Il Mulino: Pubblicazioni dell'Istituto italiano per gli studi storici
Lo spirito e la maschera. La ricezione politica di Fichte in Germania nel tempo della Prima Guerra Mondiale
Elena Alessiato
Libro: Libro in brossura
editore: Il Mulino
anno edizione: 2019
pagine: XVIII-381
Agli inizi del Novecento si registrò in Germania una strepitosa rinascita di interesse intorno al nome e all'opera del filosofo Johann Gottlieb Fichte (1762-1814). Vari fenomeni fecero da sfondo: il senso di crisi dilagante che accompagnò la svolta del secolo, le correnti vitalistiche e le aspirazioni neoidealistiche, le attese di rinnovamento e i bisogni di giustizia sociale, su tutto lo scoppio della Prima Guerra Mondiale. Sorprendente è che, in quel clima surriscaldato, Fichte venne riabilitato tanto in ambito nazional-conservatore, mediante gli slogan della nazione e del popolo tedesco, quanto in ambito socialista-progressista, con gli appelli allo Stato sociale, ai diritti e al lavoro. Il presente studio ricostruisce il fenomeno, in gran parte dimenticato dalla storiografia, della Fichte-Renaissance, ricorrendo a contributi di eminenti personalità filosofiche, ma anche a fonti minori, testimoni secondari, autori dimenticati della pubblicistica del tempo. Ne risulta un affresco di tendenze culturali, intuizioni concettuali, idee e sensibilità politiche che aiuta a fare ulteriormente luce, da un punto di vista inedito, su uno dei periodi più travagliati e fecondi del drammatico Novecento tedesco ed europeo.
I papi e le acque. Bonifiche, peschiere e comunità nelle paludi pontine dal XVI al XVII secolo
Irene Bevilacqua
Libro: Libro in brossura
editore: Il Mulino
anno edizione: 2018
pagine: 566
I tentativi di prosciugare le paludi pontine in età moderna rappresentano una storia di fallimenti. Tra Cinque e Seicento numerosi pontefici provarono a bonificare ampie zone nel territorio compreso tra Sezze e Terracina, senza riuscirvi. Una storia di insuccessi, dunque, ma rivelatrice dell'interesse che il potere pontificio nutrì, per secoli, nei confronti della pianura pontina, e indicativa delle diverse strategie politiche ed economiche che in quei territori furono adottate; ma è anche una storia esemplare delle relazioni amministrative tra centro e periferia in un antico Stato italiano. Gli incolti causavano spesso accesi contrasti tra gli uomini per deciderne le modalità di sfruttamento: la trasformazione dei pantani in campi coltivati avrebbe infatti messo in discussione i tradizionali sistemi di utilizzo comune dell'incolto umido (pesca, caccia, pascolo ed erbatico), essenziali per le precarie economie locali e il sostentamento degli abitanti. Le iniziative pontificie dovettero, quindi, fronteggiare un quadro politico nel quale da un lato il ducato di Sermoneta dei Caetani, dall'altro le comunità non infeudate di Sezze, Piperno e Terracina ostacolarono, per opposte ragioni, il cambiamento dell'assetto territoriale esistente. Fra le pieghe delle vicende di questa vera e propria 'guerra delle acque' emerge con evidenza l'intreccio di fattori umani e naturali che ha segnato il destino ambientale di questo spazio umido.
Il diritto e il rovescio. Giambattista Giovio (1748-1814) un europeo di provincia nel secolo dei Lumi
Alessandra Mita Ferraro
Libro: Libro in brossura
editore: Il Mulino
anno edizione: 2018
pagine: 448
Ultimo discendente illustre della famiglia aristocratica comasca dei Giovio, cui sono legati i nomi di Paolo e Benedetto, Giambattista Giovio (1748-1814), visse in prima persona le trasformazioni profonde avvenute tra Sette e Ottocento. Fu partecipe dei mutamenti, dei contrasti e delle contraddizioni della sua epoca di transizione dall’età dei Lumi a quella napoleonica. Inserito nelle istituzioni cittadine, dedicò per tutta la vita alla politica un impegno costante: competente funzionario austriaco, divenne negli anni il più autorevole rappresentante del patriziato cittadino di cui seppe difendere gli interessi economici in momenti difficili dell’opificio comasco. Instancabile lettore, fu uno sperimentatore letterario e tramite di universi culturali europei raggiungendo fra i contemporanei una notorietà di cui oggi si è persa traccia; stupisce, e merita di essere sottolineata, la fitta rete di relazioni con i più importanti protagonisti del suo tempo: politici, storici, filosofi, letterati, editori, artisti, laici ed ecclesiastici, italiani e stranieri, incontrati di persona o con cui definì una conversazione a distanza in momenti diversi della sua vita. Subì molteplici suggestioni culturali nel corso della propria formazione, iniziata con lo studio dei classici e continuata con quello dei philosophes. Progressista per quanto atteneva alle scoperte scientifiche, alla fiducia nella scienza tesa a migliorare le condizioni degli uomini e nella gestione tutta ‘borghese’ degli affetti familiari, dopo le intemperanze giovanili fu un difensore della Chiesa di Roma e della tradizione culturale italiana che sentiva, come tanti suoi contemporanei, corrosa dalla forza dell’argomentazione dei ‘liberi pensatori’. Il volume, frutto di un’ampia ricerca di fonti e materiali, per la gran parte inediti, sparsi in Italia e all’estero, in archivi privati e pubblici, costituisce la biografia di un personaggio al contempo tipico della sua epoca e singolare nella sua originalità.
Tra capitalismo e amministrazione. Il liberalismo atlantico di Nitti
Michele Cento
Libro: Libro in brossura
editore: Il Mulino
anno edizione: 2017
pagine: 210
Nel 1889, a un secolo esatto dalla presa della Bastiglia, Antonio Labriola dichiara chiusa l'età dell'individualismo, per annunciare l'avvento dell'età della socialità. E questo il presupposto storico e concettuale su cui poggia la "rivoluzione liberale" di Francesco Saverio Nitti. Economista e sociologo, prima di diventare deputato, ministro e presidente del Consiglio, Nitti avvia un processo di rinnovamento del liberalismo, aprendolo all'influenza del socialismo e delle scienze sociali. Contro gli arroccamenti del liberalismo italiano alle prese con le rivendicazioni delle masse popolari e lavoratrici, egli individua nel conflitto sociale tra interessi organizzati la porta d'accesso alla modernità e alla democrazia. In questo senso, Nitti rappresenta la voce italiana di un liberalismo atlantico che riforma se stesso per assorbire e governare le trasformazioni che a cavallo del Novecento accompagnano la diffusione "transoceanica" del capitalismo industriale, della società di massa e dello Stato amministrativo. Il suo pensiero politico non è però destinato a rimanere sulla carta, perché tra età giolittiana e prima guerra mondiale si tramuta in quella che Antonio Gramsci ha definito una "filosofia dell'azione". E in questo passaggio, però, che lo slancio democratico va via via scemando, per lasciare il posto a un'idea di democrazia industriale in cui gli imperativi dell'organizzazione razionale del capitalismo prendono il sopravvento sulle promesse di emancipazione e liberazione della totalità degli individui. In questa fase, cioè, la rivoluzione liberale viene sempre più affidata a un'amministrazione di tipo nuovo, che sfonda il confine tra pubblico e privato, per meglio adattarsi alle esigenze di una società che, dopo la mobilitazione totale della guerra, entra in una crisi di governabilità. Esplodono così le contraddizioni interne a un liberalismo che non è più in grado di coniugare sul piano discorsivo e pratico la promessa di liberazione universale degli individui con le esigenze della disciplina sociale della produzione. In queste contraddizioni si insinuerà il fascismo, che si innesta sul flusso modernizzatore messo in moto da un liberalismo riformato, annichilendo però la pretesa di libertà con cui si era aperta l'età della socialità.
Per Benvenuto da Imola. Le linee ideologiche del commento dantesco
Luca Fiorentini
Libro: Libro in brossura
editore: Il Mulino
anno edizione: 2017
pagine: XVI-626
Un autore «ricco d'aneddoti nel suo commento, ma credulo anche in una sua storia oggi dimenticata». Così Ugo Foscolo definiva Benvenuto Rambaldi da Imola, forse il più celebre tra gli antichi lettori della Commedia di Dante. E non v'è dubbio che sia proprio lo spazio dedicato alla narrazione delle vicende storiche (o leggendarie) dei personaggi danteschi ad aver alimentato, nei secoli, l'interesse per la monumentale opera esegetica di Benvenuto. Custode di storie 'dimenticate' che meritano di essere riscoperte, e interprete eccezionalmente acuto delle tensioni che accompagnarono la ricezione della Commedia alla fine del Trecento, il maestro imolese restituisce anzitutto un pensiero originale sul rapporto che nella poesia di Dante regola verità storica e finzione, 'concetto' e 'immagine'. La rielaborazione delle linee ermeneutiche suggerite dai primi chiosatori s'intreccia, nel suo commento, agli spunti offerti dal dialogo con Boccaccio e Petrarca; chiavi simboliche millenarie aprono finestre inaspettate sulla realtà del basso Medioevo italiano. Allo scioglimento di questi nodi è dedicato il presente volume. Trattando dell'anima umana 'prima e dopo il congedo dal corpo', la Commedia contiene secondo Benvenuto da Imola la matrice di tutte le storie possibili; e tutte le storie possibili - in ciò l'antico lettore concordava senz'altro con il suo poeta - si dispongono secondo un ordine che chiede di essere conosciuto.
Il principe per emblemi. Letteratura e immagini del politico tra Cinquecento e Seicento
Fabrizio Bondi
Libro: Libro in brossura
editore: Il Mulino
anno edizione: 2017
pagine: 408
“Il principe per emblemi” si propone di mostrare come il discorso politico, scaturito in Italia soprattutto dal confronto e dallo scontro con la lezione machiavelliana, sia stato tradotto nel linguaggio degli emblemi e delle imprese. Singolare ibrido tra parola e immagine, questo linguaggio ha dominato l'età manieristico-barocca, piegandosi duttilmente ai più diversi impieghi, tra i quali, appunto, quello di esprimere le prerogative del potere e riflettere su di esso. L'analisi di un vasto repertorio di opere emblematiche, oltre a rivelare un universo verbale e visivo di grande ricchezza, tende qui a costituire una sorta di vocabolario di base dei simboli politici. Il confronto delle differenti declinazioni di tali simboli, varianti nella diacronia e in relazione ai centri culturali e di potere che li hanno prodotti, permette anche di abbozzare uno spettro d'oscillazione dei relativi nuclei concettuali. Il libro, percorrendo un secolo di cultura italiana (dalla metà del Cinquecento a quella del Seicento circa) si sofferma su opere spesso semisconosciute ma tuttavia sempre significative, inserendole nel più vasto contesto storico e culturale che esse contribuiscono, a propria volta, a illuminare in modo parzialmente nuovo. Accanto a figure minori come Fabrizi, Capaccio e Casoni si incontrano così, alle prese con emblemi e politica, anche Bruno, Tasso, Marino e altri inopinati protagonisti. Nel corso dell'indagine si vedrà l'emblematica fuoriuscire via via dal perimetro ristretto della raccolta a tema e penetrare nei più diversi generi letterari, dal trattato alla tragedia, dal romanzo al poema: tutti i generi, insomma, che quell'epoca aveva investito del compito di parlare - tra l'altro - di politica.
«Conjunge et imperabis». Einheit e Freiheit nel pensiero politico di Johann Gustav Droysen
Francesco Guerra
Libro: Libro in brossura
editore: Il Mulino
anno edizione: 2017
pagine: XVI-310
All'interno di questo lavoro si è inteso analizzare il pensiero politico e storico di Johann Gustav Droysen a partire dagli anni di insegnamento all'Università di Kiel (dal 1840), precedenti alla sua partecipazione alla Nationalversammlung di Francoforte (1848-49), di qui all'Università di Jena (dal 1851) - il cui orientamento liberaleggiante fu fondamentale per l'avvio della Geschichte der preussischen Politik - per finire con il periodo di insegnamento all'Università di Berlino (dal 1859), che segnerà la sua lenta e tormentata adesione all'ideale politico bismarckiano. Entro questa cornice, si è cercato di restituire la complessità, come anche le discrepanze, del prussianesimo droyseniano, sempre sintomaticamente sospeso tra monarchismo e liberalismo, e dove un ruolo cospicuo fu svolto dalla declinazione politica della religione luterana. In particolare, il pensiero politico del professore pomerano è stato indagato a partire dai concetti di Einheit e Freiheit, individuando in essi i punti archimedei della sua riflessione e mostrandone, parimenti, le criticità derivanti dall'affermazione dell'unità sulla libertà.
L'Aquila nel regno. I rapporti politici fra città e monarchia nel Mezzogiorno tardomedievale
Pierluigi Terenzi
Libro: Libro in brossura
editore: Il Mulino
anno edizione: 2016
pagine: LXV-728
Fra le città del regno di Napoli, l'Aquila aveva una fisionomia peculiare ma al contempo rappresentativa della dialettica politica fra i centri urbani e la corte. Questo volume affronta il tema dei rapporti città-monarchia, proponendo una lettura articolata e originale del ruolo dell'Aquila nel regno tardo-medievale. La ricerca si sofferma sulle istituzioni cittadine, mostrando il sistema di governo e le pratiche politiche messe in atto dall'élite locale; sulla società urbana, evidenziando le forze protagoniste della scena politica; sul potere personale del conte di Montorio Pietro Lalle Camponeschi, uno dei personaggi più originali della storia aquilana. Alla disamina degli ambiti di carattere "collettivo", in cui si svolgeva il rapporto (fedeltà, fisco, giustizia), si accompagna l'analisi delle modalità effettive della sua realizzazione (rapporti personali interni ed esterni al regno, circolazione del personale politico, conflitti circostanziati), nonché il ruolo che ebbe il territorio cittadino. Questo volume fa emergere l'immagine di una città pienamente integrata nel sistema-regno, capace di sfruttare la sua forza politica per portare ai massimi livelli la negoziazione della propria sudditanza. Negoziazione che, pur nell'asimmetria fra i soggetti che la praticavano, emerge come fattore determinante del rapporto città-monarchia.
La memoria, la vita, i valori. Itinerari crociani
Giuseppe Galasso
Libro: Libro in brossura
editore: Il Mulino
anno edizione: 2015
pagine: XIV-551
Questo volume propone un'ampia selezione di saggi di Giuseppe Galasso su Benedetto Croce. Non si tratta però di una semplice raccolta, ma di un'opera organica, caratterizzata da un'essenziale unitarietà di interventi - alcuni dei quali inediti - prodotti nell'arco di un ventennio circa, che seguono una stessa linea di sviluppo, omogenea ma sempre aperta a nuove e inedite riflessioni. L'autore ripercorre la vita e le idee di Croce, ridisegnando il nesso, sempre operante, fra le dinamiche del pensiero e la figura morale e politica del filosofo, restituito qui all'habitat familiare inteso come passato irrinunciabile e, dunque, come attivo retaggio proiettato nel presente. Tutti i testi sono stati sottoposti a revisione e aggiornamento bibliografico in un dialogo con le opere precedenti di Galasso dedicate al filosofo, nella prospettiva attuale del dibattito sul ruolo di Croce nella cultura italiana del Novecento e oltre. Molti sono i documenti provenienti da archivi italiani ed europei, a cominciare da quello della Fondazione Croce.
Carteggio Croce-Arangio-Ruiz
Libro: Libro in brossura
editore: Il Mulino
anno edizione: 2012
pagine: 170
L'edizione del carteggio fra Benedetto Croce e Vincenzo Arangio-Ruiz, illustre giusromanista, consta di circa sessanta lettere, ed altri documenti. Nonostante una buona parte delle epistole di Croce ad Arangio-Ruiz sia andata, e forse irrimediabilmente, perduta, la pubblicazione presenta comunque aspetti di vero interesse. Essa abbraccia un arco di tempo compreso fra gli anni Venti e la scomparsa del filosofo napoletano: oltre al telegramma di adesione di Arangio-Ruiz al manifesto degli intellettuali antifascisti, molto materiale è inerente alla convulsa stagione della Liberazione e della formazione dei primi governi di unità nazionale. Nel periodo in cui Arangio-Ruiz era a capo del Comitato di Liberazione Napoletano il tema degli scambi si incentrò in particolare sull'abdicazione del re; in seguito, con lo studioso ministro alla Giustizia e quindi all'Istruzione, le questioni riguardarono principalmente l'epurazione universitaria e la ricostituzione dell'Accademia dei Lincei. Emerge con nitidezza, dall'epistolario, uno spaccato della vita intellettuale e politica di allora, nell'ambiente liberale.
Allegoria in versi. Un'idea della poesia dei trovatori
Marco Grimaldi
Libro: Libro in brossura
editore: Il Mulino
anno edizione: 2012
pagine: XII-231
L'allegoria è uno degli aspetti più caratteristici della letteratura medievale. Nella poesia dei trovatori le forme e i procedimenti allegorici vengono tuttavia utilizzati solo raramente. Poiché si ritiene comunemente che il grande canto cortese si fondi sulla soggettività o sull'artificio formale, i trovatori, a parte rare eccezioni, sono parsi costituzionalmente estranei all'allegoria, considerata un elemento proprio di tradizioni poetiche più aperte alla narratività e alla rappresentazione oggettiva. In un confronto continuo con le maggiori letterature medievali, questo studio si concentra in particolare su due forme poetiche (la pastorella e la tenzone), nel tentativo di mostrare come l'utilizzo dei procedimenti allegorici risulti caratteristico di una precisa 'linea' interna alla prima e più importante tradizione lirica romanza. L'allegoria è anche la chiave per offrire un'interpretazione complessiva della poesia dei trovatori. Se infatti le principali tendenze critiche considerano i poeti occitani degli intellettuali in grado di aver accesso alle speculazioni filosofiche e ai modelli stilistici mediolatini o, al contrario, dei semplici artigiani paragonabili ai cantautori moderni, lo studio delle forme allegoriche sembra rivelare dei trovatori egualmente distanti da entrambi i modelli interpretativi.
La ricerca dello storicismo. Studi su Benedetto Croce
Fulvio Tessitore
Libro: Libro in brossura
editore: Il Mulino
anno edizione: 2012
pagine: XII-703
L'autore ci presenta una raccolta di suoi scritti dedicati, nell'arco di più di quarant'anni, al pensiero di Croce. Ne emerge la problematicità di una filosofia, quella del maestro napoletano, che non si è lasciata e non si lascia rinchiudere in una sola etichetta, dialetticamente sospesa com'è, nel suo storicismo, fra idealismo e realismo; non estranea all'uno ed all'altro, ma all'uno e all'altro non riducibile. Un pensiero, quello di Croce, che a tutt'oggi, come ogni classico, mostra riflessi nuovi ad ogni lettura.