Letteratura teatrale
Lisistrata. Testo greco a fronte
Aristofane
Libro: Libro in brossura
editore: Rusconi Libri
anno edizione: 2025
pagine: 208
Per far cessare la guerra che insanguina le città greche, Lisistrata fa appello a tutte le donne di Grecia affinché partecipino al suo alto disegno: il ristabilimento della pace. Per conseguirla, occorre che esse si rifiutino ai loro mariti finché non si risolvano a deporre le armi. Smanie di donne e di uomini, programmi di governo al femminile, schermaglie coniugali, canti di lotta e di giubilo.
Filottete
Sofocle
Libro: Libro in brossura
editore: Ares
anno edizione: 2025
pagine: 156
Filottete è una tragedia di Sofocle, rappresentata per la prima volta nel 409 a.C. in un momento difficilissimo per Atene, nel pieno della guerra del Peloponneso. Filottete ha una piaga terribile, purulenta, inguaribile. Punizione divina per aver oltrepassato un limite divino. Per questo i Greci diretti a Troia lo abbandonano sull'isola di Lemno. Passano dieci anni, gli oracoli parlano: Troia è imprendibile senza l'arco di Filotette. Scattano i piani di Ulisse, malevoli, ingannatori. Filottete è una tragedia sorprendente, con un happy end che è solo un'illusione. Perché l'essenza del tragico è anche questo, non trovare spiegazioni in una realtà imperscrutabile.
Trachinie
Sofocle
Libro: Libro in brossura
editore: Ares
anno edizione: 2025
pagine: 156
Trachinie è una delle più antiche tragedie di Sofocle e venne rappresentata per la prima volta intorno al 440 a.C. nel teatro di Dioniso ad Atene. Le Trachinie sono le donne di Trachis, in Tessaglia: assistono alla fine tragica di Eracle e di sua moglie Deianira, accecata da una gelosia che non lascia scampo. All'origine del dramma c'è una profezia: l'imbattibile Eracle sarà abbattuto da chi non vive più. Un fantasma? Una vendetta? Un tragico errore? Le Trachinie ci raccontano una storia di amore assoluto e la forza violenta di un destino che non sembra avere spiegazione.
Le mani sporche
Jean-Paul Sartre
Libro: Libro in brossura
editore: Mimesis
anno edizione: 2025
pagine: 170
"Le mani sporche" è una pièce che molto racconta della concezione maturata da Sartre del ruolo dell’intellettuale e di quello che dovrebbe essere il suo impegno. La vicenda ripercorre l’odissea esistenziale del giovane borghese Hugo, dilaniato dal contrasto tra l’appartenenza alla propria classe sociale di origine e l’aspirazione a partecipare alla lotta armata con il partito proletario. Scritta nel 1948, alla sua rappresentazione suscitò polemiche e violenti attacchi da parte del Partito Comunista Francese, al punto da convincere Sartre a ritirare il permesso per la sua messa in scena. Da allora, "Le mani sporche" è stato rappresentato soltanto in casi giudicati opportuni dall’autore. La traduzione qui pubblicata è stata appositamente realizzata per una produzione teatrale italiana, che debuttò a Milano nell’aprile del 2010.
Teatro. Teatro Vagante 1971-1973
Giuliano Scabia
Libro: Libro in brossura
editore: Marsilio
anno edizione: 2025
pagine: 664
Giuliano Scabia è stato uno dei drammaturghi più originali del dopoguerra. Ha percorso varie forme di scrittura per il teatro, organizzando le sue opere (1964-2020) nel Ciclo del Teatro Vagante, che comprende centodue titoli ed è costituito da testi compiuti di drammaturgia, schemi vuoti e racconti-diari di come tali canovacci sono stati riempiti con azioni teatrali, radiodrammi e racconti per la radio, operine dialogate di auguri rappresentate in situazioni segrete o in occasioni speciali. L’opera si sviluppa in sette volumi, offrendo uno spaccato delle trasformazioni del teatro e della società italiana dagli anni sessanta ai nostri giorni. I testi, pubblicati secondo l’ordine assegnato dall’autore, eminentemente cronologico, con le loro differenze formali e di destinazione mettono in risalto la ricchezza dell’attività creativa di Scabia per il teatro e la sua capacità di innovarne le forme, attivando momenti di forte relazione sociale e umana. Giuliano Scabia (1935-2021), dopo aver collaborato con Luigi Nono, dal 1965 ha esplorato il teatro, inizialmente con testi che mettevano in questione i modi di vivere e le ideologie dell’Italia del post boom economico e delle contestazioni (tra gli altri Zip e Scontri generali). Ha portato il teatro fuori dai luoghi deputati, attuando una rivoluzione delle scene con azioni che coinvolgevano bambini, pazienti psichiatrici, studenti, abitanti di periferie urbane e di zone di campagna e montagna, sempre guidato dal motto di Gombrowicz: «Colui con cui canti modifica il tuo canto». Con lui sono nate figure mitiche come il drago d’Abruzzo, sonda delle immaginazioni di ragazzi, Marco Cavallo, grande pupazzo realizzato nell’Ospedale psichiatrico di Trieste diretto da Franco Basaglia, simbolo della liberazione da una psichiatria oppressiva, e il Gorilla Quadrumàno, emblema di una ricerca delle radici profonde nell’ambiente e dentro se stessi. È stato regista, attore, comico di strada, cantore di versi, romanziere.
Una casa di bambola
Henrik Ibsen
Libro: Libro rilegato
editore: Mondadori
anno edizione: 2025
pagine: 224
«Bisogna avere qualcosa su cui creare, un contenuto esistenziale. Se non se ne ha, non si crea, si scrivono solo dei libri. […] Si vede più chiaramente a grande distanza; i dettagli ci confondono; dobbiamo allontanarci da ciò che vogliamo giudicare; l’estate vien descritta meglio in un giorno invernale. […] La cosa essenziale è essere onesti e fedeli a se stessi. Non è questione di volere questo o quello, ma di volere ciò che si deve fare assolutamente, perché siamo quelli che siamo, e non possiamo altro. Il resto mena solo alla menzogna»: così diceva Henrik Ibsen a Laura Petersen, scrittrice norvegese che gli ispirò la vicenda di Una casa di bambola. Progettato già nei primi mesi del 1878, subito dopo il grande successo di Le colonne della società, e messo in scena per la prima volta al Teatro Reale di Copenaghen nel dicembre 1879, questo dramma è ad oggi il più rappresentato in assoluto della sua produzione e la protagonista, Nora, è ormai considerata alla stregua dei grandi personaggi della drammaturgia classica: una figura archetipica che ha ispirato – come rileva Franco Perrelli nella Nota all’edizione scritta per questo volume – trasposizioni teatrali e filmiche di grande suggestione in contesti culturali lontani dai luoghi di Ibsen, e che quindi si fa carico di quel «contenuto esistenziale» di cui si sostanziano le idee e, più in generale, la nostra stessa vita.
Oltre alla nuova traduzione di Perrelli già proposta nel Meridiano dedicato ai Drammi borghesi, il lettore trova qui, in una veste filologicamente accurata, l’apparato di documenti – per lo più inediti in italiano – che contribuiscono a inquadrare l’opera, oltre al primo abbozzo completo risalente alla metà del 1879.
Lu Santo Jullàre Franzesco
Dario Fo
Libro: Libro in brossura
editore: Guanda
anno edizione: 2025
pagine: 144
Nel loro classico e inconfondibile intreccio di teatro, storia e provocazione, Dario Fo e Franca Rame raccontano in questo monologo un san Francesco lontano dalle immagini edulcorate della tradizione. Francesco è un uomo carismatico e multiforme, che ride e che canta. È un santo ribelle, che amava definirsi «jullàre al servizio di Dio», capace non solo di parlare al cuore del popolo con la forza del gesto, della parola, della risata, ma anche di trasmettere l'immagine di un Dio vicino e aperto al dialogo. Attraverso documenti dimenticati e riscoperti, cronache antiche, testi canonici del Trecento e leggende popolari, Fo dipinge un ritratto vivido di un Francesco umano e sovversivo, un poeta del sacro che sfida il potere e sceglie la povertà come forma estrema di libertà. Scritto con la potenza scenica e la tipica leggerezza del premio Nobel,Lu Santo Jullàre Franzesco è un inno al teatro che parla al presente, e che oggi torna in una nuova edizione in occasione dell'ottavo centenario della morte del santo.
L'uomo di mondo
Carlo Goldoni
Libro: Libro in brossura
editore: Marsilio
anno edizione: 2025
pagine: 344
Le numerose edizioni settecentesche che s’intersecano l’una con l’altra, la mancanza degli autografi e la vastità dell’impresa di fronte alle cento e più commedie, alle decine di melodrammi giocosi, di drammi per musica e di altri componimenti teatrali, cui si affiancano poesie, prose amplissime di memoria e un cospicuo epistolario, hanno impedito fino ad ora che si affrontasse la questione dell’edizione critica delle opere di Carlo Goldoni. La cultura italiana e internazionale si era rassegnata e accomodata all’ombra della grande, meritoria fatica di Giuseppe Ortolani iniziata nei primi anni del secolo, senza, tuttavia, un chiaro progetto e senza precisi criteri filologici. Alla base di questa edizione nazionale vi è stata una preliminare indagine sulle stampe volute dall’autore dal 1750 agli anni ultimi della sua lunga vita al fine di determinare, opera per opera, i diversi stadi del testo. Da qui la presenza di un ricco apparato di varianti che illustra l’evoluzione della singola opera fino al momento in cui l’autore non impone ad essa una fisionomia definitiva. Consegnati al teatro, i testi, che erano nati per esso, riprenderanno immediatamente il loro cammino nella continua e molteplice dinamica dell’interpretazione che qui viene di volta in volta ricostruita nelle pagine dedicate alla fortuna. Nella stagione di carnevale 1738-1739, presso il teatro San Samuele di Venezia, la compagnia di Giuseppe Imer rappresenta la prima commedia di Carlo Goldoni, Momolo cortesan. È la storia di un giovane mercante interessato al vino, alle risse e alle donne molto più che agli affari, il quale, rimasto senza soldi e quasi truffato, accetta di sposarsi e riordinare la propria vita borghese. Solo la parte del protagonista è scritta; il resto è improvvisato dagli attori. Per questo, nonostante l’immediato successo, la pièce non viene stampata prima del 1757, nell’ultimo tomo dell’edizione fiorentina Paperini, con un nuovo titolo, L’uomo di mondo. Un esame critico della tradizione testuale indaga le ragioni della pubblicazione tardiva e passa in rassegna gli interventi progressivi sul testo; un commento individua i rapporti con il teatro cittadino veneziano dei secoli XVII-XVIII, con la tradizione “bulesca” e con la prima produzione goldoniana.