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SE: Conoscenza religiosa

Il libro tibetano dei morti

Il libro tibetano dei morti

Libro: Libro in brossura

editore: SE

anno edizione: 2013

pagine: 205

"Per i tibetani la morte è o il cominciamento di una nuova vita, come accade per le creature che la luce della verità non rigenerò e trasse a salvazione, o il definitivo disparire di questa fatua personalità - effimera e vana come il riflesso della luna sull'acqua - nella luce indiscriminata della coscienza cosmica, infinita potenzialità spirituale. Continuare ad esistere in una qualunque forma di esistenza, anche come dio, è dolore: perché esistenza vuol dire divenire, e il divenire è l'ombra dell'essere, un sempre rinnovato corrompimento, un non mai soddisfatto desiderio, una pena che mai si placa. La pace è nel dissolversi inconsapevole in quella luce incolore da cui tutte le cose traggono nascimento e che, senza che ne siamo consapevoli, brilla in noi stessi. Per dirlo con altre parole, quando si muore, sono due le vie che a noi si aprono: o un definitivo spegnimento della creatura singola che è la sorte degli Eletti; oppure la rinascita, che attende chi non seppe comprendere che tutto è sogno. Per la qual cosa, questo trattato dovrebbe essere piuttosto conosciuto, anziché come il libro dei morti, col suo vero nome tibetano, che significa "Libro della salvazione", o traducendo alla lettera: "il libro che conduce alla salvazione dall'esistenza intermedia per il solo sentirlo recitare", perché la sua recitazione evoca nel principio cosciente del morituro o del defunto la verità redentrice." (dall'introduzione di Giuseppe Tucci)
22,00

Timore e tremore (lirica dialettica di Johannes de Silentio)

Timore e tremore (lirica dialettica di Johannes de Silentio)

Søren Kierkegaard

Libro: Libro in brossura

editore: SE

anno edizione: 2013

pagine: 157

"Quale dev'essere il rapporto dell'individuo col reale? E quale il suo rapporto col tempo? Questi i due problemi di Kierkegaard in Timore e tremore. Questi due problemi sono collegati fra di loro, e collegati strettamente alla vita stessa di Kierkegaard. Presi nel loro rapporto con quella vita, con l'individuo ch'egli fu, essi significano: potevo io sposare la mia fidanzata? [...] Dovevo sposarla, quando sentivo in me, accanto ai miei sentimenti religiosi, altri sentimenti dei quali non sempre sono padrone e che mi fanno paura? Dovevo sposarla, finalmente, quando sentivo tanto profondamente che, nel momento stesso in cui sarebbe divenuta mia moglie, essa avrebbe cessato di essere l'ideale fanciulla che io amavo, per prender posto nel reale, mentre il suo ricordo soltanto mi sarebbe stato prezioso, mentre ella mi sarebbe stata preziosa, ma solo nel passato? [...] Kierkegaard considerava Timore e tremore come il suo libro migliore; sarebbe bastato, diceva, per rendere immortale il suo nome. Mai la sua 'dialettica lirica', la sua arte di far sentire sopra di noi i caratteri specifici di quella sfera religiosa, al di sotto della quale egli pretende rimanere, ci hanno commosso tanto profondamente. Né mai (ce lo dice lui stesso) un suo scritto fu legato più intimamente ai suoi più personali conflitti." (Dallo scritto di Jean Wahl)
20,00

La tazza e il bastone. Storie zen narrate dal maestro Taisen Deshimaru

La tazza e il bastone. Storie zen narrate dal maestro Taisen Deshimaru

Taïsen Deshimaru

Libro: Libro in brossura

editore: SE

anno edizione: 2013

pagine: 171

In queste storie Zen, raccolte e narrate dal maestro Taïsen Deshimaru (alcune di esse risalgono a duemilaseicento anni fa), la straordinaria carica di umorismo e la potenza dello spirito fecondo dello Zen trovano una perfetta esemplificazione. Perché, senza dubbio, ciascuna di esse ci apre una porta e racconta un modo di vedere la realtà. La storia e la leggenda qui sfociano in una verità profonda e racchiudono un significato eterno. Dice un proverbio Zen che, quando ci viene indicata la luna, dobbiamo guardare quest'ultima e non il dito che ce la mostra: ecco un buon metodo da seguire anche nella lettura di questo libro.
19,00

Il concetto dell'angoscia

Il concetto dell'angoscia

Søren Kierkegaard

Libro: Libro in brossura

editore: SE

anno edizione: 2013

pagine: 179

"È difficile qualificare con esattezza il metodo seguito da Kierkegaard: la sua dichiarazione di voler fare unicamente un'indagine "psicologica" sulla natura del peccato originale va presa con cautela. La trattazione tocca di volta in volta i vari campi interessati al problema: la teologia dogmatica, la metafisica, la fenomenologia o psicologia in senso proprio. Ma se si deve dichiarare una dominanza, essa va attribuita alla metafisica tenendo presente all'inizio l'origine teologica del problema (il dogma del peccato originale) e gli spunti biblici della sua potente analisi fenomenologica (la tentazione, il demoniaco...) che operano continuamente in ogni punto del trattato. L'angoscia è il presupposto del peccato originale rispetto alla caduta di Adamo ed Eva, come lo è per la caduta nel peccato di ogni loro discendente. Il suo oggetto è il nulla ed è l'avvertenza di questo nulla che rivela all'uomo di essere una sintesi di anima e corpo nello spirito. Se l'angoscia può essere occasione di caduta e di perdizione, può anche e deve essere, con la sua scoperta degli orrori del peccato, una tappa per incamminarsi verso il bene e la salvezza: il più spaventoso e pericoloso di questi orrori è la tentazione del suicidio, ma l'uomo ha in sua mano un punto solido a cui ancorarsi, ed è precisamente la "fede" che mette in fuga ogni angoscia e rende possibile il dispiegamento positivo delle energie dello spirito per accostarsi a Dio". (Dallo scritto di Cornelio Fabro)
21,00

La malattia mortale

La malattia mortale

Søren Kierkegaard

Libro: Libro in brossura

editore: SE

anno edizione: 2012

pagine: 144

"In un bilancio dell'attività letteraria svolta nel 1848, Kierkegaard dichiara che 'La malattia mortale è certamente la cosa più perfetta e più vera ch'io abbia scritta' e la sua pubblicazione, come la scelta dello pseudonimo, gli procurò pene di spirito senza numero. Dalle indicazioni lasciate nelle Carte inedite sappiamo che nel suo primo abbozzo l'opera era stata concepita in forma di una serie di 'Discorsi edificanti' (i Talers Form) e riuscì invece il trattato più teoreticamente teso e organicamente costruito della teologia kierkegaardiana. [...] Si può ben dire che nessuno scritto dà, più di questo, il timbro profondo della sua anima e l'esatta impressione del suo potere di scavare i recessi più impervi dello spirito. Possiamo senz'altro dire che con 'La malattia mortale' si compie una nuova crisi definitiva nell'opera kierkegaardiana, che raggiunge la compiuta forma della sua maturità e positività." (dallo scritto di Camelia Fabro)
19,00

Realismo e simbolismo dei colori nella cosmologia sciita

Realismo e simbolismo dei colori nella cosmologia sciita

Henry Corbin

Libro: Libro in brossura

editore: SE

anno edizione: 2012

pagine: 110

"Il fenomeno del colore è stato affrontato, sotto aspetti diversi, sia dalla filosofia che dalla teosofia islamica. È ormai trascorso qualche anno da quando abbiamo avuto l'occasione di iniziare lo studio dell'argomento prendendo a guida uno dei più grandi maestri della spiritualità iranica, 'Alàoddawleh Semnani (XIV secolo). Siamo stati così condotti nel cuore di una fisiologia dell'organismo sottile, ogni centro del quale è designato come un "profeta del tuo essere" e caratterizzato da un colore, un'aura, la cui percezione visionaria rivela al mistico il suo grado di progresso sulla Via. D'altra parte, nell'Islam esiste una lunga tradizione ermetica le cui testimonianze ci conducono a porci la seguente domanda: come percepivano i colori e i fenomeni cromatici gli alcliimisti, per essere indotti a interpretarli come facevano? Che si tratti di fisiologia sottile o di alchimia, ci troviamo di fronte a una questione essenzialmente fenomenologica: in che cosa consiste per i nostri autori il fenomeno del colore? Come intendere correttamente ciò che ne dicono, allorché la loro interpretazione mira a "salvare il fenomeno", ossia a spiegarlo in accordo con quello che essi ne colgono?".
18,00

Induismo e buddhismo

Induismo e buddhismo

Ananda Kentish Coomaraswamy

Libro: Libro in brossura

editore: SE

anno edizione: 2012

pagine: 120

In "Induismo e buddhismo" Ananda K. Coomaraswamy esamina gli insegnamenti originari e la sostanza della concezione filosofica di queste due grandi religioni, di cui traccia la storia riferendosi ai loro miti, alle loro tradizioni rituali, alle rispettive dottrine e scritture sacre. In tal modo egli intende mostrare come induismo e buddhismo esprimano verità universali "che nessun popolo e nessuna epoca possono rivendicare come esclusivamente proprie". E sebbene Induismo e buddhismo sia suddiviso in due parti, incentrate sull'analisi delle rispettive religioni, Coomaraswamy afferma con forza l'identità dei loro concetti essenziali.
19,00

Esercizio del cristianesimo

Esercizio del cristianesimo

Søren Kierkegaard

Libro: Libro in brossura

editore: SE

anno edizione: 2012

pagine: 288

"L'Esercizio del cristianesimo, come ultima tappa del titanico sforzo di Kierkegaard nella ricerca della "verità che salva", si distacca notevolmente dalle altre opere che l'hanno preceduta e in un certo senso anche preparata. Qui campeggia fin da principio e domina fino in fondo la mite e forte figura di Cristo, intravista nella potente figurazione di Thorvaldsen della Frue Kirke che è sublimata ora, con supremo anelito di consolazione e redenzione, nel nimbo immobile di un'immagine eterna. L'opera, a differenza delle precedenti, ha avuto un'elaborazione faticosa, non scevra di incertezze: eppure, nella sua forma attuale, essa balza fuori come un autentico miracolo per l'armonia e la corrispondenza delle parti, come forse nessun altro dei suoi scritti. La presenza essenziale dell'affanno della esigenza nella prima parte, la soluzione del tormento del dubbio ossia dello scandalo essenziale nella seconda, e la guarigione della crisi in atto del cristianesimo nella cristianità nella terza. Tre crisi, tre invocazioni, tre tappe della speranza cristiana." (Dallo scritto di Cornelio Fabro)
26,00

Il concetto d'amore in Agostino. Saggio di interpretazione filosofica

Il concetto d'amore in Agostino. Saggio di interpretazione filosofica

Hannah Arendt

Libro: Libro in brossura

editore: SE

anno edizione: 2012

pagine: 168

Il libro, pubblicato nel 1929, è lo scritto di Hannah Arendt in cui maggiormente emerge l'inquietudine del rapporto con Heidegger. La trattazione dell'amore in Agostino segna l'abbandono di alcuni dei termini di riferimento del pensiero heideggeriano: l'essere per la morte, il presente come tempo della decisione. Oltre a questo, Hannah Arendt mette qui in campo tutta la ricchezza e la complessità dell'opera di Agostino, pensatore in bilico tra due mondi, quello greco e quello cristiano, impegnato in uno "sforzo tremendo ", di cui sono segno le linee interrotte del suo pensiero, credente per il quale non si trattò di "abbandonare le incertezze della filosofia a favore di una verità rivelata, ma di scoprire le implicazioni filosofiche della sua fede".
19,00

Le due fonti della morale e della religione

Le due fonti della morale e della religione

Henri Bergson

Libro: Libro in brossura

editore: SE

anno edizione: 2012

pagine: 258

Nella prefazione all'opera, Bergson scrive: "Il ricordo del frutto proibito è quello che c'è di più antico nella memoria di ciascuno di noi, come in quella dell'intera umanità. Noi ce ne accorgeremmo, se questo ricordo non fosse ricoperto da altri, ai quali preferiamo riportarci. Gioiosa sarebbe in realtà una vita senza divieti, diffusa nel mondo da un'intuizione mistica; gioiosa anche quella che portasse a una visione dell'aldilà in virtù di un'esperienza scientifica che assumerebbe allora i caratteri di una nuova religione. In mancanza di una riforma morale così completa bisognerà ricorrere a espedienti. Ma una decisione si impone". Con uno scritto di Gilles Deleuze.
26,00

Il libro tibetano dei morti

Il libro tibetano dei morti

Libro: Libro in brossura

editore: SE

anno edizione: 2011

pagine: 205

"Per i tibetani la morte è o il cominciamento di una nuova vita, come accade per le creature che la luce della verità non rigenerò e trasse a salvazione, o il definitivo disparire di questa fatua personalità - effimera e vana come il riflesso della luna sull'acqua - nella luce indiscriminata della coscienza cosmica, infinita potenzialità spirituale. Continuare ad esistere in una qualunque forma di esistenza, anche come dio, è dolore: perché esistenza vuol dire divenire, e il divenire è l'ombra dell'essere, un sempre rinnovato corrompimento, un non mai soddisfatto desiderio, una pena che mai si placa. La pace è nel dissolversi inconsapevole in quella luce incolore da cui tutte le cose traggono nascimento e che, senza che ne siamo consapevoli, brilla in noi stessi. Per dirlo con altre parole, quando si muore, sono due le vie che a noi si aprono: o un definitivo spegnimento della creatura singola che è la sorte degli Eletti; oppure la rinascita, che attende chi non seppe comprendere che tutto è sogno. Per la qual cosa, questo trattato dovrebbe essere piuttosto conosciuto, anziché come il libro dei morti, col suo vero nome tibetano, che significa "Libro della salvazione", o traducendo alla lettera: "il libro che conduce alla salvazione dall'esistenza intermedia per il solo sentirlo recitare", perché la sua recitazione evoca nel principio cosciente del morituro o del defunto la verità redentrice." (dall'introduzione di Giuseppe Tucci)
21,00

Considerazioni sulla conoscenza sacra

Considerazioni sulla conoscenza sacra

Titus Burckhardt

Libro: Libro in brossura

editore: SE

anno edizione: 2011

pagine: 119

"Vi è un rapporto rigoroso tra la natura sovraformale, libera e indeterminata dello Spirito e la sua espressione spontanea - dunque "donata dal Cielo" - in forme necessariamente determinate e immutabili. In virtù della loro origine che è illimitata e inesauribile, le forme sacre, sia pur limitate e "fissate", sono veicoli di influssi spirituali, dunque di virtualità d'infinito, e in questo senso è decisamente improprio parlare di una tradizione di cui esisterebbe soltanto la forma, e il cui spirito si sia ritratto da essa come l'anima che abbia abbandonato un cadavere: la morte di una tradizione inizia sempre con la corruzione delle sue forme essenziali. Secondo tutte le profezie il deposito sacro della Tradizione integrale sussisterà sino alla fine del ciclo; ciò significa che vi sarà sempre in qualche punto una porta aperta. Per gli uomini in grado di superare il piano superficiale e animati da volontà sincera, né la decadenza del mondo che li circonda, né l'appartenenza a un determinato popolo o ambiente costituiscono degli ostacoli assoluti".
18,00

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