Interesse locale, storia familiare, ricordi
Pars àntica. Pezzi di Bussi
Gianluca Zaffino
Libro
editore: Monetti Editore
anno edizione: 2025
pagine: 182
Legalitè. Egalitè. Fraternitè. Tre parole per cambiare il mondo. Imola dalla Rivoluzione alla Restaurazione (1789-1815)
Valter Galavotti
Libro: Libro in brossura
editore: Bacchilega Editore
anno edizione: 2025
pagine: 112
Questo libro descrive in maniera documentata e analitica tutti gli eventi che hanno preceduto e accompagnato l'arrivo e la permanenza dei francesi in Emilia Romagna, e in particolare a Imola, dal 1796 al 1815. Le vicende storiche della nostra città, tuttavia, non si risolvono nell'ennesima microstoria localistica e municipalistica. Imola diventa exemplum di quanto e avvenuto in tante altre città e in Italia nell'età napoleonica. Alla fine del '700 si verifica un vero e proprio terremoto politico, sociale e culturale, che non risparmia nessun settore della vita pubblica. Non esiste aspetto della vita politica, sociale, economica e culturale che non sia sconvolto, trasformato, modificato. L'ancien règime, in altre parole un mondo per molti aspetti ancora legato alla mentalità feudale, basato sul potere schiacciante di egocentrici sovrani assoluti, sui privilegi corporativi di minoranze voraci e arroganti, su brutali e indecenti disuguaglianze, in pochi anni viene travolto. Affrontando via via i passaggi cruciali di quel periodo storico l'autore ha preso in esame problemi fondamentali del nostro tempo: ad esempio il rapporto che deve esistere fra interesse pubblico e iniziativa privata, tra statalismo e liberismo, tra tutela della collettività e libertà individuali, tra difesa dei beni comuni e privatizzazioni sempre più aggressive. In questa prospettiva Imola non è più semplicemente una piccola città di provincia, che nel 1806 raggiungeva appena 8.700 abitanti, ma rappresenta la cartina di tornasole di trasformazioni più ampie e globali.
Il furto e il ritrovamento del cuore di San Giuseppe da Leonessa. Storia di devozione e conversione
Luigi Nicoli
Libro: Libro in brossura
editore: Cappuccine
anno edizione: 2025
pagine: 104
Questo libro contiene in sé storia, arte, e cuore dei cittadini di Leonessa, legati indissolubilmente al loro Santo. Ci fa rivivere le emozioni legate al furto e al ritrovamento, l'11 giugno del 1910, del cuore di San Giuseppe da Leonessa raccontandoci le vicende legate alla vita del Santo e i numerosi accadimenti collegati alla adorazione della reliquia.
Cartografia storica sambonifacese
Giorgio Castegini
Libro: Libro in brossura
editore: Associazione Ricercatori Documenti Storici onlus
anno edizione: 2025
pagine: 142
Il volume comprende 23 tavole suddivise tra il XV e il XX secolo. Nella maggior parte dei casi le immagini sono mirate sul territorio sambonifacese, alcune però riguardano un’area più ampia, in cui compare sempre il comune di S. Bonifacio, sebbene in esse siano riportati anche altri territori. Oltre a ciò, sono illustrate altre 43 figure inerenti particolari di pergamene, disegni o piante, che mirano ad offrire un quadro d’insieme della zona, come è stata vista e interpretata nei secoli. Il tutto è accompagnato da ampie schede esplicative che contemporaneamente sottolineano l’evoluzione storica di questo paese. Sono riportati anche i nomi, con qualche notizia, dei cartografi artefici delle tavole suddette e i principali termini topografici usati nel passato.
Forme del paesaggio storico a San Gavino Monreale. Da Mariano IV a oggi
Sergio Orrù
Libro: Libro in brossura
editore: Phasar Edizioni
anno edizione: 2025
pagine: 104
Descrizione, tra passato e presente, della particolare organizzazione dello spazio agrario che caratterizza, in Sardegna, il territorio di San Gavino Monreale, un tempo importante centro abitato della parte meridionale del Regno d'Arborea: il Monreale. Avvalendosi di attente osservazioni sul campo, delle testimonianze degli anziani, della toponomastica e di varie fonti documentali e archivistiche, l'autore descrive la valenza storica, culturale, etnografica e paesaggistica delle siepi di lentisco che ancora oggi arricchiscono le campagne sangavinesi. Infatti, mentre altrove le siepi arbustive, frutto dell'antica pratica delle chiusure, sono state estirpate, a San Gavino Monreale sono incredibilmente sopravvissute. Un patrimonio che affonda le sue radici nei dettami della Carta de Logu; costruito e pazientemente custodito, nei secoli, dalle passate generazioni che lo hanno saputo consegnare a quelle attuali: queste ultime sapranno fare altrettanto?
Milano: viaggio tra storia e leggenda
Juri Moretti
Libro: Libro in brossura
editore: Youcanprint
anno edizione: 2025
pagine: 158
Viaggio in alcuni luoghi della città di Milano, tra storia e leggende metropolitane dove incontreremo fantasmi demoni, e altre stranezze.
Besano. La festa patronale di san Giovanni Battista e la «Fiera dei Malsani» (Fera di Magagnàa)
Adalberto Peroni, Gabriele Peroni
Libro
editore: Youcanprint
anno edizione: 2025
pagine: 78
Un'antica leggenda lega il paese di Besano (in provincia di Varese) alla regina longobarda Teodolinda: la festa di san Giovanni Battista, che da tempo immemorabile si tiene in questo paese della Valceresio. La tradizione popolare voleva che nel periodo delle festività del santo Precursore, l'intera popolazione besanese assumesse la facoltà di guarire, soprattutto dalle malattie della gola e dalla scrofola. Questa tradizione affonda le sue radici negli antichi riti agrari e di guarigione risalenti a millenni prima della nostra Era. Riti collegati direttamente alla particolare "magicità" della notte del solstizio d'estate. Il periodo attorno al 24 giugno era considerato il tempo più magico dell'anno e i riti pagani si trasferirono, senza perdere valore nel cristianesimo.
Montemarano e Monte Mariano di Boiano. I discendenti dei Liguri Bebiani di Cerreto migrati con San Giovanni nei feudi dei Gesualdo in Irpinia ex Principato Ultra e divenuti irpini
Arturo Bascetta
Libro: Libro rilegato
editore: ABE
anno edizione: 2025
pagine: 180
I quasi 3.000 montemaranesi mandavano nei banchi 187 alunni dislocati nelle 5 scuole elementari sotto la guida degli insegnanti dei quali non conosciamo i nomi, tranne che di un insegnante privato, Felice Gambale, con 27 figli di papà. Da notare che il paese, col titolo di antica Città, aveva anche la pretura in loco con Luigi De Giorgio come giudice e Francesco De Feo per cancelliere; Luigi De Feo era l'usciere. Nella schiera dei professionisti laureati figuravano - oltre il dottor Michele Fusco, medico chirurgo condottato, e la levatrice condottata Cristina Fusco - l'agrimensore (perito agrario) Celestino De Sipio; gli avvocati Vincenzo e Giovanni Gambale; il farmacista Mariano Forte e il chirurgo Filippo Follo. Non ritrovando più tutta la sfilza degli industrianti di qualche anno prima, né riuscendoci a spiegare il perché di tale assenze - se non per emigrazione - a distanza di soli due lustri, a rappresentare la classe intermedia erano rimasti l'armaiuolo Luigi Chiancone, i mediatori Nunzio Mangiella e Giuseppe De Lisio, i negozianti di tessuti Generoso Todina e Raffaele Farese. Dai barbieri Giovanni Secca e Giovanni D'Agnese ritorniano ai calzolai Sabino Marcella e Achille e Domenico D'Agnese. Non da meno le famiglie degli altri lavoratori autorizzati come Teodoro Iannuzzi che faceva il capomastro muratore, Achille D'Agnese il panettiere, Antonio Di Napoli il fabbro ferraio, Giovanni Gallo e Leonardo Discepolo i falegnami, Generoso D'Agnese e Angelo Gambale i beccai. Non possiamo qui dimenticare i pirotecnici che, in nome della tradizione, diventano due: Errico Secca e Giovanni Giammarino. Un altro Secca, Alfonso, faceva il sarto come Giovanni Santoro. Tutti gli altri abitanti di Montemarano, per la maggior parte, si dedicavano alla campagna e soprattutto ai vitigni. Vale la pena di ricordare che un buon fiaschetto, chi proprio vino non ne produceva o era forestiero, lo si poteva trovare da Pasquale Nigro, Alfonso Gallo e Generoso Lombardi che, apposta, facevano i vinai. Un buon bicchiere di vino di cantina prima di una bella fumata di tabacco comprato da Giovanni e Ferdinando Gallo o da donna Concettina Gambale.
Orsara in Irpinia e Daunia. Il feudo di s. Angelo a Vico Acquidio di Contra dei Lombardi del 1093 e la Domus dei Calatrava confuso dagli storici con Trevico irpino
Arturo Bascetta
Libro: Libro rilegato
editore: ABE
anno edizione: 2025
pagine: 158
Orsara è la Porta dell'Irpinia e della Daunia, le nuove province concepite nel 1861, ma prima di allora fu scelta a sede della più importante abbazia altomedievale dell'ordine di Calatrava. Fondata dai Lombardi di Orsara, la S.Angelo diede vita al borgo che sta per compiere i Mille anni di storia, dai primi Lombardi che lo abitarono, ai tanti commercianti del 1800. In primis vi erano le conosciutissime albergatrici, Filomena Ungaro e Vittoria Campagna che si differenziavano dai baristi dell'epoca, diremmo quelli che facevano solo il caffé, i caffettieri Giovanni Campanella, Vincenzo Fresini, Francesco Paolo Curcio e Giuseppe Cappiello fu Domenico; così da Domenico Toriello che produceva e negoziava solo olii. Così come non avevano stanze per dormire ma solo per mangiare i trattori Lorenzo Martino, Michele Chiariello e Anchille Laurino, e i bettolieri col buon vino: Carmelo Tramonte, Giuseppe De Angelis, Michele Manna, Michele Di Binari, Pasquale Terlizzi, Pietro di Foggia, Felice Baia. C'era in paese anche l'armeria di Carmine e Vincenzo Simonelli, esperti armaiuli, a differenza di Francescopaolo Cappiello di Giuseppe industriante che aveva più che altro un bazar e di Generoso Campanile tutto dedito alla preparazione delle cantine, in quanto bottaio certificato. Difficile a credersi ma c'era anche un cartolaio, Gaetano Liguori, mentre si allungava la nutrita schiera dei barbieri Pietro De Felice, Leonardo Buonocore (se è fu Giuseppe nel 1884 faceva il pizzicagnolo, come Francesco Mastropieri fu Domenico), Costantino Acquaviva, Antonio Pellegrino; e dei calzolai Francesco Paolo e Nicola Valentino, Leonardo Frisoli, Ferdinando Campanella, Pasquale Accettullo, e lo scomparso Ferdinando Cericola fu Vincenzo vivente nel 1884, come pure Gaetano Finamore fu Leonardo calzolaio e mugnaio. Per costruire case ci pensavano i capomastri muratori Michele Bolsa e Gaetano Buonassisi fu Domenico, con i carpentieri Mattia Stefanelli e Antonio Cipriani, non prima di essersi forniti del necessario presso la fabbrica di mattoni di Carmine Fragassi, di Giovanni Mastroprieri o di Nicola e Paolo Clementi; e per fabbricare stoffe ci pensavano Lorenzo Poppa e Concetta Robusto. Fabbri ferrai sotto la protezione di Santa Barbara erano Vincenzo Buonassisi, Biase Buonassisi, Pasquale e Donato Martino, Nicola e Giuseppe Cibelli fu Fedele, in precedenza Donato Cericola fu Michele; falegnami erano Filippo Moscatelli, Francesco Tavolarella, Vincenzo e Gaetano Languzzi/Languezzi fu Pasquale, che avevano preso il posto di Pasquale Accettullo fu Pasquale che non era fratello a Pasquale Accettullo fu domenico, calzolaio. A mezzogiorno in punto però il paese si fermava e tutti correvano a fare colazione, difficilemente a casa e spesso con un pranzo fugace avvolto nella 'mappatella' nelle ceste, o nel grembiule che usciva dalle lunghe vesti delle donne, quando si recavano dai braccianti, o dai giornalieri al servizio nei poderi. Pane profumato fatto in casa, con la farina prodotta in campagna o comprata dai mugnai fratelli De Stefano, Covino e Gaetano Liguori fu Pasquale esercente il mulino a vapore, oppure da Antonio Ferrara, Antonio Pignatiello, Vincenzo Lecce, Battista Terlizzi, Raffaele del Lanno, Leonardo Martino. Il pane, anche quello sfornato dai panettieri Antonio Gabriele, Antonio Giuliano o Michele Fiore, era alla base del povero pranzo dei comuni mortali che non potevano permettersi di acquistare la carne dai beccai Leonardo Del Vecchio, Lorenzo e Francesco Frisoli. Alle mediazioni ci pensavano i sensali Donato e Leonardo Frisoli, Domenico Selvaggio, Giuseppe Branca e Michele Palazzo. Altro genere di negozianti erano quelli in tessuti: Giuseppe Cericola (fu Vincenzo, mercianio), Domenico Toriello, Clemente Cinque fu Fedele (ex negoziante di cereali e merciaio), Pasquale Campagna e Tommaso Covino (fu Angelo, merciaio)...
Villa Beccaria a Sala Comacina
Laura Zagnoli Meda
Libro
editore: Dominioni
anno edizione: 2025
pagine: 120
Vieni, c'è una strada nel borgo...
Nicola Caputo
Libro: Libro in brossura
editore: Scorpione
anno edizione: 2025
pagine: 336
Ristampa, a distanza di 20 anni dalla prima edizione, in memoria dell'autore Nicola Caputo e del figlio Angelo, noto giornalista, recentemente scomparso. Nicola Caputo ha dedicato la sua vita a narrare le storie della sua amata Taranto e delle tradizioni tarantine. "Vieni, c’è una strada nel Borgo", ha lo scopo di soddisfare soltanto in parte, l’attesa, il desiderio, se vogliamo la curiosità di quanti vorrebbero “scoprire” quella Taranto che ormai non c’è più.

