Politica e governo
Building a community with a shared future for humanity and the development of world socialism. Proceedings of the 13th World Socialism Forum. Beijing November 28-29, 2023
Libro
editore: MarxVentuno
anno edizione: 2025
pagine: 336
Alternative per il socialismo. Volume Vol. 77
Libro: Libro in brossura
editore: Castelvecchi
anno edizione: 2025
pagine: 250
Chissà che cosa avrebbe scritto oggi Nuto Revelli, ufficiale degli Alpini nella tragica missione in Russia prima, comandante partigiano poi, e autore del testo di quello splendido canto partigiano che è Pietà l’è morta, la cui musica risale a una canzone – Il ponte di Perati – cantata dagli Alpini ai tempi della Prima guerra mondiale. Chissà se l’orrore del genocidio del popolo palestinese in corso in questi mesi, senza che nessuno riesca a fermarlo, avrebbe trovato modo e spazio per esprimersi nei versi di una canzone di rabbia e di lotta. Allo stesso tempo un inno alla pietà per quelle vittime della ferocia e della stupidità umana. Come è appunto Pietà l’è morta. Come si ricorderà, nel 1949 Adorno aveva dichiarato che «scrivere una poesia dopo Auschwitz è un atto di barbarie». Con questo aforisma, diventato subito famoso – oggi si direbbe virale – non voleva certo stilare un atto di morte per un intero genere letterario quanto segnalare una estrema difficoltà, anche per un pensiero critico, di misurarsi in modo congruo con le problematiche di un sistematico sterminio, cioè un genocidio. Inoltre segnalava che quel genocidio fissava una cesura epocale nella storia umana e del pensiero. Tanto è vero che Adorno cercò in seguito di precisare il senso di quel suo aforisma, senza peraltro disconoscerlo. Nel saggio "Meditazioni sulla metafisica", che conclude il volume "Dialettica negativa", apparso per la prima volta in Germania nel 1966, scrive: «Forse dire che dopo Auschwitz non si può più scrivere una poesia è falso: il dolore incessante ha tanto il diritto ad esprimersi quanto il martirizzato ad urlare. Invece non è falsa la questione, meno culturale, se dopo Auschwitz si possa ancora vivere, specialmente lo possa chi vi è sfuggito per caso, e di norma avrebbe dovuto essere liquidato…». Purtroppo la seconda parte di questa sua previsione si è più volte verificata nella storia del dopoguerra. Ma la prima, un’autocritica implicita dopo il fitto dibattito fra intellettuali di tutto il mondo successivo alla sua dichiarazione del ’49, libera il dolore dalla cappa di silenzio o meglio dalla paura e dall’orrore che il suo richiamo, il suo tornare alla memoria, il suo esprimersi può creare in tutti noi. Quel dolore anzi va esplicitato, urlato, raccontato nei modi più precisi e nelle forme più efficaci. È un modo per combatterlo, perché le circostanze tremende che lo hanno perché generato possano non verificarsi più. Questo è il senso e il valore della memoria. Ma perché ciò accada bisogna che le parole siano precise, congrue ad esprimere l’accaduto o ciò che sta accadendo. Non ci può essere un mal riposto pudore a chiamare le cose con il loro nome per timore di turbare qualcuno o fare torto all’unicità esperienziale di un determinato popolo, l’ebraico in questo caso. Per questa ragione chiamare la mattanza in corso a Gaza con il termine più appropriato – genocidio – è una questione politicamente, giuridicamente e storicamente rilevante.
Geopolitica delle Nazioni Unite. ONU 80 anni di storia Dalla crisi del multilateralismo al mondo multipolare
Meloni Matteo
Libro: Libro in brossura
editore: Tra le righe libri
anno edizione: 2025
Perché esiste una concreta percezione di immobilismo relativamente all’ONU sulla quale si sono poggiate le speranze dell’umanità intera? Perché si ha la netta sensazione che l’organizzazione con sede a New York sia del tutto incapace di supportare i popoli del mondo? La violenza degli eventi geopolitici ha sempre rappresentato una costante delle cronache quotidiane, nonostante l’erronea credenza che dopo la seconda guerra mondiale sia avvenuto un lungo periodo di pace. L’opinione pubblica è oggi trascinata nel tumulto generalizzato che colpisce ogni aspetto della vita di tutti i giorni - dal crescente costo della vita ai cambiamenti nel mondo del lavoro, passando dalle profonde modificazioni sociali -, probabilmente in forma non dissimile a quanto accaduto nei primi anni ’20 del secolo scorso. In tanti si chiedono come sia stato possibile giungere a un tale livello di tensione nell’era della globalizzazione. È sentimento comune, e forse umano, pensare che un’organizzazione come le Nazioni Unite possa in qualche modo agire per sistemare le situazioni di criticità. Tuttavia, questo - come provato in 80 anni di vita dell’organizzazione - non sempre è vero.
Gli USA sfruttano l'Europa contro la Cina-USA Uses Europe Against China
Uroš Lipušček, Pascal Lottaz
Libro
editore: La Finestra Editrice
anno edizione: 2025
pagine: 80
Le origini terroristiche di Israele: quello che i media non dicono-Israel's Terrorist Origin: What The Media Won't Tell You
Alfred De Zayas, Pascal Lottaz
Libro
editore: La Finestra Editrice
anno edizione: 2025
pagine: 96
Le menzogne della NATO-NATO war lies
Daniele Ganser, Pascal Lottaz
Libro
editore: La Finestra Editrice
anno edizione: 2025
pagine: 112
Mi ricordo il futuro
Stefano Scaramelli
Libro
editore: Betti Editrice
anno edizione: 2025
pagine: 98
Gridare, fare, pensare mondi nuovi
Marco Calabria
Libro: Libro in brossura
editore: Elèuthera
anno edizione: 2025
pagine: 176
Il dominio in ogni sua forma, compresa quella moderna capitalista, non è un’entità autosufficiente: come un Re non sarebbe tale senza il concorso dei propri sudditi, così anche l’esistenza del capitalismo dipende da noi. Siamo noi a renderlo possibile ogni giorno e siamo noi che possiamo smettere di farlo. Accade quando i territori si oppongono all’estrattivismo delle multinazionali, quando le persone disertano le guerre o proteggono la libertà di movimento attraverso la solidarietà, quando comunità e individui praticano forme di mutuo aiuto. Sono queste le storie che Calabria ha scelto di raccontare nel corso della sua lunga attività di giornalista dando visibilità a chi quotidianamente si ostina a ribellarsi facendo, con la consapevolezza che il cambiamento profondo sorge dal basso, da ciò che è latente, e riguarda – più di quanto pensiamo – la vita delle persone comuni. Una scelta di campo e di vita, a ricordarci che per smetterla di riprodurre il capitalismo dobbiamo creare, qui e ora, altre forme di convivialità, ovvero dobbiamo gridare, fare e pensare mondi nuovi. Prefazione di Raúl Zibechi.
Giudicare il potere amministrativo. Il controllo del giudice sulla pubblica amministrazione
Marco D'Alberti
Libro: Libro in brossura
editore: Il Mulino
anno edizione: 2025
pagine: 136
Il controllo dei giudici sul potere delle pubbliche amministrazioni è tema cruciale del diritto amministrativo, oggetto di ampio dibattito scientifico sul piano mondiale. Il libro si concentra soprattutto sulla diversa intensità che tale controllo ha assunto nella storia e che presenta oggi, tenendo conto della dimensione comparata, sovranazionale e internazionale. Senza abbandonare i tecnicismi giuridici essenziali, si considerano i diversi fattori che influiscono sull'intensità del controllo: dagli assetti politico-istituzionali e costituzionali entro i quali si colloca l'intervento dei giudici all'importanza che assume la loro cultura e formazione, un aspetto essenziale ma trascurato negli studi giuridici dell'Europa continentale. Ne emerge che l'intensità del controllo del giudice sul potere amministrativo è stata ed è estremamente variabile, oscillando tra «deferenza» e «attivismo». Poiché la variabilità porta con sé un'elevata dose di imprevedibilità delle sentenze, si rende necessario un maggior equilibrio. Il libro prospetta possibili vie per raggiungerlo.
Vendetta. Come Putin ha creato il regime più minaccioso al mondo
Michael Thumann
Libro: Libro in brossura
editore: Castelvecchi
anno edizione: 2025
pagine: 304
All’alba del 24 febbraio 2022, le truppe russe invadono l’Ucraina. Poche ore dopo, Michael Thumann – giornalista tedesco corrispondente da Mosca – scrive un articolo che conferma i suoi timori: quella guerra non resterà confinata entro i confini ucraini, ma rappresenterà una minaccia per l’intera Europa. Tramite il resoconto di lunghi anni trascorsi nella Russia di Putin, di cui vengono ricostruite le mire politiche profonde, emerge un disegno politico radicale e imperialista, portato avanti da un presidente spietato e dai suoi seguaci. Ma quali sono le motivazioni e le ragioni storiche che lo hanno reso possibile? Grazie alla sua esperienza sul campo e all’accesso a fonti inedite, Thumann mostra come il progetto di Putin poggi su un desiderio fondamentale: vendicarsi. Il fallimento del golpe del 1991 e la progressiva apertura all’Occidente negli anni Novanta avrebbero alimentato, negli ambienti del potere russo, il senso di un’intrusione straniera in un Paese umiliato. L’Occidente, oggi visto come in declino, sarebbe così diventato l’obiettivo polemico di una revanche politica e culturale. Ma a spianare la strada all’ascesa di Putin hanno contribuito anche alcune posizioni occidentali miopi – a cominciare dall’Ostpolitik tedesca degli ultimi decenni – e un contesto internazionale segnato dal ritorno dei nazionalismi. Per comprendere il presente e affrontarne le sfide, è necessario analizzare con chiarezza le ideologie che alimentano questo disegno, insieme ai suoi strumenti di propaganda, repressione e guerra. Quello di Thumann non è solo un congedo dalla Russia – dove ha vissuto e ricevuto accoglienza –, ma la denuncia di un risentimento politico profondo, capace di trascinare un Paese, e forse un intero continente, nel baratro del conflitto.
Spuren. Das Elend nach sechzehn Regierungsjahren
Majda Off
Libro: Libro in brossura
editore: Europa Buch
anno edizione: 2025
pagine: 236
Frontiere liquide
Vito Civello
Libro: Libro in brossura
editore: Brè
anno edizione: 2025
pagine: 204
In un viaggio che attraversa frontiere geografiche e interiori, Vito Civello ci accompagna nelle zone di confine tra Russia e Ucraina, svelando il volto nascosto delle guerre contemporanee e delle crisi identitarie che attraversano l’Europa orientale. L’autore intreccia memorie personali, incontri fortuiti e riflessioni geopolitiche, raccontando una realtà spesso travisata dai media occidentali, e ricostruisce la storia della crisi ucraina dagli albori post-sovietici fino agli eventi più recenti. Si parla di famiglie divise, lingue bandite, identità negate e di come la guerra sia spesso vissuta, più che combattuta, nelle scelte quotidiane e nella resilienza di chi resta. "Frontiere liquide" mette in discussione la narrazione dominante del conflitto russo-ucraino, portando il lettore a interrogarsi su chi decida davvero il destino dei popoli, quali verità siano state taciute, e quale sia il prezzo umano e culturale delle frontiere che cambiano. Attraverso una scrittura insieme intima e documentata, il libro diventa una testimonianza vivida delle cicatrici lasciate dalla storia, nella convinzione che ogni viaggio sia anche un modo per restare vivi di fronte alle verità negate e ai confini sempre più liquidi del nostro tempo.