro pianeta, e della vita stessa.
A cosa serve la matematica? L’irragionevole efficacia di una disciplina
Ian Stewart
Libro: Libro rilegato
editore: Einaudi
anno edizione: 2022
pagine: 312
Molti pensano che la matematica sia una disciplina inutile, ma si sbagliano. Ian Stewart si domanda perché ci sia un divario così ampio tra la percezione prevalente della matematica, magari influenzata dal ricordo dei noiosi calcoli scolastici, e la realtà. E dimostra quanto la matematica sia invece vitale e presente, spesso in modi sorprendenti, dietro le quinte della nostra vita quotidiana. La matematica ci offre nuove e profonde intuizioni sul nostro mondo, permettendoci di compiere imprese significative come l'esplorazione dello spazio o la messa a punto di un efficiente metodo di donazione degli organi con l'aiuto di un curioso piccolo rompicapo risalente a 300 anni fa. Dalla trigonometria che tiene in orbita un satellite ai numeri primi utilizzati nei sistemi di sicurezza più avanzati del mondo, dai numeri immaginari che permettono la realtà aumentata alla curva di Peano che ottimizza le consegne a domicilio, la matematica non solo è rilevante per le nostre vite, ma è il tessuto stesso della nostra esistenza.
Roma, città della parola
Maurizio Bettini
Libro: Libro rilegato
editore: Einaudi
anno edizione: 2022
pagine: 424
Secondo Plinio il Vecchio, se la 'vitalitas' dell'uomo risiede nelle ginocchia, la memoria risiede «nell'orecchio». Relegare questa affermazione nello sgabuzzino delle curiosità sarebbe un errore. «La memoria dell'orecchio» infatti ha l'immediato potere di svelarci uno dei fattori determinanti nella formazione della cultura romana, la parola parlata. I Romani cioè, e molte altre testimonianze ce lo confermano, sono ancora consapevoli del fatto che i costumi, le norme, i rituali, il ricordo del passato si tramandano (e si ricostruiscono) per via aurale. Come recita un proverbio ghanese «le cose antiche stanno nell'orecchio». A Roma non solo la produzione letteraria, ma anche il diritto, la pratica dello 'ius', viveva di «parola parlata», tanto che ai caratteri dell'alfabeto essa oppose spesso un'abile resistenza. E che dire del destino, concepito non come una «porzione» di vita ('móira'), alla maniera dei Greci, ma come una «parola», 'fatum', pronunziata dall'una o l'altra divinità? Perfino la norma indiscutibile e suprema che regolava il giusto e l'ingiusto, il lecito e l'illecito, ossia il 'fas', traeva origine da questa sfera: 'fas est', celebre e solenne locuzione romana, altro non significava se non «è parola che», proprio come molti secoli dopo si dirà «sta scritto che». Anche a Roma, però, la parola è soprattutto un evento sonoro. Come rivela la meravigliosa tessitura di «armonie foniche» che avvolgeva gli enunciati della produzione poetica, religiosa e giuridica di Roma arcaica: «armonie foniche», così le definì il grande Ferdinand de Saussure, che fu tra i primi ad appassionarsene.
I nostri più vecchi amici. La storia dei primi cani
Pat Shipman
Libro: Libro rilegato
editore: Einaudi
anno edizione: 2022
pagine: 216
«Perché furono i cani i primi e più comuni animali domesticati? Perché furono loro a diventare i nostri compagni di viaggio, di vita, di gioco, che per noi fanno da guardiani, mandriani, protettori, pastori, che ci danno calore e ci sostengono nella caccia? Perché gli umani inventarono – o scoprirono per caso – il processo della domesticazione interagendo con lupi o cani e non con cervi o bovini selvatici o capre? Per rispondere dobbiamo comprendere la natura della caninità e cosa significa domesticare un altro predatore e viverci a stretto contatto. Nei limiti di quanto è possibile desumere dalle testimonianze, tenterò di descrivere come questo processo straordinario si configurò nella vita reale. Comprendere la domesticazione del cane significa spiegare il motivo per cui formiamo legami emotivi così forti con questa specie. Ritengo anzi che il legame emotivo sia stato il primo passo». I cani e gli uomini sono inseparabili da più di 40 000 anni. Una relazione fondamentale per la nostra storia evolutiva come per quella dei nostri amici canidi; ma come e perché ci siamo scelti a vicenda? Fu un caso? Era inevitabile? L'antropologa Pat Shipman rintraccia ogni risposta scavando nel passato dell'umanità. Dalla tundra ghiacciata dell'estremo nord agli infuocati deserti australiani o le umide foreste pluviali dell'Amazzonia, abbiamo sempre domesticato dei canidi, sperimentandone enormi vantaggi. Ma quando iniziammo a domesticare i lupi, non prevedevamo certo la profonda comunicazione e il forte legame di cui oggi godiamo. I lupi, infatti, erano allora temuti e considerati un pericoloso e feroce concorrente nella caccia alle prede. Eppure, questa sorprendente trasformazione riuscì con dei lupi evoluti, e con reciproci benefici. Lungo il percorso, i cani cambiarono fisicamente, nel comportamento ed emotivamente, come del resto è accaduto anche a noi. La collaborazione dei cani ha notevolmente ampliato la gamma delle capacità umane, ci ha modificato diete e habitat, contribuendo alla nostra stessa sopravvivenza. Shipman dimostra che non possiamo comprendere appieno la storia della nostra specie senza riconoscere il ruolo centrale che in essa ha svolto il miglior amico dell'uomo.
Oceano. Una navigazione filosofica
Roberto Casati
Libro: Libro rilegato
editore: Einaudi
anno edizione: 2022
pagine: 216
Dipendiamo dal mare come risorsa per respirare, per nutrirci, e anche per sognare. Il mare fa parte del nostro ambiente pur restando un mondo altro, temibile quanto irresistibilmente suggestivo, un altrove radicale. Ma è proprio questa sua alterità a permetterci di ripensarlo da una prospettiva inedita, per capire in che misura esso ha fatto di noi quello che siamo, indicandoci quello che dovremmo diventare. Questo libro è un viaggio dentro il mare aperto, leggendo queste pagine salpiamo come Ulisse per iniziare un'avventura, siamo un pensiero in movimento. Ci scopriamo accanto all'autore mentre attraversa l'Oceano su una barca a vela in veste di marinaio/filosofo. Perché navigare ci trasforma, asseconda il nostro desiderio di conoscenza e apre le porte della percezione. Veleggiare dentro uno spazio di libertà senza confini che dialoga con il cielo muta radicalmente il nostro rapporto con l'ambiente, con le persone e persino con gli oggetti. La barca diventa una scuola di vita che ci obbliga a pensare ogni cosa da capo per agire in modo nuovo. Dà vita a una forma di conoscenza attiva, costruita dall'azione: una filosofia del mare. Grazie a cartografie stranianti e inversioni di prospettiva, Roberto Casati fa vacillare le nostre opinioni e certezze «terrestri», per introdurci a nuovi valori e responsabilità, suggerendo risposte alle nostre mancanze o colpe verso la natura e il mondo che ci circonda: dal ruolo del plancton al soccorso in mare dei migranti. Perché «sulla spiaggia davanti al mare aperto c'è chi incontra un limite e si ferma, e chi invece scorge una possibilità e si imbarca». «La filosofia e il mare sono legati a doppio filo. Voglio proporre un'ipotesi: non la filosofia in sé, ma la filosofia come si è consolidata e tramandata, nel modo in cui la conosciamo, nasce dal mare, dal confronto esigente con qualcosa che non comprendiamo ma con cui dobbiamo interagire».
I fondamentali. La fisica in dieci parole chiave
Frank Wilczek
Libro: Copertina rigida
editore: Einaudi
anno edizione: 2021
pagine: 264
Con questo saggio il premio Nobel Frank Wilczek offre al lettore un'esplorazione semplice ma profonda della realtà. Il grande fisico ci guida attraverso quei concetti essenziali della scienza contemporanea che ci permettono di comprendere il mondo e il suo funzionamento. Tramite queste pagine, cogliamo la realtà in modo nuovo, più ampio, realistico e sorprendente che mai. Sintetizzando quesiti basilari, dati concreti e ardite speculazioni, Wilczek riflette sugli elementi alla base della nostra conoscenza dell'universo: spazio, tempo, materia, energia, complessità, complementarità. Rivisita la storia della scienza fondamentale, esamina ciò che sappiamo e come lo sappiamo, distingue i fatti reali dalle molteplici finzioni e viaggia verso gli orizzonti della ricerca scientifica futura. Sempre brillante e acuto, questo libro è un magnifico omaggio all'ingegno e all'immaginazione umane, in grado di parlare a chiunque sia attratto dai misteri del mondo.
Plasmare il mondo
Martin Gayford, Antony Gormley
Libro: Copertina rigida
editore: Einaudi
anno edizione: 2021
pagine: 360
La scultura è un'arte universale. È da sempre praticata da tutte le culture del mondo e risale a un lontanissimo passato. Le prime pietre sagomate sopravvissute potrebbero persino precedere l'avvento del linguaggio. L'impulso a dar forma a pietra, argilla, legno e metallo è evidentemente profondo nella nostra psiche e biologia. Ed è il motivo che collega l'interrogativo «cos'è la scultura?» alla domanda più universale su cosa sia l'umanità. La scultura non può essere vista esclusivamente come una ricerca estetica; è legata all'istinto irresistibile dell'uomo a lasciare un segno nel paesaggio, di costruire, realizzare immagini, praticare una religione e sviluppare un pensiero filosofico. Attingendo a esempi da tutto il mondo e di ogni epoca, da migliaia di anni avanti Cristo fino all'oggi, gli autori considerano la scultura come una forma d'arte transnazionale, con un'autonoma e avvincente storia. Analizzano materiali e tecniche, ma anche temi generali come lo spazio, la luce e l'oscurità. Entrambi sono convinti che la scultura sia una forma di pensiero fisico, in grado di alterare il modo in cui le persone si percepiscono. E ci invitano a guardare la scultura, e più in generale il mondo che ci circonda, in un modo completamente diverso.
Pinocchio. Le avventure di un burattino doppiamente commentate e tre volte illustrate
Giorgio Agamben
Libro: Libro in brossura
editore: Einaudi
anno edizione: 2021
pagine: 200
«Nessun libro finisce», ha scritto di Pinocchio Giorgio Manganelli. «I libri non sono lunghi, sono larghi. La pagina non è che una porta ad altra porta, che porta ad altra. Finire un libro significa aprire l'ultima porta, affinché nessuna porta si chiuda piú». È una porta di questo genere, che comunica segretamente col suo libro precedente su Hölderlin, che Agamben apre con questo doppio commento, tre volte illustrato, del libro piú letto e tradotto di tutta la letteratura italiana. E lo fa togliendo decisamente di mezzo e, insieme, riformulando da capo le interpretazioni esoteriche delle avventure del burattino, dalla morte alla rinascita, dalla metamorfosi asinina all'inghiottimento nel ventre della balena. Collodi inventa poeticamente, non applica dottrine massoniche trasmesse da imprevedibili iniziati. È vivendo le sue avventure di burattino, la vendita dell'Abbecedario, l'ingresso nel Gran Teatro, la fuga nel Paese dei balocchi, l'incontro col Gatto e la Volpe, la trasformazione in ciuco e il viaggio nel ventre del Pesce-cane che Pinocchio, come Lucio nel romanzo di Apuleio, è iniziato, ma ciò a cui è iniziato è la sua stessa vita. E il libro che ne risulta non è una fiaba, non è un romanzo, non è ascrivibile ad alcun genere letterario, proprio come il suo protagonista, che non è né un animale né un ragazzo, non è nemmeno un «che», ma solo un «come»: è, nel senso piú stretto della parola, una via di uscita o di fuga, tanto dall'umano quanto dall'inumano – per questo non fa che correre, e quando alla fine si ferma è perduto. «Il naso è l'espressione dell'incorreggibile, picaresca insolenza di Pinocchio, e solo secondariamente della sua altrettanto picaresca furfanteria. In questione, in quel naso che non finisce mai è, piuttosto, qualcosa come una costitutiva indefinizione della natura del burattino, che, come quella degli abitanti del Regno segreto , è "pendula" e in continua rivoluzione. La menzogna è qui per cosí dire fisiologica, legata al carattere indeterminabile, alla vaghezza di un'esistenza che per questo non può che essere indefettibilmente mancata. Il naso senza fine di Pinocchio, che non passa piú dalla porta della camera e che rischia di conficcarsi negli occhi della fata, è la sua verità, che smentisce la falsa antinomia con la quale la fata vorrebbe definirlo: le bugie che hanno le gambe corte e quelle che hanno il naso lungo. La verità non è un assioma fissato una volta per tutte: cresce e diminuisce "a occhiate" insieme alla vita, al punto di diventare sempre piú ingombrante e difficile per chi vi aderisce senza riserve – come il naso di Pinocchio, appunto».
L'eroe virile. Saggio su Joseph Conrad
Alberto Asor Rosa
Libro: Copertina rigida
editore: Einaudi
anno edizione: 2021
pagine: 120
Conrad ha spesso esplorato il mistero e l'ignoto attraverso eroici protagonisti che recitano il loro dramma di estremo esaurimento e di inevitabile e tragica sconfitta. Al centro di "La linea d'ombra", "Cuore di tenebra", "Tifone" troviamo questo tipo di uomini, costretti a misurarsi, durante un'esperienza al limite, con un nemico di volta in volta diverso ma sempre superiore alle loro forze, esposti al pericolo di perdersi dietro al sogno perseguito. Sono eroi dell'Occidente che, lontani dal proprio mondo, si rapportano con la diversità, l'avventura e il rischio, e che attraverso il loro dramma descrivono fino in fondo il destino della nostra civiltà. Da soli, questi tre capolavori sono in grado di restituirci uno sguardo complessivo sul pensiero e sull'opera di Conrad: dalla riflessione sul peccato e sulla (possibile) maturità alla meditazione senile sulla giovinezza e sul disinganno, dalla stupefatta visione del mondo immobile alla contemplazione della violenza senza limiti della natura. Per Asor Rosa, in questi racconti Conrad dà corso sia alle nostre paure sia alla nostra residua, disperata volontà di fronteggiarle. E se l'Occidente celebra in essi la sua conclusiva epopea, l'eroe virile che Conrad vi rappresenta non ha mai smesso di emanare un'invincibile seduzione. «Joseph Conrad parla continuamente di amore (nonostante le apparenze), e ne parla in maniera fortissima e talvolta lancinante. I tre racconti di cui si ragiona in questo libretto, - "La linea d'ombra", "Cuore di tenebra", "Tifone" - potrebbero essere letti inequivocabilmente come racconti d'amore. Ma non si potrebbe dire con altrettanta sicurezza che l'oggetto di questo amore sia sempre la donna (anche se qualche bagliore sullo sfondo, e qualche prudente e indiretto riferimento, lo lascerebbero pensare). Oggetti d'amore più frequentemente, in questi racconti, sono una nave, il mare, il proprio destino o il mondo delle tenebre, che l'uomo stesso produce, per curiosità o per necessità, per poi restarne vittima».
Quale universo? Come la fisica fondamentale ha smarrito la strada
David Lindley
Libro: Copertina morbida
editore: Einaudi
anno edizione: 2021
pagine: 240
La storia delle riflessioni umane sul cosmo, dall'astrologia babilonese alla rivoluzione quantistica: un racconto avvincente sulla nascita della scienza moderna e su come la fisica fondamentale stia regredendo alle sue radici prescientifiche. All'inizio del Seicento, Galileo si liberò dal giogo dell'antica filosofia platonica e aristotelica. Affermando che la comprensione della realtà si sarebbe dovuta basare su ciò che possiamo osservare e non sul pensiero puro, Galileo rivoluzionò drasticamente la nostra visione del mondo naturale. In questo modo inventò quella che è stata chiamata scienza e preparò il terreno a Keplero, Newton ed Einstein. Ma all'inizio del Ventesimo secolo la scienza inizia a cambiare rotta. Quando la fisica quantistica condusse in regni sempre più lontani da ciò che si poteva osservare direttamente, i teorici furono costretti ad affidarsi alle virtù estetiche della matematica per sviluppare la loro concezione della realtà fisica. Per molti fisici, il potere della matematica iniziò a sostituire le intuizioni scientifiche su cui si erano basati i predecessori. Questo processo, però, rese le loro teorie sempre piú resistenti all'esame sperimentale e all'osservazione. Di conseguenza, oggi gran parte della fisica teorica è ancora una volta più simile alla filosofia di Platone che al modello secolare di scienza da cui ha avuto origine. Ma la scienza che ha perso ogni collegamento con i fenomeni misurabili, si chiede David Lindley in questo libro, è ancora scienza? «Immaginare che la fisica potesse rendere conto di ogni singolo dettaglio della costruzione e dei contenuti del nostro universo era senza dubbio esagerato, ma ora la ricerca sembra essere finita all'estremo opposto. Secondo l'ipotesi del multiverso, la risposta a quasi ogni domanda su come o perché il nostro universo ha l'aspetto che ha è che una risposta non esiste. Nel nostro universo le cose hanno questo aspetto, ma in qualche altro universo ne hanno uno diverso. È un bel passo indietro rispetto alle stravaganti speranze di qualche decennio fa. In più, ne deriva una domanda provocatoria: esattamente, che cosa stanno cercando di ottenere oggi gli studiosi di fisica fondamentale? Se le loro teorie non hanno uno specifico potere esplicativo riguardo al nostro universo in particolare, a quale domanda più generale, se ne esiste una, stanno cercando di rispondere? Questo nuovo libro è la mia esplorazione di quella domanda e giunge ad alcune conclusioni che pochi fisici che si occupano di questioni fondamentali o cosmologiche saranno felici di sentire».