Cue Press
L'arte del teatro. Il mio teatro
Edward Gordon Craig
Libro: Libro in brossura
editore: Cue Press
anno edizione: 2016
Sarah Bernhardt, Colette e l'arte del travestimento
Laura Mariani
Libro: Libro in brossura
editore: Cue Press
anno edizione: 2016
pagine: 223
Di personaggi alti e plebei, allegri e drammatici, sovente trasgressivi, era gremito l'ambiente parigino fra Ottocento e Novecento. E tali sono anche i personaggi guida di questo libro: l'attrice più grande e la narratrice di maggior futuro del periodo, che attraversarono l'una il mondo dell'altra incontrandosi una sola volta. Il travestimento entro? nella loro arte e nella loro vita, in un tempo dal travestimento segnato, in senso sia leggero che tragico. Ma se ci si travestiva allora in più sensi, Sarah Bernhardt e Colette conferiscono un cuore teatrale, problematicamente teatrale, a queste pagine. Un mondo altro e dischiuso da questo libro, non solo storico.
Le mie regie. Il gabbiano
Konstantin S. Stanislavskij
Libro: Libro in brossura
editore: Cue Press
anno edizione: 2016
pagine: 187
Questa serie di capolavori raccoglie le note di regia in cui Stanislavskij ha fissato la sua interpretazione dei grandi testi cechoviani, divenendo un punto di partenza nella storia della regia. Libri fondamentali, inoltre, per capire le opere di Anton Cechov rappresentate all’inizio del secolo scorso. Se questi testi sono arrivati in Italia, lo si deve a Fausto Malcovati, che ha curato e tradotto i volumi, e a Franco Quadri, che li pubblicò per la prima volta con la sua Ubulibri. Nella sua analisi, Malcovati riesce a illuminare il complesso rapporto registico tra i due direttori del Teatro d’Arte, Stanislavskij e Nemirovic-Dancenko (drammaturgo lui stesso e fraterno amico di Cechov) e il contesto storico in cui queste opere furono prodotte. Nel confronto diretto tra testi e annotazioni, corredate dagli schizzi disegnati da Stanislavskij stesso e dalle foto degli allestimenti, è finalmente possibile ricostruire e visualizzare i famosi spettacoli del Teatro d’Arte, come furono interpretati al loro debutto a Mosca, più di cento anni fa. Un avvenimento culturale: la documentazione di un incontro storico alle origini di un nuovo modo di intendere il teatro.
Puro teatro. Scritti, lettere e incontri fra scena, letteratura, politica e storia dell'arte (1990-2015)
Sandro Lombardi
Libro: Libro in brossura
editore: Cue Press
anno edizione: 2016
pagine: 111
"Risale dal fondo dei giorni perduti / un burattino sghembo che mi guata / da occhi ciechi, da orbite vuote / poi si sfa in nulla, mulinella appena / su quel suo asse disassato - e scompare. / Il cielo ed una bianca nuvolaglia / mi opprime mentre la notte sale / e muto gratta in gola un bieco urlo / rossi i papaveri / gialle le spighe / le primule nei fossi / il galoppo stanco / dei treni / i fili della vita / mentre Mina attacca / "Igual que en un escenario, / finges tu dolor barato: / tu drama non es necesario, / ya conozco ese teatro! / Teatro! Lo tuyo es puro teatro..." / Teatro, puro teatro, / ferita / mia ferita".
Racconti del grande attore. Tra la Rachel e la Duse
Mirella Schino
Libro: Libro in brossura
editore: Cue Press
anno edizione: 2016
pagine: 247
L’arte del grande attore è misteriosa. Ormai è molto lontana dagli spettacoli che abbiamo sotto gli occhi, ed è affascinante come tutto ciò di cui il tempo non riesce ad abolire del tutto la memoria. È stata un’arte ambigua ed eloquente, di personaggi pieni d’ombra, capaci di instaurare un rapporto di complicità con gli spettatori e di lottare con loro. Dei suoi metodi sappiamo pochissimo, quasi sempre al livello degli aneddoti e della superficie. Come pensassero, o si preparassero attori come Rachel, come Irving, come Eleonora Duse, come riuscissero a creare l’effetto di sussurrare all’orecchio di ciascuno dei loro spettatori, possiamo arguirlo solo mettendo assieme fraintendimenti e testimonianze. E benché il tempo passato sia poco, ci troviamo nella stessa condizione di archeologi che abbiano letto le descrizioni di statue perdute e ritrovino poi qualche frammento di marmo senza più i suoi colori. Così, come spesso avviene quando il senso dell’assenza prevale, il gusto del racconto prende il sopravvento, con le sue digressioni e diramazioni, diventa il piacere di narrare le storie portentose di questi grandi personaggi e di chi li guardava.
L'attore biomeccanico
Vsevolod Mejerchol'd
Libro: Libro in brossura
editore: Cue Press
anno edizione: 2016
pagine: 109
Di nuovo in libreria la preziosa raccolta di scritti sulla biomeccanica che riprende dagli archivi di Mejerchol’d, fortunosamente salvati da Eizenstein dopo la fucilazione del Maestro, gli stenogrammi delle lezioni e dei discorsi, gli appunti degli allievi, le note dei collaboratori dal 1914 fino al 1933. Sono a portata di mano le fonti immediate della più rivoluzionaria tra le teorie sull’arte dell’attore del ventesimo secolo. Non un metodo per la recitazione, ma un allenamento: la base per un’idea vitale dell’interpretazione che cancella ogni psicologismo in nome di un’emozione teatrale pura. «Tutta la biomeccanica», scriveva il grande regista, «si basa sul fatto che, se si muove la punta del naso, si muove tutto il corpo»; quindi uno studio dei rapporti che l’attore deve esplicare nel suo lavoro con le parti del corpo, lo spazio, i partner, l’oggetto della recita, lo spettatore, padroneggiando intenzione, esecuzione fisica, reazione psichica, perché la vita possa attraversare in piena consapevolezza e felicità inventiva il gioco di una ampia rappresentazione. Curato da Fausto Malcovati, il volume si vale di un’ampia introduzione storica dello studioso pietroburghese Nicolaj Pesoélnskij, che ha potuto raccogliere e vagliare una documentazione rimasta a lungo sparsa e disorganica per metterla a profitto dei teatranti, degli studiosi, ma anche dello spettatore desideroso di penetrare i codici di una delle più alte forme d’espressione, quella dell’attore: «un uccello che con un’ala sfiora la terra e con l’altra si protende verso il cielo».
Al limite del teatro. Utopie, progetti e aporie nella ricerca teatrale degli anni Sessanta e Settanta
Marco De Marinis
Libro: Libro in brossura
editore: Cue Press
anno edizione: 2016
pagine: 271
Questo libro, riproposto a distanza di oltre trent’anni dalla sua prima edizione (1983), racconta di un teatro che «non c’è più» e che tuttavia non smette di riguardarci da vicino e di interrogarci ancora oggi. Riferendosi a eventi e tematiche teatrali che vanno, all’incirca, dal 1968 al 1977 (tanto per scegliere due date tutt’altro che casuali), è un libro di «storia», che parla di «fatti storici». O meglio, si tratta di una cronica, di una raccolta di mémoires pour servir alla storia del teatro di ricerca e sperimentazione nel secondo dopoguerra. In particolare, è tra la fine degli anni Sessanta e la prima metà dei Settanta che il Nuovo Teatro gioca con utopico fervore tutte le sue carte (ritrovandosele, spesso, bruciate in mano o trasformate in vuote parole d’ordine): ricerca collettiva, laboratorio, decentramento, teatro politico, partecipazione, lavoro di base, animazione, festa. In questi saggi – scritti in un arco di tempo che va dal 1973 al 1982 – l’attenzione di De Marinis si rivolge appunto, fra l’altro, alle esperienze più avanzate (più «al limite») e significative al riguardo (quelle di Grotowski e del suo Teatr Laboratorium, dell’Odin Teatret di Eugenio Barba, di Giuliano Scabia – cui è dedicato un intero capitolo –, di Peter Brook, del Living Theatre, del Movimento del Settantasette e altre ancora), con lo scopo di restituire – «a caldo» – alcuni momenti e di discuterne criticamente presupposti e implicazioni, precedenti e risonanze. Ricordando con rabbia, costringendoci (al di là di ogni facile atteggiamento liquidatorio ma anche al di fuori di qualsiasi intento agiografico o, peggio, furbescamente revivalistico) a rifare i conti con questi ormai lontani «dieci anni che (non) hanno cambiato il teatro». Per non ripetere il passato, e i suoi errori, bisogna conoscerlo. Questo si dice di solito per giustificare gli studi storici. E ciò dovrebbe essere vero a maggior ragione per un periodo tumultuoso e controverso, ma indiscutibilmente creativo anche e soprattutto in teatro, come gli anni Sessanta-Settanta, di cui questo libro ci parla con appassionata ma non arbitraria tendenziosità. Un suggestivo intervento di Moni Ovadia introduce il volume.
1918. Lezioni di teatro
Vsevolod Mejerchol'd
Libro: Libro in brossura
editore: Cue Press
anno edizione: 2016
pagine: 63
Nel momento in cui i bolscevichi prendono il potere, Mejerchol’d è in teatro con un suo spettacolo proprio sulla scena imperiale dell’Aleksandrinskij. In teatro ci rimane, sostenendo la rivoluzione, a differenza di tanti suoi colleghi artisti che non riescono ad accettare la situazione o di attori che, anche lavorando con lui, si rivelano inadatti. Il nuovo scenario politico richiede ormai un altro teatro: testi di azione più che di parole, uso della pantomima, spettacoli di piazza, ricorso a precise convenzioni e non al verismo. Questi gli ordini di un regista che si fa autore dello spettacolo. Ed è quello che in una serie di lezioni rapide e pratiche, qui riprese dai resoconti stenografici di alcuni allievi, con un affascinante e accorato discorso a tutto campo, il maestro insegna a gruppi di giovani aspiranti attori per prepararsi al meglio alle scene.
L'America di Elio De Capitani. Interpretare Roy Cohn, Richard Nixon, Willy Loman, Mr Berlusconi
Laura Mariani
Libro: Libro in brossura
editore: Cue Press
anno edizione: 2016
pagine: 254
Disegnare i tratti essenziali dell’attore interprete oggi, cercare l’identità del teatro italiano nella mescolanza di tradizione e ricerca, di mestiere e arte: sono queste alcune delle ragioni che spingono Laura Mariani a guidarci in un percorso che dagli attori del passato, con naturalezza, sembra condurre proprio a Elio De Capitani. Un viaggio che, dalla vivace fucina dell’Elfo, procede analizzando alcune interpretazioni importanti e le evoluzioni di una regia che scommette sempre più sull’attore. Le tappe obbligate di questo percorso che, grazie alle interviste a De Capitani si fa spesso racconto diretto, si collocano tra il 2006 e il 2016: dal Berlusconi del Caimano di Moretti al commesso viaggiatore Willy Loman, uno che non ce l’ha fatta. In mezzo, due grandi personificazioni del potere: Roy Cohn – l’avvocato anticomunista morto di Aids, che in Angels in America incarna il male – e il presidente Nixon, messo alle strette dal conduttore televisivo David Frost sullo scandalo Watergate. Figure, queste, che tratteggiano il volto degli Stati Uniti come viene percepito dall’Italia: una realtà dai toni forti e contrastanti, che attrae con il suo ‘sogno’, le sue opportunità e il suo dinamismo ma che può produrre sofferenze e sconfitte durissime. Mentre Berlusconi è presente non tanto per i suoi tratti di vicinanza con l’America di Trump, quanto per motivi d’arte. «La preparazione di nessun attore di teatro può dirsi completa finché non ha fatto un film», ha detto Marlon Brando. E non solo: dietro ai personaggi di Kushner, Morgan e Miller aleggia l’ombra di Al Pacino e Frank Langella insieme a una folla di commessi viaggiatori, proveniente da tutto il mondo.
Teatro: Peperoni difficili-Bad & Breakfast
Rosario Lisma
Libro: Libro in brossura
editore: Cue Press
anno edizione: 2016
pagine: 139
Semplice e travolgente, il teatro di Rosario Lisma raccoglie un pubblico sempre più numeroso entusiasta. In “Peperoni difficili” la tranquilla routine di don Giovanni viene rotta dal ritorno a casa della sorella Maria da una missione in Africa, che l’aveva tenuta lontana molto tempo. Il ritorno di Maria creerà scompiglio nella comunità, che si troverà di fronte a un nuovo modo di vedere e di vivere la verità, quella con la V maiuscola, che trascende la verità teologale e irrompe con grandi conseguenze nella realtà quotidiana di ognuno, fino a coinvolgere l’amore. In “BAD and Breakfast” due coniugi sono alle prese con la morte in un attentato dei genitori di lui. Morte auspicata e salutata con entusiasmo dalla coppia, che trasforma immediatamente la casa di famiglia in un’attività commerciale. Un bed and breakfast, appunto, che diventa crocevia di dubbi, incertezze e moralità. La gioia si trasforma in crisi di coscienza e porta inevitabilmente alla morte. In entrambe le opere si confondono i piani della commedia e della tragedia con un meccanismo che ci costringe a guardare dentro noi stessi, con gli occhi aperti, con il sorriso o con cipiglio, alla ricerca di risposte che, qui, né persone né personaggi sono destinati a trovare.
Acqua di colonia
Elvira Frosini, Daniele Timpano
Libro: Libro in brossura
editore: Cue Press
anno edizione: 2016
pagine: 71
Il colonialismo italiano. Una storia rimossa e negata, che dura sessant’anni. Inizia già nell’Ottocento, ma nell’immaginario comune si riduce ai cinque anni dell’Impero Fascista. Altri tempi? Acqua passata? Acqua di colonia. Vista dall’Italia, anche oggi, l’Africa è tutta uguale, astratta e misteriosa come la immaginavano nell’Ottocento. L’edizione è arricchita dagli interventi di Igiaba Scego e Graziano Graziani.
Elogio del disordine
Louis Jouvet
Libro: Libro in brossura
editore: Cue Press
anno edizione: 2016
pagine: 300
Louis Jouvet (1887-1951), il collaboratore di Jacques Copeau, il regista che dà vita al Cartel con Baty, Dullin e Pitoeff, l’attore di Carné e Renoir, l’ispiratore di Giraudoux: troppo frettolosamente etichettato come l’interprete della borghesia francese, tanto che la sua mancanza di retorica recitativa è stata persino scambiata per ‘introspezione’. Al di là di questi volti sedimentati e inattendibili, che per fortuna il tempo ha smussato se non cancellato, oggi ce ne appare un altro, finora più nascosto e, purtroppo, meno osservato e celebrato, sebbene sia quello che conta. Nella sua ricerca, Jouvet si volge alla tradizione, soprattutto quella del mélo, ma sa anche far proprio il magistero di Copeau e, collocatosi tra questi due estremi, combatte il teatro, quello facile, di consumo, quello privo di senso, che non pone questioni sostanziali né a chi lo fa né a chi ne è spettatore. A poco a poco Jouvet si individua in una sua peculiare fisionomia, diventando un maestro esigente, prima di tutto di se stesso, che controlla ogni azione e ogni reazione: da qui svolge uno studio del comportamento dell’attore che lo condurrà a definire una sorta di ‘antropologia’ del teatro.