SE: Testi e documenti
Poesie. Testo inglese a fronte
John Donne
Libro: Libro in brossura
editore: SE
anno edizione: 2024
pagine: 128
"Se la traduzione sta all’originale come un ritratto sta alla persona in carne e ossa, spero che adesso gli somigli di più. Era stata, più di trent’anni fa, la mia prima traduzione; mi ero innamorata di John Donne prima ancora di poterlo leggere in inglese..." (Dalla Nota di Patrizia Valduga) Con uno scritto di Izaak Walton.
Trattato sull'emendazione dell'intelletto
Baruch Spinoza
Libro: Libro in brossura
editore: SE
anno edizione: 2024
pagine: 240
«Dopo che l’esperienza mi ebbe insegnato» così Spinoza apre il Trattato sull’emendazione dell’intelletto «che tutto ciò che spesso ci si presenta nella vita comune è vano e futile – e vedendo come tutto ciò che temevo direttamente o indirettamente non aveva in sé niente di buono né di cattivo se non in quanto l’animo ne veniva commosso, decisi infine di ricercare se ci fosse qualcosa di veramente buono e capace di comunicarsi e da cui solo, respinti tutti gli altri falsi beni, l’animo potesse venire affetto; meglio ancora, se ci fosse qualcosa tale che, trovatolo ed acquisitolo, potessi godere in eterno di continua e grandissima felicità». I tre scritti che qui presentiamo sono le prime tappe di questa grandiosa ricerca di Spinoza, ispirata dall’«amore per una cosa eterna e infinita che nutre l’animo di sola letizia, priva di ogni tristezza». Due di essi furono editi dallo stesso Spinoza: i Princìpi della filosofia cartesiana vennero infatti pubblicati ad Amsterdam nel 1663, in un volume del quale facevano parte anche i Pensieri metafisici, presentati come appendice dello scritto precedente. Fu questa l’unica pubblicazione che uscì sotto il nome di Spinoza durante la vita dell’autore. L’altra opera edita durante la sua vita, il Trattato teologico-politico (1670), uscirà infatti anonima. Il terzo scritto qui tradotto, il Trattato sull’emendazione dell’intelletto, venne pubblicato per la prima volta tra le Opere postume di Spinoza (Amsterdam 1677) dagli amici dell’autore, insieme con l’Etica, il Trattato politico, alcune lettere e una grammatica ebraica. Il breve, ma importantissimo scritto era rimasto incompiuto. Gli editori, nel presentarlo, invitavano il lettore a scusarne ciò che vi si sarebbe incontrato di non rifinito, di oscuro, di appena abbozzato. Malgrado questo, il Trattato rappresenta una delle vette del pensiero seicentesco.
L'anima e le forme
György Lukács
Libro: Libro in brossura
editore: SE
anno edizione: 2024
pagine: 288
"Quale sia l'importanza di questa raccolta di saggi lo ha chiarito in varie occasioni Lucien Goldmann: per lui il tema maggiore di questi scritti (che solo in apparenza hanno come oggetto Rudolf Kassner, Kierkegaard, Novalis, Storm, George, C.L. Philippe, Beer-Hofmann, Sterne, Ernst) è l'indagine delle 'strutture dinamiche significanti' che Lukàcs chiama 'forme' delle differenti modalità privilegiate nel rapporto tra anima umana e assoluto. [...] Una di quelle forme o 'strutture significative' ha particolare rilievo in quest'opera: quella della 'visione tragica', recuperata attraverso i rapporti tra 'individuo', 'autenticità' e 'morte', nella definitiva irrilevanza e inautenticità della esistenza mondana. Con questa ripresa di temi che furono di Pascal e Kant, il giovane Lukàcs va ben oltre le posizioni che erano allora della filosofia accademica tedesca, anticipando di molto il pensiero di Heidegger e ponendosi tra gli anticipatori del moderno esistenzialismo". (Dallo scritto di Franco Fortini)
Note del guanciale
Sei Shõnagon
Libro: Libro in brossura
editore: SE
anno edizione: 2024
pagine: 336
"Sei Shōnagon scrisse le Note del guanciale alla fine del X secolo: aveva circa trent’anni ed era dama di corte dell’imperatore Sadako. Fu quello il periodo di maggior fulgore per i Fujiwara, l’apogeo dell’epoca Heian, e Sei Shōnagon, protetta dall’imperatrice, poté manifestare il suo genio, gareggiando in talento, intelligenza, sensibilità e cultura con numerose altre argute, belle e sapienti dame, tra cui Izumi Shikibu e Akazome Emon. […] Nei trecentodiciassette capitoli delle Note del guanciale, lunghe descrizioni sulla vita di corte si alternano a rappresentazioni di persone e di luoghi, a rievocazioni di amori appassionati, a celebrazioni della bellezza di eventi e di fenomeni naturali, e tutto viene filtrato dal vaglio dell’eccezionale sensibilità di Sei Shōnagon. Le Note del guanciale iniziano con un capitolo così famoso che le sue prime righe potrebbero essere citate a memoria da ogni giapponese: «L’aurora a primavera: si rischiara il cielo sulle cime delle montagne, sempre più luminoso, e nuvole rosa si accavallano snelle e leggere. D’estate, la notte: naturalmente col chiaro di luna; ma anche quando le tenebre sono profonde». È una pagina perfetta e ancora una volta, rievocandola, mi stupisco della sua concisione. Ciò che più mi affascina è la prodigiosa scelta dei particolari che così vivamente cristallizzano la bellezza del mutare delle stagioni. In questa scelta, in cui lo spirito di Sei Shōnagon isola, nel fluire dell’esistenza umana, un attimo, uno stato d’animo, e poi lo combina con immagini di raffinata sensibilità estetica, consiste l’incomparabile bellezza del mondo di questa donna incomparabile." (Yukio Mishima)
Astrea. L'idea di Impero nel Cinquecento
Frances A. Yates
Libro: Libro in brossura
editore: SE
anno edizione: 2024
pagine: 384
«Nella prima metà del secolo XVI, il Sacro Romano Impero, che era sembrato declinare sempre più rapidamente sino a divenire una questione interna tedesca, riacquista improvvisamente una parte della sua antica importanza. Quello stesso secolo nel quale andava formandosi una nuova Europa di grandi stati costruiti su princìpi di politica realistica e infusi di patriottismo nazionale, vide anche, nella persona dell'imperatore Carlo V, una tarda manifestazione del Monarca, signore potenziale del mondo. I modelli della nuova Europa prendono forma sotto la minaccia, o il miraggio, di una rinascita dell'idea di impero. In Carlo V la ripresa dell'imperialismo non fu che la rinascita di un fantasma [...]; ma proprio come fantasma l'impero di Carlo V fu importante, perché ripropose ancora una volta l'idea di impero, diffondendola in tutta l'Europa con la sua propaganda e il suo simbolismo, e questo in un momento in cui il pensiero politico più avanzato la andava screditando. [...] Pur essendosi dissolto alla sua morte, l'impero di Carlo V riuscì a trasferire il fantasma della "speranza imperiale" alle monarchie nazionali, e in particolare a quelle d'Inghilterra e di Francia».
L'azzurro del cielo
Georges Bataille
Libro: Libro in brossura
editore: SE
anno edizione: 2024
pagine: 176
«Più o meno ognuno di noi è legato ai racconti, ai romanzi, che gli rivelano la molteplice verità della vita. Solo quei racconti, letti a volte come in delirio, lo pongono davanti al destino. Dobbiamo dunque cercare appassionatamente che cosa possa essere un racconto, come orientare lo sforzo attraverso il quale il romanzo si rinnova o, meglio, si perpetua. La preoccupazione delle tecniche nuove, che compensino la sazietà delle forme conosciute, pare dominare qualsiasi riflessione. Ma non riesco a spiegarmi — se vogliamo proprio sapere che cosa un romanzo possa essere — perché non si individui subito e non si sottolinei quella che dovrebbe costituire la base per una vera ricerca. Il racconto che rivela le possibilità della vita non richiama necessariamente, ma può richiamare, un momento di rabbia, senza il quale l'autore resterebbe cieco a quelle possibilità eccessive. Ne sono convinto: solo la prova asfissiante, impossibile, dà all'autore il mezzo per spingere lontano la sua visione, per andare incontro alla attesa del lettore stanco dei limiti angusti imposti dalle convenzioni. Come si può perdere tempo su libri alla cui creazione l'autore non sia stato manifestamente costretto? [...] Ho voluto esprimermi brutalmente. Ma non intendo insinuare che solo un sussulto di rabbia o la prova della sofferenza possa assicurare a un racconto il potere della rivelazione. Ne ho parlato per arrivare a dire che solo un tormento mio personale è all'origine delle mostruose anomalie di "L'azzurro del cielo". Queste anomalie sono la base di "L'azzurro del cielo". Ma ero così lontano dal pensare che tale base potesse bastare a conferirgli una validità, che avevo rinunciato a pubblicare questo libro, scritto nel 1935. Ora, amici toccati a suo tempo dalla lettura del manoscritto m'incoraggiano alla pubblicazione. Alla fine mi sono rimesso al loro giudizio». Con una nota di Guido Neri.
Ore d'ozio
Kenko Yoshida
Libro: Libro in brossura
editore: SE
anno edizione: 2024
pagine: 224
«Quando mi abbandono con calma ai miei pensieri, non posso impedire ch'essi siano dominati dal ricordo nostalgico di mille cose del passato. Mentre tutti dormono, io passo il tempo, nelle lunghe notti, mettendo in ordine le cose che ho a portata di mano; e quando, strappando vecchie carte inutili che non ho alcuna intenzione di conservare, scopro esercitazioni calligrafiche o pitture eseguite per diletto da qualcuno che ora non è più, mi pare di rivivere quei momenti lontani. Persino le lettere di persone ancora in vita, ma che risalgono a molto tempo addietro, m'inducono a pensare alle circostanze e all'anno in cui furono scritte, e ciò mi commuove profondamente. E anche le cose che ho avuto lungamente per le mani, sebbene non abbiano un'anima e siano rimaste per tanto tempo immutate, mi sono care».
I beati
María Zambrano
Libro: Libro in brossura
editore: SE
anno edizione: 2024
pagine: 128
«Come leggiamo nell'introduzione, anche 'Los bienaventurados', 'I beati', l'ultima opera di Maria Zambrano pubblicata prima della sua morte (1991), vuole realizzare una 'conoscenza poetica', ossia un genere di sapere che nasce dalla simbiosi di ragione e passione, lucidità intellettuale e trasporto emotivo. Un sapere, un pensiero, dunque, che potremmo definire 'creaturale', anzi, con la Zambrano, 'viscerale', e il cui organo a un tempo conoscitivo e creativo è una 'ragione poetica' che applica un metodo 'totale', valorizzando l'intuizione e la rivelazione senza rinnegare l'esigenza di chiarezza da cui è da sempre animata la filosofia. Una ragione così intesa, che Maria Zambrano chiama anche 'logos sotterraneo' o 'logos embrionario', alimenta l'opera della pensatrice andalusa sin dai suoi inizi. Le pagine de 'I beati' mostrano molto efficacemente come la ragione poetica trovi il suo veicolo ideale nella messa a fuoco e nell'interpretazione di alcuni simboli fondamentali: la serpe-vita, il ponte-speranza, l'esilio come espressione della perdita di identità necessaria all'acquisizione di un'identità più intera, i 'beati' come incarnazione del superamento dell'antitesi tra pensiero e vita. Nel loro scaturire dall'azione congiunta di riflessione e immaginazione, e come mette esemplarmente in chiaro un altro di essi, il simbolo della bilancia, questi simboli sono insieme seme e frutto della simbiosi, anzi della 'danza', tra sentire e capire, tra poesia e filosofia.» (Carlo Ferrucci)
Le centoventi giornate di Sodoma
François de Sade
Libro: Libro in brossura
editore: SE
anno edizione: 2023
pagine: 416
«Alcuni giorni prima, il 4 luglio, il governatore aveva chiesto il trasferimento di questo personaggio, il cui umore andava tanto d’accordo con gli avvenimenti. Il disordine di allora ebbe questa conseguenza: i manoscritti del marchese, dispersi, andarono smarriti, scomparve il manoscritto delle Cent Vingt Journées. E questo libro domina, in un certo senso, tutti i libri, poiché contiene la verità di quello scatenamento che l’uomo è nella sua essenza, ma che è obbligato a frenare ed a tacere: eppure, di questo libro che significa da solo, o almeno significò per primo, tutto l’orrore della libertà, la sommossa della Bastiglia fece smarrire il manoscritto invece di liberarne l’autore. Il 14 luglio fu veramente un giorno liberatore, ma alla maniera sfuggente di un sogno. Più tardi, il manoscritto fu ritrovato (nel 1900, presso un libraio tedesco, ed è stato pubblicato solo ai nostri giorni), ma il marchese ne rimase privo: lo credette definitivamente perduto, e questa certezza lo accasciò: era “la più grande disgrazia” scrive “che il cielo avesse potuto riservarmi”. Morì senza poter sapere che in realtà quel libro, che egli immaginava perduto, doveva collocarsi più tardi fra i “monumenti imperituri del passato”.» (Georges Bataille)
L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica e altri scritti
Walter Benjamin
Libro: Libro in brossura
editore: SE
anno edizione: 2023
pagine: 144
“‘L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica’, lungi dall’esaurirsi in una filosofia della crisi, sembra configurarsi come una filosofia dell’avvenire, come un gesto inaugurale che, mettendo dietro di sé un’epoca del mondo, si lancia, con entusiasmo, verso l’inconnu di una rivoluzione tecnologica le cui frontiere restano non facilmente determinabili, ma i cui effetti vanno ben oltre l’analisi delle cause della crisi delle vicende economico-politico-sociali del tempo. Probabilmente, questo testo di Benjamin è quello in cui più apertamente l’angelo della storia che, secondo l’immagine benjaminiana, ha normalmente lo sguardo rivolto verso il passato, gira i propri occhi spalancati verso il futuro, lasciando per un istante l’insieme di macerie a cui il progresso è ridotto se guardato retrospettivamente, per aprirsi invece a una visione abbagliante dell’avvenire, non solo di ciò che è accaduto e sta ancora avvenendo sotto i nostri occhi estraniati, ma anche di ciò che deve ancora manifestarsi del tutto, essendo celato dietro l’orizzonte che si approssima.” (Dallo scritto di Federico Ferrari)
Taccuini
Aleksandr Blok
Libro: Libro in brossura
editore: SE
anno edizione: 2023
pagine: 208
“Solo nei taccuini, ed è allora che diventano strumento essenziale di conoscenza del personaggio Blok, egli seppe esprimere con assoluta lucidità il suo anticonformismo nei confronti delle mode e dei miti del suo tempo e anche suoi personali. Solo qui troviamo certe sue perplessità sul proprio «misticismo», su opere sue e di altri, su fatti, su avvenimenti letterari unanimemente «consacrati». Solo qui, e con quale fredda perspicacia, troviamo una secca condanna dei bolscevichi, allora solo all’inizio della loro ascesa: avvelenano la vita, dice, è un fatto. Una frase brevissima buttata là fra tante altre, futili, occasionali. E in questo senso sono altrettanto illuminanti le note prese durante gli interrogatori dei ministri zaristi (Blok era segretario della Commissione straordinaria d’inchiesta nel 1917): dove, prima delle responsabilità politiche, vengono viste le fragilità, le meschinità umane, la tronfia cecità di fronte alla storia che stava tutto (almeno quel tutto che riguardava lo zarismo) schiacciando. I taccuini sono soprattutto la traccia più chiara di un processo irreversibile: l’avanzare della toska, della fatica di vivere, con i vagabondaggi di bettola in bettola, tra un’ubriacatura e un’interminabile camminata senza meta, tra un fermo proposito di ricominciare da capo e una ricaduta ancora più disperata. Qualche critico assicura che si trattava solo di incostanza di umore: ed è invece il lento cammino, registrato con sconcertante lucidità, di un uomo, tragicamente solo e tragicamente indifeso, verso la morte.” (Dallo scritto di Fausto Malcovati)
Le origini del pensiero greco
Jean-Pierre Vernant
Libro: Libro in brossura
editore: SE
anno edizione: 2023
pagine: 128
«Non era forse un po’ troppo azzardato pretendere di delineare in pochi capitoli le origini del pensiero greco, ossia di abbozzare il quadro delle mutazioni intellettuali che si producono tra il XII secolo prima della nostra era, quando crollano i reami micenei, e il V secolo, il momento in cui si colloca il fiorire di una città come Atene? Settecento anni da sorvolare, la massima parte dei quali, dal XII all’VIII secolo, rappresentata dal periodo battezzato dagli storici dell’antichità come “secoli oscuri” giacché, scomparsa in quell’epoca la pratica della scrittura, non disponiamo per conoscerla di nessuna fonte grafica, di nessun testo. Su un’estensione temporale di questo genere non era dunque possibile procedere come uno storico o un archeologo che mobilitano per la loro indagine tutte le risorse della loro disciplina. Nella forma di un semplice saggio, la cui ambizione non era chiudere il dibattito con una ricerca esaustiva ma rilanciarlo orientando la riflessione su una nuova strada, ho così tentato di ridisegnare le grandi linee di un’evoluzione che, dalla monarchia micenea alla città democratica, ha segnato il declino del mito e l’avvento dei saperi razionali. Di questa rivoluzione intellettuale ho proposto un’interpretazione globale che mi sembrava, nella sua coerenza, conforme ai principali dati di fatto di cui disponiamo. Qual è, mi sono dunque chiesto, l’origine del pensiero razionale in Occidente? Come è avvenuta la sua nascita nel mondo greco?».

